autarchia
In economia politica, la tendenza di un Paese all’autosufficienza economica: produrre tutto o quasi all’interno, riducendo al minimo gli scambi con l’estero. Mentre l’a. assoluta e permanente è pensabile soltanto in teoria, in quanto nessun Paese può rinunciare a qualsiasi collaborazione con il resto del mondo, l’a. relativa e temporanea ha avuto realizzazioni storiche e concrete, sia a fini bellici diretti, sia allo scopo di sottrarre un Paese a rapporti tradizionali di dipendenza da uno o più altri Paesi. Si impose per le esigenze della Prima guerra mondiale negli imperi centrali, riapparve nella prima fase della storia dell’URSS, in connessione con la trasformazione dell’economia e l’isolamento commerciale cui il Paese fu sottoposto, ma soprattutto fu fondamento della politica economica fascista e nazionalsocialista. In Italia la politica autarchica del fascismo fu incentivata dalle sanzioni decise dalla Società delle Nazioni a seguito dell’invasione dell’Abissinia (1935), e fu affiancata da una martellante propaganda sull’autosufficienza e la «italianità» dei più diversi prodotti; a essa sono collegate la nascita di alcuni enti economici pubblici e, nel settore agricolo, la politica degli ammassi e l’incentivazione dell’allevamento del bestiame e di produzioni quali quelle di cereali e olivi. Di fatto la scelta dell’a. fu legata allo sviluppo di un’economia di guerra che produsse notevoli distorsioni nei consumi e negli investimenti. Una certa politica autarchica, legata alle esigenze dell’economia programmata e della situazione politica, si diffuse poi, anche in Paesi tradizionalmente liberisti, quando sopravvenne la Seconda guerra mondiale, che costrinse molti Stati a fare assegnamento soltanto sulle proprie risorse e rafforzò l’a. di altri. Nel dopoguerra, invece, si è venuta sempre più accentuando la liberalizzazione degli scambi con l’estero e la tendenza alla collaborazione internazionale e all’integrazione economica.