AZIMO (dal gr. ἄζυμος "non fermentato"; fr. pain azyme; sp. pan ázimo; ted. ungesäuertes Brot; ingl. unleavened bread)
Il pane di farina impastata senza lievito era usato, come è tuttora usato, dagli ebrei durante la Pasqua, secondo le prescrizioni dell'Esodo (XII, 34 e 39; XIII, 6 seg.). Nell'ultima cena, Cristo consacrò il vino e il pane. Ma quale sorta di pane adoperò; e qual è il pane che dev'essere usato nella celebrazione del sacramento eucaristico? Questo in sostanza il problema; alla prima parte del quale è forse impossibile dare una risposta precisa e categorica, mentre nei tempi più antichi della Chiesa il pane azimo era usato quanto il fermentato: benché vi sia stata una certa preferenza, da parte degli occidentali per il pane azimo, e da parte degli orientali per il fermentato.
Ma i testi ecclesiastici citati a sostegno dell'una o dell'altra osservanza non sono molto precisi, e alcuni furono alterati in epoca posteriore per porre la loro autorità a servizio dell'una o dell'altra disciplina. Se in Occidente il primo documento fuori d'ogni discussione è di Beda il Venerabile (sec. VIII), ed è in favore dell'azimo, in Oriente la questione non venne toccata nemmeno da Fozio, pur proclive a cercare ovunque punti di divergenza tra Greci e Latini. Chi per primo ne fece argomento di rimprovero agli occidentali fu il definitivo autore dello scisma bizantino, Michele Cerulario, patriarca di Costantinopoli, nel 1053. Una strana confusione tra le due accuse rivolte al clero occidentale, di radersi con troppa accuratezza e di consacrare in azimo, ha dato forse origine al significato assunto poi in italiano dall'aggettivo "azzimato".
Ma anche in Oriente non sembra che in quell'epoca l'uso del pane fermentato fosse universale così come i Greci han voluto far credere. Ne seguì una polemica, dapprima assai benigna, ma che non tardò a diventare molto vivace. I trattati pro e contro l'uso degli azimi sono numerosissimi, e ripetono sempre gli stessi argomenti. Nei secoli posteriori alla presa di Costantinopoli lo scrivere contro i Latini era diventato un esercizio scolastico, e così abbiamo fino al sec. XVIII un'intera biblioteca di ben scarso valore. Mentre i Latinì si appoggiavano piuttosto ai Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), i quali vogliono che Cristo abbia istituito l'Eucaristia nel primo giorno in cui il pane azimo era l'unico tollerato dagli ebrei prima della Pasqua, i Greci argomentavano dal Vangelo di S. Giovanni, secondo il quale Cristo avrebbe celebrato l'ultima cena prima della festa legale ebraica.
Trattandosi di materia di pura disciplina ecclesiastica, in sé di poca importanza, ma che ne ha assunta una grande in seguito alle polemiche dei tempi passati, la Chiesa cattolica prescrive a ogni sacerdote di seguire il rito della propria Chiesa particolare.
La disciplina dell'azimo riguardava soltanto i sacerdoti fino al principio del sec. XVIII: in quell'epoca, per concessione alle violente obiezioni degli ortodossi non cattolici, la S. Sede ha imposto anche ai fedeli regole molto strette, che hanno generato inconvenienti non lievi, finché Pio X non ristabilì nel 1912 l'antica disciplina della libertà con pochissime restrizioni (Codex iuris canonici, can. 866). Il decreto è stato diversamente accolto, ma a poco a poco tutti vi si sono abituati.
Attualmente, l'azimo è prescritto a tutti i riti occidentali (romano, ambrosiano, mozarabico, riti degli ordini religiosi). In Oriente gli Armeni, così cattolici come non cattolici, l'adoperano pure esclusivamente da epoca non precisata, probabilmente dal tempo delle crociate, in cui vennero introdotte anche altre usanze occidentali, estese poi a tutta la nazione. I maroniti, che osservano il rito antiocheno spesse volte modificato nel senso occidentale almeno esteriormente, consacrano oggi in azimo: può darsi che detto uso sia cominciato presso di loro nell'epoca delle crociate, ma riuscì a diffondersi universalmente soltanto verso la fine del sec. XVI e sul principio del XVII, quando l'influsso delle idee latinizzanti, assai diffuso in quei tempi, si fece maggiormente sentire. Lo stesso deve dirsi dei malabarici dell'India, presso i quali fu introdotto dall'anno 1599. Tutti gli altri orientali consacrano esclusivamente in fermentato, e se l'azimo è stato introdotto qua e là, ciò è un abuso condannato dalle prescrizioni canoniche.
Per l'uso del pane azimo presso gli ebrei, v. pasqua.
Bibl.: J. Mabillon, Dissertatio de azymo et fermentato, nei suoi Vetera analecta, 2ª ed., Parigi 1723, pp. 524-547; per i trattati greci, K. Krumbacher, Gesch. der byzant. Literat., 2ª ed,. Monaco 1897 (fino alla presa di Costantinopoli 1453); E. Legrand, Bibliogr. hell., Parigi 1885 e segg. (fino al 1800); inoltre A. Demetrakopoulos, 'Ορϑόδοξος "Ελλας, Lipsia 1872; M. Jugie, Theologia dogmatica christianorum orientalium ab Ecclesia catholica dissidentium, I, Parigi 1926, pp. 311-344; accenni in A. Palmieri, Theologia dogmatica orthodoxa ad lume catholicae doctrinae examinata et discussa, Firenze 1911-1913, voll. 2.