avanspettacolare
agg. (spreg. iron.) Da avanspettacolo, proprio del varietà che, in passato, intratteneva il pubblico di alcune sale cinematografiche, prima o dopo la proiezione del film.
• Va bene la lodevole proposta, ma «Ariadne auf Naxos» di Strauss non ha senso se non poggia su adeguate idee esecutive. L’avarizia artistica e interpretativa della produzione ha diradato e omologato gli infiniti registri espressivi della partitura straussiana. La regia di Philippe Arlaud, tutta convogliata sul versante parodistico, dispensava leziosaggini avanspettacolari rendendo ogni personaggio una caricatura. (Angelo Foletto, Repubblica, 2 marzo 2009, p. 43, Spettacoli) • Se volete sintonizzarvi sul mood odierno del calcio italiano, sull’ideologia e lo stile dominanti, dovete passare almeno una domenica pomeriggio a guardare Sky Calcio Show. Ovvero, il contenitore incontinente della tv satellitare sul campionato di serie A, la trasfigurazione avanspettacolare di quello che un tempo fu il rito dell’italica religione civile. (Pippo Russo, Unità, 24 marzo 2010, p. 47, Sport) • [Beppe] Grillo si sottrae, mandando in bestia i bulimici del talk. E adesso li aggredisce, li stuzzica, vuole affermarsi non solo in opposizione ai partiti, alle tasse, non solo reclamando i voti leghisti e quelli mafiosi, ma sopra tutto distinguendosi con rabbia dai «pupari di regime», espressione che userebbe se facesse parte di un vocabolario abbastanza basso per le sue tirate avanspettacolari. (Giuliano Ferrara, Foglio, 25 maggio 2012, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dal s. m. avanspettacolo con l’aggiunta del suffisso -are2.
- Già attestato nell’Unità del 20 ottobre 1973, p. 11, Spettacoli-Arte (Aggeo Savioli).