Roncaglia, Aurelio
Filologo romanzo (Modena 1917); insegna nell'università di Roma dal 1956. Gli scritti del R. che riguardano D. sono: Parole di D.: " gente argolica " (If XXVIII, 84), in " Lingua Nostra " VIII (1947) 6-7; Il canto XXVI del Purgatorio, Roma 1951; Il canto VI del Purgatorio, in " Rassegna Lett. Ital. " CXXXIII (1956) 79-85; Precedenti e significato dello Stil Novo dantesco, in D. e Bologna nei tempi di D., Bologna 1967, 13-34; Lectura Dantis: Inferno XXI, in " Yearbook of Italian Studies " 1971, 3-28; inoltre un intervento sul testo della Commedia (Pd XXI 43-51, proposta accolta da G. Petrocchi nella sua edizione), in Valore e giuoco dell'interpretazione nella critica testuale, in Studi e problemi di critica testuale, Bologna 1961, 45-62.
Le ‛ lecturae ' del Purgatorio testimoniano che l'attività del R. dantista prosegue strettamente collegata ai suoi interessi provenzali e romanzi. Elementi moderni e densi di prospettive sono alcune analisi di struttura, cioè il rilievo della posizione strutturale delle personae all'interno dei canti e il conseguente discorso sulla funzionalità ideologica e poetica delle varie strutturazioni. Ancora assai interessante è l'attenzione del R. al valore di certo lessico dantesco colto nella sua pregnanza segnaletica. Nel saggio sullo stil nuovo dantesco il R. dimostra che il punto di partenza dello stil nuovo non è la Provenza nei suoi più tardi frutti poetici - ciò che è la ‛ vulgaris opinio ' - ma Bologna, dove opera Guinizzelli che in modo nuovo mette a fuoco la metafora della donna-angelo attraverso un'ottica filosofica neoplatonico-agostiniana. Il salto che D. opera rispetto al Guinizzelli consiste nella collocazione della donna-angelo a livelli metafisici e religiosi; la stessa formula " dolce stil novo " è intrisa di echi della mistica vittorina e quindi agostiniana. La lettura del canto XII dell'Inferno offre squarci interessanti sia a livello di analisi e di risultati critici, ad esempio con il discorso sul realismo e sullo stile comico di D. (discorso che esclude qualsiasi concessione allo stile basso ma che invece presuppone in D. una raffinatezza culturale e una sorvegliatezza letteraria notevoli), sia a livello metodologico, dove il R. rifiuta di " categorizzare " i concetti di realismo e stile comico per verificarli nella loro contingente motivazione.