RONCAGLIA, Aurelio
Filologo e critico, nato a Modena l'8 maggio 1917. Dopo gli studi medio-superiori a Modena e la frequenza come interno alla Scuola Normale Superiore di Pisa (1935-39), si laureò in lettere con L. Russo; ottenne quindi il diploma di licenza in Filologia romanza con C. Merlo e G. Pasquali, e successivamente (1939-41) seguì gli studi di perfezionamento a Firenze (con M. Barbi) e a Roma (con G. Bertoni e A. Schiaffini). Vincitore di concorso a cattedra di Filologia romanza nel 1953, insegnò la stessa disciplina all'università di Pavia dal 1954 al 1956, anno in cui fu chiamato a succedere ad A. Monteverdi nella facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Roma. Titolare della cattedra di Filologia romanza dal 1956 al 1987, professore fuori ruolo presso la stessa università fino al 1992. Qui inoltre ha diretto l'Istituto di filologia romanza prima, e organizzato il Dipartimento di studi romanzi poi, coordinando anche i corsi per il Dottorato di ricerca in Filologia romanza e italiana. Dirige la rivista Cultura Neolatina, la collana di "Studi, testi e manuali" a essa collegata, sovrintende alla collaborazione italiana al "Corpus des Troubadours" dell'Union Académique Internationale e al "Grundriss der romanischen Literaturen des Mittelalters". Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei (1984), vicepresidente dell'Union Académique Internationale (1986-88 e 1991-93), presidente della Société de Linguistique Romane (1983-86), della Società filologica romana e dell'International Society of Courtly Literature, socio corrispondente dell'Institut de France, membro dell'Académie Européenne, della Real Academia de Buenas Letras di Barcellona, dell'Academia das Ciências di Lisbona, dell'Academia Româna di Bucarest e di numerose altre istituzioni culturali, maître ès jeux dell'Académie des Jeux Floreaux di Tolosa. È dottore honoris causa per l'Université d'Etat di Liegi, e ha tenuto per invito corsi, seminari e conferenze alla Scuola Normale di Pisa, alla Sorbona, in vari atenei italiani e stranieri.
La vocazione filologica − fondata su una cultura classica, medievale e moderna vasta e profonda − ha permesso a R. di trovarsi fin dagli inizi a suo agio tanto in questioni di ermeneutica poetica applicata ad autori contemporanei (Gozzano) o in studi sui preromantici (Mme de Staël), quanto nello studio delle opere minori del Boccaccio, di cui nel 1941 ha pubblicato (in edizione critica per gli "Scrittori d'Italia" di Laterza) l'autografo laurenziano della Teseida. Non meno vivo, tuttavia, è il fascino esercitato su R. da altri momenti della poesia italiana delle Origini, dai Siciliani a Dante, dagli stilnovisti alla letteratura epica e cronachistica franco-italiana (Le Origini, nel vol. i della Storia della Letteratura Italiana, diretta da E. Cecchi e N. Sapegno, 1965, pp. 1-270; La letteratura franco-veneta, ibid., vol. ii, 1965, pp. 725-59). L'attrazione per gli autori, maggiori e minori, del Medioevo italiano si è ampliata a questioni di fondo (culturali, testuali e metrico-ritmiche) delle origini romanze, dall'epica (è del 1947 l'edizione critica della Chanson de Roland) ai rapporti tra cultura araba e cultura mediolatina, fino ad annettere l'area occitanica con il saggio su Roland a Saragossa (in Cultura Neolatina, 10 [1950]) e l'edizione di due sirventesi di Marcabruno (ibid.). Lo studio della poesia trobadorica si sarebbe ben presto rivelato un settore privilegiato degli interessi filologici e letterari di R., sensibile sia al dato filologico puntuale che all'esigenza di reinserire ogni tessera in una visione complessiva del fenomeno trobadorico. Tra i risultati di questo impegno, un'esemplare antologia della letteratura medievale di area gallo-romanza (Le più belle pagine della letteratura d'oc e d'oil, 1961 e 1973), sinossi alla quale sono sottesi numerosissimi studi settoriali − non ultime le due limpide introduzioni grammaticali alla lingua dei trovatori e a quella dei trovieri (La lingua dei trovatori, 1965; La lingua d'oïl, 1971) −, la rivisitazione puntuale dei testi e delle letture e soprattutto l'attenzione dedicata alle corti, assunte quali luoghi di formazione e di formulazione delle nuove intelaiature culturali (Le corti medievali, nel vol. i della Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa, 1982, pp. 33-147).
Ma tra gli impulsi prevalenti del pensiero di R. è l'attenzione dedicata al testo (e si vedano i Principi e applicazioni di critica testuale, 1975), costante nelle innumerevoli correzioni proposte alle letture dei suoi predecessori. L'altro, è l'urgenza di ripudiare la frammentazione del sapere conseguente alla spartizione specialistica in ''mondi separati'' voluta dall'ordinamento universitario e il richiamo alla funzione sintetizzatrice della filologia romanza, intesa quale disciplina che può e deve superare le barriere linguistiche all'interno del mondo romanzo e più latamente del mondo medievale (mediolatino, arabo, germanico); barriere inconcepibili nella dimensione intrinsecamente unitaria della cultura europea delle origini.
La Bibliografia degli scritti di R., a cura di G. Gerardi Marcuzzo, è contenuta nella Miscellanea di studi in onore di Aurelio Roncaglia, 4 voll., 1989, vol. i, pp. xxi-xli.