Azerbaigian
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato della Transcaucasia. L'A., che al censimento del 1999 aveva registrato una popolazione pari a 7.953.438 ab. (8.411.000 ab. secondo stime del 2005), è interessato da un accrescimento demografico assai modesto per un Paese islamico (e che è sostanzialmente parte del Vicino Oriente), ma superiore a quello degli altri due Stati transcaucasici (Georgia e Armenia). La quota dell'etnia dominante, quella degli Azeri, è salita a oltre il 90%, mentre sono diminuite quelle dei Russi (1,8%) e degli Armeni (1,5%); questi ultimi, in particolare, si sono ridotti a causa del conflitto tra il loro Paese di origine e l'A. nato dalla questione del Nagorno-Karabah. Per contro sono rientrati in A. la maggior parte degli Azeri che risiedevano in Armenia. Malgrado le ricchezze minerarie del Paese (petrolio e gas naturale), le condizioni di vita della popolazione restano difficili: secondo stime degli organismi internazionali, nel 2001 circa la metà degli abitanti viveva al di sotto della soglia di povertà, e nel 2004 110.400 persone erano registrate come disoccupate, ma sicuramente il tasso reale di disoccupazione è molto più elevato, come pure elevatissima è la quota della popolazione sottoccupata. La non florida economia dell'A. è ancora fondata in buona parte su attività agricole e pastorali, cui però si accompagna l'estrazione del petrolio, per la quale è da sempre nota soprattutto l'area intorno alla capitale. L'A. è parte di quella vasta area di produzione di idrocarburi che si è venuta individuando intorno e dentro il Mar Caspio, interessando anche altre tre repubbliche ex sovietiche, le centroasiatiche Kazakistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Nel 2004 la produzione azera di petrolio ammontava a 15,5 milioni di t, e quella di metano a circa 4,9 miliardi di m3. Tra la fine degli anni Novanta del secolo scorso e i primi dell'attuale il governo ha sottoscritto accordi per lo sfruttamento degli idrocarburi con grandi compagnie occidentali, e un'intesa con Turchia, Georgia e Turkmenistan per la costruzione di un gasdotto e di un oleodotto (1730 km) da Baku a Ceyhan, sulla costa turca del Mediterraneo, nonché un accordo con la Federazione russa per lo sfruttamento di due giacimenti di greggio nel Caspio.
Storia
di Paola Salvatori
Agli inizi del Duemila la vita politica dell'A. continuava a essere dominata da H. Aliev, ex segretario del Partito comunista azero, salito al potere dopo un colpo di Stato nel giugno 1993 e ripetutamente eletto presidente della Repubblica a partire dalle votazioni plebiscitarie dell'ottobre dello stesso anno. Attraverso una gestione autoritaria e personalistica, Aliev mantenne il controllo assoluto dell'apparato statale ed esercitò una costante repressione delle forze di opposizione, indebolite anche dalle profonde divisioni interne e dai successi indiscussi del presidente sul piano economico e internazionale. Aliev infatti, proseguendo la politica di apertura ai capitali stranieri (per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi) e di difesa della laicità dello Stato (pur in presenza dell'emergere di movimenti islamici integralisti), garantì al Paese il rilancio dell'attività produttiva e l'appoggio delle potenze occidentali, accrescendo il ruolo dell'A. nel contesto regionale. Nel gennaio 2001 l'A. entrò a far parte del Consiglio d'Europa. Dopo la vittoria del partito di governo, il Partito del nuovo Azerbaigian, nelle elezioni legislative del novembre 2000, la cui legittimità fu duramente contestata dalle opposizioni, Aliev, ormai vecchio e malato, preparò la successione del figlio Ilham alla guida dello Stato: pochi giorni dopo averlo nominato primo ministro (agosto 2002) un referendum costituzionale sancì il principio del passaggio dei poteri a quest'ultimo nell'eventualità che il presidente fosse dimissionario o impossibilitato a proseguire il mandato. Il passaggio definitivo si ebbe nell'ott. 2003, in seguito alla vittoria di I. Aliev nelle elezioni presidenziali, svoltesi in un clima di violenza e intimidazione. Le manifestazioni di protesta delle opposizioni, che denunciavano brogli e violazioni delle libertà civili, furono duramente represse dalle forze dell'ordine. Il nuovo presidente, pur dichiarandosi disposto ad aprire una fase di dialogo e riconciliazione nazionale, proseguì in realtà la politica autoritaria del suo predecessore, conculcando di fatto i diritti civili e la libertà d'informazione, e il partito di governo tornò così facilmente a imporsi nelle elezioni legislative che si tennero nel novembre 2005, considerate anche dagli osservatori internazionali poco democratiche. In politica estera fu proseguita la linea di equilibrio tracciata negli anni precedenti, volta a mantenere buoni rapporti sia con la Russia sia con l'Europa e gli Stati Uniti, e a massimizzare le rendite per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi attraverso accordi con i Paesi confinanti. Ciò garantì al Paese una fase di forte crescita economica e un lento riassestamento delle finanze statali. La questione del Nagorno-Karabah, enclave armena in territorio azero, che aveva costituito un elemento di instabilità per tutti gli anni Novanta, rimaneva agli inizi del Duemila non del tutto risolta, e nel corso del 2003 e del 2005 si verificarono ancora scontri armati al confine.