(gr. ᾿Ατέλλα) Antica città osca della Campania che, per la posizione e le risorse del suo territorio, ebbe vita fiorente, sopravvivendo fino al sec. 11°. Entrò nell’orbita romana nel 338 (o 313) a.C.; durante la seconda guerra punica passò ad Annibale (216) e fu perciò distrutta dai Romani. Presto però le sue sorti si risollevarono: le fonti vi ricordano cospicui edifici. La sede vescovile, attestata per la prima volta nel 592 e fino al 649, fu poi ripristinata nel 1049 ad Aversa.
Ad A. ebbe origine la fabula atellana, specie di antica farsa romana con maschere fisse (per es. Bucco, Dossenno, Macco, Pappo) e spirito molto grossolano. Ebbe dapprima lingua e carattere popolare e contadinesco, e prese forma letteraria al tempo di Silla. I più noti cultori di atellana furono Novio e Pomponio. I metri più comuni erano il settenario e il senario giambico e il settenario trocaico. Fiorita nel 2° sec. a.C., decadde nel 1° sec. dell’Impero (con Mummio).