MANCINI, Augusto
Nacque a Livorno il 2 marzo 1875 da Natale, negoziante in cappelli, e da Angiola Benvenuto.
Dopo gli studi liceali a Livorno, dove ebbe come insegnante di lettere G. Pascoli, dal 1891 al 1895 frequentò l'Università e la Scuola normale superiore di Pisa, laureandosi in letteratura greca con F. Zambaldi. In seguito (1895-96), si perfezionò presso l'Istituto superiore di Firenze, sotto la guida di G. Vitelli, e presso la Scuola di archeologia di Roma. Il 1 febbr. 1898 sposò Giulia D'Achiardi, da cui ebbe cinque figli.
Negli anni di Normale il M. era divenuto amico di G. Gentile, suo coetaneo: i due, negli anni, si scambiarono molte lettere, e - divenuti colleghi alla Normale - dal 1939 avrebbero diretto insieme la "Nuova Collezione di testi umanistici inediti o rari" della casa editrice Olschki. Nel 1895, a Firenze, il M. conobbe anche C. Battisti, E. Bittanti, R. Mondolfo, G. Salvemini, quest'ultimo poi suo collega a Messina e Pisa.
Il M. iniziò a insegnare latino e greco nei licei di Messina (1897), Palermo (1897-98), Lucca (1898-1901) e Roma (1902); nel frattempo partecipava a diversi concorsi universitari, ottenendo più d'una idoneità, ma riuscendo a farsi chiamare solo nel 1902 come docente di grammatica greca e latina (poi anche di paleografia) presso l'Università di Messina. Nel 1905 venne promosso ordinario della stessa materia, e con tale qualifica passò, nel 1907, all'Università di Pisa, dove, nel 1927, assunse la cattedra di letteratura greca. Rettore dell'ateneo pisano dal 1945 al 1947, fu collocato a riposo nel 1950 e nominato emerito l'anno seguente.
Dal 1934 aveva tenuto corsi di grammatica greca e latina e poi (dal 1939) di paleografia greca e latina presso la Scuola normale superiore (fra i suoi allievi C.A. Ciampi, S. Mariotti, F. Munari, A. Natta, A. Roncaglia). Socio di numerose accademie, fra cui l'Accademia lucchese (che presiedette dal 1947) e la Società storica pisana, fu anche socio corrispondente (dal 1932), poi nazionale (dal 1948), dell'Accademia nazionale dei Lincei. Fu poi tra i primi soci della Croce verde, di cui divenne presidente nel 1908 e nel 1914.
La sua multiforme produzione scientifica si risolve in una messe di brevi contributi sui temi più disparati (il M. scrisse anche sui libretti pucciniani e su Kahlil Gibran), non legati da alcun disegno organico, anche se sempre animati da vivo ingegno e curiosità per il dato storico ed erudito: di là da una certa approssimazione, il limite di tali studi sta nel fatto che si contentano, per lo più, di risolvere piccoli problemi, di suggerire ulteriori, interessanti vie di ricerca, anziché percorrerle fino in fondo. La produzione del M. risulta dispersa in mille sedi, spesso difficilmente reperibili, e circola in molti casi piuttosto per via d'estratti: una discreta copertura del materiale si ottiene sommando i fondi della Biblioteca della Scuola normale superiore e della Domus mazziniana a Pisa, e della Biblioteca statale di Lucca.
I lavori di filologia greca, quasi tutti anteriori ai 30 anni, abbracciano per lo più note critiche ed esegetiche a vari autori, da Esiodo a Bacchilide a Euripide, dal Fragmentum Grenfellianum a Eusebio ad agiografie bizantine: dispersi, come si è accennato, in riviste poco accessibili, essi sono pressoché ignorati da tutta la critica successiva. Significativamente, gli unici lavori di qualche respiro in quest'ambito sono la sua tesi di licenza normalistica e la sua tesi di laurea, apparse negli Annali della Scuola normale superiore di Pisa, del 1894 (XI) e 1895 (XII) e circolate in estratti: L'elemento lirico nell'epos omerico rintraccia nella dizione omerica (in specie nelle preghiere, nelle parenesi e nei compianti) le vestigia di un patrimonio espressivo appartenente alla poesia lirica anteriore; Il dramma satirico greco offre un riesame di tutta la tradizione antica (letteraria, erudita e figurativa) relativa al dramma satiresco, tramite il quale il M. enuclea le caratteristiche tematiche, metriche e linguistiche più rilevanti di questo malnoto genere letterario.
In ambito latino si segnalano gli studi,
anch'essi precoci, relativi a Virgilio: Osservazioni critiche sulle Bucoliche di Virgilio (Padova 1903, sulla cronologia) e Sull'interpretazione e sulla fortuna dell'egloga IV di Virgilio (Torino 1905); di minor momento invece, anche se sempre ben informati e poggianti su salde conoscenze storiche e linguistiche, i suoi saggi su Lattanzio, Pseudo Apuleio, Persio, Giustino.
Il M. fu autore di vivaci traduzioni (non scevre di toscanismi) da Persio e da Aristofane, e di diversi commenti scolastici di opere classiche (Eschilo, Euripide, Orazio, Virgilio; il più noto e riuscito è senz'altro quello alle Georgiche [Palermo 1908]). Pure per la scuola redasse una Grammatica della lingua greca (Milano 1935) - che ancora nel 1950 G. Pasquali giudicava la migliore fra quelle esistenti -, nonché una Storia della letteratura greca (Firenze 1953).
Convinto della necessità di studiare il Medioevo e il Rinascimento per capire le forme di trasmissione del mondo antico, il M. spostò ben presto il fulcro dei suoi interessi sulla filologia medievale latina e italiana, nella quale meglio vede realizzarsi l'indiscusso primato della scuola storica italiana (da D. Comparetti a P. Rajna, da A. D'Ancona al suo amico Michele Barbi: si vedano la sua recensione alla Vita nova del Barbi, in Annali della Scuola normale di Pisa, s. 2, III [1934], pp. 155-161, e il suo scritto Umanisti e umanesimo, in Rinascimento, V [1954], pp. 3-17). In quest'ambito affrontò questioni di onomastica, di lessicografia, di grammatica, di epigrafia, esaminando molti codici dimenticati (di speciale interesse quelli relativi a G. Savonarola) e assumendosi fra l'altro l'onere dell'edizione di alcune opere latine di Dante (che tuttavia, dopo qualche studio preliminare, non avrebbe condotto mai a termine). Altri contributi danteschi mirano all'esegesi erudita di singoli versi, oppure si propongono ricerche storiche collaterali. Di interesse eminentemente locale sono invece i suoi contributi di filologia umanistica (su C. Salutati, Sozomeno da Pistoia, A. Poliziano).
Il M. fu anche un ottimo catalogatore di manoscritti greci (in specie quelli di Messina) e studiò a lungo la storia dei codici e delle biblioteche della sua città (l'Index dei codici latini di Lucca apparve in Studi italiani di filologia classica, VII [1900], pp. 115-320).
Appassionato esploratore di archivi, e convinto della loro centralità per la comprensione e la valorizzazione della storia delle città d'Italia (si veda quanto scrive in proposito in Misc. lucchese di studi storici e letterari in onore di S. Bongi, Lucca 1926, pp. VII-XXXIV), il M. dette contributi copiosi e fondamentali alla storia e all'erudizione locale: è in quest'ambito che egli produsse la sua opera più significativa, la Storia di Lucca (Firenze 1950), preceduta da una messe di articoli minori nei quali riesuma e interpreta con vivo senso storico antiche agiografie, bolle papali, lettere private, codici di leggi, libri memoriali, quadri, affreschi, iscrizioni murali.
Infine, il M. dedicò numerosi studi eruditi alla storia del Risorgimento, incentrati anzitutto su Mazzini e i mazziniani (per es.: Centocinquant'anni di vita e Giuseppe Mazzini, Genova 1955), ma afferenti talora anche a G. Giusti, F.D. Guerrazzi, T. Strocchi e altri patrioti. Redasse profili storici della Scuola normale, dell'Università di Pisa, e fu infaticabile autore di commemorazioni, di ricordi (molti e commossi quelli dedicati a Pascoli), di recensioni a libri di ogni tipo.
Il M. ebbe anche un'attività politica di un certo livello; la sua precoce ammirazione per Mazzini e i suoi saldi ideali repubblicani lo portarono in gioventù a iscriversi al Partito repubblicano italiano (PRI) e suoi articoli (non firmati) comparvero nel giornale Il Popolo sovrano, organo del PRI di Livorno (1900-03). La sua carriera iniziò nel Consiglio comunale di Lucca, dove sedette all'opposizione dal 1908 al 1912.
Blandamente anticlericale, molto legato ad alcune categorie di lavoratori statali (rivestì cariche nelle federazioni dei postelegrafici e dei ferrovieri), in questi anni si batté a fianco dei socialisti e dei radicali per interventi nella sanità pubblica, per il suffragio universale, per la tutela del patrimonio artistico e contro l'oppressione e la corruzione delle piccole oligarchie.
Nel 1913 si candidò alle elezioni politiche per il Blocco repubblicano nel collegio di Borgo a Mozzano; sconfitto, riuscì a dimostrare i brogli perpetrati dal suo avversario, D. Tomba, e a ottenere nuove elezioni, che vinse con ampio margine (25 apr. 1915). Acceso interventista, strenuo oppositore di G. Giolitti (sin dalla spedizione in Libia), alle elezioni del 16 nov. 1919 fu eletto deputato per il collegio di Lucca nelle liste dell'Unione democratica; alla Camera s'iscrisse al gruppo di Rinnovamento. Spaventato dagli scioperi e dall'evoluzione massimalista del Partito socialista italiano (PSI), nelle elezioni del 15 maggio 1921 si candidò nel Blocco nazionale. Alla Camera s'iscrisse al gruppo di Democrazia sociale e con esso votò la fiducia al primo governo Mussolini, e sostenne la legge elettorale Acerbo.
Durante e dopo la guerra mondiale, l'attività parlamentare del M. fu volta principalmente a emanare o sostenere provvedimenti in favore dei combattenti, dei reduci, di varie categorie sociali (studenti, contadini, pastori), nonché alla realtà locale del suo collegio. Ma soprattutto, conformemente a un interesse che aveva coltivato sin dai primi anni d'insegnamento, ebbe presente nell'attività parlamentare la questione del sistema d'istruzione e della sua riforma (si veda in particolare la relazione con cui il 16 marzo 1921 affossò la riforma dell'istruzione secondaria promossa da B. Croce; ma nel 1925 non esitò a criticare dalle pagine della Nuova Antologia anche la riforma Gentile).
Dopo il delitto Matteotti, ritiratosi dalla vita politica pubblica, il M. capeggiò a Lucca un'effimera organizzazione antifascista clandestina e firmò il manifesto degli intellettuali antifascisti di B. Croce. Per il resto del Ventennio non prese mai la tessera del Partito nazionale fascista (PNF), ma prestò giuramento di fedeltà al regime (sia come professore, sia come accademico dei Lincei e poi accademico d'Italia) e, pur nutrendo sentimenti di sincero antifascismo (si vedano le Memorie del carcere, a cura di D. Morelli, Firenze 1986), non li tradusse in alcun tipo di atto pubblico, e anzi parzialmente li contraddisse con l'adesione all'Istituto fascista di cultura e all'Accademia d'Italia.
Dal 1943 il M. fiancheggiò gruppi di resistenti lucchesi, pagando il suo impegno con alcuni mesi di prigione, dal 5 gennaio al 15 maggio 1944. Dopo la Liberazione, fu a capo del Comitato di liberazione nazionale (CLN) della Lucchesia, poi candidato (senza fortuna) prima alla Costituente nelle file della Concentrazione democratico-repubblicana di F. Parri e U. La Malfa, quindi al Senato nelle file del PRI (1953).
Esponente riconosciuto del repubblicanesimo e dell'antifascismo, nel 1952 - al termine di lunghi sforzi burocratici e amministrativi - riuscì a coronare il sogno di fondare la Domus mazziniana di Pisa, istituzione votata alla conservazione e allo studio delle memorie del Risorgimento italiano. Pochi mesi prima di morire fu nominato grande ufficiale al merito della Repubblica Italiana.
Il M. morì a Lucca il 18 sett. 1957.
Fonti e Bibl.: Necr., in Clizia, XVIII (1957), pp. 3-7 (M. Pasquale); Boll. della Domus mazziniana, IV (1958), pp. 1-4 (L. Salvatorelli); Studi danteschi, XXXV (1958), pp. 321 s. (F. Mazzoni); Atti dell'Acc. lucchese di scienze lettere ed arti, n.s., VIII (1958), pp. IX-XII (S. Ferri); Atti dell'Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, s. 8, XIII (1959), pp. 380-384 (N. Terzaghi); Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2971, f. Mancini, Augusto; Ministero della Pubblica Istruzione, Professori universitari, III vers., b. 287, f. Mancini, Augusto; Ministero dell'Interno, Dir. gen. Pubblica Sicurezza, Polizia politica, b. 764, f. Mancini, Augusto; Segreteria particolare del duce, Corrispondenza ordinaria, b. 514.713; Ibid., Arch. della Fondazione G. Gentile per gli studi filosofici, Lettere di terzi a Gentile, f. Augusto Mancini; Arch. di Stato di Pisa, Università di Pisa, inv. 13 ter, Fascicoli studenti, b. 40, f. 3809; Fascicoli docenti, b. 11, f. 302; Pisa, Arch. stor. della Scuola normale, f. pers. Augusto Mancini e Registro delle lezioni; Ibid., Domus mazziniana, filze B.II.a 44/1; D.I.b 1-62; M.V.d 1/2; N.IV.g 1-35. Sull'attività politica del M. fra il 1908 e il 1923 molto si apprende dai settimanali lucchesi La Sementa e Gazzetta di Lucca (ad annos); sull'attività parlamentare cfr. negli Atti parlamentari della Camera dei deputati le Discussioni e i Disegni di legge e relazioni per le legislature XXIV, XXV e XXVI, ad indices; ma cfr. anche L'on. M. chiarisce la sua condotta politica agli elettori, in Giornale di Valdinievole, 28 dic. 1922. Vedi inoltre: Carteggio Gentile-Jaja, a cura di M. Sandirocco, Firenze 1969, I, p. 313; II, p. 335; Lettere di G. Gentile a B. Croce, a cura di S. Giannantoni, V, Firenze 1990, p. 287; Carteggio Gentile-Pintor (1895-1944), a cura di E. Campochiaro, Firenze 1993, ad ind.; L. Russo - G. Gentile, 1913-1943, a cura di R. Pertici - A. Resta, Pisa 1997, pp. 319-321; G. Gentile e il Senato. Carteggio 1895-1944, Soveria Mannelli 2004, pp. 553 s.; vedi ancora: F. Possenti, Contributo di A. M. alla storia e alla cultura di Lucca, Firenze 1960; T. Bolelli, A. M., in Annuario della Scuola normale superiore di Pisa, vol. 5, (1941/42-1963/64), Pisa 1965, pp. 65-67; La Resistenza in Lucchesia, Firenze 1965, ad ind.; D. Veneruso, La vigilia del fascismo, Bologna 1968, pp. 458, n. 43, 497; S. Mariotti, Filologi classici ex-normalisti, in Atene e Roma, XVII (1972), pp. 72 s.; F. Possenti, Introduzione, in A. Mancini, Storia di Lucca, Lucca 1975, pp. V-XV; G. Pascucci, On. prof. A. M., in Fascicolo memoriale, Lucca 1978, pp. 25-37; A. Galante Garrone, Salvemini e Mazzini, Messina-Firenze 1981, p. 37; Il contributo dell'Università di Pisa e della Scuola normale superiore alla lotta antifascista ed alla guerra di liberazione, a cura di F. Frassati, Pisa 1989, pp. 148, 196; E. Degani, Italia, in La filologia greca e latina nel secolo XX. Atti del Congresso internazionale, Roma( 1984, II, Pisa 1989, pp. 1123 s.; G. Tognon, B. Croce alla Minerva, Brescia 1990, ad ind. (spec. pp. 513-526); P. Simoncelli, Cantimori, Gentile e la Normale di Pisa, Milano 1994, pp. 120 s.; E. Sestan, Memorie di un uomo senza qualità, Firenze 1997, pp. 300 s.; P. Simoncelli, La Normale di Pisa. Tensioni e consenso (1928-1938), Milano 1998, pp. 52-55, 201-203, 211-215; Enc. Italiana, Appendice I e Appendice III, s.v.; F. Pontani, Un eroe tra due mondi: A. M., in Id., Dialoghi con il presidente (in corso di stampa).