Artigianato
(IV, p. 703; App. III, i, p. 139)
Gli aspetti sociali, economici e giuridici dell'a. sono stati svolti nell'Enciclopedia Italiana sotto la voce artigianato (IV, p. 703), aggiornata nell'App. III (i, p. 139), e sotto le voci arti (IV, p. 676) e corporazione (XI, p. 459). In questa Appendice è stato approfondito il tema dell'a. artistico e dei suoi rapporti con le arti applicate, con le cosiddette arti minori e con l'arte popolare, quest'ultima trattata nell'Enciclopedia sotto la voce arte: Il concetto di arte popolare (IV, p. 634) e nell'aggiornamento arte: Arte popolare (App. V, i, p. 240). *
Artigianato artistico
di Titti Carta
L'a., rientrando nella sfera del fare, del creare, del produrre, è alla base di ogni attività manuale e materiale dell'uomo, e molto spesso il prodotto di questa attività sconfina nel campo della cultura, del godimento spirituale, della percezione artistica. A. artistico può essere considerato, quindi, la produzione di beni che uniscono alle finalità pratiche e d'uso finalità estetiche, i cui elementi formali e ornamentali assolvono anche a funzioni rituali e simboliche, di rappresentanza, di distinzione.
La prevalenza della manualità, sostenuta da strumenti essenziali, il processo completo, dall'ideazione alla realizzazione, espletato da un unico individuo sono caratteristiche dell'a. che spesso si identifica con l'arte popolare: dalle terrecotte al ferro battuto, dalla cestineria alla tessitura, dall'intaglio del legno, del corno, dell'osso e delle zucche, ai merletti, alla filigrana, al rame battuto; nell'arte popolare si colgono, attraverso il succedersi di esperienze di generazioni di artigiani, forme, colori, significati, valori che sembrano non conoscere confini di spazio, di tempo, di mode, di costumi e di abitudini.
Numerosi sono stati i tentativi di definire l'a. artistico. In particolare si è dibattuto sulla distinzione o sui rapporti che intercorrono con le arti figurative e il design; l'analisi di tutti quegli elementi che hanno caratterizzato nei millenni le arti figurative e caratterizzano oggi il design mostra come essi tornino costantemente e siano, quindi, utilizzati nell'a. artistico.
L'attuale regolamentazione giuridica accomuna nell'a. una grande varietà di mestieri e di servizi - dall'idraulico al ceramista, dal barbiere al creatore di vetrate artistiche - dando luogo a infinite interpretazioni dell'a., della manualità creativa, della funzione d'uso degli oggetti d'a., dei loro valori estetici e decorativi e dello stesso patrimonio artistico nel cui ambito tutto questo si viene a collocare. Anziché procedere a una teorizzazione sui confini e sulle delimitazioni tra l'a. artistico e le altre espressioni figurative si ritiene utile proporre alcune considerazioni e riflessioni sui percorsi, i campi di applicazione, i valori, le prospettive e i limiti, che offrano una visione il più possibile completa di un fenomeno che presenta aspetti di rilevante importanza culturale, economica e sociale.
Le origini dell'attività artigianale si confondono con le origini dell'uomo, risalgono alle prime esperienze fatte con le materie offerte dalla natura; si ritrovano nelle crescenti necessità pratiche e nella scoperta delle attitudini a inventare e costruire. I primi manufatti semplici richiamano immediatamente l'ambiente naturale e quindi le materie prime che questo offre; esaltano il valore della materia la cui scelta è inscindibile dal procedimento creativo; rivelano le abitudini del gruppo sociale che li ha prodotti e mostrano una chiara ed esclusiva destinazione all'uso per il quale sono stati realizzati. Con il tempo, tradizioni e usi, determinando a loro volta nuove esigenze e quindi la necessità di una loro funzionale soddisfazione, hanno ispirato forme, linee, strutture particolari. Alla primaria esigenza di funzionalità dell'oggetto d'uso segue l'impulso estetico, il desiderio di renderlo più bello, più piacevole da usare, più significativo da mettere in mostra: un procedimento che esprime, oltre all'intelligenza pratica, anche creatività e fantasia; l'oggetto di a., nato come oggetto d'uso, diviene anche oggetto decorativo e portatore di significati.
Innovazioni tecnologiche, con implicazioni economiche e sociali, hanno contribuito a un certo disinteresse per la produzione artigianale con conseguente rischio di esaurimento o di scadimento di un patrimonio prezioso e vitale nella sua grande varietà di espressioni. Accanto a questo fenomeno, tuttavia, si è mantenuta costante, seppur in ambiti culturali circoscritti, l'attenzione nei confronti dell'a., considerato nel suo valore di testimonianza e continuità delle tradizioni di costume, cultura, civiltà e arte. Negli ultimi decenni del 20° secolo si è generalizzato un forte interesse per le produzioni di a. alle quali si riconoscono, oltre alle originali funzioni utilitarie e alle valenze estetiche, altre prerogative: gli oggetti realizzati artigianalmente - nei quali si possono ritrovare la natura, le tradizioni, la storia e la cultura di un luogo - debbono consentire di uscire dall'anonimato della produzione di serie. L'a. artistico non produce copie ma opere simili o 'multipli', dando luogo a una limitata serialità di alto valore qualitativo. Proprio per la sua capacità di differenziare i prodotti, di interpretare gusti e tendenze di vari gruppi sociali, di evidenziare e proporre valori etnici di diverse aree culturali, l'a. si propone come un settore in grado di affermarsi mediante un'intrinseca forza di rinnovamento, una volta sfrondato da espressioni banali e ripetitive.
In un'epoca che tende all'uniformazione dei linguaggi espressivi, dei modi di vivere, un ruolo importante possono avere quelle produzioni artigianali con accentuate identità nazionali e regionali, capaci di soddisfare esigenze di originalità. Anche nel campo del design, nel quale la serialità è caratteristica primaria, si tende a recuperare sempre più i valori tipici dell'a., progettando pezzi a tiratura limitata, adoperando una materia preziosa, ricercando una sintesi tra la 'cultura del progetto', la creatività manuale e l'interpretazione creativa dell'artigiano che realizza un prototipo. Analogamente, elementi delle arti figurative entrano a far parte di mobili e arredi: basi di tavolo come sculture, testate di letto come preziosi pannelli; gli artisti si cimentano nuovamente (come in passato avevano fatto, tra gli altri, G. Balla, F. Depero, E. Prampolini, V. Kandinskij, Afro, Mirko, G. Capogrossi) con la creazione di arredi, oggetti e suppellettili che trasferiscono l'arte nel quotidiano, che danno all'opera d'arte concrete funzioni d'uso.
Arte popolare e artigianato moderno
Caratteri distintivi dell'arte popolare, nella quale l'a. artistico si è identificato, sono semplicità, ingenuità, immediatezza, stilizzazione, spirito narrativo e simbolismo; le forme sono da secoli simili ma non identiche, collaudate dall'uso, capaci di interpretare eredità familiari, locali, sociali, spirituali, artistiche e culturali. Rispetto all'uso la decorazione ha una funzione complementare e accessoria, anche se intimamente sentita. Forme e decorazioni legate a esigenze cerimoniali, rituali e religiose, spesso sopravvivono a queste. Patrimonio di determinate collettività, l'arte popolare si nutre di storie, economie, culture diverse, per cui si può distinguere l'arte popolare sarda da quella siciliana, calabrese o pugliese; pur partendo dagli stessi presupposti, si differenziano notevolmente l'una dall'altra, acquisendo caratteri propri. E lo stesso vale per le espressioni di arte popolare montana, per l'arte marinara, per quella contadina o per l'arte pastorale.
Se è facile riconoscere e distinguere una ceramica tradizionale sarda da una calabrese, non altrettanto facile è distinguere una ceramica moderna veneta da una lombarda o toscana, anche perché spesso si è portati a identificare come prodotti di a. moderno oggetti di forma bizzarra, di esasperata ricerca di novità, di banale forma geometrica, di sbiadita imitazione nordica o di 'rivisitazione' generica e spesso imitativa dei valori del passato. Per a. moderno deve invece intendersi un a. che, pur affondando in quello tradizionale e popolare le proprie radici, se ne distacca cercando di interpretare e dare forma alle istanze di oggi; l'a. moderno è frutto di un momento creativo sempre nuovo che, senza rinnegare il passato ma servendosi anche delle tecniche più avanzate e di nuovi materiali, cerca di superarlo e trasformarlo, di rilanciarne i valori. E il prodotto, sia esso ceramica, tessuto, smalto, vetro, metallo o pietra, avrà una sua identità, una sua impronta inconfondibile: si deve poterne riconoscere la mano, deve essere diverso da modelli danesi o svedesi o giapponesi, deve poter esprimere valori ed eredità locali, come avviene per alcune ceramiche pugliesi, venete o sarde che, pur nella loro estrema modernità, evocano antiche tradizioni locali.
Artigianato e arti applicate
Le produzioni di a. artistico rientrano spesso in quelle che a partire dalla storiografia ottocentesca sono state definite arti minori o decorative (ma anche meno propriamente arti industriali o applicate), dall'oreficeria alla ceramica, dalla tessitura all'arte del vetro. Tale codificazione ribadisce la separazione tra arte e a., avviata dalla civiltà rinascimentale, allorché la coscienza della qualità intellettuale del fatto artistico aveva determinato una gerarchia di valori nei confronti degli aspetti manuali e meccanici nel processo operativo. Se l'istituzione delle Accademie del disegno, a partire dalla metà del secolo 16°, può essere considerata lo strumento ufficiale di differenziazione dell'artista rispetto all'artigiano, le botteghe nella loro persistente attività creativa di oggetti d'uso vengono definitivamente messe in crisi dai mutati rapporti di produzione provocati da quella cosiddetta rivoluzione industriale che trova il suo apice nella metà del secolo 19°.
L'avvento della meccanizzazione comportò una massiccia produzione di oggetti, spesso privi di quelle qualità tipiche della produzione manuale. Questa nuova realtà generò un dibattito variamente articolato destinato a protrarsi negli anni: dal recupero complessivo e totale della creatività manuale del lavoro artigiano (Preraffaelliti/Arts and Crafts), alla ricerca di una specifica qualificazione estetica del prodotto industriale (Werkbund/Bauhaus).
La nuova attenzione per le arti applicate che coinvolse studiosi, artisti e artigiani è testimoniata dal sorgere di istituzioni e musei, dal Victoria and Albert Museum di Londra (1857) all'Österreichisches Museum für Kunst und Industrie (1864) di Vienna con i suoi laboratori-scuola destinati a stimolare l'a. artistico locale e a formare il gusto del pubblico (nel territorio dell'impero austro-ungarico sorsero numerose Fachschulen specializzate nella lavorazione del vetro, del legno, dei metalli, della ceramica). Queste stesse intenzioni informarono, in Italia, il progetto per il Museo artistico industriale di Roma, inaugurato con le scuole annesse nel 1874, o il Museo artistico industriale di Napoli, fondato nel 1881. In Francia fu l'Union centrale des beaux-arts appliqués à l'industrie (poi Union centrale des arts décoratifs), fondata a Parigi nel 1864, a sostenere quelle attività artistiche che uniscono bellezza e utilità, e a Nancy l'Alliance provinciale des industries d'art, mentre l'Art Nouveau nelle sue molteplici declinazioni nazionali testimoniava la rivalutazione dei procedimenti e dei valori estetici dell'artigianato.
Importante momento di confronto, strumento fondamentale di stimolo e di divulgazione, furono le Esposizioni universali, da quella londinese del 1862 a quelle più specificamente dedicate alle arti decorative a partire dalla Esposizione di Torino del 1902. Si iniziò diffusamente a parlare di recupero di valori artigianali umani nella creazione degli oggetti, si riscoprirono abilità ed esperienze artigiane, produzioni di arte popolare e di a. rustico, dalle terrecotte ai tappeti, dal rame alla cestineria, si promosse l'apporto di idee nuove attraverso la collaborazione di artisti che si interessavano all'a. e ad esso dedicavano entusiasmo, tempo, idee. A questo proposito va ricordata, a partire dal 1925, in Italia, l'attività dell'ENAPI (Ente Nazionale Artigianato e Piccola Industria), che si proponeva di recuperare e vivificare produzioni artigiane regionali e di promuoverne la diffusione, attraverso il coinvolgimento di pittori, scultori, architetti. A tale fine vennero inoltre banditi concorsi nazionali per sensibilizzare gli esponenti dell'arte ai problemi dell'artigianato.
Questa azione, intrapresa dall'ENAPI, proseguì poi spontaneamente anche al di fuori di ogni impegno ufficiale, facendo leva sull'entusiasmo degli artisti e degli artigiani per un'azione comune di miglioramento della produzione.
L'artigianato oggi: problemi e prospettive
La produzione di a. artistico ha oggi validissimi esponenti in Italia e c'è un grande interesse dei giovani verso l'a. che viene insegnato nelle Scuole e Istituti d'Arte presenti in ogni regione, e in vari corsi di formazione, ma che trova ancora e sempre il centro propulsore più efficace nella bottega, sotto la direzione del maestro artigiano che non offre solo insegnamenti pratici, ma trasmette amore, cultura, esperienza, senso della tradizione e dell'innovazione.
Ogni progetto e prospettiva che riguardi il futuro dell'a. artistico non può non tener conto di questo, assumendo dell'a. una precisa concezione e ricorrendo a necessarie strategie, ovvero deve restituire dignità all'a. e al maestro artigiano e considerare le produzioni di a. artistico nel loro vero valore evidenziandone gli aspetti culturali, estetici, creativi, sociali ed economici; l'a. artistico, quindi, come mezzo di diffusione della cultura, di fatto un 'bene culturale' che deve essere promosso, valorizzato e protetto. La valorizzazione di questo bene culturale, che presenta una precipua connessione tra valenze funzionali ed estetiche, può fargli assumere un ruolo importante nel mondo del lavoro come fonte di ricchezza e di occupazione.
Esigenze di tutela, di conservazione, di classificazione, di studio del patrimonio artigianale trovano una risposta adeguata in una corretta musealizzazione. In Italia ogni regione offre interessanti esempi di musei di Arti e tradizioni popolari, a volte a carattere nazionale e relativi a tutti i settori e a tutte le regioni, come quello di Roma, a volte legati alla specificità della cultura materiale locale. Questi musei, tuttavia, così come gran parte delle raccolte private (tranne rari casi, come i musei di Murano o Faenza) conservano materiali prodotti fino ai primi del Novecento. L'a. artistico contemporaneo, anonimo o legato a maestri artigiani, o alla collaborazione di artigiani e artisti, è presente solo in collezioni private; importante perciò sarebbe l'istituzione di un museo dell'a. contemporaneo che fosse in grado di colmare tale lacuna con la produzione più recente. La nozione dell'a. artistico come 'bene culturale' impone al legislatore, ai politici, al governo, alle confederazioni, alla scuola, ai mezzi di comunicazione e anche ai privati una diversa strategia e diversi comportamenti nei confronti di questo settore.
La tutela e lo sviluppo dell'a., già sanciti nell'art. 45 della Costituzione, sono a tutt'oggi regolati dalla legge quadro per l'a. (l. 8 ag. 1985 nr. 443) che dà la definizione di imprenditore artigiano e di impresa artigiana, determina i limiti dimensionali e impone l'obbligo di iscrizione all'Albo delle Imprese Artigiane, istituito presso le Camere di Commercio, condizione necessaria per la concessione delle agevolazioni nazionali, regionali e comunitarie.
Nessuna distinzione viene proposta tra a. artistico e altre espressioni del 'fare' o prestazione di servizi: esiste solo, nella l. 25 luglio 1956 nr. 860, modificata dal d.p.r. 8 giugno 1964 nr. 532, un'elencazione di 'mestieri artistici' che, tuttavia, non consente di individuare le espressioni dell'a. artistico (un mestiere definito artistico può produrre oggetti e manufatti che artistici non sono). Sono state tuttavia elaborate alcune proposte di legge per la tutela dell'a. artistico e dei centri di formazione, delle botteghe, dei laboratori d'arte e degli antichi mestieri, e una legge (9 luglio 1990 nr. 188) sulla tutela della ceramica artistica. Oltre alle leggi nazionali sull'a. esiste una vasta legislazione regionale, determinata dal processo di decentramento legislativo a favore delle regioni, la cui potestà è riconosciuta dalla legge quadro del 1985. Alcune di queste leggi, emanate dalle regioni più sensibili ai problemi della cultura e dell'arte, fanno particolare riferimento all'a. artistico. Accanto alle Commissioni regionali e provinciali, altre figure istituzionali hanno competenza per l'a.: dal Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato, alle specifiche organizzazioni sindacali. C'è inoltre una frammentazione di competenze soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti dell'attività artigianale (mostre, eventi e altro) tra Camere di Commercio, Province, Comuni, Enti Fiera, Enti Turistici e altri.
L'a. e le piccole e medie imprese rappresentano una parte notevole del volume di affari complessivo dell'Unione Europea, costituendone un importante 'pilastro' economico e sociale, e non meraviglia quindi l'attenzione che l'UE pone nei confronti dell'artigianato. Numerosissimi sono i progetti e le 'misure' che l'UE predispone di anno in anno a favore dell'a. anche se a volte si presentano complessi e di difficile interpretazione e accesso, cosicché alcuni paesi, tra cui l'Italia, utilizzano solo in parte i fondi europei. Uno dei motivi principali di questa difficoltà è la non omogenea definizione di a. nei vari paesi: in alcuni paesi come l'Italia, la Francia e l'Olanda vengono presi in considerazione gli aspetti dimensionali e settoriali, mentre in Germania, in Austria e in Lussemburgo quelli professionali e in altri paesi ancora (Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Svezia, Grecia, Finlandia, Danimarca) quelli artistici.
Vale la pena, però, di accennare ad alcuni intenti, atteggiamenti e strategie, emersi nelle tre Conferenze per l'a. e per le piccole imprese dei paesi dell'UE (Avignone 1990; Berlino 1994; Milano 1997), in particolare per quanto riguarda l'a. artistico e la valorizzazione e lancio di un prodotto europeo che mantenga però le caratteristiche e peculiarità dei vari paesi di origine.
Anche se la competenza decisionale e di interventi di promozione e sostegno deve essere primaria per gli Stati, sussidiaria per la Comunità Europea che interviene successivamente con strumenti che si aggiungono ma non si sostituiscono a quelli nazionali, è evidente la necessità di programmi integrati che favoriscano la reciproca consultazione degli Stati, lo scambio di esperienze. Esiste, pur con le dovute diversità, un'identità di problemi nei vari paesi europei: è quindi opportuno identificarli e risolverli con sforzi comuni, favorire le immissioni dei giovani nel lavoro artigianale, valorizzare le tradizioni e i valori del passato come base del progresso e dell'innovazione. È auspicata la collaborazione nei vari paesi tra ministeri della Pubblica Istruzione e ministeri dell'Industria per stabilire a livello comunitario come razionalizzare adempimenti burocratici, costi, adeguamenti amministrativi, procedure, tenendo conto della diversità delle imprese.
È avvertita anche l'esigenza di una comprovata professionalità per iniziare un'attività e auspicata la creazione di un'Accademia europea dell'artigianato intesa come un efficace strumento di valorizzazione delle idee e di promozione del settore per la quale si attendono, da parte dei vari Stati, progetti pilota: la qualità e la certificazione sono infatti considerate elementi di competitività e di affermazione sul mercato.
Oltre agli sbocchi offerti, anche nell'ambito di un turismo culturale, dalla valorizzazione dei prodotti artigianali europei in grado di competere con la produzione a basso costo dei paesi in via di sviluppo, si rilevano le notevoli possibilità di occupazione offerte dalle attività legate alla conservazione e al restauro del patrimonio culturale artistico e architettonico. Si propone, inoltre, la creazione di una Rete europea delle arti tradizionali legata alle Direzioni Generali xxiii e x dell'UE, estesa a tutte le istituzioni interessate allo studio, al recupero e allo sviluppo dell'a. tradizionale, nonché l'istituzione di un Premio europeo per l'a. allo scopo di promuovere l'immagine del settore artigiano nei confronti del pubblico.
Persistenza di centri e di tradizioni locali in Italia
Una caratteristica dell'a. artistico è quella di nascere e affermarsi in territori che diventano centri di produzione per particolari settori: la ceramica, il vetro, il legno, la cartapesta. I motivi sono generalmente legati all'abbondanza, in quei territori, di quelle materie prime che determinano la nascita di attività artigianali tramandate di generazione in generazione anche quando quella fonte di materie prime si è esaurita o si è rivelata inadeguata rispetto alle nuove esigenze dei consumatori. Così è avvenuto, per esempio, in molti centri di antica tradizione ceramica che preferiscono utilizzare oggi le argille toscane più pure e più sicure in fase di cottura e di successivo uso, per la riuscita finale dell'oggetto.
L'esame puramente indicativo, che segue, dei centri di produzione artigianale nelle varie regioni italiane vuole mettere in evidenza gli aspetti più interessanti di un'attività pregevole, ancora oggi esistente. Non saranno quindi presi in considerazione centri nei quali operino singoli artisti la cui produzione abbia avuto risonanza mondiale, ma che non sono inseriti in una tradizione collettiva locale. Così come non appaiono produzioni, sia pure consistenti, che siano prevalentemente legate al turismo e prive di valenze estetiche.
Valle d'Aosta: numerosi centri di produzione per la lavorazione tradizionale e anche moderna del legno, del ferro battuto, della pietra (tra cui particolarmente interessanti le stufe in pietra ollare); e inoltre, dei pizzi, dei merletti e dei tessuti.
Piemonte: importanti centri per la lavorazione del mobile, in particolare a Saluzzo. Castellamonte è famosa per le stoviglie in ceramica e per le belle stufe rivestite in maiolica lucente, Vinovo è un centro di produzione di mattoni fatti a mano. Tutta la zona di Verbania Pallanza si caratterizza per la produzione di oggetti e suppellettili per la casa in legno, in rame, in ferro battuto. Valenza è un centro di produzione orafa e di gioielleria.
Lombardia: Milano è sede di produzioni moderne in tutti i settori, dalla ceramica all'argento, alla tessitura. La Valtellina (Sondrio, Morbegno ecc.) è famosa per la produzione in legno e in pietra ollare, e di tessuti; la zona di Brescia e Bergamo è ricca di prodotti in peltro. Famosi i merletti di Cantù, le ceramiche di Lodi e di Laveno, la tessitura di Carimate, la liuteria di Cremona.
Alto Adige: i centri più importanti riguardano la lavorazione del legno (Ortisei e tutta la Val Gardena, San Giacomo presso Brunico); merletti e pizzi sono prodotti in Valle Aurina, ceramiche a Bolzano e Brunico, tessitura artistica a Brunico e a La Valle, mobili tradizionali scolpiti e dipinti sempre nella zona di La Valle.
Trentino: vari centri di produzione di oggetti in rame, in argento, in legno (mobili dipinti), e di gioielli.
Friuli Venezia Giulia: stanno scomparendo le belle e tipiche produzioni in cartoccio (piccole figure, oggettistica e anche elementi di arredo realizzati in foglia di mais) ma restano importanti centri di tessitura, di ceramica, di lavorazione artistica del vetro, di oreficeria, di mosaico, e la famosa produzione di sedie, oggi in parte industrializzata.
Veneto: si tratta di una tra le regioni più ricche e interessanti, soprattutto per quanto riguarda le produzioni moderne. Famose Murano per il vetro, Venezia per i tessuti preziosi, Nove, Bassano e altre località delle province di Vicenza e di Padova per la ceramica, Padova per gli smalti, Venezia e Burano per i merletti, Verona per le fonderie, nelle quali operano i più grandi scultori contemporanei, Marocco per il ferro battuto, Este per la ceramica artistica, Costermano per la scultura, Asolo per la tessitura e i ricami, Vicenza per l'oreficeria e numerosi altri centri per la lavorazione del legno e del cuoio, e per la produzione di stampe d'arte e di ceramica moderna.
Liguria: la regione è famosa per le sedie di Chiavari, per l'ardesia di Fontanabuona e di altre località intorno a Chiavari, per le ceramiche di Albisola, per i merletti e il macramè di Chiavari e Santa Margherita Ligure, per i tessuti preziosi di Zoagli e Lorsica, per la filigrana di Campo Ligure, per il vetro di Altare.
Emilia Romagna: Faenza è uno dei centri forse più importanti al mondo per la ceramica, che è prodotta anche in altre località, come Imola; Ravenna ha mantenuto la tradizionale lavorazione del mosaico, realizzato anche in forme moderne con il contributo di designer e artisti interessanti; noti i tessuti stampati a ruggine di Gambettola e altre località intorno a Forlì.
Toscana: Firenze ha una ricchissima produzione di vario tipo, dal tessuto alle pelli, al legno, alla ceramica, all'argento, al vetro. Interessanti centri di produzione per la ceramica sono Montelupo e Signa; per il vetro Empoli e Colle Val d'Elsa, per l'alabastroVolterra, per la ceramica e il cuoio Grosseto, e varie località intorno a Massa per la lavorazione artistica di pietre e marmi; per la lavorazione dei metalli Volterra e Subbiano, per i lavori di intreccio Firenze e altre località, per l'oreficeria Arezzo.
Marche: famosi i centri di Fratterosa per la produzione di una lucente ceramica rustica, e, sempre per la ceramica, di Urbania; inoltre, di Offida per i merletti, di Recanati per le fisarmoniche, di Mogliano e altre località intorno a Macerata per la lavorazione d'intreccio (oggettistica e mobili). Intorno a Recanati si producono moderne suppellettili e complementi per la tavola in osso, corno, legno, metalli e materiali plastici. A Pesaro è famosa la ceramica e interessante la lavorazione del cuoio.
Umbria: numerosi i centri di produzione famosi in tutto il mondo: Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio e Orvieto per la ceramica; Perugia e Città di Castello per la tessitura; Città di Castello e Orvieto per il legno.
Abruzzo: i centri più interessanti per la ceramica sono Castelli, Francavilla a Mare, Lanciano. Una particolare produzione, che ha il suo centro a Sulmona, è quella dei confetti. La lavorazione del rame e del ferro battuto si svolge in vari piccoli centri. La tessitura, un tempo molto diffusa soprattutto per la produzione di coperte, conserva alcuni interessanti centri di produzioni in varie località della regione.
Molise: i centri più famosi sono Isernia per la lavorazione del merletto, Frosolone per la lavorazione dei coltelli, Campobasso per la lavorazione dell'acciaio traforato, Agnone per la famosa Fonderia pontificia, Montaquila per la ceramica tradizionale e moderna.
Lazio: resistono nominalmente (con uno o due artigiani) centri di produzione un tempo famosi, come Vetralla e Pontecorvo per le terrecotte rustiche, Veroli per le sedie e per la produzione di ombrelli da pastore. Molto attiva è invece, a Farfa, la produzione di tessuti. Per quanto riguarda Roma, vi è una ricchissima produzione di marmi e pietre e lavorazione di metalli artistici oltre a ceramiche, tessuti e altre lavorazioni tradizionali e moderne.
Campania: Napoli è il più famoso e importante centro di produzione di pastori e figure per i presepi. Ben conosciuta anche la produzione delle porcellane di Capodimonte. Sorrento è nota per gli intarsi, per lo più tradizionali, ma elaborati anche in forme moderne. Torre del Greco è famosa per la lavorazione del corallo. Per la ceramica il centro più importante è certamente Vietri, ma notevoli sono anche le produzioni di Salerno, San Lorenzello, Cerreto Sannita e Sessa Aurunca.
Puglia: molti sono i centri della produzione ceramica, da Rutigliano a Bari, a Grottaglie, a Gravina, a Lecce, mentre la tessitura ha i suoi centri a Surano e ad Alberobello; notevoli i lavori di intreccio ad Acquarica del Capo; una particolare tradizione è quella della cartapesta che ha il suo centro a Lecce; famosi i merletti di Galatina.
Basilicata: la tradizione della ceramica ha i suoi centri a Lagonegro, Rapone, Matera, e quella del ferro battuto a Sasso di Castalda.
Calabria: interessanti centri di produzione ceramica sono Squillace, Seminara, San Marco Argentano, mentre importanti centri di tessitura sono in particolare Longobucco e San Giovanni in Fiore; bellissime le produzioni orafe di Crotone.
Sicilia: diffusa è la produzione di ceramiche, i cui centri più famosi sono Caltagirone, Santo Stefano di Camastra e Sciacca. Interessanti produzioni in legno a San Piero Patti, di tessuti a Erice, di 'pupi' per il teatro a Palermo e a Catania, di gioielli a Catania, Messina, Trapani, di merletti a Isnello.
Sardegna: ogni più piccolo paese è diventato nel tempo un centro di produzione famoso, da Assemini, Oristano, Sassari e Cagliari per la ceramica, a Luras per il sughero, alle numerose altre località che producono sculture in legno, maschere, lavori di intreccio, gioielli, merletti, ricami e, soprattutto, i tessuti che costituiscono una delle espressioni più alte dell'arte tessile in campo mondiale.
bibliografia
Artigianato, in Enciclopedia universale dell'arte, I, Venezia-Roma 1958, ad vocem.
F. Bologna, Dalle arti minori all'industrial design. Storia di una ideologia, Bari 1972.
Storia dell'artigianato italiano, Milano 1979.
E. Lucie-Smith, The story of craft. Craftsman's role in society, London 1981 (trad. it. Roma-Bari 1984).
W. Schweiger, Wiener Werkstätte. Kunst und Handwerk 1903-1932, Wien 1982.
Storia dell'artigianato europeo, Milano 1983.
Catalogo dell'artigianato italiano, a cura di E. Guagnini, Milano 1984.
I. de Guttry, M.P. Maino, M. Quesada, Le arti minori d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Roma-Bari 1985.
G.M. Fara, Cultura e immagine dell'artigianato italiano, Roma 1988.
La seduzione dell'artigianato. Artigianato nella storia, Fiera di Roma, Roma 1990 (catalogo).
E. Cumming, W. Kaplan, The arts and crafts movement, London 1991.
G. Lilli Latino, Atlante-repertorio dell'artigianato d'arte italiano alla fine del XX secolo, Firenze 1992.
D. Pesole, L'artigianato nell'economia italiana. Dal dopoguerra a oggi, Milano 1997.
Si veda anche la rivista Artigianato tra arte e design, dal 1991.