Famiglia di maroniti libanesi, alcuni dei quali, venuti a Roma, contribuirono nel sec. 18º al diffondersi degli studi orientalistici in Italia.
1. Giuseppe Simonio (Ḥaṣrūn o Tripoli di Siria 1687 - Roma 1768), sacerdote, entrò nel 1710 come scrittore alla Biblioteca Vaticana. Inviato nel 1715 da Clemente XI in Oriente alla ricerca di manoscritti orientali, viaggiò in Siria e in Egitto, dove riuscì ad acquistare quasi interamente la biblioteca del Monastero copto di s. Macario e parte di quella del Monastero dei Siri nella Nitria; inoltre portò in Europa i primi frammenti copti del Monastero Bianco. Tutti questi manoscritti furono da lui portati a Roma (ora sono alla Biblioteca Vaticana) dove, tornatovi nel 1717, si dedicò allo studio di quelli siriaci pubblicandone poi i risultati nella Bibliotheca Orientalis Clementino-Vaticana (4 voll., 1719-28). Primo custode della Vaticana (1739), dette inizio, in collaborazione col nipote Stefano Evodio, a un catalogo generale dei manoscritti vaticani, di cui uscirono solamente i primi 3 volumi, dedicati ai codici ebraici e siriaci (Bibliothecae Apostolicae Vaticanae codicum manu scriptorum catalogus, 1756-59).
2. Giuseppe Luigi (Tripoli di Siria 1710 circa - Roma 1782), nipote di Giuseppe Simonio, fu interprete del Sacro Palazzo Apostolico, prof. di siriaco (1737) e di liturgie orientali (1749) alla Sapienza e di lingue orientali a Propaganda Fide. La sua opera maggiore è il Codex liturgicus Ecclesiae universae (13 voll., 1749-66), rimasto incompiuto.
3. Stefano Evodio (Tripoli di Siria 1711 - Roma 1782), anch'egli nipote di Giuseppe Simonio e cugino di Giuseppe Luigi, sacerdote (1730), entrò come scrittore nella Biblioteca Vaticana, divenendone poi, alla morte dello zio (1768), primo custode. Inviato da Clemente XII in missione a Firenze (1741), vi compilò in breve tempo il catalogo dei manoscritti orientali della Laurenziana (Bibliothecae Mediceae Laurentianae et Palatinae Codicum Mss. Orientalium catalogus, 1742).