atlanti linguistici
Gli atlanti linguistici, strumento fondamentale e tradizionale della ➔ geografia linguistica, sono costituiti da una serie ordinata di carte, che riportano i diversi modi in cui si dice una certa cosa in un determinato territorio. Nella loro forma più diffusa, le carte che costituiscono gli atlanti linguistici, in scala più o meno ridotta, riportano, per lo più in trascrizione fonetica, i termini che esprimono, nelle varie parlate del territorio, un dato concetto. I materiali si raccolgono sul campo nel corso di inchieste svolte da uno o più raccoglitori con uno o più informatori sulla scorta di questionari appositamente elaborati.
Le carte linguistiche offrono pertanto il quadro sinottico di un fenomeno linguistico nella sua estensione e distribuzione geografica e, a seconda del tipo di fenomeno rappresentato, si distinguono in carte fonetiche (o fonologiche), lessicali e linguistiche propriamente dette. Le carte fonetiche o fonologiche presentano gli esiti di un’unità fonetica o le varie realizzazioni di un fonema in una determinata area e consentono lo studio della loro distribuzione areale e dell’evoluzione e dei mutamenti fonetici subiti nel tempo dai suoni. Le carte lessicali illustrano la distribuzione dei vari tipi lessicali (o lessotipi) usati in un determinato territorio per esprimere un dato concetto, trascurandone del tutto o in massima parte le singole varianti fonetiche. Esse sono onomasiologiche, se riportano i lessotipi corrispondenti a un dato concetto; semasiologiche, se invece illustrano la distribuzione dei vari significati veicolati da una determinata forma linguistica. Le carte fonetiche o fonologiche e quelle lessicali, rispetto alla modalità di presentazione dei materiali dialettali, possono essere analitiche (dette anche puntuali) o sintetiche. Nel primo caso riportano la risposta ottenuta in corrispondenza di ognuno dei luoghi esplorati, detti punti; nel secondo, invece, si limitano a indicare i confini o le aree dei singoli fenomeni, tracciati a grandi linee e senza tener conto degli intervalli tra i punti d’inchiesta. In entrambi i tipi di carte, la rappresentazione cartografica dei fenomeni analizzati si può ottenere con il ricorso a simboli, segni grafici, parole etichette, colori, ecc.
Le carte linguistiche propriamente dette riportano le varianti fonetiche e morfologiche di ogni singolo tipo lessicale in una trascrizione fonetica rigorosa e rappresentano uno strumento d’indagine di qualità superiore per la ricchezza di informazioni riferibili a più livelli di analisi linguistica. Esse sono sempre e solo di tipo analitico o puntuale e la loro diffusione si deve al primo atlante linguistico concepito su basi rigorosamente scientifiche, vale a dire l’Atlas linguistique de la France (ALF) (1902-1910) di Jules Gilliéron, fondatore della geografia linguistica. Gli atlanti linguistici, rispetto alla porzione di territorio rappresentato, si dividono in atlanti nazionali o sovraregionali, regionali, subregionali, sovranazionali o plurilingui, con impianto e finalità diversi gli uni dagli altri.
Gli atlanti nazionali o sovraregionali mirano a tratteggiare a grandi linee la situazione linguistica di un territorio nazionale e a prospettare e indicare questioni generali di storia dialettale. Storicamente, essi rappresentano gli atlanti della prima generazione, sorti in concomitanza col nascere della geografia linguistica e, sul modello dell’ALF, si distinguono da quelli pre-gilliéroniani sia per la raccolta sistematica e sincronica di materiali dialettali con inchieste dirette sul campo, sulla base di un questionario fonetico, morfologico e lessicale, sia per la trascrizione e la pubblicazione integrale delle risposte ottenute. In essi la rete dei punti non è molto fitta e il questionario tende a essere di carattere generale, dovendosi adattare a realtà molto eterogenee.
Il dominio linguistico italiano è stato oggetto di indagine da parte di due atlanti nazionali, lo Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz (Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale, AIS; Jaberg & Jud 1928-1940) e l’Atlante linguistico italiano (ALI).
Il primo, realizzato da Karl Jaberg e Jacob Jud, comprende 405 località dell’Italia e della Svizzera meridionale (Cantoni Ticino e Grigioni), esplorate da P. Scheuermeier, G. Rohlfs e M.L. Wagner, e si distingue dall’ALF per una serie di novità teoriche e metodologiche. In primo luogo, prevede l’inclusione nella rete dei punti dei grandi centri cittadini, esplorati con un questionario specifico, e di località appartenenti alle aree di lingua minoritaria. In secondo luogo, la volontà di cogliere gli aspetti più rilevanti della variabilità interna del punto linguistico si espresse, almeno nelle realtà urbane più complesse, con interviste a più informatori socialmente connotati e scegliendo località rustiche situate nelle immediate vicinanze delle città, da contrapporre a quelle urbane. La prospettiva onomasiologica ed etnolinguistica sottostante all’impianto generale dell’opera è evidente nella disposizione delle carte per sfere semantiche omogenee (e non secondo l’ordine alfabetico dell’ALF), nonché nell’elaborazione di carte etnolinguistiche. Inoltre, tra le novità tecniche dell’opera si segnalano le carte doppie (ad es.: pelo/peli, ragazzo/ragazza, cullare/egli culla), nelle quali le opposizioni morfologiche risultano immediatamente evidenti grazie all’accostamento delle due risposte. Infine, l’amplissimo indice alfabetico delle forme contenute nell’atlante (Jaberg & Jud 1960) può a ragione essere considerato il primo vocabolario generale dei dialetti italiani e contiene anche interessanti indicazioni etimologiche.
L’ALI (Bartoli 1995-), elaborato sotto le direzioni successive di Matteo Bartoli, Giuseppe Vidossi, Benvenuto A. Terracini, Giuliano Bonfante, Corrado Grassi, Arturo Genre e Lorenzo Massobrio, per genesi e impostazione risale agli anni Venti del Novecento, ma la sua pubblicazione, dopo travagliate vicende, è iniziata soltanto nel 1995 e prosegue con regolarità. L’opera si distingue dall’AIS per una rete più che doppia di punti (1065), scelti rispettando una ripartizione proporzionale tra centri massimi, medi e minimi, definiti sulla base del numero di vie di comunicazione e di istituzioni amministrative, scolastiche ed ecclesiastiche presenti nelle singole località. Anche il questionario impiegato, di circa 7000 voci, è notevolmente più ampio, ed è articolato in una parte generale e in una parte speciale.
Dopo la morte nel 1943 del raccoglitore unico Ugo Pellis, i rilievi furono completati da un collegio di ricercatori costituito da Raffaele Giacomelli, Corrado Grassi, Giorgio Piccitto, Giovanni Tropea, Temistocle Franceschi e A. Matteo Melillo. Secondo il modello già sperimentato dall’AIS, le carte dell’ALI, di cui si fornisce un esempio nella fig. 1, sono di tipo linguistico (semplici o doppie) e etnolinguistico, sono accompagnate da indicazioni sociolinguistiche su domini, ruoli, usi e varianti, e alcune contengono più voci correlate a livello onomasiologico.
Gli atlanti regionali e subregionali storicamente rappresentano la seconda generazione di atlanti linguistici, in quanto si propongono di scandagliare aspetti particolari della storia linguistica e della cultura specifica di una regione o subregione, che le opere di taglio nazionale descrivono solo a grandi linee. Essi si distinguono dai precedenti per caratteri quali: la maggiore densità dei punti d’inchiesta, individuati sulla scorta di una dettagliata conoscenza delle situazioni linguistiche e dei problemi locali; la specificità del questionario, tagliato sulla realtà storica, geografica, economica e culturale dell’area indagata; e il numero spesso considerevole di informatori, in genere intervistati da raccoglitori locali.
Rispetto a questo tipo di opere, l’Italia, a differenza di altre nazioni dell’ambito romanzo come la Francia e la Romanìa, non ha conosciuto un piano organico e unitario di atlanti regionali; ma tale mancanza ha paradossalmente favorito lo sviluppo e la sperimentazione di nuovi indirizzi, calibrati sulle differenti fisionomie linguistiche regionali o subregionali e, quindi, diversamente orientati. Inoltre, a partire dagli anni Settanta del Novecento, anche nell’ambito geolinguistico è maturata la consapevolezza dei mutamenti radicali intervenuti nella situazione sociolinguistica italiana, in cui lingua e dialetto rappresentano i due poli di un repertorio di ➔ varietà che sfumano l’una nell’altra sovrapponendosi. Pertanto il mutato orizzonte teorico, unito alla necessità di adeguare gli strumenti di analisi alla nuova fisionomia linguistica italiana, ha condotto allo sviluppo di due principali indirizzi di ricerca correlati: il primo finalizzato alla documentazione delle varietà dialettali in quanto elementi di un patrimonio linguistico e culturale condannato in tempi brevi all’oblio; il secondo volto allo sviluppo di approcci teorici e metodologici innovativi adeguati allo studio dell’eterogeneità e della complessità del repertorio linguistico.
Tra le prime opere di taglio regionale, seppure inerenti a varietà dialettali italo-romanze esterne ai confini nazionali italiani, figurano l’Atlas linguistique de la France: Corse (ALCo) (1914-1915), di Gilliéron & Edmont, diretta filiazione dell’ALF, e l’Atlante linguistico etnografico italiano della Corsica (ALEIC) (1933-1942) di Gino Bottiglioni, in cui la rappresentazione della situazione dialettale dell’isola risulta parzialmente viziata dal presupposto del suo ideatore di voler cogliere e rappresentare gli elementi normalizzati del dialetto. Il Saggio di un Atlante linguistico della Sardegna (Terracini & Franceschi 1964), a cura di Benvenuto Terracini e Temistocle Fran-ceschi, non deriva da un’autonoma campagna di inchieste, ma si basa sui materiali dell’ALI e contiene solo una scelta delle voci più significative e rappresentative nel contesto linguistico e culturale sardo, corredate però da un ampio e magistrale commento di Terracini. Anche l’Atlante storico-linguistico-etnografico friulano (ASLEF) (Pellegrini 1972-1986) è ancora legato, per criteri e impostazione metodologica, ai grandi progetti nazionali, dai quali peraltro riprende i materiali relativi al Friuli, a cui affianca quelli derivati da nuove inchieste. Simile al precedente per impostazione, anche se di taglio microregionale in quanto circoscritto all’area settentrionale della Puglia, è l’Atlante linguistico etnografico della Daunia (ALED) (Melillo 1979), interrottosi al primo volume. L’Atlante lessicale toscano (ALT), promosso nel 1973 da Gabriella Giacomelli, nasce invece con l’intento di delineare, limitatamente al lessico, la singolare situazione linguistica della regione Toscana e di individuare le dinamiche di differenziazione e frammentazione interne alla regione e il rapporto delle varietà dialettali toscane con la lingua italiana. La modernità dell’opera deriva dalla scelta di intervistare un numero elevato di informatori per ogni località, selezionati sulla base di parametri sociolinguistici (età, livello di istruzione), e di introdurre una nutrita serie di domande semasiologiche. Inoltre l’ALT-Web (http://serverdbt.ilc.cnr.it/altweb/) rappresenta il primo esempio, su scala nazionale, di atlante linguistico attualmente consultabile per via telematica. Invece la novità dell’Étude de géographie phonétique et de phonétique instrumentale du sarde (Contini 1987), che, a dispetto del titolo, è un autentico atlante fonetico della Sardegna, risiede nell’applicazione delle nuove tecniche e dei procedimenti della fonetica sperimentale.
Tra gli atlanti di ‘scavo etnolinguistico’ si possono invece annoverare l’Atlas des patois valdôtains (APV) e l’Atlante linguistico etnografico del Piemonte Occidentale (ALEPO), nati negli anni Sessanta del Novecento in seguito alla scissione di un progetto unico per l’elaborazione di un atlante linguistico del francoprovenzale della Valle d’Aosta e del Piemonte. Mentre i lavori dell’APV procedono ancora a rilento, l’ALEPO può vantare una serie di moduli pubblicati con cadenza regolare a partire dal 2004 (Telmon & Canobbio 2004). L’obiettivo specifico di quest’opera di taglio subregionale, diretta da Tullio Telmon e Sabina Canobbio, consiste nel documentare il patrimonio lessicale ed etnografico delle vallate alpine piemontesi di parlata galloromanza senza trascurare le dinamiche sociolinguistiche derivanti dal contatto con le varietà galloitaliche di pianura e con l’italiano, nel quadro di un più ampio progetto di promozione e recupero culturale delle minoranze francoprovenzali e occitane del Piemonte.
Si inserisce invece appieno nel piano progettuale degli atlanti regionali francesi, di cui quindi condivide principi e metodi, il Nouvel atlas linguistique et ethnographique de la Corse (NALC) pubblicato nel 1995 da Marie-Jose Dalbera-Stefanaggi. Anche la minoranza linguistica ladina può contare su un proprio atlante, vale a dire l’Atlante linguistico del ladino dolomitico (Goebl et al. 1998-2002), ideato e diretto da Hans Goebl e sviluppato da Roland Bauer dell’Università di Salisburgo. Si tratta di un’impresa di dimensione sovraregionale, il cui obiettivo è anche di analizzare i contatti tra il ladino dolomitico e i dialetti alto-italiani e retoromanzi circostanti. La novità più rilevante dell’ALD consiste nella possibilità di fruire dei dati linguistici nella loro veste sonora. Essi infatti, limitatamente alle risposte delle 21 località ladine dolomitiche, si possono ascoltare sul CD-ROM o sul DVD che accompagnano l’opera oppure, dal 2005, anche sulla pagina web dell’atlante sonoro (http://ald. sbg.ac.at/ald/).
Il Nuovo atlante dei dialetti e dell’italiano regionale (NADIR), allo stato attuale limitato al modulo Nadir-Salento, avviato nei primi anni Ottanta del Novecento da Alberto Sobrero, si distingue dalle opere precedenti perché nasce con l’intento innovativo di indagare non solo le varietà dialettali, ma l’intero repertorio linguistico, compreso l’italiano regionale. L’attenzione è dunque focalizzata sulle relazioni e sulle dinamiche esistenti tra i vari codici del repertorio, correlando gli aspetti più propriamente pragmatici e interazionali dello scambio linguistico con quelli geolinguistici e sociolinguistici.
L’impianto progettuale dell’Atlante linguistico della Sicilia (ALS), diretto da Giovanni Ruffino, è stato invece strutturato su due linee di ricerca parallele e sistematicamente collegate in modo da integrare la prospettiva diatopica ed etnografica con quella della variabilità sociale. La sezione linguistico-etnografica dell’ALS si colloca, opportunamente aggiornata, nella tradizione degli atlanti linguistici ed etnografici e presenta un impianto modulare organizzato su singole sezioni del lessico, indagate con questionari settoriali e con il metodo della conversazione guidata a partire da domande stimolo. La sezione socio-variazionale si propone invece di documentare l’eterogeneità dei singoli punti per offrire una rappresentazione dinamica dell’intera area siciliana, e si distingue principalmente per i criteri di scelta degli informatori, individuati all’interno di reti familiari estese su tre generazioni.
Tra gli ultimi progetti tuttora (2010) in fase di elaborazione si segnalano ancora l’Atlante linguistico campano (ALCam) di Edgar Radtke, un atlante pluridimensionale costituito da una banca dati del materiale raccolto tramite inchieste svolte in circa 60 località, e l’Atlante linguistico-etnografico della Calabria (ALECAL), promosso da John Trumper e Marta Maddalon. Quest’ultimo è un data base progettato con una struttura modulare implementabile, articolata secondo i diversi livelli di analisi linguistica. Va ricordato infine il recentissimo Atlante linguistico della Basilicata (ALBa), presentato nel 2007 da Patrizia Del Puente ed Emanuele Giordano, che si distingue per un piano di inchieste comprendente tutti i comuni della regione.
Il dominio linguistico italiano è rappresentato anche in atlanti sovranazionali o plurilingui che abbracciano il panorama linguistico e dialettale di più territori nazionali o anche di un intero continente, qualora sia possibile rintracciarvi degli elementi di affinità culturale. È il caso dell’Atlas linguarum Europae (ALE) e dell’Atlas linguistique Roman (ALiR). Il primo, la cui pubblicazione continua con regolarità dal 1983, è un atlante lessicale che comprende tutte le famiglie linguistiche europee, ed è di tipo interpretativo, in quanto alla documentazione cartografica segue un commento linguistico puntuale. Il secondo, promosso da Gaston Tuaillon e Michel Contini, ha iniziato le pubblicazioni nel 1996 e rappresenta l’applicazione della struttura e della metodologia del precedente al settore più circoscritto delle lingue romanze in Europa.
L’impresa di un Atlante linguistico mediterraneo (ALM), avviata alla fine degli anni Cinquanta del Novecento da Gianfranco Folena e Manlio Cortelazzo con l’intento di documentare, mediante un questionario di circa 850 voci, la terminologia marinaresca e peschereccia in 165 porti e località costiere del Mediterraneo e del Mar Nero (di cui una cinquantina nel dominio linguistico italiano), ha visto soltanto l’uscita nel 1971 di un saggio di 25 carte. Infine altri tipi di atlanti, come l’Atlante linguistico dei laghi italiani (ALLI) di Giovanni Moretti, l’Atlante linguistico ed etnografico della cultura suinicola di Francesco Avolio e l’Atlante paremiologico italiano (API) di Temistocle Franceschi, indagano campi onomasiologici specifici. Altri ancora, come l’Atlante sintattico dell’Italia settentrionale (ASIS) in fase di elaborazione presso il Centro di dialettologia del CNR di Padova, e in parte consultabile in rete, e l’Atlante sintattico della Calabria (AsiCa), concepito da Thomas Krefeld e Stephan Lücke, si propongono di indagare il solo livello della sintassi.
Bartoli, Matteo G. (dir.) (1995-), Atlante linguistico italiano, a cura di U. Pellis & L. Massobrio, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 7 voll.
Contini, Michel (1987), Étude de géographie phonétique et de phonétique instrumentale du sarde, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2 voll.
Goebl, Hans et al. (1998-2002), ALD-1. Atlant linguistic dl ladin dolomitich y di dialec vejins, 1° pert. Atlante linguistico del ladino dolomitico e dei dialetti limitrofi, 1a parte. Sprachatlas des Dolomitenladinischen und angrenzender Dialekte, 1. Teil, Wiesbaden, L. Reichert, 7 voll., 3 Cd-Rom, 1 Dvd.
Jaberg, Karl & Jud, Jakob (1928-1940), Sprach-und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, Zofingen, Ringier, 8 voll. (trad. it. AIS. Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale, Milano, Unicopli, 1987, 2 voll.).
Jaberg, Karl & Jud, Jacob (1960), Index zum Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz. Ein propädeutisches etymologisches Wörterbuch der italienischen Mundarten, Bern, Stämpli.
Melillo, Armistizio Matteo (1979), Atlante linguistico etnografico della Daunia, Manfredonia, Atlantica, vol. 1° (L’ uomo. Il corpo umano: parti, funzioni e qualità).
Pellegrini, Giovanni Battista (1972-1986), Atlante storico-linguistico-etnografico friulano, Padova, Istituto di glottologia dell’Università di Padova; Udine, Istituto di filologia romanza della Facoltà di lingue e letterature straniere di Trieste con sede in Udine, 6 voll.
Telmon, Tullio & Canobbio, Sabina (2004-), Atlante linguistico etnografico del Piemonte Occidentale. Il mondo vegetale, Pavone Canavese, Priuli & Verlucca, 3 voll. (vol. 1°, Alberi e arbusti, vol. 2°, Erbacee, vol. 3°, Funghi e licheni).
Terracini, Benvenuto & Franceschi, Temistocle (a cura di) (1964), Saggio di un Atlante linguistico della Sardegna in base ai rilievi di Ugo Pellis, Torino, Rattero, 2 voll. (vol. 1°, Carte, vol. 2°, Testo).