Astinenza
Il termine, che deriva dal verbo latino abstineo, "mi tengo lontano", indica generalmente l'astenersi da qualche cosa, e in particolare dai cibi, dalle bevande alcoliche, dai piaceri sensuali, come rinuncia deliberata e volontaria, motivata, per es., da ragioni igieniche, da obbedienza a principi morali o religiosi, da spirito di penitenza, o come privazione imposta dalla necessità. In medicina con 'sindrome di astinenza' si designa l'insieme dei fenomeni osservabili in tossicodipendenti bruscamente privati della sostanza che è oggetto di conclamata dipendenza (narcotici, farmaci, eroina ecc.).
L'astinenza da determinati cibi o bevande prescritta da alcune religioni non è dovuta a ragioni igieniche, come si pensava sotto l'influsso di concezioni illuministiche e razionaliste, bensì a motivi religiosi. Presso i popoli primitivi, l'astinenza si spiega con la credenza sia nella sacralità attribuita in tutto o in parte a un animale o a un vegetale, sicché il cibarsene diviene pericoloso per l'individuo (ma non per il gruppo: v. totem), sia nell'impurità dell'animale o vegetale stesso, onde l'astenersene è condizione per l'acquisizione della purità rituale, necessaria in circostanze gravi o pericolose (caccia, guerra, lutto ecc.) e in particolare per compiere gli atti del culto. Talvolta a questo motivo, divenuto tradizionale, si associa la credenza nella metempsicosi, che può da sola suggerire l'astinenza da determinati cibi animali (come, per es., nel buddismo o nell'induismo), o in concezioni animistiche.
Nelle religioni superiori e nelle filosofie religiose l'astinenza tende ad acquisire un altro carattere, quello di rinuncia, di pratica ascetica, valida in sé o come mezzo per rendere più facili altre pratiche ascetiche. Tale carattere, per es., ha l'astinenza nel cristianesimo, dove, cadute le prescrizioni della legge mosaica che vieta agli ebrei di cibarsi di alcune specie di animali (per es., il cammello o il maiale) e comunque di animali non mattati ritualmente e contenenti sangue, non sussiste più alcun concetto dell'impurità di certi cibi; l'astinenza dalla carne, che è totale e permanente per alcuni ordini religiosi, è invece imposta ai fedeli come esercizio di mortificazione e penitenza in determinate occasioni.
Al di fuori dell'ambito religioso, l'astinenza dal cibo può avere complessi significati inconsci ed essere indice di una patologia: può riguardare solo alcuni alimenti, che assumono, per quel soggetto, un significato simbolico particolare, come a volte accade per i cibi solidi in alcune forme di psicosi infantile (l'alimento solido, al contrario di quello liquido, può avere il significato - inaccettabile - di separazione dalla madre), o l'alimentazione in generale, come nelle anoressie mentali, in cui il rifiuto non è per il cibo in quanto tale, ma per l'atto stesso del nutrimento, intriso di pericolosi significati sessuali e culturali (v. anoressia).
Anche l'astinenza sessuale può essere volontaria, suggerita da motivazioni religiose, ascetiche o morali (v. castità), o involontaria, derivata da disposizioni psichiche che inibiscono la sessualità. Le prescrizioni religiose di astinenza variano a seconda della storia e della struttura delle società, ma una norma generale che si sviluppa con l'organizzazione sociale e che dà origine nelle società claniche all'esogamia, è la proibizione dell'accoppiamento tra consanguinei e affini (v. incesto), fatta eccezione per i membri di famiglie reali nell'Oriente classico (lo scopo era quello di conservare nella stessa famiglia la 'purezza' del sangue).
Motivi religiosi possono intervenire nella regolazione delle nascite; per es., l'unico metodo consentito dalla Chiesa cattolica a questo scopo è l'astinenza dai rapporti sessuali nei giorni del ciclo ormonale femminile considerati fertili.
Una conflittualità inconscia può creare angoscia riguardo alla sessualità, dando origine a inibizioni di vario grado, dall'insufficienza quantitativa della libido (v.) fino alla totale impotenza.
I sintomi associati alla brusca interruzione dell'assunzione di droghe, propri della sindrome di astinenza, sono di natura sia psichica sia somatica e si manifestano in particolare a carico del sistema neurovegetativo. Possono avere durata e intensità variabile, a seconda del tipo di droga e del grado di dipendenza, e consistono in genere in malessere, lacrimazione, sudorazione, midriasi, insonnia, anoressia e, nel caso dei barbiturici, tremori e convulsioni (v.dipendenza).