Badminton
La storia
Il badminton, come molte altre discipline sportive dell'epoca moderna, nacque in Inghilterra nel momento in cui si diedero regole di gara a quello che era semplicemente un passatempo. Il 'gioco del volano', praticato in Europa fin dal Medioevo, aveva avuto un antenato nel cinese ti jian zi, di cui si hanno testimonianze dal 1° secolo a.C. Dalla Cina, il ti jian zi si era propagato al Giappone, al Siam e all'India, per poi diffondersi fra i sumeri e i greci. Sebbene nel ti jian zi il volano fosse preferibilmente calciato con i piedi o rimandato con le mani, venivano a volte adoperati vari tipi di racchette. Sull'origine dello stesso volano esiste un'ipotesi ragionevole: l'abbondanza di penne provenienti dai volatili usati come cibo avrebbe portato all'elaborazione di metodi di stoccaggio (infilzare le penne in sugheri o in gomitoli di lana) e di lì alla scoperta del nuovo gioco.
Le più antiche testimonianze dell'arrivo del volano in Europa provengono da illustrazioni inglesi incise nel legno e risalenti ai secoli 14° e 15°, che mostrano abitanti di villaggi intenti a rilanciarsi il volano (shuttlecock) con l'aiuto di una paletta di legno (battledore). Alla fine del Cinquecento il gioco era diventato un popolare divertimento per bambini; anche Shakespeare vi fa riferimento nelle sue opere teatrali. Lo status sociale del volano crebbe nel 16° secolo, allorché acquisì il favore della nobiltà. In Francia era conosciuto come jeu de volant, praticato con semisfere di sughero piombate e racchette incordate. L'artista parigino Jean Chardin lo raffigurò nel dipinto La jeune fille au volant, oggi agli Uffizi di Firenze. In Germania e Scandinavia il gioco prese il nome di federball e nel 1650 la regina Cristina di Svezia si fece costruire un campo privato nei pressi del Palazzo Reale di Stoccolma. È documentato che lo praticassero Francesco I di Francia, Federico II di Prussia e Caterina la Grande di Russia. A questi livelli il volano era messo in lizza da un servitore, da cui l'origine del termine to serve, "servire", poi entrato in uso anche nel tennis. Durante la Rivoluzione francese divenne un'attività alla moda in larghi strati della borghesia. Scopo del gioco era sempre quello di far rimanere in aria la semisfera ornata di piume il più a lungo possibile, con la partecipazione di uno o più giocatori.
Agli inizi dell'Ottocento il battledore and shuttlecock poteva considerarsi un elemento fisso delle dimore di campagna inglesi: un tipico gioco da giardino. Lo praticavano con passione i Somerset, familiari del settimo duca di Beaufort, autore di una serie di libri dedicati agli sport e ai passatempi e intitolati al suo castello nella contea del Gloucestershire: Badminton House. La transizione verso il moderno sport del badminton si verificò intorno al 1860, proprio nel castello del duca di Beaufort. La nascita è avvolta nella leggenda: qualcuno (forse un ufficiale in licenza che l'aveva giocato in India, forse le figlie del duca, o più probabilmente un loro amico, J.L. Baldwin, noto sportivo esperto nell'ideare regolamenti per giochi e passatempi) avrebbe steso una cordicella dal camino alla porta d'ingresso della sala principale del castello, dove i giocatori erano soliti rifugiarsi nei giorni di cattivo tempo, creando così una rudimentale rete. In quell'occasione il gioco del volano prese il nome di Badminton battledore e come tale fu pubblicizzato da un negoziante londinese di giocattoli.
Prima del 1867 la modernizzazione del gioco, con linee tracciate sul campo e una vera rete, era completata. Gli ufficiali britannici e le loro famiglie lo praticavano con intenti ricreativi in India, dove era popolare come poona, dal nome della località in cui il colonnello H.O. Selby ne stilò un preciso regolamento nel 1873; prima, quindi, dell'inaugurazione del moderno lawn tennis, codificato nel marzo del 1874. Nel 1877 il regolamento venne pubblicato a Karachi. Il gioco continuò a essere praticato dai britannici nelle colonie dell'India e della Malesia su un campo a forma di clessidra, stretto al centro, come l'area giochi della grande sala della Badminton House. Nel lasso di tempo compreso tra il 1870 e il 1900 si trasformò in uno sport indoor di competizione. Sorsero club in tutto il Regno Unito, spesso promossi da ufficiali dell'esercito. Ma il più antico in assoluto fu costituito negli Stati Uniti: The badminton club of the city of New York (1878).
All'inizio degli anni Novanta apparvero i primi veri tornei sul suolo inglese. Nel 1893 una dozzina di club si riunirono sotto la presidenza del colonnello S.M.C. Dolby per costituire un ente nazionale, la Badminton Association (BA). Nel 1899 si svolse a Westminster la prima edizione degli All England Championships, campionati aperti a tutti i praticanti. Nacquero le associazioni di Irlanda, Scozia e Galles. Nel 1903 a Dublino si tenne la prima sfida internazionale: Inghilterra contro Irlanda. Le regole continuarono a evolversi fino al 1905, quando la BA adottò e promulgò un codice di regolamento uniforme; poi rimasto sostanzialmente immutato: le cosiddette Laws of Badminton. In quel periodo il gioco entrò in crisi perché la produzione delle piume, ricavata esclusivamente dalle code delle oche cecoslovacche, non bastava più a coprire il fabbisogno internazionale. In seguito il nylon e la plastica risolsero il problema. All'epoca dello scoppio della Prima guerra mondiale si contavano circa 250 club affiliati alla BA.
A partire dal 1920, lo sport cominciò a diffondersi nel Nord Europa, in Nordamerica e nei paesi del Commonwealth. Tra i promotori vanno ricordati sir George Thomas, fondatore del periodico Badminton Gazette (1907), e l'irlandese Frank Devlin, dominatore degli All England Championships. Nel 1934 nove paesi istituirono l'IBF (International badminton federation): Inghilterra, Scozia, Irlanda, Galles, Francia, Canada, Danimarca, Olanda e Nuova Zelanda. Nel 1938 si associarono anche gli Stati Uniti, che l'anno prima avevano svolto i primi campionati nazionali. Nel 1948 il badminton fece il suo debutto in televisione, con la trasmissione in diretta di una competizione a Seymour Hall, a Londra. Nel secondo dopoguerra, periodo in cui il badminton conobbe una rapida diffusione in Asia (con circa 9000 club affiliati), le responsabilità dell'IBF, guardiano delle leggi del badminton, si ampliarono fino ad abbracciare ogni aspetto del gioco: coordinamento e svolgimento dei principali tornei, supervisione dei fabbricanti per la conformità dei materiali, controllo della pubblicità sul campo e sulle divise di gara, antidoping, reperimento di arbitri e giudici qualificati, assistenza allo sviluppo nei vari paesi ecc. Furono istituite varie competizioni internazionali individuali e a squadre, tanto che nel 1979 il badminton, ai suoi massimi livelli, aveva assunto un carattere professionistico, in tutto simile al tennis, fatte le debite proporzioni. L'esplosione in Asia diede vita a vere e proprie scuole. Uno dopo l'altro, i paesi orientali si posero alla testa delle classifiche: la Thailandia e l'Indonesia negli anni Cinquanta, poi il Giappone (anni Sessanta), la Cina (anni Settanta) e infine la Corea del Sud (anni Ottanta). La tradizione europea trovò difensori in Danimarca, in Svezia e in Inghilterra.
Di fronte a un movimento che assommava ad alcune decine di milioni di praticanti, nel 1985 il CIO approvò l'ammissione al programma olimpico. Dopo due apparizioni in qualità di sport dimostrativo, alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 il badminton è entrato come disciplina olimpica effettiva. Attualmente l'IBF, che ha sede in Gran Bretagna a Cheltenham, nel Gloucestershire, e il cui presidente è il thailandese Korn Dabbaransi, coadiuvato da sette vicepresidenti, conta 148 paesi membri, tra i quali a livello politico pesano soprattutto quelli dell'area asiatica orientale, dove il badminton è secondo solo al calcio o addirittura costituisce lo sport nazionale (Indonesia). In Cina, Corea del Sud e Malaysia è la disciplina indoor più seguita, con medie d'affluenza che raggiungono i 15.000 spettatori nei tornei più importanti. Ogni anno il Consiglio dell'IBF si riunisce in un general meeting dei rappresentati degli organismi nazionali associati per discutere sul governo delle competizioni a carattere internazionale.
Già nel 1911 Guido Gozzano, nella poesia L'amica di Nonna Speranza, descriveva un volano che "troppo respinto all'assalto, non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!". Si trattava però del gioco di fanciulle che allietava le giornate estive della buona borghesia del Nord. Per le prime tracce del badminton bisogna attendere gli anni Quaranta e Cinquanta, quando venne praticato in situazioni diverse e senza alcun contatto fra loro, a volte come training per campioni del tennis (per es., Fausto Gardini), oppure come attività ricreativa e formativa (Scuola militare di educazione fisica di Orvieto). Dal 1960 al 1966 un appassionato cultore degli sport anglossassoni, Raimondo Simonetti di Padova, frequentò i tornei internazionali e costituì, praticamente da solo, un'Associazione italiana badminton, pagando regolarmente l'affiliazione all'IBF. Contemporaneamente il badminton mise radici in Alto Adige, dove si cominciò a giocare a livello agonistico e fu fondata la sezione badminton dello Sport Club Merano. Più o meno nello stesso periodo sorse il club SVV (Sport Verein Villno) Bolzano. Queste due formazioni parteciparono ai campionati del Tirolo austriaco fino al 1974, quando entrò in scena un vecchio pioniere dello sport italiano, Aurelio Chiappero, già promotore della pallamano, che nel giro di due anni riuscì a costituire un'associazione nazionale riconosciuta dal CONI. Il 24 aprile 1976, presso il Centro sportivo dell'Aeronautica militare di Roma, nacque l'Associazione italiana badminton (AIB), di cui lo stesso Chiappero fu il primo commissario. Il 17 marzo 1977 l'AIB inglobò lo squash e assunse la denominazione di Associazione italiana badminton e squash (AIBS). Nello stesso anno partì l'edizione inaugurale dei Campionati italiani, ospitati a Merano. Nel 1978 i Campionati europei a Preston in Inghilterra misero a nudo il ritardo tecnico dei nostri giocatori nei confronti del resto del continente. L'AIBS il 24 marzo 1985 si trasformò in Federazione italiana badminton, con la separazione tra badminton e squash. Nasceva così una vera federazione, retta da uno statuto democratico e gestita da un presidente e un consiglio. La FIB varò un programma che, nel tempo, è andato delineandosi su tre fronti: promozione del gioco tra i giovani (Giochi della Gioventù, Trofeo Topolino); organizzazione di manifestazioni a carattere internazionale (Mediterranean Cup); valorizzazione degli atleti di primo piano, ottenuta con l'ausilio di allenatori di scuola cinese e l'impianto di vari centri tecnici federali. I risultati si videro allorché, alla vigilia dei Giochi di Barcellona del 1992, l'azzurra Petra Schott ricevette l'invito a prendere parte al torneo olimpico di singolo. Il rifiuto del CONI a iscrivere la campionessa deluse le aspettative degli appassionati. Dal 31 ottobre 2000 il CONI ha riconosciuto al badminton la qualifica di federazione sportiva nazionale, con la sigla FIBa. Retta dal presidente Rodolfo La Rosa, al 31 dicembre 2002 la FIBa contava 135 società affiliate per un totale di 2850 tesserati, di cui la metà circa agonisti.
Molti tornei indoor sono a disposizione di coloro che amano la competizione, a vari livelli: club, scolastici, intercollegiali, cittadini, regionali, statali, nazionali e internazionali. Si giocano singoli e doppi maschili e femminili, e doppi misti. Esistono tre categorie: juniores (under 15, 17, 19), adulti, seniores (over 35, 40, 50, 60, 70). In molte aree si classificano i giocatori in categorie chiamate 'A', 'B' e 'C' in modo da equiparare le diverse abilità.
Il più antico e famoso torneo del mondo è costituito dagli All England Championships, disputati in Inghilterra ogni anno nel mese di marzo dal 1899 e che, per importanza tecnica e prestigio, corrispondono a quello che, nel tennis, rappresenta il torneo di Wimbledon. Così larga è la partecipazione che il solo torneo di qualificazione ha la difficoltà di un normale torneo open internazionale. Negli anni Venti il singolo femminile fu vinto per tre volte da Kitty Godfree, medaglia olimpica nel tennis e trionfatrice a Wimbledon. Il record di vittorie appartiene all'americana Judy Devlin Hashman, con 17 titoli. Fino al 1977 gli All England Championships erano considerati alla stregua di un vero e proprio campionato mondiale.
Tre altri grandi tornei a squadre sono sponsorizzati dalla IBF. Il primo è la Thomas Cup, campionato maschile che si tiene dal 1948-49 con cadenza prima triennale e poi biennale; fino a oggi la Thomas Cup, donata nel 1939 dal primo presidente della IBF, sir George Thomas, è stata appannaggio di sole tre nazioni: Malaysia, Indonesia e Cina. Per le donne c'è la Uber Cup, donata da Mrs. H.S. Uber; la prima edizione di questo torneo (che ha cadenza biennale), si è svolta nel 1956-57; hanno vinto la Uber Cup fino a oggi gli Stati Uniti, il Giappone, l'Indonesia e la Cina. La Sudirman Cup, che si svolge dal 1989 ogni due anni in collegamento con i Campionati del Mondo, ha come protagoniste squadre miste; la competizione è stata intitolata alla memoria di Dick Sudirman, 'padre' del badminton indonesiano e vice presidente dell'IBF, ed è stata vinta da Indonesia, Corea e Cina.
I World badminton championships, cioè i Campionati del Mondo, si svolgono dal 1977. Furono istituiti per creare tornei individuali a complemento di quelli a squadre. Hanno cadenza biennale, sfalsata rispetto ai tornei olimpici e alle date degli altri tornei 'storici'. Sia tra gli uomini sia tra le donne dominano gli atleti dell'Asia orientale, con qualche inserimento di scandinavi e americani. I campioni che hanno conquistato più titoli individuali in differenti edizioni sono tutti cinesi: Yang Yang (uomini), Han Aiping, Li Lingwei e Ye Zhao Ying (donne).
I Campionati d'Europa si svolgono ogni due anni dal 1978 sotto l'egida della EBU (European union of badminton), una delle cinque federazioni continentali. Sono dominati da danesi, svedesi e britannici.
Esistono vari circuiti di tornei Open internazionali. La loro classificazione varia da una a sei stelle, a seconda del montepremi che può passare da 10.000 a oltre 125.000 dollari americani. L'IBF collega i più importanti di questi in una serie di Grand Prix e organizza le finali mondiali (World Cup), al termine di ogni stagione agonistica, tra coloro che hanno ottenuto i migliori punteggi.
Sono validi al fine di ottenere la qualifica ai Giochi Olimpici i seguenti tornei: Thomas Cup, Uber Cup, Sudirman Cup, Campionati del Mondo, tornei e finali World Grand Prix, campionati internazionali, campionati continentali, tornei open con un montepremi di 10.000 dollari e oltre.
La campagna per inserire il badminton tra gli sport olimpici iniziò nel 1965. Sette anni dopo Monaco di Baviera ospitò un torneo dimostrativo, cui prese parte un esiguo numero di atleti. In seguito, una spaccatura all'interno del mondo del badminton, durata dal 1977 al 1981, ritardò lo sviluppo dell'ipotesi di accesso olimpico fino al 5 giugno 1985, quando a Berlino Est, in occasione della novantesima sessione del CIO, il presidente Juan Antonio Samaranch comunicò al rappresentante IBF Craig Reedie la volontà di far entrare il badminton come exhibition sport ai Giochi Olimpici di Seul del 1988, e poi come sport ufficiale ai successivi di Barcellona. Nel settembre del 1986 il badminton fu accettato in qualità di membro della ASOIF (Association of summer olympic international federations) e a Barcellona 1992 fu inserito come ventiquattresima disciplina. Si giocarono quattro tornei ‒ singolo e doppio maschile e femminile ‒ con una formula che prevedeva l'eliminazione diretta al termine di un girone di qualificazione. La finale del singolo femminile registrò la prima medaglia d'oro olimpica nella storia dell'Indonesia, per merito di Susi Susanti. Nel singolo maschile la finale fu una maratona di ottantaquattro minuti, vinta dall'indonesiano Alan Budi Kusuma sul connazionale Ardy Wiranata. Le gare di doppio furono appannaggio della Corea del Sud. L'impianto dove si tennero i tornei ebbe un'ottima affluenza e circa un miliardo di persone seguì per televisione le finali. Ad Atlanta 1996 gli organizzatori inserirono la novità del doppio misto, e anche la formula venne cambiata: eliminazione diretta e teste di serie per i migliori otto giocatori (o coppie) in ciascun torneo, con il rimanente dei competitori sorteggiati alla cieca. Nel singolo maschile vinse a sorpresa il danese Poul-Erik Hoyer-Larsen. Cinesi, indonesiani e coreani si spartirono i rimanenti titoli. A Sidney 2000 hanno partecipato 172 giocatori. La crescita dei cinesi, dominatori nel quadriennio dei maggiori tornei, ha portato a un predominio assoluto; indonesiani, danesi e coreani si sono dovuti accontentare delle briciole.
La prima edizione dei campionati assoluti si svolse a Merano nel 1977. Fu dominata nei cinque tornei previsti dagli atleti dello Sport Club Merano, con la significativa eccezione della vittoria nel singolo femminile della romana Barbara Baker. In seguito, i campionati seniores si sono svolti ogni anno e hanno registrato un gran numero di successi da parte dei soci dello SC Merano e del SV Malles. Tra i campioni con il maggior numero di vittorie figurano, in campo maschile: Paolo De Paoli, Kurt Salutt, Klaus Raffeiner; in campo femminile: Christine Klotzner, Petra Schrott e Agnese Allegrini. All'inizio del 2003 la romana Allegrini ha raggiunto la posizione nr. 33 nel ranking mondiale. Con la sud-tirolese Maria Luise Mur forma una coppia competitiva a livello internazionale.
Dal punto di vista fisiologico, il badminton può essere inserito nel gruppo di discipline a impegno aerobico-anaerobico alternato. Risultano particolarmente sviluppate la velocità d'esecuzione del gesto tecnico specifico, la coordinazione neuromuscolare generale, la prontezza di riflessi e la resistenza a sforzi intensi, intervallati e protratti. Al giocatore sono richieste doti di concentrazione e inventiva che si esplicano nei continui e repentini cambiamenti della tattica di gioco, in rapporto all'avversario e, nel doppio, al compagno di squadra. L'età d'inizio più proficua per la pratica va dai cinque ai dieci anni. È uno sport indicato anche agli anziani, in quanto a basse velocità risulta facile e contribuisce a ritardare i fenomeni di senescenza. L'importanza dell'agilità e dell'intelligenza rispetto ai valori dell'altezza e della potenza fisica ha favorito la diffusione presso le popolazioni asiatiche, che lo considerano adatto alla loro struttura.
Giocandosi soprattutto al coperto, ha incontrato grande favore nelle aree dell'Europa del Nord, dove gli inverni sono rigidi, e nell'Asia dell'Est, dove le frequenti e torrenziali piogge impediscono attività all'aperto. Sempre per questo motivo ha avuto una buona diffusione nelle scuole. Copre tutto l'arco sociale, dai quartieri ricchi di Copenhagen alle popolose periferie di Giacarta.
Quando è praticato all'aperto il badminton acquisisce le caratteristiche di gioco vacanziero, da campeggio o da spiaggia, come è ancora prevalentemente conosciuto in Italia. Risulta tanto più divertente, in quanto è agevole da apprendere.
Il campo di gara fino ai primi del Novecento poteva essere sia a forma di clessidra sia rettangolare; poi il secondo tipo ha preso il sopravvento. È lungo 13,4 m, largo 5,18 m nel singolo e 6,1 m nel doppio ed è diviso da una rete, costituita da una maglia molto fine di spago di colore scuro, bordata da un nastro bianco. La rete è alta 1,524 m al centro (5 piedi inglesi) e 1,550 m ai lati; non deve esserci spazio tra la fine della rete e i due pali di sostegno. Per eventi speciali come i tornei olimpici gli organizzatori usano campi disegnati su rivestimenti sintetici (mat) che possono essere agevolmente rimossi e riavvolti in rulli. Questo tipo di rivestimento aiuta i giocatori ad avere elasticità nei movimenti ed evita possibili escoriazioni in caso di contatto con il suolo. Molto importante è una corretta illuminazione: le fonti di luce artificiale devono essere opportunamente posizionate (almeno 5 m dal suolo) e sempre esterne e laterali al campo di gioco, in modo che nessun bagliore o riflesso colpisca l'occhio del giocatore e renda, così, invisibile il volano. Il riscaldamento dell'ambiente non deve assolutamente prevedere impianti a ventilazione, poiché ogni minimo spostamento d'aria falserebbe le traiettorie del volano. La condizione ideale di temperatura va dai 15 ai 20 °C. Poiché la regola del gioco non prevede il rimbalzo del volano a terra, il fondo può essere di qualsiasi materiale: gommapiuma, legno, linoleum, sintetici di varia composizione, cemento; teoricamente il badminton si può praticare anche su un prato.
La racchetta è simile a quella del tennis, tranne che nel telaio più snello e allungato. Originariamente era in legno, quindi si è passati al metallo e all'incorporazione di materiali di moderna tecnologia quali la grafite e la fibra di carbonio. L'incordatura può essere di budello o sintetica. La lunghezza della racchetta non può eccedere i 680 mm, la larghezza i 230 mm. Il disegno dell'incordatura, con un diametro compreso tra i 280 mm di lunghezza e i 220 di larghezza, è uniforme; in particolare, non deve essere meno fitto al centro che nelle altre zone. Il peso dell'attrezzo non supera mai 175 g, ma di regola si aggira sui 100-110 g.
Il tipo più pregiato di volano è di sughero rivestito da un sottile strato in pelle, ma sono ammessi anche la plastica o altri materiali sintetici (il nylon), che in genere costano meno e durano di più. Il volano ha un diametro di 2,5 cm e porta infisse, nella parte piatta, 16 piume d'oca (preferibilmente le remiganti dell'ala sinistra, più resistenti) di lunghezza variabile da 62 a 70 mm, che per lo stesso volano devono essere di eguale misura. Le punte delle piume formano un cerchio avente un diametro di 58-68 mm. La base, arrotondata in fondo, ha un diametro di 25-28 mm. Il peso è compreso tra 4,74 e 5,50 g. I fabbricanti classificano il volano secondo la sua velocità: slow, medium, fast. Più è pesante, più vola rapidamente (fino a 240 km/h). Le condizioni in cui si gioca (la temperatura, l'altitudine) incidono sulla velocità e quindi determinano la scelta. I volani sono bianchi o gialli e vengono venduti in tubi da una dozzina.
Così come l'utilizzo di racchette altamente tecnologiche ha contribuito ad aumentare la velocità e la varietà del gioco, così anche i capi di abbigliamento hanno subito una loro evoluzione, seguendo le mode e l'esempio del tennis. Si è passati dai classici jersey e gilet e pullover con pantaloni lunghi bianchi (o gonne altrettanto lunghe, fino alle caviglie), tipici degli anni Venti e Trenta, ai calzoncini alla coscia e gonnelline al ginocchio degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, fino ai completi colorati (e adatti a una mobilità senza impacci) dei tempi attuali. Le vecchie scarpe bianche in tela, cuoio e gomma hanno lasciato il passo a calzature che prevedono l'uso combinato di materiali sintetici e naturali, concepite in base a una tecnologia che ha cercato in tutti i modi di migliorare il comfort del piede, con particolare riguardo alla sua aerazione, alla perfetta articolazione e alla salvaguardia dagli stress delle zone più esposte (caviglia, calcagno e tendine di Achille).
L'IBF pubblica annualmente le Laws of Badminton, con revisioni e aggiornamenti. La modifica più recente risale al 1998, ma dal 1905 le regole non sono cambiate molto.
Il vincitore del sorteggio iniziale può scegliere se effettuare il primo servizio oppure posizionarsi su un determinato lato del campo. Conquistare e mantenere il servizio è di fondamentale importanza. Infatti il punto può essere realizzato solo da chi batte; se questi commette un errore il servizio cambia di mano e il punteggio rimane invariato. Ogni partita si disputa al meglio di tre set. Nel singolo e nel doppio maschile, femminile e misto occorrono 15 punti per aggiudicarsi il set; nel singolo femminile ne bastano 11. C'è anche un sistema di setting simile al tie-break del tennis: se il punteggio raggiunge il 14 pari (o 10 pari per le donne), il giocatore che detiene il servizio può scegliere se andare o meno al prolungamento (setting). Se lo fa, vince il set chi arriva per primo a 17 punti o, nel caso del singolo femminile, a 13.
Il gioco non deve avere soluzione di continuità. Per cambiare campo al termine del set iniziale i giocatori dispongono di 90 secondi di tempo. Un intervallo di cinque minuti è consentito prima di disputare il terzo set. A metà del terzo set si cambia ancora campo.
Il match è controllato da un arbitro, che siede su una seggiola posta sopra la rete. Appostato a livello del terreno sotto l'arbitro sta il giudice di servizio, che ha il compito di garantire la corretta gestione del servizio da parte dei giocatori. Nei tornei ufficiali ci sono dieci giudici di linea, il cui giudizio è conclusivo.
Quando servono il volano, i giocatori devono mantenersi all'interno delle loro aree di battuta e ricezione, poste diagonalmente, senza toccare con i piedi le linee di delimitazione. Inoltre, non possono alzare entrambi i piedi dal suolo, devono assicurarsi che la testa della racchetta rimanga al di sotto della mano che la impugna e che il volano sia al di sotto del polso. Infine, il movimento del servizio deve essere continuo e non spezzato in più fasi. Ogni infrazione a queste regole comporta la perdita del servizio, che passa all'avversario.
Gli errori che determinano il cambio del servizio o l'assegnazione di un punto sono: servizio non corretto; il servente manca il volano; il volano rimane impigliato nella rete, il volano passa attraverso o sotto la rete, non riesce a superare la rete, tocca il soffitto o le pareti circostanti, tocca la persona o i vestiti del giocatore, tocca ogni altro oggetto o persona al di là delle immediate vicinanze del campo; il giocatore tocca la rete, o i suoi supporti, con la racchetta, la persona o i vestiti; invade il campo dell'avversario con la racchetta o la persona (eccetto quando segue il volano con la racchetta dopo averlo colpito); ostacola l'avversario e gli impedisce l'esecuzione del colpo seguendo il volano al di là della rete; distrae volontariamente l'avversario per mezzo di grida o gesti; quando il volano resta impigliato sulla racchetta e poi rilanciato nell'esecuzione del colpo; quando il volano è colpito da un giocatore e dal suo compagno successivamente; quando un giocatore si rende colpevole di sanzione da parte dei giudici per azioni ripetute e flagranti.
Evoluzione tecnica. - Fino alla Seconda guerra mondiale il badminton è stato considerato uno sport tipico delle classi benestanti, praticato con senso estetico e seguendo le regole non scritte del fair play. Si cercava la bellezza del colpo, eseguito con grazia e lentezza. I movimenti erano larghi e armoniosi, il volano veniva atteso e infine colpito in caduta vicino al terreno, imitando in questo lo stile del tennis. Molti giocatori lo praticavano come attività propedeutica al lawn tennis. Importante era saper perdere con il sorriso sulle labbra e gustare una buona tazza di tè dopo il gioco.
Le cose iniziarono a cambiare a partire dalla metà degli anni Cinquanta. La svolta coincise con la vittoria negli All England Championships di Hansen-Kobbero, doppio danese sei volte campione. La tecnica si fece più precisa, si cercarono nuovi colpi per mettere in difficoltà l'avversario. Il volano veniva attaccato e intercettato a buona altezza, con scatti violenti e un maggior dispendio di energie. Il lob difensivo di rovescio respingeva l'avversario e lo stancava con frequenti corse all'indietro. Gli allenamenti diventarono assidui, i maggiori atleti svolgevano una preparazione fisica di base e s'impegnavano per più partite in una sola sera. Si studiavano le caratteristiche del gioco: si giravano film al rallentatore per venire a capo dell'imprevedibilità, almeno parziale, delle traiettorie del volano. Indonesiani e malesi entrarono nelle classifiche e in breve le dominarono, spostando i valori del gioco sul piano dell'agilità e dell'inventiva nella maniera di portare i colpi.
Dopo il 1960, il badminton ha acquisito caratteri compiutamente agonistici. Il danese Erland Kops batté i campioni asiatici utilizzando un modello di gioco potente imperniato sulla condizione fisica. Ora si ricerca la massima velocità d'esecuzione, si bombarda l'avversario rispondendo con aggressività lungo l'intera partita e senza mai abbandonare un punto. La tecnica si fa più sofisticata. Il volano va raggiunto e rimandato con rapidità da tutte le posizioni del campo. Il polso deve essere sufficientemente flessibile per ritardare il colpo (le finte) ed eseguire lo smash (la battuta violenta dall'alto verso il basso) sia di dritto sia di rovescio. Non ci si preoccupa della bellezza del gesto, ma del risultato finale. L'efficacia degli incroci a fil di rete, l'aggressività nel servizio e gli attacchi di diritto con la tecnica round the head stroke caratterizzano il gioco moderno.
Preparazione, colpi più usati e strategie. - A livello agonistico, il badminton è uno sport completo, propedeutico al tennis al punto che le scuole inglesi di tennis obbligano i propri allievi a praticarlo per i primi tre anni. Il badminton si addice a tutte le corporature. L'altezza e la forza muscolare non sono importanti come in altri sport che prevedono una rete di divisione. L'astuzia e l'agilità risultano invece basilari, così come una buona riserva di fiato, che i giocatori professionisti si procurano attraverso le normali metodiche di allenamento. Importantissima è la tecnica: più sono i tipi di colpo e le battute che un giocatore sa padroneggiare, maggiori divengono le sue possibilità di eseguire l'azione vincente inducendo l'avversario all'errore.
Le modalità per tenere correttamente in mano la racchetta sono due: di dritto o di rovescio. Le traiettorie situate sulla destra rispetto al corpo richiedono colpi con l'impugnatura diritta, quelle sulla sinistra comportano l'impugnatura e il colpo di rovescio; per i mancini avviene ovviamente il contrario. Esistono quattro modalità di base per impattare il volano: underhand stroke (sottomano); overhead stroke (sopra la testa); sidearm stroke (laterale); net play (sottorete). Si possono portare sia sottomano sia sopra la testa il clear (un colpo alto e lungo, diretto verso la linea di fondo) e il drop (tiro corto, appena dietro la rete del campo avversario). Ci sono poi due colpi speciali eseguiti da sopra la testa: nel round the head stroke il volano viene intercettato di dritto con un movimento della racchetta e dei passi (gambe 'a forbice') diversi rispetto all'overhead; nello high backhand stroke, considerato uno dei colpi a più alto coefficiente di difficoltà, il volano è colpito alto di rovescio con la schiena parzialmente rivolta alla rete.
Il servizio (serve) può essere eseguito, da regolamento, solo sottomano. Ne esistono due tipi principali: lo high serve (traiettoria alta, indirizzata verso il fondo del campo) e il low serve (traiettoria bassa, a ricadere appena oltre la rete). Il flick serve, usato soprattutto nel doppio, ha una traiettoria tesa verso il fondo del campo. Il drive serve parte radente sopra le rete, per indurre in difficoltà l'avversario indirizzandogli il volano sul corpo. Nel backhand serve il volano è colpito di rovescio, cosa che rende più imprevedibile la traiettoria.
Lo smash, cioè la schiacciata violenta, si produce per mezzo della tecnica overhead. Può essere completo (full smash) o a mezza forza (half smash). Il sidearm stroke, o drive, è un colpo laterale del tutto simile a quello del tennis, con la testa della racchetta che impatta il volano verticalmente rispetto al suolo; anch'esso può essere eseguito di diritto o di rovescio. Net play è un termine che racchiude alcuni tipi di colpi portati nella zona compresa tra le due linee di servizio, immediatamente nelle vicinanze della rete. Essi sono: lo hairpin drop (giocato da un lato all'altro del campo, con il volano che cade appena al di là della rete); il push shot (colpo dolcemente 'spinto' al di là della rete con il piatto della racchetta: il volano punta subito verso il basso); il net flick (che si esegue 'coprendo' il volano con la testa della racchetta e poi ruotando il polso in modo da colpire lungo verso la linea di fondo campo); il net smash (schiacciata che forza il volano a una rotazione verso il basso: è la miglior risposta a un tiro alto e corto).
Certe strategie e tattiche di gara si applicano a tutte le specialità del badminton. Le strategie sono piani elaborati per raggiungere uno scopo; le tattiche sono gli espedienti e le abilità attuate per portare a compimento i piani. Nel gioco offensivo i colpi sono diretti verso il basso. Si tratta di colpi spesso vincenti come gli smash, i drop e gli incroci a rete. Conquistare un punto impattando il volano da sopra la testa richiede velocità d'esecuzione, angoli stretti e una direzione accurata. Per ottenere il punto con un colpo sottomano bisogna giocare d'astuzia o usufruire di una posizione sul terreno nettamente migliore di quella dell'avversario. Nei colpi difensivi il volano è diretto verso l'alto. Si tratta di colpi come i clear, gli underhand drop e i servizi alti. I drive, con la loro traiettoria orizzontale, hanno una natura sia offensiva che difensiva; molto dipende dal cosiddetto angle of return, cioè dalla posizione di chi ribatte rispetto alla traiettoria possibile del volano. Fasi di attacco e di difesa si alternano durante un serrato scambio di colpi: gli attaccanti forzano e cercano soluzioni strategicamente audaci; i difensori si accontentano di giocare sul sicuro e attendono l'errore di chi attacca.
Nelle gare di singolo, dove il campo è notevolmente più lungo che largo, si notano maggiormente le capacità tecniche e fisiche dei giocatori. Dalla posizione centrale, che corrisponde all'area di centrocampo, si possono raggiungere in pochi passi volani indirizzati con estrema precisione. Quindi è essenziale tentare di spostare l'avversario dalla zona centrale, anticipando l'intercettamento e ricorrendo ai colpi d'attacco, portati anche con l'ausilio delle finte. Bisogna mettere il nemico sotto pressione, costringerlo a colpire da fondo campo di rovescio, a ribattere corto e a rimanere spiazzato. A quel punto, si esegue la schiacciata che, percentualmente, fornisce le maggiori probabilità di chiudere il punto. I colpi più efficaci nel singolo sono il servizio alto e profondo, il clear, il drop, lo half smash e lo hairpin drop. Meno usati sono il low e il drive serve, il drive, il push shot e il full smash.
La gara di doppio comporta specifiche varianti strategiche rispetto a quella di singolo, richiedendo ai giocatori estrema velocità nel colpo, grande volontà e intelligenza tattica. La presenza di un compagno consente di coprire eventuali debolezze personali ed è importante godere di un'intesa il più possibile perfetta, quasi telepatica, in maniera da muoversi in maniera coordinata sul terreno di gioco. Non è raro vedere nei circuiti professionistici coppie formate da partner di ineguale abilità, ma che hanno raggiunto una combinazione stabile e funzionale. Nel doppio i servizi più efficaci sono il low e il flick. I colpi più usati sono il drive, lo smash e i vari tipi di rimandi sotto rete. Questo perché un team che muove spesso il volano verso l'alto ha minori probabilità di vincere. Al contrario, una coppia che si autodisciplina in modo da colpire il volano il più frequentemente possibile verso il basso può battere avversari più forti fisicamente. Esistono tre sistemi di piazzamento: fianco a fianco (difensivo), uno avanti l'altro dietro (offensivo), a rotazione (combinazione dei due tipi). I doppi maschili e femminili utilizzano tutti e tre i sistemi, sebbene la maggior parte preferiscano la rotazione.
La specialità del doppio misto è un evento abbastanza particolare, sia in torneo sia all'interno della normale attività di club. Tradizionalmente è giocato nella formazione offensiva, con la donna davanti e l'uomo dietro. Questo perché, a livelli alti di competizione, la velocità e la forza nella schiacciata dell'uomo supera decisamente quella della donna. Con lo schieramento up and back, è impossibile per l'uomo concentrare i suoi attacchi sull'elemento femminile della coppia avversaria, mantenendo buone garanzie di successo.
Fra i più forti giocatori di badminton, sia maschile sia femminile, meritano di essere ricordati Rudy Hartono, Hansen Morten Frost, Susi Susanti e Gong Zhichao.
Rudy Hartono (n. Surabaya, Indonesia, 18 agosto 1949) è stato, secondo gli storici del badminton, il miglior giocatore fra gli anni Sessanta e Settanta. Salì alla ribalta nel 1968, trionfando agli All England al suo primo tentativo, risultato che ripeté nelle sei edizioni successive. Nel 1972 si aggiudicò il torneo dimostrativo dei Giochi Olimpici di Monaco. Vinse ancora una volta gli All England nel 1976, superando ogni record, ma nello stesso anno fu battuto dal suo grande rivale e buon amico, il danese Svend Pri, negli open di Giacarta. Prima di ritirarsi dalle scene internazionali, Hartono ha vinto i Campionati del Mondo del 1980. Nel 2003 è stato nominato vicepresidente dell'IBF.
Hansen Morten Frost (n. Nurkobing, Danimarca, 4 aprile 1958) si impose a 23 anni negli All England del 1982, battendo in finale il cinese Luan Jin. Si ripeté nel 1984 contro l'indonesiano Liem Swie King, nel 1986 contro il malese Misbun Sidek e nel 1987 contro l'altro campione indonesiano Icuk Sugiarto. Per otto anni consecutivi raggiunse la finale del più prestigioso torneo del mondo. Il suo gioco, molto tattico, si basava su un'accurata difesa e un'insuperabile maestria negli spostamenti. Ha chiuso la sua carriera agonistica dopo aver partecipato ai Campionati del Mondo del 1991; ai Giochi Olimpici del 1996 è stato il coach della nazionale della Danimarca.
Susi Susanti (il suo vero nome è Lucia Francisca) è nata a Tasikmalaya, in Indonesia, l'11 febbraio 1971; a 25 anni aveva già vinto tutto quello che si poteva vincere nel badminton: Campionati del Mondo, World Cup, Grand Prix, All England. Ai Giochi Olimpici di Barcellona, prima edizione in cui il badminton è stato ammesso a pieno titolo, conquistò la medaglia d'oro nel singolo femminile, divenendo così un'eroina nazionale e ricevendo al ritorno nel suo paese un'accoglienza trionfale. Nel 1995, dopo anni di vittorie incontrastate, perse la leadership nelle classifiche, ma nel 1996 riuscì a vincere di nuovo gli open di Malaysia e di Indonesia. Quindi arrivò terza al torneo olimpico di Atlanta, battuta in semifinale dalla coreana Bang Soo Hyun. Il gioco della Susanti, consistente nei colpi e sostenuto da un'eccezionale rapidità negli spostamenti, è stato per molto tempo considerato dagli esperti come il migliore possibile a livello femminile.
Gong Zhichao (n. Hunan, Cina, 15 dicembre 1977) è stata campionessa olimpica di singolo a Sydney 2000. Ha iniziato a giocare nel 1985 nel suo paese natale; nel 1990 è stata selezionata per la squadra rappresentativa della provincia dello Hunan. Il suo allenatore, Li Fang, l'ha incoraggiata a proseguire nonostante l'altezza modesta (1,63 m). È entrata a far parte del team nazionale nel 1995, lo stesso anno in cui l'ex campione Li Yongbo assumeva la carica di coach. Per avere un'idea della sua forza basti pensare che era capace di arrivare in soli 18 minuti fino alla vetta di un colle alto circa 500 m su cui la squadra delle migliori giocatrici della Cina si allenava salendo di corsa ogni settimana, mentre i turisti impiegano due ore di cammino per giungere in cima. Durante il normale allenamento, Gong Zhichao indossava un vestito speciale di 6 kg riempito di sabbia. Si è ritirata nel 2002.
B. Adams, The badminton story, London, British Broadcasting Publications, 1980.
P. Davis, The Guinness book of badminton, London, Guinness Superlatives Ltd., 1983.
IBF, IBF statute book, Cheltenham (Gloucestershire), The International Badminton Federation, 2002.
L. Ross, All England Championships (CD), Southampton, Louis Ross Photography, 1998.
M. Varner Bloss, R. Stanton Hales, Badminton, New York, McGraw-Hill, 2001.
Si vedano inoltre i periodici: Asian Badminton, Asian Badminton Confederation, Kuala Lumpur, Malaysia; Badminton Now, The Badminton Association of England, Milton Keynes, England; Badminton USA, Colorado Springs, USA; World Badminton, a cura della IBF, pubblicazione on line.