assistenza domiciliare
La coordinazione di varie risorse sanitarie e sociali finalizzate a mantenere il paziente non autosufficiente nella propria casa per garantire le cure che gli sono necessarie. L’a. d. si è sviluppata in Italia a partire dagli ultimi due decenni del secolo scorso, con l’introduzione del sistema dell’assistenza domiciliare integrata (ADI). A tale servizio, presente in ogni distretto delle aziende sanitarie locali (ASL), è deputato il coordinamento di attività sanitarie domiciliari, siano esse mediche, infermieristiche, riabilitative, con l’obiettivo di mantenere il paziente al proprio domicilio, evitando ricoveri incongrui, non soltanto costosi, ma talvolta persino deleteri per la salute psicofisica del paziente stesso. Nello stesso tempo con l’a. d. è possibile mantenere rapporti stretti con i familiari e consigliare, insegnare, coordinare le loro azioni assistenziali primarie.
La coordinazione dell’ADI è compito precipuo del medico di famiglia: egli deve anzitutto attivare questo servizio, richiedendone le specifiche attività; effettuare periodiche visite di controllo a domicilio del paziente; richiedere l’intervento di specialisti, modificare nel tempo le varie attività assistenziali, a seconda dell’evoluzione della malattia. Gli assistenti sociali hanno invece il compito di avviare eventualmente altri interventi di assistenza non sanitaria se ne ravvedono la necessità, sulla base delle condizioni domestiche, familiari, economiche del paziente. Infine l’ADI prevede la presenza di infermieri professionali per prelievi di sangue, medicazioni, iniezioni, fleboclisi, controlli pressori e glicemici, cambio di catetere vescicale, controllo di presidi strumentali e protesici, nutrizione enterale e parenterale totale, ecc.
I livelli di ADI possono essere più o meno impegnativi a seconda che i pazienti siano affetti da patologie croniche in compenso labile, da più patologie anche se non gravi, oppure siano molto critici (oncologici in fase terminale, in pre-coma, con malattie neurologiche avanzate), tali da richiedere interventi infermieristici anche quotidiani, visite molto frequenti del medico di famiglia e degli specialisti.
La terapia riabilitativa a domicilio del paziente si attiva con urgenza dopo il ricovero per l’acuzie, soprattutto in due casi: dopo fratture invalidanti (la più frequente è quella di femore) e dopo un ictus cerebrale. Anche se normalmente per queste patologie è previsto che il paziente trascorra un periodo in centri di ricovero per la riabilitazione, sussistono molto frequentemente le condizioni per rendere necessaria la fisioterapia domiciliare: per es., se il periodo di ricovero non è stato sufficiente ad assicurare un’adeguata riabilitazione per la deambulazione del paziente, se coesistono gravi patologie che ritardano il recupero funzionale, se le condizioni sociali e sanitarie sono molto critiche. Grande importanza rivestono le cure palliative a domicilio, specialmente per i pazienti oncologici: terapia del dolore, con o senza presidi di infusione continua, infiltrazioni di anestetici, trasfusione di sangue ed emoderivati, ecc.