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AUSTRIA

di Bruno NICE - Florio GRADI - Francesco CATALUCCIO - - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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AUSTRIA (V, p. 458; App. I, p. 196; II, 11, p. 311)

Bruno NICE
Florio GRADI
Francesco CATALUCCIO

Con la stipulazione del trattato di pace (1955) e la conseguente cessazione della occupazione militare dell'A. da parte della Francia, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e della Unione Sovietica, è cessata anche la suddivisione del paese e della sua capitale in quattro diverse "zone d'occupazione". Rimane naturalmente inalterata la divisione del territorio della Repubblica in nove Länder. Complessivamente su un territorio di 83.849 km2, l'A. ha una popol. di 6.933.905 ab. (1951), con una densità di 82,6 ab. per km2. L'aumento della popolazione è lento a causa del basso coefficiente di natalità, che nel 1953 era del 16,7 p. m., mentre quello di mortalità era dell'11,9 p. m. Secondo il censimento del 1951, il 22,8% degli ab. erano sotto i 15 anni d'età, il 13,4% fra 15 e 25, il 53,5% fra 25 e 65, il 10,3% oltre i 65 anni. Ogni anno emigrano definitivamente dai 2000 ai 4000 abitanti; altri 5000, in media, vanno a lavorare temporaneamente nei Paesi dell'Europa occidentale. Durante la guerra l'A. aveva subito una perdita complessiva di circa 600.000 persone, la quale è stata compensata dall'immigrazione di circa 650.000 profughi, che si sono stabiliti soprattutto nell'A. Superiore, nel Salisburgo e nella Stiria. Nell'ambito delle migrazioni interne si accentua il fenomeno dello spopolamento montano. Nel 1951 vivevano oltre i 1000 m. d'altitudine 142.000 persone, e ben 5 milioni sotto i 500 m. Un terzo della popolazione vive in comuni inferiori a 2000 ab.; un buon quarto nella sola Vienna. Secondo il censimento del 1951, le minoranze etniche rappresentavano l'1,3% della popolazione complessiva. Esse erano costituite da 34.000 Croati (Burgenland), 24.000 Sloveni (Carinzia), 11.000 Ungheresi e 5000 Cechi. V'erano inoltre 42.000 profughi di nazionalità straniera.

L'economia dell'A. è oggi molto più florida che nell'epoca prebellica. Già nel 1954 la produzione industriale è stata doppia rispetto a quella del 1937, mentre nel contempo la produzione agricola è aumentata del 17% e le esportazioni sono aumentate del 50%, restando invariate le importazioni. Nel 1951 la percentuale degli addetti all'industria sul totale della popolazione attiva era salita al 37% (31% nel 1935), mentre quella degli addetti all'agricoltura era scesa al 22% (27% nel 1935) e quella degli addetti al commercio e ai trasporti era scesa al 13% (15% nel 1935). Gli arativi coprono il 21% della superficie del Paese e sono per metà dedicati alla produzione dei cereali, ma questi non bastano né per l'alimentazione umana né per quella del bestiame. Il numero dei capi di bestiame è praticamente quello dell'anteguerra, ma è aumentata la produzione media del latte e della carne. La selvicoltura, sottoposta ad uno sfruttamento troppo intenso durante la guerra, richiede ancora la soluzione di varî problemi, ma rappresenta pur sempre una delle maggiori risorse del Paese.

Per quanto concerne l'attività mineraria, la produzione media annua di 200.000 t di carbone fossile è molto inferiore al fabbisogno, che richiede un'importazione annua venti volte superiore. Notevole è la produzione della lignite, che viene però anch'essa integrata dall'importazione. L'estrazione del ferro ha superato nel 1953 (2,8 milioni di t di minerale) il livello prebellico, coprendo i 2/3 del fabbisogno della siderurgia nazionale. La produzione dei pozzi petroliferi dell'A. Inferiore era salita nel 1953, sotto l'amministrazione sovietica, a circa 3 milioni di t, ma oggi è scesa sotto tale livello, in parte per l'eccessivo sfruttamento. Continua è stata invece l'ascesa della produzione elettrica (salita a circa 12 miliardi di kWh nel 1956), di cui l'A. esporta una parte. Nel quadro del commercio con l'estero, le esportazioni sono salite da 3230 milioni di scellini del 1949 a 22.200 mil. del 1956; le importazioni, nel contempo, da 6365 a 25.100. Vi è dunque un deficit nella bilancia dei pagamenti. Tra i Paesi fornitori viene al primo posto la Germania Occidentale, seguita dagli S.U.A. e dall'Italia, mentre tra i paesi clienti l'Italia viene seconda dopo la Germania. Le ferrovie federali hanno registrato un forte aumento di traffico (4,9 miliardi di viaggiatori/km nel 1952 di fronte a 2,5 nel 1939), ma la loro gestione è deficitaria. Alla fine del 1957 circolavano 303.000 autoveicoli, ma quelli adibiti al trasporto delle persone erano spesso vecchi. La navigazione fluviale sul Danubio ha un movimento molto inferiore a quello prebellico, a causa della situazione politica dei Paesi con cui l'A. confina ad E e a S.

Finanze. - L'opera di ricostruzione postbellica ha potuto essere realizzata grazie al congruo aiuto americano, con cui il paese ha potuto finanziare l'eccesso di importazioni che si è registrato durante gli anni dal 1949 al 1952. Nel 1955 gli effetti del movimento di liberalizzazione nei rapporti con l'estero e la conclusione del trattato di pace (luglio 1955) con la cessazione delle spese di occupazione ed il trasferimento di prodotti all'URSS a titolo di riparazioni, hanno contribuito ad inaridire le fonti di introiti valutarî. Ma negli anni successivi la ripresa delle correnti turistiche e l'entrata dei capitali esteri in misura superiore al disavanzo delle partite correnti hanno consentito di rafforzare ulteriormente la posizione valutaria del paese.

Lo stato ha esercitato un ruolo predominante nel processo di rinascita economica, attraverso una politica di larghe spese pubbliche per investimenti produttivi e di incentivi finanziarî. Il bilancio statale si è chiuso sistematicamente in deficit durante l'intero decennio, deficit che è stato interamente coperto mediante i fondi di contropartita degli aiuti elargiti dagli S.U.A. Data la limitata capacità del mercato finanziario interno, il Tesoro è ricorso in questi ultimi anni ai mercati esteri per la raccolta di fondi da destinare al programma decennale d'investimenti.

Fino al 1955 l'attività della banca centrale è stata regolata dalle norme provvisorie adottate nel 1945 in occasione del ripristino della banca stessa dopo la parentesi dell'annessione tedesca. In quell'anno fu approvato un nuovo statuto con cui vennero affidati alla banca centrale la regolazione della moneta e il controllo valutario, in conformità con la politica economica generale. I rapporti di credito con il Tesoro furono limitati e alla banca fu data la facoltà di operare sul mercato aperto e di fissare l'ammontare delle riserve obbligatorie delle banche. Nel dicembre del 1956 fu stabilito di provvedere alla denazionalizzazione delle grosse banche commerciali (la Creditanstalt e la Länderbank) mediante la cessione del 10 per cento delle azioni possedute dallo stato e l'offerta al pubblico di azioni preferenziali che non avevano diritto di voto.

Il regime dei cambî esteri ha subìto durante il decennio trascorso varî ritocchi e modificazioni, fino alla dichiarazione di convertibilità dello scellino (per i non residenti) che è avvenuta nel dicembre 1958. Il sistema attualmente vigente prevede un cambio di parità uguale a 26 scellini per dollaro S.U.A., cambio che può oscillare entro i limiti dello o,75 per cento in ambo i sensi.

Storia. - Morto il 31 dicembre 1950 il primo presidente della Repubblica del dopoguerra, Karl Renner, in carica dal 1945 i due principali partiti - la Volkspartei (cattolica) e il Partito socialista -, che insieme formavano la coalizione governativa, si scontrarono sulla questione se scegliere il nuovo presidente con elezioni a suffragio universale, come prescriveva l'art. 60 della Costituzione del 1929 (rimessa in vigore il 19 dicembre 1945), oppure con elezione indiretta da parte del parlamento federale, come di fatto era avvenuto nelle due precedenti elezioni del 1931 e del 1945. Prevalse la prima tesi, sostenuta dai socialisti. Nell'elezione svoltasi il 27 maggio 1951, il successo spettò al candidato socialista Theodor Körner.

Le divergenze fra i due partiti governativi investivano peraltro quasi tutti gli aspetti del governo del paese, dalla politica economica e finanziaria alle leggi di normalizzazione della vita politica interna. Per lasciare al paese di pronunciarsi, i due partiti decisero l'anticipo delle elezioni generali dal novembre al febbraio 1953, impostando la campagna elettorale sulla politica economica: tendenze pianificatrici e dirigiste dei socialisti contro tendenze liberiste dei cattolici, quest'ultimi rappresentanti degli ambienti industriali e commerciali della città e della gran massa dei piccoli proprietarî delle campagne. Ma i risultati delle elezioni, assegnando 74 seggi (in precedenza 77) ai popolari e 73 seggi (67 nella precedente legislatura) ai socialisti - degli altri raggruppamenti politici, i comunisti passarono da 5 a 4 seggi e la Lega degli indipendenti, formazione di estrema destra, da 16 a 14 seggi -, imposero la ricostituzione della vecchia coalizione governativa con un programma economico di compromesso. La cancelleria venne assunta dal presidente del partito cattolico, Julius Raab.

Del resto, per il momento i due partiti avevano una base importante di unità: il comune impegno di porre fine al regime di occupazione delle quattro grandi potenze alleate (S.U.A., URSS, Gran Bretagna e Francia) attraverso la firma d'un trattato di stato (Staatsvertrag). L'accordo di massima raggiunto nella conferenza di Londra del novembre-dicembre 1947 tra i quattro ministri degli Esteri era stato travolto dal generale inasprimento della tensione fra i due blocchi: sia la conferenza dei ministri degli Esteri a Parigi nella primavera 1949 sia le innumerevoli successive riunioni dei sostituti dei ministri, durante le quali venne elaborato un progetto di trattato completo di quasi tutti i suoi articoli, non valsero a sbloccare una situazione ormai largamente condizionata dal complesso delle relazioni tra i blocchi occidentale ed orientale. Fallì anche un nuovo tentativo d'accordo compiuto dagli occidentali il 13 marzo 1952 con la proposta di un "trattato breve" in 8 articoli che prevedeva il riconoscimento dell'A. quale stato indipendente e sovrano, l'impegno di rispettare la sua indipendenza, il divieto d'una unione alla Germania, il riconoscimento delle frontiere del 1938, il ritiro delle forze armate straniere entro 3 mesi, l'annullamento di riparazioni a carico dell'A. e la restituzione allo stato austriaco entro tre mesi dei beni tedeschi situati nelle quattro zone d'occupazione. Non valse neppure a sbloccare la situazione il tentativo austriaco di far sollevare la questione alle N.U. dal Brasile nel dicembre 1953, e così pure la conferenza dei ministri degli Esteri a Berlino del gennaio-febbraio 1954.

In quest'ultima occasione, anzi, il rappresentante sovietico Molotov propose di rinviare il ritiro delle truppe d'occupazione dall'A. a dopo la conclusione del trattato di pace con la Germania. Favorevoli prospettive per il trattato austriaco si aprirono soltanto dopo che nel 1954 si delineò un alleggerimento dei rapporti tra Occidente e Oriente. Improvvisamente, l'8 febbraio 1955, Molotov abbandonò, in una dichiarazione al Soviet Supremo, la posizione rigida del suo governo, limitandosi a chiedere, per la firma del trattato, che questo desse garanzie contro un nuovo Anschluss e che l'A. si impegnasse a non accedere a coalizioni e alleanze militari e a non permettere la creazione di basi militari sul suo territorio. Accortezza del governo austriaco del cancelliere Raab fu di largheggiare negli atteggiamenti e nelle dichiarazioni tranquillizzanti, ponendo l'A. a "banco di prova per l'intesa dei popoli"; essendosi reso esatto conto delle vere esigenze del governo sovietico, Raab ottenne pieno successo nel viaggio compiuto nell'aprile a Mosca, e il 15 maggio i ministri degli Esteri delle quattro potenze e quello austriaco firmarono il trattato che ridava l'indipendenza all'Austria. Il 26 ottobre successivo, contemporaneamente al completamento dello sgombero delle forze d'occupazione, l'Assemblea nazionale austriaca approvò l'inserimento nella Costituzione dei principî della neutralità permanente. Da allora, per un lato l'A. si sforzò di consolidare buoni rapporti con tutti i paesi e con entrambi i blocchi, per l'altro cercò di affrontare i problemi aperti con i paesi vicini: contrasto con l'Italia sull'interpretazione dell'accordo De Gasperi-Gruber per l'Alto Adige (v.), questione della minoranza slovena in Carinzia, ecc.

Con la firma del trattato di stato, s'inasprì all'interno la polemica tra i partiti della coalizione governativa sull'indirizzo economico e sociale dello stato: due elezioni anticipate, però - una prima volta il 13 maggio 1956 e una seconda volta nel maggio 1959 - non risolsero il problema di dare una maggioranza assoluta ad uno dei due partiti, ed entrambe le volte fu giocoforza tornare a governi di coalizione, presieduti sempre da Raab. Dopo la morte di Körner nel gennaio 1957, salì ancora alla presidenza della Repubblica un socialista, A. Schärf (7 maggio).

Bibl.: Hamburgische Welt-Wirtschafts-Archiv, Länderlexicon, Amburgo 1955; A. Schärf, Osterreichs Erneuerung 1954-55, Vienna 1955; C. Travers Grayson, Austria's international position, Ginevra 1953; B. Nice, La struttura geografico-economica dell'Austria, in L'Universo, XXXVI (1956), pp. 177-198; H. Gsteu, Länderkunde Österreichs, Innsbruck 1957; F. Heer, Land im Strom der Zeit, Vienna 1958; G. Roletto, L'Austria e la sua economia, Milano 1958.

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