atomismo
Concezione metafisica secondo la quale l’intera realtà è composta di «atomi», cioè di particelle indivisibili. Nelle teorie fisiche dell’antichità, il ricorso a una concezione corpuscolare della materia, con cui si può far cominciare la storia dell’a., rispose all’esigenza di spiegare alcuni fenomeni, come quello della condensazione e della rarefazione e quello della combinazione e della risoluzione di elementi diversi nei misti. Nella più antica dottrina atomistica, quella di Leucippo e Democrito, l’atomo era concepito come una quantità minima, non ulteriormente divisibile. Gli atomi, tutti diversi per forma e grandezza, si differenziano anche fra di loro per ordine e posizione; unendosi e disunendosi nel vuoto, a causa del vorticoso movimento originario, determinano la nascita e la morte di tutte le cose e, variamente disponendosi, ne generano la diversità. In seguito l’a. fu ripreso da Epicuro, il quale dotò gli atomi di un intrinseco impulso al moto e concepì la loro aggregazione come provocata da una casuale «deviazione» (clinamen) rispetto al moto di caduta verticale. L’a. di Epicuro passò nell’ambiente romano attraverso Lucrezio. Tuttavia va notato che la fisica atomistica degli antichi si congiunse alla più generica dottrina del «minimo naturale», secondo la quale per ciascuno degli elementi e dei composti vi è una particella minima al di là della quale l’elemento stesso o il composto cambia la propria natura. Tale dottrina era stata accennata già nella Fisica di Aristotele (che tuttavia polemizza sempre contro l’a. democriteo). Nel Medioevo restano scarse tracce dell’a. antico, dal momento che prevale una fisica essenzialmente qualitativa: una dottrina genericamente atomistica (legata al Timeo di Platone, a dossografie di Macrobio, alla scienza araba e a qualche suggestione lucreziana) si ritrova in Guglielmo di Conches, in cui prevale sempre una concezione qualitativa dei primi corpuscoli indivisibili costitutivi dei quattro elementi. In seguito il trionfo della fisica aristotelica e la facile associazione polemica dell’a. con l’epicureismo (inteso come materialismo e immoralismo) fa perdere ogni traccia di atomismo. Nel Rinascimento la riscoperta di Lucrezio e di Epicuro (tramite Diogene Laerzio, che faceva anche conoscere l’a. democriteo) riporta l’a. in voga negli ambienti della nuova filosofia (Bruno) e della nuova scienza (Bacone, Galilei). Nei secc. 16° e 17° la dottrina atomistica non sempre raggiunge una formulazione rigorosamente ‘quantitativa’, restando ancora legata al problema del «minimo naturale», come, per es., in Scaligero e nei ‘chimici’. Tuttavia nel sec. 17° la concezione atomistica si fa più precisa per merito in particolare di Galilei, di Descartes e di Gassendi, che si può considerare, per quel secolo, il suo più coerente difensore (anche se con la costante preoccupazione di conciliare l’epicureismo con le fondamentali ‘verità’ della teologia naturale). L’a. offriva allora una generale concezione del mondo capace di eliminare la fisica aristotelica e di avanzare una «ipotesi» valida alla spiegazione ultima dei fenomeni naturali nella forma democrito-epicurea. In seguito il problema atomistico si sposterà sempre più sul terreno della scienza sperimentale.
Nell’ambito della teologia islamica, fu elaborato un insieme di dottrine fisiche secondo le quali il mondo è composto di atomi, cui sopravvengono accidenti in istanti di tempo nello spazio. Le trasformazioni naturali, la vita in tutti i suoi fenomeni e la stessa creazione sono così interpretabili come il risultato della composizione e scomposizione da parte di Dio degli atomi e dei loro accidenti. Tali dottrine non costituiscono un corpus organico di testi, ma nell’insieme danno vita a una fisica atomista che ha quale principale conseguenza, più marcata nella teologia asharita (➔ al-Ash‛arī) più attenuata in quella dei mu’taziliti (➔), la critica dell’idea fisico-metafisica di natura, ossia di leggi necessarie poste a governare il mondo minerale, vegetale, animale. A muovere gli atomi è Dio, che non è tenuto a farlo sempre nello stesso modo. Le ipotesi avanzate sull’origine della dottrina sono diverse: la visione brahmanica vaiśeṣika, l’a. greco – che ne costituisce la fonte più probabile –, lo stoicismo, le idee platoniche, la materia plotiniana.