asino
. Appare in tre luoghi del Convivio, in uno dei quali ha valore proprio: E sanza dubbio forte riderebbe Aristotile udendo fare spezie due de l'umana generazione, sì come de li cavalli e de li asini (IV XV 6).
Negli altri due casi assume il senso traslato di " persona sciocca, dissennata ", come nello stesso paragrafo del brano sopra citato: che, perdonimi Aristotile, asini ben si possono dire coloro che così pensano; e come in II VII 4, dove il vocabolo fa parte di un'espressione che D. traduce da Boezio, a sostegno di un proprio giudizio: E però chi da la ragione si parte, e usa pur la parte sensitiva, non vive uomo, ma vive bestia; sì come dice quello eccellentissimo Boezio: " Asino vive ". Il testo di Boezio è il seguente: " Segnis ac stupidus torpet: asinum vivit " (Cons. phil. IV pr. 3 11). Cfr. B. Nardi, Alla illustrazione del ‛ Convivio ' dantesco, in " Giorn. stor. " XCV (1930) 73-114.