BIENATO, Aurelio
Nacque a Milano, in data incerta, ma probabilmente poco prima della metà del sec. XV. Non si sa né quando né perché abbia lasciato la città di origine per Napoli: non si può escludere che vi si sia recato al seguito di Ippolita Maria Sforza, sposa al duca di Calabria Alfonso d'Aragona (1465).
Le sue note biografiche sono tutte riconducibili a poche date. Risulta lettore di retorica all'università di Napoli quasi ininterrottamente dal 1470 al 1480 con la provvisione di 40 e 30 ducati. Frutto di queste lezioni è il commento a Quintiliano composto tra il 1475 e il 1476; sull'opera, ancora inedita, il Miola preparava uno studio che non è più apparso.
Circa il suo insegnamento per gli anni successivi si sa solo che nel 1490 ebbe come allievo Pietro d'Aragona, secondogenito del duca di Calabria e di Ippolita Maria Sforza. Suo discepolo si dichiara anche Pietro Gravina nella prefazione alla ristampa degli Elegantiarum epithomata, ma non si sa se e quando abbia seguito delle lezioni.
Il 21 nov. 1485 il B. fa eletto vescovo di Martirano (Catanzaro), sede che mantenne fino alla morte.
Della sua attività pastorale si sa solo che nel 1492 consacrava, insieme con l'arcivescovo di Cosenza, Battista Pinelli, e il vescovo di Nicastro, Antonio Lucido, la chiesa del convento dei padri predicatori di Rogliano (Cosenza). Nel 1493 risulta "perpetuus commendatarius abbatie Sancti Nicolai de Fogia" (Percopo, pp. 589-560, nn. XIII-XIV).
Il 20 febbr. 1490 il B. rimase coinvolto in un episodio che presenta notevoli punti oscuri: "se ferio da se medesmo in la gola con uno rasoro", dopo aver colpito "uno suo preite malamente con una spada in li fianchi" (Leostello, p 307). Curato per intervento della stessa corte, si era in breve ripreso, né la cosa sembra avere nociuto alla sua fama, dato che il 16 apr. 1492 ricevette l'incarico di leggere nella chiesa di S. Maria la Nuova l'orazione funebre per la morte di Lorenzo de' Medici; incarico di rilievo: infatti, più che di un atto di pietà, si trattava di un atto politico tendente a rafforzare e confermare i rapporti tra Napoli e Firenze. L'ultimo suo intervento ufficiale fu all'incoronazione di Alfonso II l'8 maggio 1494. La data di morte va posta negli ultimi mesi del 1496, poiché il 9 genn. 1497 veniva eletto il successore Angelo de Papacoda.
L'opera più interessante, conseguenza, come sembra, del discepolato dal Valla (Capialbi, p. 49), sono gli Elegantiarum epithomata in sex libros, dedicati "claro et generoso adolescenti Sebastiano de Augustinis", che ebbero tre edizioni incunabole e furono riediti per quattro volte nel Cinquecento, anche a cura di Pietro Gravina. Nell'opera il B. si mostra grande ammiratore del Valla di cui giudica che "da Svetonio ad ora nessuno è stato più esperto nella lingua latina, lui che ha emulato l'eloquenza di Marco Tullio e di Fabio Quintiliano".
Anche se la sua opera ebbe un largo seguito di edizioni, il nome del B. non si trova frequentemente ricordato. Di lui parlano solo: Ambrogio Leone, che lo ricorda nel De Nola tra le persone che passavano, come il Valla, lunghi periodi di riposo a Nola; Pietro Iacopo de Gennaro, che nel suo Delle sei etate della vita umana ricorda "Aurelio... ch'al secol nostro affina ogne elegancia"; Aulo Giano Parrasio lo cita, circa nel 1493, nella Oratio ad patricios Neapolitanos e Pietro Gravina nella già ricordata lettera di prefazione agli Elegantiarum epithomata.
Fonti e Bibl.: Il commento a Quintiliano, inedito, si trova nel cod. V, D, 30, della Bibl. Naz. di Napoli (cfr. P. O. Kristeller,Iter Italicum, I, pp. 415-416; II, p. 570). L'orazione funebre per Lorenzo dei Medici fu pubblicata dopo l'8 apr. 1492 a Milano da F. Mantegazza (cfr. Gesamtkatalog der Wiegendrucke, IV, n. 1346), e ristampata da V. Capialbi nelle Memorie di R. Zeno e A. Bienato, Napoli 1838, pp. 49-86. Le edizioni incunabule degli Elegantiarum epithomata, tutte napoletane, sono del 1479-80 (Francesco di Dino), 1488 (Francesco del Tuppo), 1491 (Christian Preller): cfr. Gesamtkatalog, nn. 4343, 4344, 4345; cfr. inoltre Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d'Italia, I, p. 222, nn. 1719-1722. Vedi ancora J. P. Leostello,Effemeridi delle cose fatte per il Duca di Calabria, in G. Filangieri,Documenti per la storia,le arti e le industrie, I, Napoli 1883, p. 307; E. Percopo,Nuovi doc. su gli scrittori e gli artisti dei tempi aragonesi, in Arch. stor. per le prov. nap., XIX(1894), pp. 584-591; C. Eubel,Hierarchia catholica…, II, Monasterii 1914, p. 187; G. Bresciano,Neapolitana II: nuovi contributi alla storia della tipografia napoletana nel sec. XVI, Firenze 1936, pp. 7-9; C. De Frede, I lettori di umanità nello studio di Napoli durante il Rinascimento, Napoli 1960, pp. 28, 35, 65, 71, 78, 80, 110, 138; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, col. 1439.