Hallam, Arthur
Letterato inglese (Londra 1811 - Vienna 1833), intimo amico di Gladstone e di Alfred Tennyson, che ne pianse la morte prematura nel carme In Memoriam. Mentre era studente a Eton tradusse (1824) in giambi greci l'episodio di Ugolino; e per tutta la sua breve vita D. fu il poeta di cui maggiormente avvertì la forza e la grandezza, e che maggiormente l'influenzò. Di ritorno dall'Italia (1827-28), compose parecchi sonetti italiani che meritarono le lodi del Panizzi. Non condivise l'opinione comune agl'Inglesi di considerare D. principalmente il poeta del peccato e delle pene infernali, ma apprezzò più altamente il Purgatorio e il Paradiso. Nel 1832 aveva iniziato una traduzione della Vita Nuova, che egli considerava " un'autobiografia che ci prepara alla vera comprensione della Divina Commedia "; ma la morte prematura interruppe questo lavoro. Nello stesso anno aveva composto una lunga critica ragionata delle idee di Gabriele Rossetti (Remarks on Professor Rossetti's " Disquisizioni sullo spirito antipapale "), confutandone la teoria che l'opera di D. fosse scritta in ‛ gergo ghibellino ' e che la Commedia fosse un trattato politico anche dov'è più mistico; riconosce anzi in D. il poeta cattolico. " Sfido qualsiasi lettore di media cultura a leggere l'opera di Dante senza accorgersi di trovarsi davanti all'opera d'un poeta religioso. Lo spirito del Cristianesimo emana da ogni verso. Il ghibellino, è vero, non cela il suo odio nei confronti del partito papale e le sue usurpazioni... Ma il credente cattolico rispetta il soglio dell'Apostolo pur denunciando quelli che l'occupano. Non sono le chiavi, ma la spada dei papi a ispirare l'avversione di Dante ".
Lo H. pubblicò pochissimo durante la sua vita; le sue idee su D. possono leggersi in un piccolo volume edito dal padre (Remains in Verse and Prose, 1834).
Bibl. - P.W. Friederich, Dante's Fame abroad, Roma 1950, 289-291.