artemie e pulci d'acqua
Vivere pericolosamente in un ambiente che sparisce ogni estate
Le artemie sono piccoli Crostacei rossastri, comuni nei laghi salati, lunghi più o meno un centimetro, a volte così numerosi da far sembrare che l'acqua dell'intero lago sia colorata. Come gli altri Branchiopodi, hanno trovato un modo per vivere in acque che, periodicamente, si asciugano completamente
Le artemie sembrano piccoli gamberetti, con molte zampe a forma di foglia in continuo movimento. Queste zampe a foglia funzionano come branchie per respirare: il gruppo di Crostacei di cui le artemie fanno parte viene chiamato Branchiopodi, che significa "con piedi branchiali". Con il continuo movimento di queste zampe, i Branchiopodi non solo respirano ma nuotano e, creando un piccolo vortice, spingono l'acqua verso la bocca e con l'acqua le piccolissime alghe del plancton: risolvono così il problema del mangiare.
D'estate l'acqua di alcuni laghi salati e delle saline tende a seccarsi così che questi delicatissimi Crostacei sono destinati a morire. Si può camminare sul fondo di questi laghi asciutti come un terreno desertico. Non c'è ombra di vita. Ma quando, in autunno, ritorna l'acqua e si riforma il lago, c'è di nuovo un brulichio di organismi. Per superare i periodi di secca le femmine, fecondate dai maschi, prima che il lago si asciughi producono un gran numero di uova piccolissime e resistentissime che cadono sul fondo fangoso. E lì restano, praticamente invisibili, durante l'estate. Con il ritorno dell'acqua le uova si aprono: ne sguscia una piccolissima larva, il nauplio, e ricomincia il ciclo.
Altri Branchiopodi sono: i Chirocefali, dai bellissimi colori delicati che sembrano d'acquerello, più grandi ma molto simili alle artemie; il genere Triops, dal corpo coperto da una specie di scudo, il carapace, che gli fa assumere l'aspetto arcaico del genere Limulus; i Concostraci, dal carapace fatto di due valve, come una vongola, che li racchiude completamente. Tutti questi Branchiopodi vivono nelle acque dolci temporanee, cioè nelle raccolte d'acqua, come pozzanghere, risaie, foreste allagate in inverno, che, durante l'estate, si asciugano completamente; come le artemie, superano i periodi di secca con le uova durature. Molti uccelli, come i fenicotteri, si danno appuntamento su queste distese d'acqua temporanee per cibarsene.
Le dafnie, o pulci d'acqua, sono comunissime nel plancton di tutte le acque dolci. Anche loro hanno un carapace che avvolge, come un soprabito, tutto il corpo con poche zampine a foglia. Il capo, però, resta fuori con le grandi antenne che servono per nuotare e un grande occhio mobile. Si muovono a scatti continui e sembrano piccole pulci che saltano. Le femmine hanno sul dorso una minuscola tasca in cui depongono le uova o i piccoli. Nella buona stagione, quando l'acqua e il cibo (le solite minuscole alghe del plancton) sono abbondanti, le uova si trasformano rapidamente in piccole dafnie (saltando lo stadio di nauplio) che poi escono libere da un'apertura. In questo modo le dafnie di un lago diventano rapidamente moltissime. Ma, attenzione, sono sempre e solo femmine, da cui nascono sempre e solo femmine identiche alla madre. Si tratta di un caso famoso di partenogenesi, un processo per cui le uova si sviluppano senza essere state fecondate da uno spermatozoo.
Quando vivono negli ambienti di acque temporanee e le condizioni cominciano a peggiorare, le dafnie sono capaci di comportarsi come tutti gli altri Branchiopodi: nascono alcuni maschi che si accoppiano con le femmine e fecondano le uova, che saranno resistenti, chiuse in una specie di astuccio che si chiama efippio e capaci di superare i periodi di secca. I piccoli che nasceranno al ritorno dell'acqua non saranno identici alla madre a causa delle ricombinazioni dovute all'accoppiamento; inoltre, solo i piccoli più adatti alla nuova buona stagione sopravvivranno.