AVVERBIO (dal lat. adverbium, che traduce esattamente il greco ἐπιρρημα "parola apposta al verbo"; fr. adverbe; sp. adverbio; ted. Adverbum, Umstandswort; ingl. adverb)
Parte del discorso che determina il verbo, non solo, ma, contrariamente alla sua etimologia e alle definizioni unilaterali degli antichi, anche l'aggettivo e, in certi casi, un complemento: ama soprattutto la lettura, lettura soprattutto piacevole, uomo di studio e soprattutto di idee. Sintatticamente ha funzione analoga a quella dell'aggettivo. Formalmente si distingue dal nome, dall'aggettivo e dal verbo per la mancanza di flessione; ha in comune con l'aggettivo la possibilità della comparazione.
L'avverbio non si può considerare come un'unità elementare del linguaggio, almeno nei limiti del concetto attuale, perché risale a due tipi di determinazione fondamentalmente diversi. Da una parte, come determinazione di spazio e di tempo, non si distingue in origine dalle preposizioni (v.). Dall'altra, come determinazione d'una qualità è un aggettivo, un complemento del nome, un pronome, irrigiditi, rimasti senza flessione. L'impiego d'una parola come preposizione e come avverbio esiste ancora: prima o poi fa lo stesso; prima di te vengo io. Ma la preposizione ha stretto i vincoli col nome che ora regge e allentato quelli col verbo, con il quale non forma più nuovi composti a prefisso. L'allontanamento è già notevole in latino, scarso ancora nel greco di Omero. Viceversa si nota un avvicinamento all'aggettivo, di fronte al quale l'avverbio diventa come la forma impersonale od astratta: da un aggettivo si può derivare un avverbio per mezzo d'un determinato suffisso: in greco -ῶς, in latino fra gli altri -ter (audacter), nelle lingue romanze -mente (audacemente), in inglese -ly (truly), in tedesco -lich. Ma nelle lingue germaniche i legami si stringono ancor più, perchè l'aggettivo alla sua volta s'irrigidisce e s'avvicina formalmente all'avverbio (v. aggettivo). Storicamente tutti i casi della flessione possono irrigidirsi e dare origine a un avverbio: il suffisso -ter del latino è un antico nominativo (firmiter = dexter), partim è un accusativo, merito, bene, antichi ablativi, domi un locativo, il ted. falls un genitivo. Nelle lingue senza declinazione si hanno formazioni analoghe: di solito, nel caso, a caso, con calma. Il suffisso -mente rappresenta un antico complemento (attributo + nome all'ablativo) irrigidito in avverbio: clarā mente, chiaramente. Non mancano tracce di un passaggio dell'avverbio alla categoria corrispondente fornita di flessione, all'aggettivo: tutta livida significa "completamente livida" e l'avverbio ha assunto la terminazione femminile. In tedesco da hier ("qui") si può formare l'aggettivo hiesig in funzione di attributo, non però di predicato: der hiesige Professor für klassische Philologie; er ist Professor hier ecc.
Bibl.: H. Paul, Prinzipien der Sprachgeschichte, Lipsia 1921, cap. xx; K. Brugmann e B. Delbrück, Grundriss der vergleichenden Grammatik der indogerman. Sprachen, II, ii, Strasburgo 1913, p. 667 segg.; id., Abrégé de grammaire comp., Parigi 1905, p. 472; F. Mauthner, Beitr. zur Kritik der Sprache, III, 2ª ed., Berlino 1912, p. 102; J. Vendryes, Le langage, Parigi 1921, p. 157.