Tarim, bacino del
Regione del Turkestan cinese od orientale (oggi nella regione autonoma Uighur del Xinjiang). Anche se i cinesi ebbero con loro contatti molto antichi, i regni-oasi del Turkestan orientale accrebbero la loro importanza intorno al 3° sec. a.C., con l’apparizione dei nomadi , assumendo un ruolo fondamentale sia dal punto di vista strategico sia da quello economico: fornivano ai nomadi i sussidi logistici e, attraverso le carovaniere, avevano costituito un’importante via di scambi commerciali lungo la quale cominciava a essere veicolata la seta. Di questo stato di cose divennero molto presto consapevoli i cinesi, che dalla seconda metà del 2° sec. a.C. iniziarono verso i regni-oasi una politica aggressiva e nel 60 a.C. istituirono il Governatorato generale dei «paesi dell’estremità orientale» (xi-you); da questa data la seta cominciò a superare il Pamir arrivando in Occidente. Tuttavia, il controllo cinese sui xi-you rimase temporaneo e dipendente dalle condizioni storiche e politiche: i regni-oasi alla supremazia cinese preferirono sempre quella meno invadente dei nomadi. Nel 2°-3° sec. d.C. l’espansione dei Kushana in Asia interna condusse a una indianizzazione della regione con la massiccia diffusione del buddhismo, delle lingue e scritture indiane, degli influssi culturali che durò, grazie al legame religioso, fin oltre il 9° sec.: la connotazione apparve così forte ai primi archeologi che A. Stein coniò per l’area il nome di Serindia. Dal 5° al 9° sec., nonostante i tentativi della Cina, le oasi dipesero per lo più dalle popolazioni che di volta in volta conquistarono la supremazia nell’Asia centrale: juan-juan, eftaliti, turchi occidentali, tibetani, uiguri. Questi ultimi, dopo l’abbattimento nell’840 dell’impero da loro fondato in Mongolia, migrarono nella parte orientale del bacino del T., fondando due regni che sopravvissero fino a Genghiz Khan, cui si sottomisero volontariamente.