Atene
Capitale della Grecia e capoluogo del nomo dell’Attica; sorge al centro di una piana costiera lungo la quale tuttavia si allineano alcuni rilievi. L’Attica fu anticamente abitata da greci di stirpe ionica, dispersi in villaggi e governati, dalla prima metà del 2° millennio a.C., da monarchi, tra i quali Teseo, cui la leggenda ascrive l’unificazione delle piccole comunità e l’istituzione del centro cittadino sul colle dell’Acropoli. Lo scarso rilievo dato ad A. nei poemi omerici fa ipotizzare che fosse marginale rispetto agli altri centri micenei (Argo, Micene, Tirinto). Con il declino della monarchia, prima affiancata e poi sostituita dalle aristocrazie guerriere (eupatridi), le funzioni di governo furono attribuite a magistrati temporanei, gli arconti, scelti esclusivamente nelle file gentilizie. Lo sviluppo della città e delle sue istituzioni portò nel 7° sec. a.C. al superamento del diritto consuetudinario e alla codificazione di leggi scritte a opera di Dracone. Una prima evoluzione in senso democratico si ebbe con Solone, che suddivise (594 a.C.) la cittadinanza in 4 classi in base al censo, non più alla nascita, attuando così la transizione dall’oligarchia aristocratica a una oligarchia di tipo timocratico; introdusse riforme economico-finanziarie per lo sviluppo dei commerci ed emise provvedimenti a favore dei piccoli contadini. Nel nuovo assetto, i più abbienti detenevano il monopolio delle magistrature ma tutti i cittadini avevano diritto di partecipazione e voto al tribunale popolare dell’eliea. Un altro impulso all’estensione della cittadinanza venne dall’introduzione, accanto alla cavalleria aristocratica, della falange oplitica reclutata tra i piccoli contadini, e in un secondo tempo dall’arruolamento nella marina dei teti, lavoratori salariati: una rivoluzione nell’ordinamento militare che diede a categorie tradizionalmente escluse la possibilità di essere ammesse a pieno titolo all’ecclesia, l’assemblea dei cittadini. Le lotte sociali insorte tra classe dominante e ceti emergenti favorirono, dopo un periodo di anarchia, l’ascesa di Pisistrato (560-528 a.C.), che con l’appoggio dei medi e piccoli proprietari instaurò una tirannide «non dispotica» proficua all’espansione della città. Un ulteriore passo verso la democrazia diretta fu compiuto da Clistene, che varò una nuova costituzione (508 a.C.) basata su un ordinamento della cittadinanza per tribù territoriali, egualmente rappresentate nell’assemblea della bulè. Trovarono allora attuazione i tre principi fondanti del modello ateniese, che lo distinguevano dai regimi vigenti nelle altre poleis: la parità di fronte alla legge, la partecipazione diretta alla vita politica, la libertà di parola, rimanendo esclusi da tali diritti (democrazia imperfetta) le donne, gli stranieri (meteci), gli schiavi. Le guerre persiane, terminate con le vittorie greche (in particolare ateniesi) di Maratona (490), Salamina (480) e Platea (479) su Dario e Serse, segnarono l’ascesa di A. e la sua supremazia nella Lega delio-attica che accomunava molte città nella lotta contro i «barbari». L’avvento di Pericle (460-429) consolidò la posizione egemonica di A.; lo stratego attuò una grandiosa politica urbanistica e portò a compimento il processo democratico con una serie di misure legislative, tra cui l’indennizzo per i cittadini che dovevano fungere da giudici popolari. A. divenne una potenza marittima e commerciale e il centro culturale dell’Ellade: qui confluirono poeti, retori, artisti; vi nacquero la grande storiografia, il teatro e nel secolo successivo le scuole filosofiche dell’Accademia e del Peripato. Promotrice di movimenti democratici in tutto il mondo greco, dall’Anatolia alla Sicilia, A. si contrappose ideologicamente e politicamente al modello statico e conservatore propugnato dalla sua antagonista storica, Sparta. La politica estera di A. in età periclea, dinamica e aggressiva, fu essenzialmente volta ad affermare il primato della città sul resto della Grecia, entrando in conflitto con Tebe, Sparta e le città confederate. Nella guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) contro il blocco spartano, A., colpita anche da un’epidemia di peste, vide crollare il proprio predominio. Caduto il governo dei Trenta tiranni imposti da Sparta e ristabilita la democrazia con Trasibulo, A. tornò a contendere alla pari con le altre città per la supremazia: alleata con Tebe, Argo e Corinto contro Sparta (guerra corinzia, primi anni del sec. 4°), e poi con Sparta contro Tebe, che per un decennio (371-362 a.C.) era stata la nuova egemone. Indebolite dal particolarismo e dalle guerre reciproche, A. e le altre poleis non seppero reggere l’urto della potenza macedone e nel 337 furono sottomesse da Filippo II e Alessandro di Macedonia, rimanendo nell’orbita dei regni ellenistici fino alla conquista romana (146 a.C.). Il cristianesimo penetrò ad A. forse con s. Paolo verso la metà del 1° sec. d.C. Nel 2° sec., sede di vescovato e privilegiata dall’imperatore Adriano e dal sofista mecenate Erode Attico, ebbe una fase di rinascita. Diocleziano l’assegnò invece all’impero di Oriente come centro di secondaria importanza e tale rimase anche in età bizantina. All’inizio del 13° sec. A. fu sottratta agli imperatori greci di Bisanzio dai crociati, che vi fondarono un ducato e le diedero impulso economico. Questo si accentuò nel 14° sec. con il dominio dei catalani e dal 1388 (con una parentesi veneziana, 1394-1402) dei fiorentini. La dominazione dei turchi, iniziata nel 1456 e interrotta solo dall’occupazione veneziana del 1466 e del 1687, durò fino al 1822, quando la città cacciò il presidio ottomano; i turchi, tornati nel 1827, dovettero abbandonarla definitivamente nel 1833 e il 18 sett. 1834 A. divenne capitale del regno indipendente di Grecia. Durante la Seconda guerra mondiale fu occupata dai tedeschi e fu sede dell’amministrazione italiana; fu liberata il 13 ott. 1944.