ASTESANO
Si sa pochissimo di lui, a cominciare dal vero nome. Egli stesso si definisce "Astesanus de Ast", ed è perciò verosimile che fosse originario di Asti. Pare certa la data della sua morte, 1330. Fu teologo, moralista e giurista francescano, celebre per una Summa de casibus conscientiae, l'Astesana, compilata al principio del sec. XIV.
Tutto, o quasi tutto ciò che si sa di lui proviene dalla sua opera, la cui dedica al cardinale diacono Giovan Gaetano Orsini, dei titolo di San Teodoro (card. nel dicembre 1316),è datata gennaio 1317.Viene fatta, però, dal Seckel l'ipotesi che l'opera sia solo della fine di tale anno, poiché vi si fa menzione delle Clementinae pubblicate il 25 ott. 13 17;e, nella data, l'indicazione abbreviata del mese Jañ potrebbe anche leggersi Janue (Genova) - come appare sciolta in un manoscritto - e alludere al luogo dove l'opera fu composta.
Dal proemio della Summa si apprende che essa è il frutto della riduzione e rielaborazione di una originaria, vastissima collezione in otto libri di ogni specie di questioni teologiche. L'A., richiestone dal cardinale G. G. Orsini, ha inteso estrarre e coordinare solo ciò che serva "ad consilium in foro conscientiae tribuendum".
Viene così offerta ai confessori e comunque ai sacerdoti aventi cura d'anime una summa penitenziale, che per la sua ispirazione e per le sue fonti apre l'epoca etica in tal genere di letteratura, dopo l'epoca canonistica e quella dogmatica.
L'opera s'impone per la quantità del materiale e per il suo chiaro ordinamento sistematico. P, divisa, rispettando lo schema di Raimondo da Peñafort, in otto libri: I. De divinis preceptis. II. De virtutibus et viciis. III. De contractibus et voluntatibus ultimis. IV. De sacramentis in communi et in speciali de baptismo, de confirmatione, de eucaristia. V. De penitentia et unctione extrema. VI. De ordinis sacramento. VII. De censura ecclesiastica. VIII. De matrimonio. L'opera è completata da tre indici: una delle Decretali, uno di tutte le rubriche citate del Corpus iuris canonici e del Corpus iuris civilis, il terzo, infine, alfabetico per materia.
L'A. rivela una sicura ed estesissima padronanza della letteratura giuridica e teologica. Accanto ai testi giuridici, canonistici e civilistici, e dei loro più autorevoli interpreti, sono messe specialmente a còntrìbuto, tra le numerosissime fonti. teologiche, le summae Alexandrina (di Alessandro da Hales) e Iohannina (di Giovanni da Friburgo), i commenti ai Libri Sententiarum di san Tommaso, di san Bonaventura, di Pietro di Tarantasia, di Duns Scoto, e in modo del tutto preminente i commentari di Riccardo di Mediavilla, nei quali l'agostinismo della scuola francescana si colora di aristotelismo. Altra fonte predominante è l'Etica nicomachea. All'A. non si può certo dire che faccia velo l'appartenenza all'Ordine francescano. Talora egli accetta contro i propri confratelli l'opinione di s. Tommaso.
Sì è osservato che, mentre l'A. paga il tributo alle tendenze del suo tempo per ciò che riguarda, per es., l'uso dei diritto canonico e del diritto civile indissolubilmente connessi, è, invece, in rapporto ai problemi etici, il più aperto di tutti gli autori di summae. Egli introduce una psicologia del peccato, nonché dell'amore; non esita a far uso, oltre a quelle aristoteliche, di conoscenze mediche del proprio tempo; è il solo che si diffonda sulla possibilità di peccati di pensiero. L'influsso dell'Etica nicomachea è manifesto specialmente in ordine ai problemi del matrimonio, in cui le posizioni dell'A. sono più avanzate di quelle dei domenicani. Non aggiunge nulla, invece, alla dottrina tomistica in materia di cambio.
Benché assai diffusa, la Summa Astesana non ebbe alcuna rielaborazione, a cagione probabilmente della sua ampiezza e del suo carattere speculativo. Tra coloro che certamente la utilizzarono va posto s. Bernardino da Siena.
Oltre ai numerosissimi manoscritti, se ne conoscono una quindicina di edizioni a stampa: la prima è di Strasburgo, non posteriore al 1469; la seguono altre tre edizioni strasburghesi, due databili dopo il 1473, una non dopo il 9 maggio 1474. L'edizione di Basilea non è posteriore al 1477. Seguono le edizioni di Venezia 1478, di Colonia: due nel 1479, ancora di Venezia nel 1480, di Norimberga nel 1482. A Lione se ne hanno due edizioni nel 1519, quindi una a Norimberga nel 1520 (Bihl) o 1528 (Mangenot); infine a Roma la Summa èristampata nel 1728-30.
Una fortuna del tutto particolare ebbero i 47 canoni penitenziali, che formano il tit. 32 del V libro. Oltre ad essere stati stampati separatamente (Lipsia 3 edizioni nel 1495 o intorno a quell'anno, Norimberga circa il 1495, Vienna circa il 1496) essi furono compresi nel supplemento di Nicola da Osimo alla Summa (Pisanella) di Bartolomeo da San Concordio, godendo così di un grandissimo numero di edizioni a partire dalla prirna, veneziana, del 1473. Essi si trovano anche in appendice a numerose edizioni del Decretum (per es.: Lione 1571, Roma 1578, ecc.). Vengono inoltre riprodotti nelle raccolte di Canones poenitentiales (per es.: Lipsia 1517, Cracovia 1541, Tarragona 1582, Venezia 1584 - queste ultime due edizioni a cura di A. Agustín, in appendice alla cui Iuris Pontificii epitome essi ricompaiono, per es. a Parigi nel 1641). In compendio, inoltre, i canoni dell'A. sono accolti nel Lumen confessorum (1492) di Andrea da Escobar (A. Didaco Ispano), più volte stampato. Infine furono editi da H. J. Schmitz, Die Bussbücher und die Bussdisziplin der Kirche, I, Mainz 1883, pp. 800-808.
Assai significativo è il nome dell'A. anche per la storia della lessicografia giuridica. Il titolo De significatione verborum, 41° dell'VIII libro e ultimo della Summa, è l'unico vocabolario giuridico non anonimo di una lunga serie prodotta dalle scuole del basso Medioevo, specialmente tedesche. Esso si trova, indipendentemente dalla Summa, in numerosi manoscritti, almeno 15, studiati dal Seckel, il quale rileva come l'A. molto abbia attinto e molto abbia anche restituito alla lessicografia giuridica tedesca medievale. Una delle fonti principali del vocabolario è rappresentata dall'Epitome exactis regibus.
Altre opere, anonime o dubbie, furono senza prove attribuite all'Astesano.
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