Austria
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Geografia umana ed economica
di Giuseppe Borruso
Stato dell'Europa centrale. La popolazione registrata dal censimento del 2001 ammontava a 8.032.926 ab., mentre le stime per il 2005 la vedono aggirarsi intorno agli 8,2 milioni (poco meno di 100 ab. per km2). Come nel caso degli altri Paesi maggiormente industrializzati, la popolazione austriaca presenta una crescita naturale di dimensioni trascurabili e una tendenza all'invecchiamento, con bassi tassi di natalità (attorno al 9‰ nel 2005) e di mortalità (vicino al 10‰). Il Paese ha tuttavia continuato a manifestare durante i primi anni del 21° sec. una lenta progressione demografica, a seguito dei movimenti immigratori sperimentati a partire dagli anni Novanta, provenienti dai Paesi dell'area balcanica e dalla Turchia: secondo le stime, il saldo migratorio netto si aggira nel 2005 attorno al 2‰. Gli immigrati dall'area balcanica rappresentano il 4% della popolazione totale, seguiti da quelli provenienti dalla Turchia (1,6%). Ancora elevata è la percentuale di popolazione rurale (34,2% nel 2003).
Lo sviluppo economico austriaco non è dissimile da quello riscontrato in altri Paesi avanzati. Alla fine degli anni Novanta si è concluso un decennale processo di privatizzazione che ha riguardato diversi settori, tra i quali soprattutto quelli dell'energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni: lo Stato risulta ancora fortemente presente in alcuni di essi, ma eroga sempre meno sussidi alle imprese, in ottemperanza alle direttive dell'Unione Europea sulla concorrenza. Il PIL austriaco è caratterizzato da un peso rilevante dei servizi e dell'industria: i primi rappresentano nel 2004 oltre i 2/3 del valore aggiunto e dell'occupazione, mentre l'industria copre il 30% circa del PIL, diversamente dalle economie di altri Paesi avanzati, in cui tale settore è contraddistinto da una progressiva diminuzione del proprio peso relativo. L'industria manifatturiera si caratterizza soprattutto per la produzione di beni intermedi, in particolare componenti per le fabbriche automobilistiche e macchinari. Importante risulta la crescita delle imprese ad alta tecnologia, benché la spesa per ricerca e sviluppo sia relativamente bassa se confrontata con il resto dell'Europa.
L'agricoltura si attesta attorno al 2% del PIL: la produttività è elevata, e garantisce la totale copertura del fabbisogno alimentare interno. Molto sviluppato è il turismo: nel 2004, con oltre 19,3 milioni di ingressi, il Paese è stato al decimo posto nel mondo per numero di visitatori. Il tasso di disoccupazione si mantiene a livelli non elevati: secondo le stime si aggira intorno al 4%. Per quanto riguarda l'inflazione, il tasso, dopo una progressiva discesa dal 2,7% del 2001 all'1,4% del 2003, ha ricominciato a crescere, e per il 2005 viene stimato attorno al 2%. La bilancia commerciale ha ridotto progressivamente il suo disavanzo a partire dal 2000, e ha presentato un saldo positivo a partire dal 2002. L'adesione dell'A. all'Unione Europea (1995) è stata seguita da politiche economiche improntate all'austerità, attraverso manovre di bilancio restrittive, al fine di raggiungere quegli obiettivi di armonizzazione dei principali indicatori macroeconomici che erano stati stabiliti dal Trattato di Maastricht. Tali interventi sono stati soprattutto rivolti alla riduzione del deficit e del rapporto tra debito e PIL, attraverso la razionalizzazione della spesa pubblica e l'avvio di nuovi processi di privatizzazione.
L'A. ha ufficialmente adottato come valuta la moneta europea, l'euro, a partire dal 1° gennaio 2002. Tra i suoi principali partner commerciali in Europa, l'A. annovera soprattutto la Germania, seguita dall'Italia. I bassi tassi di crescita registrati alla fine degli anni Novanta prima dalla Germania e poi dal resto del mondo, nei primi anni del 21° sec. hanno rallentato anche quello dell'A., che è passato da valori attorno al 3,5% nel 2000 fino a circa lo 0,7% nel 2003, per poi risalire nel 2004 all'1,9%. Tuttavia l'ingresso dell'A. nella UE ha rafforzato i suoi legami con gli altri Paesi membri, e ne ha fatto un'importante area di transito per gli scambi tra la Germania e l'area settentrionale d'Europa da una parte, e l'Italia e i Paesi mediterranei dall'altra. Per la sua posizione, infatti, l'A. si trova inserita al centro dei grandi progetti infrastrutturali di trasporto TEN-T (Trans European Network-Transport), volti ad agevolare gli scambi tra i Paesi europei al fine di una loro maggiore integrazione. Per l'A. ciò vale sia in riferimento ai Paesi appartenenti alla UE, sia a quelli dell'area centrale e sud-orientale del continente, favoriti dai nuovi assetti geopolitici. Di conseguenza si prospetta per il Paese una nuova centralità. Per il 2005 ci si attende un aumento del 2% del PIL, più favorevole di quello della Germania.
Storia
di Francesca Socrate
All'inizio del 21° sec. l'A. inaugurava una nuova fase della sua vita politica, le cui premesse poggiavano peraltro nel decennio precedente, quando alla progressiva erosione del consenso attorno ai due maggiori partiti - la Österreichische Volkspartei (ÖVP) e la Sozialistische Partei Österreichs (SPÖ) - era corrisposta l'affermazione di due nuovi movimenti che, seppure con modalità, misure e contenuti diversi, avevano comunque inciso sugli equilibri politici generali. Negli anni Novanta si ampliò e consolidò infatti il partito 'verde' dei Grüne Alternativen che, nato nel 1987, aveva riscosso crescenti consensi presso quegli strati, soprattutto giovanili, che erano influenzati da sensibilità e tematiche ambientaliste. Parallelamente, quello stesso decennio aveva assistito alla rapida ascesa della Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ) guidata da J. Haider. Eletto segretario del partito nel 1986, Haider si era fatto interprete dei timori indotti nell'elettorato dalla recessione economica e dalla crescente immigrazione dai Paesi dell'Est europeo, miscelando sapientemente appelli populistici alla democrazia diretta con un'ideologia fortemente xenofoba, venata di antisemitismo e di antieuropeismo, e riuscendo così ad allargare la base sociale della FPÖ, tanto da portarla ad affermarsi, nelle elezioni del 1999, come il secondo partito in parlamento.
Nel febbraio 2000, dopo lunghi negoziati, si formava un governo di coalizione tra ÖVP e FPÖ, guidato dal leader del primo partito, W. Schüssel. Nonostante il programma moderato del nuovo gabinetto, le discusse caratteristiche ideologiche della FPÖ provocarono ondate di protesta nel Paese e preoccupate reazioni in campo internazionale: pochi giorni dopo, mentre Israele ritirava la sua rappresentanza diplomatica a Vienna, gli altri 14 Stati membri della UE, al termine di un vivace dibattito, adottavano contro l'A. sanzioni diplomatiche. Sotto la pressione dell'opinione pubblica interna e internazionale, in maggio Haider, che non aveva peraltro incarichi di governo, lasciava la carica di segretario del partito, mantenendo solo quella di governatore della Carinzia (assunta nel 1999). La decisione da parte del governo Schüssel di indire un referendum popolare contro le sanzioni spinse poi la UE a ritirarle (settembre). Alla guida del Paese, la FPÖ si dimostrò tuttavia incapace di trasformarsi da partito di protesta in partito di governo, erodendo in tal modo gli ampi consensi conquistati. Importanti esponenti della FPÖ furono infatti al centro di discussi episodi: dalle ripetute dimostrazioni di simpatia per il passato nazista dell'A. fino all'esplosione, nell'ottobre 2000, di un grave scandalo che coinvolse tra gli altri lo stesso Haider e il suo avvocato e ministro della Giustizia D. Böhmdorfer, accusati di aver usato documenti di polizia (riservati e ottenuti illegalmente) per screditare avversari politici. All'interno della stessa compagine governativa, le ripetute defezioni da parte di ministri della FPÖ e i frequenti scontri con la ÖVP ostacolavano peraltro una coerente azione di governo: nell'autunno 2002, solo dopo difficili trattative i due partiti raggiungevano l'accordo su una legge fortemente restrittiva in materia di immigrazione. L'evidente ingovernabilità portava di lì a poco alle elezioni anticipate di novembre, che rivelavano per la FPÖ un grave calo dei consensi (da 52 a 18 seggi), una significativa vittoria della ÖVP (da 52 a 79 seggi) e una limitata crescita dei Grüne Alternativen (da 14 a 17 seggi) e della SPÖ (da 65 a 69 seggi). Nonostante i risultati elettorali, Schüssel, che si era trovato di fronte al rifiuto di partecipare al governo da parte di Grüne e SPÖ, solo alla fine del febbraio 2003 riuscì a formare un nuovo governo, ancora una volta con la FPÖ.
Ma la politica adottata fra contrasti e difficoltà dalla nuova amministrazione incontrò critiche e opposizioni. Contro il progetto di riforma delle pensioni, che le riduceva del 30% circa e innalzava a 65 anni l'età pensionabile, i sindacati risposero infatti con il primo sciopero generale dal dopoguerra (maggio 2003), che spinse il governo a rivedere il disegno di legge nella direzione richiesta dai sindacati prima della sua approvazione in parlamento (giugno). Sul versante internazionale, l'Alto commissariato per i rifugiati dell'ONU condannava la legge (varata in ottobre) che limitava ulteriormente la possibilità di ottenere asilo nel Paese. La crescente disaffezione verso il governo e la sua politica si rifletteva nei risultati delle elezioni presidenziali dell'aprile 2004, dove il candidato della SPÖ, H. Fischer, otteneva la maggioranza dei voti contro B. Ferrero-Waldner della ÖVP. D'altra parte l'impopolarità della FPÖ, emersa drammaticamente nelle elezioni comunali della Bassa Austria con una perdita di più del 50% dei voti (marzo 2005), sembrava costringere Haider a una radicale revisione di rotta: in aprile la FPÖ si scindeva, e la componente maggioritaria, di cui Haider veniva eletto presidente, assumeva il nome di Bündnis Zukunft Österreich (BZÖ). Quanto alla politica estera, centrale era ormai diventata da tempo per il Paese la questione dell'ingresso nella NATO. Emersa negli anni Novanta con l'esplosione dei drammatici conflitti nell'ex Iugoslavia, essa aveva acceso un ampio dibattito che aveva diviso l'opinione pubblica e le stesse forze politiche tra i difensori della tradizionale neutralità del Paese (tra i quali si distinguevano i socialdemocratici della SPÖ) e i fautori di una presa di posizione considerata ormai necessaria di fronte al nuovo assetto internazionale. Nell'aprile 1999 l'A. aveva sottoscritto, con gli altri tre Paesi neutrali dell'Unione Europea (Finlandia, Irlanda e Svezia), il documento in cui la stessa UE dichiarava necessari i bombardamenti della NATO contro la Serbia, e nel 2001, in seguito agli attentati dell'11 settembre, si riaprì sulla stampa e in parlamento la discussione sul tema, senza tuttavia portare l'A. ad abbandonare la sua tradizionale neutralità.
bibliografia
B. Luvera, Il dottor H.: Haider e la nuova destra europea, Torino 2000; L. Höbelt, Defiant populist: Jörg Haider and the politics of Austria, West Lafayette (IN) 2003.