GAUDENZI, Augusto
Nacque a Bologna il 17 maggio 1858 da Agostino e da Cornelia Pelloncini. A Roma, dove la famiglia si trasferì nel 1875 al seguito del padre, nominato capo sezione al ministero delle Finanze, concluse nel 1876 gli studi liceali e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Rientrato a Bologna nel 1878, proseguì gli studi giuridici, frequentando al contempo corsi di storia antica, di archeologia e di lingua araba, e si laureò con il massimo dei voti il 25 giugno 1880, discutendo una tesi dal titolo Sui collegi degli artigiani in Roma (poi pubblicato in Archivio giuridico, XXXII [1884], pp. 259-297).
Le sue prime ricerche di storia del diritto intermedio si caratterizzano per un'interessante impostazione metodologica che da un canto, accogliendo le indicazioni della scuola storica, vedeva di conseguenza il diritto come prodotto della società e legava all'evoluzione di questa lo sviluppo di quello, dall'altro si apriva alle suggestioni del positivismo giuridico e sollecitava un'analisi scientifica del diritto che prescindesse nettamente da ogni elemento agiuridico. Emblematico è al riguardo il saggio Lingua e diritto nel loro sviluppo parallelo (ibid., XXXI [1883], pp. 271-304) dove il diritto e la lingua erano detti "prodotti naturali della convivenza in società di determinati gruppi di persone" ed erano pertanto visti come di fatto già in vita nel momento in cui la legislazione e la grammatica li inquadravano in definite regole generali e astratte: regole, queste, alle quali in via esclusiva, peraltro, doveva volgersi l'indagine degli studiosi. La visione del diritto come espressione diretta della società induceva il G. - e altri studiosi, come A. Solmi e F. Patetta che ne condividevano le idee - a indirizzare le ricerche soprattutto verso i diritti dei Germani che avevano "l'attrattiva di essere dei diritti popolari" (Paradisi), diritti i cui istituti venivano poi indagati con il metodo scientifico del positivismo. A questo settore di indagine appartengono interessanti studi del G. quali La misura delle composizioni nelle antiche leggi germaniche (Bologna 1883) e La legge salica e gli altri diritti germanici (ibid. 1884).
La lettura positivistica del diritto di fatto vigente nelle società altomedievali sollecitava, comunque, il G. ad avvalersi di categorie giuridiche che la scienza pandettistica andava allora costruendo sulla base del diritto romano. Di qui la progressiva maturazione nel G. dell'interesse per la presenza di istituti e principî romanistici negli ordinamenti del primo Medioevo, interesse che finì per prevalere sull'altro e che si espresse in numerosi studi, tra i quali si ricordano Gli editti di Teodorico e di Atalarico e il diritto romano nel regno degli Ostrogoti (ibid. 1884), L'antica procedura germanica e le legis actiones del diritto romano (ibid. 1884), Sulla proprietà in Italia nella prima metà del Medioevo (ibid. 1884) e L'opera di Cassiodoro a Ravenna, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, III (1885), pp. 235-463. Il G. si avvicinò pertanto a N. Tamassia che nello stesso torno di anni andava abbandonando la concezione germanistica prevalente nella storiografia italiana di diritto intermedio per sostenere la continuità del diritto romano non solo nelle consuetudini altomedievali, ma anche nelle leggi dei popoli germanici.
Libero docente di storia del diritto italiano nel 1881, nell'anno accademico 1881-82 svolse nella facoltà giuridica bolognese un corso libero della materia e vi tenne per incarico l'insegnamento di diritto canonico. Nel 1883 si laureò a Bologna in lettere e filosofia. Dopo aver seguito corsi di perfezionamento a Roma (1883-84) e a Berlino (1884-85), nel 1886 vinse il concorso per professore straordinario di storia del diritto italiano nell'Università di Bologna, divenendo ordinario nel 1889.
Durante il soggiorno berlinese il G. venne a conoscenza di un manoscritto di una singolare opera giuridica altomedievale conservato presso il British Museum di Londra (Additional 47676, già Holkham 219). Si tratta di un'opera articolata in due parti, la prima composta da passi della compilazione giustinianea - in particolare del Codice, delle Istituzioni desunti da un testo epitomato, delle Novelle nella forma dell'Epitome Iuliani, della Pragmatica sanctio pro petitione Vigilii -, la seconda formata da 159 capitoli della Lex Wisigothorum: tra le due parti erano collocati 14 capitoletti di incerta origine. Il G. provvide all'edizione del manoscritto (Un'antica compilazione di diritto romano e visigoto con alcuni framenti delle leggi di Eurico tratta da un manoscritto della biblioteca di Holkham, Bologna 1886) e dette il suo nome all'opera che venne chiamata dagli studiosi Collezione Gaudenziana. E Fragmenta Gaudenziana furono detti i 14 capitoletti che il G. attribuì al re Eurico, autore della Lex Wisigothorum, senza però convincere gli studiosi contemporanei e successivi, i quali hanno sostenuto origini diverse.
Le ricerche del G. sulle fonti giuridiche altomedievali proseguirono negli anni successivi: nella Biblioteca Vallicelliana di Roma egli rinvenne poco dopo un manoscritto (appartenuto in origine al capitolo della Chiesa di Veroli, passato successivamente all'abbazia di Casamari, oggi Vallicelliano B. 32) nel quale erano contenuti sei capitoli che egli pubblicò attribuendoli alla Lex Wisigothorum (Tre nuovi frammenti dell'editto di Eurico, in Rivista italiana per le scienze giuridiche, VI [1888], pp. 234-245). Si tratta di un'altra opera singolare, che reca il titolo di Lectio legum ed è composta - come è stato messo in luce dagli editori successivi al G. - da passi tratti sia dalla Lex Wisigothorum, sia dall'editto di Teodorico, dalla Summa Perusina e da fonti germaniche di difficile individuazione (Cortese).
Lo studio delle fonti accentrò in quegli anni l'interesse scientifico del G. che formulò un ambizioso progetto di edizione di testi giuridici inediti comprendente tre sezioni dedicate rispettivamente a opere dei glossatori, alle antiche collezioni canoniste, alle testimonianze della giurisprudenza romana nell'Alto Medioevo. Del progetto il G. riuscì a realizzare soltanto la prima sezione con la Bibliotheca iuridica Medii Aevi che comprende tre volumi: il primo (Bologna 1888) pubblica opere attribuite a Irnerio - il Formularium tabellionum e la Summa institutionum -, la Summa codicis di Rogerio, la Summula de pugna di Ugo di Porta Ravegnana e Quaestiones dominorum; il secondo (ibid. 1892) scritti di Ranieri da Perugia, Roffredo Beneventano, Anselmo dell'Orto, Ugolino, Giovanni Bassiano, Incmaro di Reims; il terzo (ibid. 1901) opere di Pillio da Medicina, di Alberto da Gandino, di Giovanni da Viterbo e altri.
L'edizione di opere dei glossatori si collocava, peraltro, nel nuovo filone di studi inaugurato dal Gaudenzi. Senza abbandonare del tutto gli interessi precedenti - nel 1888 riprendeva l'analisi del diritto germanico con Le vicende del mundio nei territori longobardi dell'Italia meridionale, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, XII, pp. 95-118 -, egli cominciò allora a dedicarsi alla storia del Comune di Bologna e dello Studio cittadino. Sempre nel 1888 pubblicò gli Statuti del popolo di Bologna del secolo XIII. Gli ordinamenti sacrati e sacratissimi colle riformagioni da loro occasionate e dipendenti ed altri provvedimenti, in Monumenti istorici pertinenti alle provincie della Romagna (Bologna); quindi gli Statuti delle Società del popolo di Bologna, in Fonti per la storia d'Italia, III-IV, Roma 1889-96; Appunti per servire alla storia dell'Università di Bologna e dei suoi maestri, I, L'età di Pepone e di Irnerio, in L'Università, III (1889), pp. 158-211; Lo Studio di Bologna nei primi due secoli della sua esistenza (Bologna 1901), un ampio saggio arricchito da alcuni studi sull'origine della scuola bolognese e sulla sua organizzazione collocati in appendice.
Negli anni successivi la produzione scientifica del G. proseguì intensa con studi sulle fonti (A proposito di un nuovo manoscritto del Costituto pisano, in Atti della R. Accademia dei Lincei, Rendiconti, s. 5, III [1895], pp. 690-701; L'età del decreto di Graziano e l'antichissimo ms. cassinese di esso, in Studi e memorie per la storia dell'Università di Bologna, I [1907], pp. 65-96; Un nuovo documento sopra Gualcosio e la storia della cosidetta Valcausina, in Festschrift für Heinrich Brunner, Weimar 1910, pp. 539-572), sulla storia bolognese (Il monastero di Nonantola, il ducato di Persiceto e la Chiesa di Bologna, in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo, XXII [1900], pp. 77-214), sui rapporti tra diritto romano e diritto germanico (Le notizie dorsali delle antiche carte bolognesi e la formula "post traditam complevi et dedi"…, Roma 1904; La costituzione di Onorio II sul giuramento di calunnia e la Lombarda, legge imperiale di Enrico V, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XIV [1914], pp. 267-286).
Socio corrispondente della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna dal 1885, nel 1889 divenne socio attivo e nel 1911 professore emerito. Morì a Modena il 25 marzo 1916.
Fonti e Bibl.: Necr. in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 4, VI (1916), pp. 154-156; F. Brandileone, Commemorazione di A. G., in Rendiconti della R. Accademia delle scienze di Bologna, s. 2, I (1916-17), pp. 4-6; L. Simeoni, Storia dell'Università di Bologna. L'età moderna, Bologna 1940, pp. 215 s.; B. Paradisi, Apologia della storia del diritto italiano, Bologna 1973, ad indicem; E. Cortese, Il diritto nella storia medievale, I-II, Roma 1995, ad indices; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, pp. 226 s.