ARTIGLIERIA
(IV, p. 705; App. I, p. 166; II, I, p. 258; III, I, p. 140; IV, I, p. 164)
Artiglierie terrestri. − Un quadro attuale dell'a. va riferito a un ipotizzabile conflitto fra due eserciti dotati di tutti i mezzi che la tecnologia moderna viene a offrire, nel presente e in un prossimo futuro. In un simile conflitto, l'a., arma capace di colpire a distanza, deve assolvere a differenti necessità di combattimento. In primo luogo, la presenza di una minaccia aerea con vettori guidati, subsonici e supersonici (elicotteri e caccia bombardieri) o propulsi (missili), dev'essere neutralizzata con un'efficace azione contro aerei, svolta nel cielo della battaglia a diverse quote d'intervento (alte, medie e basse). In secondo luogo, è necessario battere con il fuoco tutto l'apparato di supporto tattico (rincalzi e truppe di seconda schiera, postazioni di a., basi elicotteristiche, ecc.) e logistico (comandi, centri di comunicazione, depositi, magazzini, ecc.) dell'avversario. Infine, vi è l'altrettanto impellente necessità di sostenere con il fuoco ravvicinato, e in stretta aderenza al loro movimento, i propri mezzi corazzati e fanterie meccanizzate (arma-base) nella loro azione difensiva e controffensiva.
Si delineano così tre diverse modalità di azione, con conseguente differenziazione dei mezzi impiegati, anche se missilistica, elettronica e optoelettronica sono in ogni caso ampiamente utilizzate, venendo così a individuare tre diverse specialità dell'arma.
La prima, destinata alla copertura controaerea, è dotata essenzialmente di missili teleguidati o autoguidati sul bersaglio, di radar per l'acquisizione dei vari bersagli e per la determinazione delle relative caratteristiche cinematiche (direzione di rotta, velocità), di eleboratori elettronici (calcolatori di fuoco e di tiro) per la memorizzazione dei vari bersagli presenti contemporaneamente nel cielo di azione con conseguente possibilità di selezione automatica o manuale, in base alla consistenza della minaccia, di quelli da abbattere con priorità e per calcolare i relativi dati di tiro. Il tutto interconnesso con sistemi di telecomunicazioni elastiche e capillari.
Alle quote minori vengono impiegati anche cannoni di piccolo calibro, su affusti singoli, binati o quadrinati, anch'essi asserviti a centrali di tiro e sistemi radar od optoelettronici (v. fig.). A bassissime quote, e per una difesa di ''punto'' o addirittura individuale, vengono usati missili impiegabili da un solo tiratore e capaci di autoguidarsi sul bersaglio (tipo Stinger). Tutti i sistemi sono poi dotati di apparati atti all'immediata identificazione del possibile bersaglio, allo scopo di evitare ogni possibile azione contro bersagli ''amici''. Proietti e testate missilistiche sono muniti di spolette di prossimità, elettroniche o all'infrarosso, capaci di garantire lo scoppio nelle immediate vicinanze del bersaglio.
La seconda specialità destinata ad agire in profondità fino a una distanza di 100÷120 km dalla linea di contatto impiegherà cannoni a lunga gittata (alle minori distanze) e sistemi missilistici, capaci, questi ultimi, di portare sul bersaglio anche ordigni nucleari tattici.
L'a. destinata ad azioni in aderenza, che deve operare in stretto collegamento con le unità di combattimento ravvicinato fino a una profondità di circa 10 km dalla linea di contatto, utilizza armi di tipo classico (cannoni) molto mobili (complessi semoventi, scomponibili, elitrasportabili) in relazione al tipo di unità dell'arma base (fanteria, corazzati, alpina) con cui deve operare.
Mentre per la specialità di copertura contraerea la missilistica e l'elettronica sono già da tempo utilizzate, notevolissimi progressi in tali campi si stanno compiendo per le altre due. Vediamo così per l'osservazione e la determinazione di obbiettivi, oltre a osservatori mobili montati su mezzi corazzati o blindati, dotati di torrette rapidamente elevabili e retraibili, aerei teleguidati da osservazione (drones), capaci di far pervenire con continuità immagini televisive della zona osservata; apparati per la fonotelemetria e il rilevamento delle vampe, costituiti da strumenti elettronici; radar contro mortaio e di controbatteria, capaci di risalire, dal rilevamento di un breve tratto della traiettoria di un proietto o di un missile nemico, con un calcolo a ritroso, alla posizione della batteria che li ha lanciati; radar di aggiustamento che, con procedimenti analoghi, dall'osservazione di alcuni scoppi a tempo su una traiettoria di determinati parametri tabulari, calcolano i dati di tiro ''aggiustati'' per un obbiettivo di determinata posizione topografica; radar per la sorveglianza del campo di battaglia, atti a individuare movimenti nemici; apparati a intensificazione di luce per la visione notturna. I dati rilevati da un simile complesso di osservazione devono poter essere raccolti, elaborati, catalogati e presentati con continuità ai responsabili dell'impiego dell'arma da calcolatori, opportunamente programmati, che operano ''in tempo reale'', immediatamente cioè, e senza soluzione di continuità.
Altri calcolatori dovranno trasformare tali informazioni (tenendo conto delle condizioni meteobalistiche e delle reciproche posizioni topografiche) in dati di tiro per le varie batterie da chiamare al fuoco secondo criteri di selezione e di priorità. Di qui la necessità di altre apparecchiature per la determinazione all'istante delle condizioni meteorologiche (radar meteorologici, radiosonde in ascesa o in caduta) e della posizione topografica, in una nuova situazione di notevole mobilità, dei vari elementi interessati, ottenibile con l'impiego di ricevitori da satelliti GPS e di navigatori inerziali montati sui vari mezzi in movimento, in grado di stabilire, istante per istante e con ottima approssimazione, la posizione di ciascun mezzo rispetto alle coordinate topografiche.
L'erogazione del fuoco necessario a colpire gli obbiettivi individuati dovrà essere effettuata da bocche da fuoco classiche (cannoni) e da rampe missilistiche, dotate di munizionamento (proietti o missili) appropriato. Le bocche da fuoco classiche, per consentire una proficua azione su obbiettivi resistenti (quali i mezzi corazzati) devono avere un calibro dai 105 ai 155 mm, gittate massime variabili a seconda dell'impiego dai 10 ai 30 km, grandissima celerità di tiro, grande rapidità di entrata in azione, capacità di movimento autonomo in terreno vario, onde consentire rapide prese di posizione e altrettanto rapido loro abbandono, una volta effettuate le salve comandate per sottrarsi all'immancabile controazione avversaria.
Per ottenere le gittate sopracitate vengono impiegate anche bocche da fuoco ad anima liscia, in cui la stabilizzazione del proietto sulla sua traiet toria viene raggiunta con sistemi diversi dalla rotazione del proietto attor no al suo asse provocata dalla rigatura (per es. con impennaggi apribili do po l'uscita del proietto dalla bocca di fuoco) oppure con l'adozione di proietti semiautopropulsi (SAP) in cui la velocità lungo la traiettoria viene ulte riormente incrementata dall'impulso di una carica di propellente contenuta nel proietto stesso. Le rampe missilistiche, anch'esse capaci di movimento autonomo, saranno singole o multiple a seconda degli effetti che si vogliono raggiungere: semplici con razzi di precisione, atti cioè a colpire alle maggiori distanze obbiettivi di limitate dimensioni, multiple per i missili di saturazione, destinati cioè a coprire un'area della zona degli obbiettivi di notevoli dimensioni con ordigni che giungono sul bersaglio contemporaneamente o a brevissimo intervallo fra di loro.
Le maggiori innovazioni si riscontrano tuttavia nel campo del munizionamento: proietti e missili, oltre a una notevole capacità distruttiva del colpo singolo assicurata dall'incremento di calibro, dovranno godere di una notevole precisione ottenibile non solo mediante un accurato calcolo meteobalistico, ma mediante una particolare organizzazione dei proietti (o missili) stessi. Di qui l'impiego del munizionamento a guida terminale, in cui un congegno elettronico miniaturizzato è capace di captare le emissioni del bersaglio, proprie (calorifiche) o riflesse (il bersaglio viene opportunamente illuminato da un osservatorio ravvicinato), e di modificare, con azioni aerodinamiche, il percorso del proietto in modo da dirigerlo sicuramente sul bersaglio; oppure con l'impiego del cosiddetto munizionamento composito, in cui il proietto o la testata del missile funge solo da veicolo per trasportare sul bersaglio un carico di proietti di calibro minore (submunizioni) i quali, eiettati in posizione opportuna dal veicolo, raggiungono vari bersagli situati nella zona; tali submunizioni sono dotate di congegni ''autocercanti'', capaci cioè d'individuare e di dirigersi contro un singolo bersaglio.
I vari elementi osservatori, le centrali di comando e di calcolo, i mezzi erogatori del fuoco, devono essere interconnessi con continuità e sicurezza mediante una rete di telecomunicazioni capace di assicurare in ogni istante la tempestiva trasmissione dei dati.
Nella specialità in aderenza l'azione dell'a. sfuma, per così dire, in quella delle armi impiegate direttamente dall'arma base, ma che ha comunque carattere artiglieresco ed è attuata con criteri analoghi. L'azione anticarro viene infatti realizzata con sistemi missilistici a breve distanza (massimo circa 5 km) con missili teleguidati o autoguidati sul bersaglio: i primi a mezzo filo (filoguidati) oppure mediante raggio all'infrarosso; i secondi capaci di autodirigersi sul bersaglio, una volta lanciati, senza più alcun intervento umano (missili di tipo ''spara e dimentica'') con notevole incremento della celerità di tiro.
L'a. si presenta quindi come un'arma estremamente complessa e notevolmente automatizzata, tanto da porre pesanti problemi addestrativi e logistici. Specie quelli logistici, che investendo la stessa operatività dei materiali devono assicurarne l'efficienza in ogni momento, impongono la realizzazione di un sistema di manutenzione e riparazione perfettamente funzionante anche in tempo di pace con conseguente impiego di attrezzature e di personale qualificato.
Secondo le linee sopra tracciate, che vengono a rappresentare una vera rivoluzione in materia d'impiego e di materiali, si muove l'a. italiana, in piena sintonia con quanto realizzato dai diversi eserciti presenti in Europa. Molti dei nuovi materiali sono già stati acquisiti, molti sono in corso di acquisizione o di progettazione. Le scuole di a., dotate dei più moderni mezzi didattici, provvedono a fornire personale di nuovo arruolamento opportunamente addestrato e a riqualificare quello già in servizio. Le gravi difficoltà finanziarie in cui si trova il bilancio della difesa potranno ritardare ma non arrestare la realizzazione di un completo ammodernamento, peraltro indispensabile per assicurare l'adempimento dei compiti istituzionali. Vedi tav. f.t.
Artiglierie navali. - Le a. navali, che anche dopo l'avven to del siluro avevano costituito l'armamento fondamentale delle navi da guerra, con l'introduzione della tecnologia missilistica e il suo rapido sviluppo, prima in funzione contraerea e successivamente in ruolo antinave e antisommergibile, sembravano destina te se non all'estinzione quanto meno a un ruolo secondario nel combattimento sul mare.
L'esperienza maturata durante i vari conflitti minori verificatisi negli anni Ottanta, nonché la crescente esigenza di utilizzare le forze navali nelle situazioni strettamente controllate di ''maneggio delle crisi'', hanno invece riconfermato alle a. navali un ruolo di primo piano. Il missile infatti, per il suo elevato potere distruttivo e le sue caratteristiche d'impiego, non si presta al complesso di azioni accuratamente selettive − dall'avvertimento all'intervento nelle sue varie forme − che possono essere richieste e che solo l'estrema flessibilità delle a., in grado di sparare con la stessa facilità un ''colpo in bianco'' o una raffica distruttiva, può consentire. Contemporaneamente, l'evoluzione tecnologica ha consentito di migliorare sensibilmente le prestazioni sia delle bocche da fuoco vere e proprie, sia dei sistemi per la direzione del tiro, sia dei proiettili utilizzati.
In genere, gli sviluppi hanno riguardato essenzialmente: per le a., il ritmo di fuoco e la velocità e precisione degli asservimenti; per i sistemi di direzione del tiro, l'efficacia della punteria automatica (che è ora effettuata sia con radar resistenti alle contromisure avversarie, sia con mezzi optronici quali infrarossi, laser, intensificazione di luce notturna), nonché la tempestività d'intervento grazie all'automazione della trasmissione dei dati delle centrali operative di bordo; per i proietti, l'efficienza delle spolette di prossimità, la possibilità di scoppio comandato, la lavorazione particolare per ottenere coni di schegge più efficaci.
Particolare rilevanza e diffusione tra le a. navali hanno assun to i sistemi di a. antimissile, caratterizzati da capacità di reazione istantanea e volumi di fuoco elevatissimi per intervenire contro i missili superficie-superficie che, grazie al loro profilo di attacco a minima quota, possono essere scoperti soltanto quando già molto vicini al bersaglio.
Esempi caratteristici di questo tipo di sistema − ai due estremi di un ampio spettro di soluzioni adottate nei diversi paesi − sono: l'americano Phalanx, con sistema di direzione di tiro incorporato completamente automatico e indipendente, che impiega un'arma da 20 mm a canne rotanti e un proiettile decalibrato di uranio impoverito; l'italiano Dardo, con sistema per la direzione del tiro altrettanto automatico ma sistemato separatamente dall'arma e integrato nel sistema generale di comando e controllo, impiegante un'arma binata da 40 mm che utilizza proiettili in grado di alloggiare una spoletta di prossimità. Il primo cerca di ottenere l'effetto voluto attraverso il massimo volume di fuoco (oltre 3000 colpi/min) e l'impatto diretto dei proiettili sul bersaglio a distanza ravvicinata, mentre il secondo ha un volume di fuoco minore (600 colpi/min), ma la capacità di colpire più lontano e con maggiore probabilità grazie all'impiego della spoletta a influenza.
L'Italia occupa una posizione di relativa preminenza nel campo delle a. navali, grazie soprattutto al successo industriale ottenuto dalle successive versioni del cannone contraereo da 76 mm, adottato da ben 37 paesi e costruito su licenza negli Stati Uniti, in Spagna e in Giappone. Concepito nel primo dopoguerra come impianto binato per unità di tipo fregate (ne furono equipaggiati i tipi Centauro), esso venne poi modificato in una prima versione singola (76/62 MMI) con un ritmo di fuoco di circa 60 colpi/min, sviluppata negli anni Settanta in una seconda versione ''compatta'' più leggera e con un ritmo di fuoco di oltre 80 colpi/min, cui si è recentemente aggiunta la versione ''super rapida'', capace di oltre 120 colpi/min e quindi anche in grado di svolgere un'efficace funzione antimissile. La produzione nazionale si estende peraltro all'intera gamma del medio e piccolo calibro, con numerose realizzazioni le cui caratteristiche fondamentali sono illustrate nella tabella.
In campo internazionale la produzione delle a. prosegue sia presso le maggiori potenze, sia presso i tradizionali costruttori neutrali, quali Svezia e Svizzera, e quest'ultima solo nella gamma dei calibri inferiori attorno ai 20÷30 mm.
Le principali e più moderne bocche da fuoco sono rappresentate: negli USA, dal cannone automatico da 5( (127 mm) e dallo sviluppo di un analogo pezzo da 6″ (152 mm); in URSS, da un'ampia gamma di bocche da fuoco, tra cui le più diffuse sono gli impianti binati da 130 mm e il sistema antimissile a canne rotanti da 30 mm; in Gran Bretagna, dal pezzo contraereo e navale automatico da 4,5( (114 mm); in Francia, dal cannone ''compatto'' da 100 mm, sviluppo di una precedente versione, nonché dalla torretta binata contraerea da 57 mm; in Svezia, dai pezzi da 120 mm e 57 mm.
Negli ultimi anni si sono affacciati sul mercato, e non solo per coprire in modo autonomo i fabbisogni nazionali, altri produttori, quali la Cina, che tuttavia riproducono realizzazioni altrui.
Un aspetto particolare dell'impiego delle a. navali è costituito dal ''tiro contro costa''. Esso aveva assunto importanza predominante durante la seconda guerra mondiale, ma era caduto in relativo disuso col progressivo scomparire delle a. di grosso calibro (152 mm e superiori) e con l'avvento del missile. Anche in questo caso, tuttavia, le esigenze connesse con il diffondersi dei conflitti minori hanno riportato in primo piano questa funzione. La conseguenza di maggiore rilievo è stata la riattivazione da parte degli USA delle corazzate classe Missouri che, con le loro a. principali 16( (406 mm), rappresentano le bocche da fuoco più potenti in servizio al mondo. Due di queste unità (Missouri e Wisconsin) hanno preso attiva parte alla ''guerra del Golfo'' del 1991. V. tav. f.t.