Re indiano della dinastia Maurya del Magadha; successe al padre Bindusāra nel 274 a. C. Erede d'un impero che comprendeva quasi tutta l'India, limitò la sua azione bellica alla cruenta repressione di una rivolta nel Kalinga (odierno Orissa). Il rimorso per queste stragi provocò in lui una crisi spirituale, in seguito alla quale si convertì al buddismo di cui fu seguace e zelante protettore sino alla morte (232 a. C.). Le numerose iscrizioni da lui fatte collocare in ogni parte dell'impero, e contenenti editti intorno alla vita civile e religiosa dei sudditi, rivelano la sua alta concezione morale e insieme la sua saggezza amministrativa, e rappresentano i più antichi documenti dell'epigrafia indiana. Sono redatte in forme leggermente divergenti di pracrito, basate su quella impiegata dalla cancelleria del Magadha (Bihar centrale). Ma alla frontiera nord-occidentale dell'impero si sono trovate anche iscrizioni in lingua e alfabeto aramaico ed una bilingue greco-aramaica (a Qandahār).