Stato dell’Asia sudorientale. Posta al centro dell’Indocina, è limitata a O e a N dal Myanmar, a N e a E dal Laos, a SE dalla Cambogia; a S tocca la Malaysia peninsulare (Penisola di Malacca) sull’Istmo di Kra, raggiungendo così sia l’Oceano Indiano (Mare delle Andamane), sia il Mar Cinese Meridionale (Golfo di Thailandia).
La morfologia mostra la diversa natura delle alture di origine himalayana (Catena Centrale, disposta longitudinalmente e culminante a 2596 m con il Doi Inthanon) e dell’Altopiano di Khorat nell’Est. I vasti bacini del Chao Phraya, a O e nel centro, dove s’allarga un’ampia piana alluvionale solcata dai numerosi bracci del fiume, e del Mekong a E caratterizzano l’idrografia. Le precipitazioni sono tipicamente monsoniche, mitigate dal variare di latitudine e altitudine, raggiungendo i massimi sui rilievi costieri meridionali, costantemente piovosi. Le temperature sono in genere elevate, con limitate escursioni annue e giornaliere: solo nelle aree interne si contano tre stagioni (umida da aprile a novembre, fresca fino a febbraio, calda da febbraio ad aprile). Di conseguenza, la vegetazione passa dalle formazioni di mangrovie delle coste alla foresta pluviale equatoriale delle zone meridionali e del versante O della Catena Centrale, alle foreste montane miste e alla foresta monsonica degli altopiani.
I Thai rappresentano circa l’80% della popolazione (incluso un 30% ca. di parlanti lao), mentre i discendenti di immigrati più recenti dalla Cina contano per il 14% e varie minoranze (tra cui la malese) per il resto. Il tasso naturale medio di crescita annua è sceso fino allo 0,6% (2010) dall’1,3% del 1990-95 e il 3% degli anni 1970. La densità media di 130 ab./km2 nasconde la coesistenza di fittissimi insediamenti nella piana e popolazione scarsa sui rilievi. La regione metropolitana di Bangkok, con oltre 6 milioni di ab., accoglie 1/6 della popolazione della T., che per il resto conta i centri regionali di Pattaya sulla costa centrale, Nakhon Ratchasima (già Khorat) e Udon Thani a E, Chiang Mai a N e Hat Yai nella penisola, mentre l’insediamento rurale rappresenta ancora quasi il 70% del totale.
Lingua ufficiale è il thai; ma sono parlati anche il cinese, il lao (a E) e marginalmente il malese (a S) e il khmer (a SE). La religione più diffusa è il buddhismo (95%), con minoranze musulmane (4%) e cristiane.
Lo sviluppo attuale della T. si fa originare dai massicci aiuti statunitensi durante la guerra in Vietnam, di cui il paese rappresentava la principale retrovia logistica. In seguito, lo alimentarono gli investimenti industriali giapponesi, attirati dal basso costo della manodopera. Un sistema poli;tico autoritario e amico dell’Occidente permise alla T. di offrire un ambiente ottimale agli imprenditori stranieri (Taiwan, Hongkong, Singapore) che ne favorirono l’assurgere a ‘quinta tigre’ dell’Asia, dopo questi tre paesi e la Repubblica di Corea, nell’ambito dei NIC (Newly Industrializ;ing Countries). Il tasso annuo di crescita del PIL fu il più elevato del mondo dal 1985 al 1996, con una media del 9,4%, che condusse però a un’eccessiva pressione sulla valuta nazionale, producendo una profondissima crisi tra il 1997 e il 1998 che avrebbe poi assunto le dimensioni di una crisi finanziaria dell’Asia. L’espansione riprese dagli anni successivi, trainata dalle esportazioni e poi anche dal mercato interno: ciò nondimeno, permangono profonde le disarmonie tipiche dei paesi in via di sviluppo rapido, con notevoli differenze di reddito pro capite tra le piane centrali industrializzate e urbanizzate (oltre 12.000 dollari statunitensi) e le periferie settentrionali e orientali (meno di 1500), dove si concentra il 10% degli abitanti ufficialmente considerati in condizioni di povertà.
Il settore primario impiega ancora il 42,6% della popolazione attiva, pur con un forte calo nell’ultimo quindicennio (63% nel 1995), e caratterizza ancora l’aspetto di buona parte del paese, ma fornisce appena l’11,4% del PIL e il suo contributo alle esportazioni è in forte decremento. Lo speculare processo di industrializzazione e urbanizzazione ha innescato vari meccanismi di deterioramento ambientale (deforestazione, erosione, salinizzazione e inquinamento delle falde acquifere) cui le politiche della T. hanno solo in parte e tardivamente risposto dagli anni 1990. Legami commerciali sempre più stretti con la Repubblica Popolare Cinese e altri Stati della regione, specialmente nell’ambito dell’ASEAN (Association of South Est Nations, in cui la T. gioca anche un ruolo molto attivo) hanno differenziato il portafoglio di clienti e fornitori oltre i tradizionali USA, Giappone e paesi europei. Le coltivazioni coprono quasi il 40% del territorio, contro il 25% di foreste e il 5% con copertura erbacea. La proprietà fondiaria è tipicamente polverizzata e indirizzata al consumo locale; le grandi piantagioni (prima piante da caucciù, poi anche soia, granturco e noci di cocco), spesso gestite da aziende straniere, producono per l’esportazione. Principale prodotto è il riso (quasi 30 milioni di t, 55% delle terre coltivate), di cui la T. è primo esportatore mondiale (Repubblica Popolare Cinese primo cliente); poi manioca, granturco, sorgo, patata dolce, canna da zucchero, soia, cotone e frutta. Tradizionalmente centrata nella piana del Chao Phraya, l’agricoltura commerciale negli ultimi quarant’anni è stata estesa con notevoli investimenti stranieri alle regioni orientali e settentrionali. Importante è la silvicoltura (teak, sandalo ed ebano): dopo decenni di sovrasfruttamento, la T. ha adottato politiche di protezione ambientale più efficaci, che hanno però trasferito il fenomeno nei paesi confinanti. Sono allevati (2005) oltre 5.000.000 di bovini e circa 2.000.000 di bufali, usati soprattutto per i lavori agricoli. Notevole è la pesca (oltre 3,5 milioni di t annue), sia di specie marine, sia d’acqua dolce. La capillare diffusione di impianti d’acquacoltura lungo le coste del Golfo di T., ha reso la T. primo esportatore mondiale di gamberi, a costo di gravissimi danni ecologici (distruzione delle formazioni di mangrovie e inquinamento).
Tra le risorse minerarie, oltre alle pietre preziose (zaffiri), dopo il crollo del mercato dello stagno, si contano soprattutto gesso, e poi tungsteno, piombo, zinco, antimonio, manganese, minerali di ferro e lignite. Giacimenti di petrolio e gas naturale soddisfano parzialmente la domanda interna. L’energia elettrica (115 miliardi di kWh all’anno) è quasi esclusivamente termica, nonostante la grande e controversa diga di Pak Mun (1994, il 6% del totale nazionale ca.). Tra le manifatture, molte trasformano derrate agricole (zucchero, distillati, birra, conserve, cotone, tabacco); recentemente vi si sono aggiunte cartiere, fabbriche di pneumatici, di fibre sintetiche, cementifici, e poi complessi chimici, siderurgici e metallurgici, impianti meccanici, e da ultimo imprese tessili, calzaturiere ed elettroniche. Raffinerie di petrolio si concentrano attorno alla capitale, dove la T. sta creandone un sistema per esportare i prodotti petroliferi nei paesi confinanti e nella Repubblica Popolare Cinese.
Ormai ben consolidato è il turismo. Prima strutturato e organizzato in percorsi di città storiche e località balneari dalla TAT (Tourism Authority of Thailand), ha poi assistito a una polverizzazione tanto nell’offerta dei servizi quanto nella loro clientela, a sua volta sempre più numerosa con oltre 14 milioni di presenze nel 2008 (triplicati nei 15 anni precedenti). L’industria turistica ha contribuito tanto allo sviluppo economico quanto alla promozione dell’immagine del paese all’estero: i suoi inevitabili, e spesso gravi, riflessi sull’ambiente e sul tessuto sociale (come lo sviluppo dell’industria del turismo sessuale a Pattaya e lo stravolgimento della vita dei villaggi montani nelle regioni settentrionali) hanno cominciato a essere affrontati da politiche specifiche, che ne vanno mitigando la portata. Nell’ultimo decennio lo sviluppo del turismo ha periodicamente risentito di crisi interne (colpo di Stato del 2006, proteste del 2009 e 2010) e internazionali (crisi finanziaria del 2008, pandemie), che ne hanno causato l’andamento fortemente oscillatorio. Strategico è stato lo sviluppo di Bangkok in nodo aeroportuale regionale, prima con lo scalo di Don Muang e ora con quello di Suvarnabhumi, posto a crocevia tra Europa, da una parte, e Giappone (e America) e Australia, dall’altra. Le comunicazioni terrestri contano 70.000 km di strade, di cui 53.000 asfaltati; autostrade (4000 km entro i prossimi anni); e 4.000 km di ferrovie (2005). Principale porto è Bangkok.
Con lo sviluppo industriale, l’esportazione è dominata dai prodotti della meccanica e dell’elettronica (totale da manifatture: 75%), cui si affiancano quelli dell’agricoltura (caucciù, riso, prodotti ittici: 19%), e infine carburanti (5%). Diminuita la dipendenza tecnologica dall’estero (Giappone, Stati Uniti, Germania, Singapore, Malaysia e Hongkong), la T. si propone come centro regionale d’eccellenza nelle attività di ricerca e sviluppo ad alto contenuto tecnologico.
La popolazione predominante nella T. discende dai Thai, che nel 6° sec. avevano fondato un regno di nome Ta-li nell’attuale provincia cinese dello Yunnan. Tale regno scomparve nel 1253 in seguito all’invasione mongola della Cina. I Thai abbandonarono allora lo Yunnan: i Thai-Yai («Grandi Thai») si stabilirono nella Birmania superiore e i Thai-Noi («Piccoli Thai») nella T. e nel Laos. Nello stesso 13° sec. si affermò un regno Thai nel Siam Settentrionale, con capitale Sukhothai. Nel 14° sec. fu assoggettato il regno Khmer e dalla fusione dei due popoli trasse origine il nuovo Stato Thai. Nel 1350 fu fondata la nuova capitale Ayutthaya (o Ayuthia).
Nel 16° sec. arrivarono i Portoghesi (1511), seguiti da Spagnoli, Olandesi, Inglesi, e presto la Compagnia olandese delle Indie Orientali godette del monopolio del commercio estero del Siam. Nel 1767 i Birmani distrussero Ayutthaya. Dopo il breve regno del generale Phra Chao Tak, che era riuscito a scacciare i Birmani, si costituì una nuova dinastia per opera del generale Phya Chakri, che assunse nella nuova capitale Bangkok il nome di Rama I (1781-1809).
Nel 19° sec. il re Mongkut (1851-68) aprì il paese agli scambi commerciali e all’influenza occidentale. La sua politica fu seguita anche dal figlio Chulalongkorn (1868-1910), sotto il quale la T. dovette cedere i propri diritti su ampie regioni del Laos e della Cambogia alla Francia e della Malaysia alla Gran Bretagna. Lo Stato fu centralizzato, l’amministrazione riformata, la schiavitù abolita, mentre il paese fu dotato di infrastrutture capaci di fare da volano alla sviluppo economico.
Il successore, Vajiravudh (1910-25), continuò il rafforzamento dello Stato, combattendo dal 1917 al fianco degli Alleati nella Prima guerra mondiale. A seguito della crisi economica internazionale e del diffuso malcontento per il governo del re Prajadhipok (1925-35), nel 1932 un colpo di Stato militare obbligò il sovrano ad accettare un regime costituzionale, che dal 1933 riacquisì però un carattere decisamente autoritario, rafforzatosi con l’assunzione della carica di primo ministro del generale L. Pibul Songgram (1939), mentre il re abdicava nel 1935. La T. intraprese una politica estera filogiapponese, avanzando durante la Seconda guerra mondiale rivendicazioni sui territori ceduti a Francia e Gran Bretagna. Con il declino del Giappone e la caduta di Pibul (1944), crebbe l’influenza statunitense.
Nel dopoguerra il paese conobbe una breve fase di vita democratica, ma nel 1947 un colpo di Stato militare riportò al potere Pibul Songgram. A partire dal 1955 si registrò una limitata liberalizzazione della vita politica, ma nel 1957 un nuovo intervento dell’esercito portò al potere il generale S. Thanarat, alla cui morte (1963) subentrò il generale T. Kittikachorn. Strettamente alleata agli USA, la T., dopo aver partecipato alla guerra di Corea (1950-53) e alla fondazione della SEATO (1954), nel corso degli anni 1960 fu progressivamente coinvolta nella crisi indocinese. Dopo un’effimera esperienza di governo parlamentare, nel 1971 Kittikachorn riassunse poteri dittatoriali. Un forte movimento di protesta antigovernativa si sviluppò tuttavia e nel 1973 il regime perse anche l’appoggio del re Bhumibol Adulyadej (sul trono del 1950). Esiliato Kittikachorn, fu costituito un governo provvisorio civile e fu formato un governo di coalizione dal leader del Partito democratico (PD), Kukrit Pramoj. Elezioni anticipate nel 1976 portarono alla formazione di un governo di coalizione di destra, guidato da Seni Pramoj, che nel 1976 fu rovesciato da un colpo di Stato militare. Il nuovo governo, guidato da Thanin Kraivixien, diede vita a un duro regime repressivo; nel 1977 gli subentrò il generale Kriangsak Chomanan, che promosse il ripristino di alcune limitate forme di vita democratica. Fra il 1980 e il 1988 il generale Prem Tinsulanond guidò diversi governi di coalizione fra i principali partiti di destra. Sul piano internazionale un progressivo miglioramento a livello regionale (favorito dal processo di distensione fra URSS, Cina e USA) fu perseguito nella seconda metà degli anni 1980 dal governo guidato dal 1988 da Chatichai Choonhavan che fu però rovesciato nel 1991 da un nuovo colpo di Stato militare. Il potere venne assunto da un Consiglio Nazionale di Pacificazione (CNP), dominato dal generale Suchinda Kraprayoon.
Dopo le elezioni legislative (1992), il CNP venne sciolto e Suchinda assunse la guida del governo, ma la nomina a primo ministro di una personalità esterna al parlamento provocò forti e diffuse contestazioni, portando Suchinda alle dimissioni. Con le successive elezioni Chuan Leekpai, divenne primo ministro di un governo di coalizione centrista, alla cui crisi (1995) si formò un governo di coalizione di centrodestra. Le nuove consultazioni del 1996 registrarono l’affermazione del Partito della nuova aspirazione, conservatore, e il generale Chaovalit Yongchaiyut fu nominato primo ministro. Investito da una pesantissima crisi finanziaria, il governo entrò in crisi nell’autunno 1997. Si formò allora una nuova maggioranza facente perno sul Partito democratico, e Chuan Leekpai assunse nuovamente la carica di primo ministro. Il nuovo esecutivo cercò di arginare la crisi avviando nel 1998, in accordo con il Fondo monetario internazionale, un piano di risanamento.
Nel 1998 Thaksin Shinawatra, ex ufficiale di polizia diventato miliardario come magnate della televisione, fondò un nuovo partito, il Thai Rak Thai («i Thai amano i Thai»), dalla forte impronta populista e destinato a trasformare profondamente la politica thailandese. Alle elezioni del gennaio 2001 il TRT ottenne una clamorosa vittoria e Thaksin fu nominato primo ministro. Nel febbraio 2005 il TRT conquistò nuovamente la maggioranza assoluta in Parlamento, ma le sempre più pesanti accuse di conflitto d’interessi e di corruzione rivolte a Thaksin determinarono il tramonto della sua fortuna politica nel 2006, quando le forze armate appoggiate dal re Bhumibol Adulyadej presero il controllo del potere. Le elezioni indette nel 2007 furono vinte da una nuova formazione denominata Partito del potere popolare, considerato una riedizione del disciolto partito dell’ex premier, che tornò dall’esilio al principio del 2008. Le pressioni popolari costrinsero alle dimissioni il nuovo primo ministro Samak Sundaravej e il suo successore, Somchai Wongsawat, considerati troppo legati a Shinawatra. Ma il capo dell’opposizione, Abhisit Vejjajiva, designato alla guida del governo, ha dovuto far fronte nel 2009 e nel 2010, nonostante l’appoggio del re, alle massicce manifestazioni di protesta dei sostenitori di Shinawatra, che hanno minacciato di paralizzare la vita politica ed economica del paese. Rimasto in carica nonostante il voto di sfiducia presentato dall'opposizione nel giugno 2010 in ragione della violenta repressione messa in atto contro le forze dissidenti, alle elezioni politiche tenutesi nel luglio 2011 Vejjajiva ha riportato una pesante sconfitta nel confronto con Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin al cui partito politico Puea Thai (nuova denominazione assunta dal Partito del potere popolare) sono andati 265 dei 500 seggi in Parlamento, contro i 159 aggiudicatisi dal Partito democratico del premier uscente.
Violente proteste contro Y. Shinawatra sono esplose nel novembre 2013 a seguito alla proposta del governo di emanare una legge che avrebbe concesso l’amnistia a numerosi individui accusati di reati politici, permettendo soprattutto al fratello della premier, condannato nel 2008 per corruzione, di rientrare in patria dall’esilio. L’opposizione ha chiesto le dimissioni di Shinawatra e annunciato il boicottaggio delle elezioni legislative previste per il febbraio 2014; le consultazioni, svoltesi in un clima di forti tensioni sociali, sono state invalidate in ragione del blocco di numerosi seggi messo in atto dai manifestanti. Nel maggio dello stesso anno la Corte Costituzionale thailandese ha destituito la premier Shinawatra riconoscendola colpevole di abuso di potere; a pochi giorni di distanza i militari hanno assunto il controllo del Paese attraverso un colpo di stato, sospendendo la Costituzione e sciogliendo il governo provvisorio presieduto da N. Boonsongpaisan. Nel mese di giugno il generale Prayuth Chan-ocha, che aveva guidato il golpe, si è autoproclamato premier ad interim, essendo formalmente nominato primo ministro nell'agosto successivo da un Parlamento provvisorio in cui è fortemente dominante la presenza dei militari. Nel luglio 2016, attraverso un referendum popolare, è stata approvata con il 62% di voti favorevoli una nuova Costituzione, contenente misure antidemocratiche volte a consolidare il potere dell’esercito, tra cui l’istituzione di un Senato interamente nominato dai militari. In ragione di tali riforme costituzionali, le consultazioni politiche, innumerevoli volte posticipate e svoltesi infine nel marzo 2019, pur assegnando la vittoria al partito di opposizione Pheu Thai vicino all'ex premier T. Shinawatra, che ha ottenuto 136 seggi contro i 115 andati al Partito Palang Pracharath che ha sostenuto la candidatura di Prayuth Chan-ocha, seguito dai partiti di opposizione Future Forward (80), Partito democratico (52) e Bhumjaithai (51), non hanno assicurato al Paese un futuro democratico, permanendo nella carica di primo ministro Chan-ocha. Un forte segnale di rottura è provenuto dalle elezioni politiche svoltesi nel maggio 2023, alle quali si è registrata una netta affermazione dei partiti di opposizione alla giunta militare al potere: il partito progressista Phak Kao Klai (Andiamo Avanti) guidato da P. Limjaroenrat, che si è aggiudicato 151 dei 500 seggi della Camera bassa, seguito dal partito populista Pheu Thai, mentre il partito Palang Pracharath del premier Prayut Chan-o-cha, in coalizione con altre formazioni filomilitari, si è aggiudicato il 15% circa dei voti. A tre mesi dalle consultazioni, il Parlamento ha eletto nella carica di premier S. Thavisin del Pheu Thai.
Nell'ottobre 2016, dopo la morte del sovrano Bhumibol Adulyadej, sul trono dal 1950, il secondogenito ed erede designato Maha Vajiralongkorn ha posticipato la sua ascesa al trono per poter osservare un periodo di lutto, assumendo la reggenza del Paese ad interim il generale Prem Tinsulanonda fino al dicembre successivo, quando Vajiralongkorn ha ufficialmente assunto la carica reale con il titolo di Rama X.
Il thai, o siamese, lingua nazionale della T., appartiene, insieme al lao, allo shan e al khamti, al sottogruppo sud-occidentale di un gruppo di lingue geneticamente imparentate – indicate col termine thai – che sono attualmente parlate in una vasta area dell’Asia sud-orientale e orientale. Controversa è la sua appartenenza alla famiglia sino-tibetana, benché presenti una serie di evidenti affinità, sia fonologiche sia strutturali, con diverse lingue di tale famiglia, incluso il cinese. Il sistema di scrittura del thai, che è documentato dal 13° sec., consiste in un adattamento dell’alfabeto khmer, a sua volta di origine indiana. Come il cinese, il thai è una lingua isolante priva di flessioni, con una larga prevalenza di morfemi monosillabici, e una lingua tonale: ogni sillaba può essere pronunciata con un tono medio, basso, discendente, alto o ascendente. I tempi e i modi dei verbi sono resi mediante l’impiego di particelle e di forme ausiliari. La lingua thai è stata molto influenzata dal sanscrito e dal pāli in conseguenza della diffusione del buddhismo e ha due sistemi di traslitterazione: il primo secondo la fonetica; l’altro secondo l’etimologia, soprattutto per i lemmi derivati dal sanscrito e dal pāli.
La prima testimonianza della letteratura scritta thailandese risale al 13° sec. ed è costituita da iscrizioni su stele (epigrafi in onore dei sovrani defunti, d’ispirazione politica e religiosa), fatte incidere dal re Rāma Kamheng (m. 1315), terzo sovrano della prima dinastia siamese di Sukhōthai, al quale si deve anche la scrittura thai adattata dall’alfabeto sanscrito devanāgarī. Influenzata dalle culture Môn e Khmer, e dalla cultura indiana, soprattutto dalle numerose opere buddhiste canoniche, dai Jātaka (racconti delle vite anteriori del Buddha) e dal Rāmāyana, la letteratura thai si è sviluppata contemporaneamente nella forma orale e scritta, dotta (fiorita soprattutto negli ambienti di corte, con il contributo determinante degli stessi sovrani) e popolare, dando origine a veri e propri generi letterari, sia in prosa sia in poesia. In particolare, la musicalità e la duttilità della lingua hanno favorito il fiorire di composizioni poetiche e teatrali. La letteratura popolare, in parte religiosa e in parte profana, annovera racconti, leggende, poesie. Uno dei racconti più celebri è il Vessantara jātaka, storia del principe Vessantara, incarnazione di Buddha, che ancora oggi viene letto nei templi buddhisti in particolari occasioni. La prima trascrizione in siamese del Vessantara jātaka (Wesandon jadōk) o anche Mahachāt («La grande [o ultima] incarnazione») ebbe luogo nel 1482 per volere del sovrano Traylokanāt, devoto seguace del buddhismo, che ne affidò l’incarico ai più valenti eruditi del tempo. Degni di nota sono i racconti in versi, genere letterario in auge fino al 19° sec., in cui si distinse Sunthon P’hu (18°-19° sec.), che ha lasciato 24 opere tra racconti in versi, poemi morali, ninnenanne e proverbi che riflettono uno stile agile e naturale; famosi soprattutto i suoi nirat («separazione» o «disperazione»), componimenti scritti in occasione di una partenza o di una separazione. Un genere molto fecondo nella poesia thai è rappresentato dalle ninnenanne destinate sia ai bambini sia agli elefanti del re. Altri generi poetici come le canzoni in versi (p’hleng, doksoi, sakrawa) e i poemi o canti d’amore chiamati p’hleng yao, furono molto diffusi durante il periodo detto di Ayutthaya (14°-18° sec.): celebri i poemi composti dal principe Thammathibet (metà 18° sec.) per accompagnare il corteo delle imbarcazioni reali.
L’influenza delle lingue, dei generi e dei temi letterari occidentali fu determinante per lo sviluppo della letteratura thai moderna. Il suo inizio si fa risalire alla metà del 19° sec., epoca in cui si consolidarono i rapporti con i paesi occidentali a opera dei sovrani Rāma IV e Rāma V. Il sovrano Vajiravudh, Rāma VI, che regnò dal 1910 al 1925, autore egli stesso di un centinaio di opere di vario genere, è considerato l’antesignano della letteratura moderna. Si deve a lui l’introduzione in T. del teatro europeo e la nascita di una stampa d’opinione. Il teatro e la narrativa, che avevano abbandonato a poco a poco i temi di origine indiana o legati alla tradizione, si ispirarono alle nuove esperienze sociali, presentando un vivace ritratto di una società in via di evoluzione e fortemente assimilatrice. Espressione significativa del rinnovamento letterario thai fu la nascita del romanzo, genere che conobbe una grande diffusione e fu coltivato in diverse forme: sentimentale, comico, religioso, politico, storico, sociale. È ancora a un membro della casa reale, il principe M.C. Akat Damkeung, che si deve il primo vero grande romanzo thai: Lakorn hèng chivit («Il teatro della vita», 1929). I romanzi pubblicati nel periodo successivo all’instaurazione della monarchia costituzionale (1932) appartengono essenzialmente a tre categorie: il romanzo popolare, gli adattamenti di opere straniere e il romanzo inteso come opera d’arte. In quest’ultima categoria rientra la migliore produzione narrativa thai, nella quale si distinsero autrici come: Dok Mai Sot (pseudonimo di M.L. Bupha Kunjara: Phudi «Un essere di qualità», 1929; Nilae chivit «Così è la vita», 1929); Bunleua (pseudonimo di M.L. Bunleua Thepyasuwan: Thutiya wiset «La dama dall’onorificenza regale», 1968); Botan (pseudonimo di Supha Lusiri: Chotmai chak muang Thai «Lettere dalla Thailandia», 1970). Tra gli scrittori moderni e contemporanei si distinguono ancora: il principe M.R. Kukrit Pramoj, autore di numerosi saggi e del volume, più volte ripubblicato, Si pendine («I quattro regni», 1953), cronaca della vita di palazzo che va da Rāma IV (metà 19° sec.) a Rāma VII (1925-35); e il raffinato narratore Lao Kambhom (pseudonimo di Kamsing Sinork, di cui si ricorda la raccolta di novelle Fa borkan («L’uomo politico», 1958) e il romanzo Mèo («Il gatto», 1983). Da menzionare anche: Si Burapa (pseudonimo di Kularp Saipradit), il cui romanzo più celebre è Khang lang phap («Dietro la fotografia», 1937); Pira Sutham, che scrive in inglese (il romanzo Monsoon country, 1988; la raccolta di racconti brevi, People of Esarn, 1987, trad. it. Racconti thailandesi, 1993); Nikom Raiyawa, autore del romanzo Taling sung sung nak («Riva alta, grave capitombolo», 1984).
A partire dal Neolitico la regione ebbe un ruolo privilegiato nei diversi fenomeni di interscambio a livello locale, regionale e interregionale (Ban Kao, Ban Chiang, Non Nok Tha, Khok Charoen, Sab Champa). Dal sito di Khok Phanom Di (2000-1500 a.C.) provengono le prime evidenze dei mutamenti che avrebbero portato al passaggio da un’economia di caccia-raccolta a un’economia agricola. Sono state rinvenute numerose tombe, nei cui corredi sono presenti bracciali di pietra, di carapace di tartaruga e di conchiglia. Nella T. nordorientale le sepolture rinvenute a Ban Non Wat (2100-1400 a.C.) testimoniano la specializzazione e l’alto livello culturale raggiunti da questi gruppi di coltivatori: sono state rinvenute ricche sepolture con corredi composti tra l’altro da ceramica finemente decorata a motivi incisi e impressi. Tra il 1500 e il 1200 a.C., la conoscenza delle tecniche di fusione del rame e dello stagno è testimoniata dai reperti scavati presso molti siti dell’età del Bronzo (Ban Chiang, Non Nok Tha, Ban Non Wat, Ban Lum Khao, Phu Lon, valle di Khao Wong Prachan, Non Pa Wai, Nil Kham Haeng). Nel corso di questa fase sono evidenti lievi mutamenti nella tipologia dei corredi. Un aumento della ricchezza e un miglioramento generale dello status sociale si ebbero nel corso della successiva età del Ferro: a Ban Don Ta Phet e a Noen U-Loke sono state scavate molte tombe con ricchi corredi. Alcuni gioielli ricordano prototipi indiani, mentre i bronzi non sono paragonabili ad alcun manufatto thailandese dello stesso periodo; tali evidenze testimoniano contatti commerciali con l’India. Nella tarda età del Ferro si assistette a rapidi cambiamenti che avrebbero portato ai primi stadi della civilizzazione.
La produzione artistica dell’antica T., strettamente legata al buddhismo, risale alle tradizioni della cultura indiana. Gli artisti siamesi imitavano i modelli indiani, che si andavano inevitabilmente modificando e alterando. La più antica scuola d’arte siamese fu quella del regno di Dvaravati (6°-13° sec.) della cui architettura non rimane quasi nulla. La scultura di questa scuola è rappresentata da statue di Buddha, ben rifinite, di pietra, bronzo o terracotta, che hanno una certa affinità con lo stile indiano Gupta. Verso il 1000 d.C., dopo la conquista di Dvaravati da parte degli Khmer, seguaci dell’induismo, nell’arte siamese le tradizioni della cultura precedente si mescolano con quelle dei conquistatori.
Verso il 13° sec., quando il territorio della T. fu invaso dai Thai, immigrati dalla Cina, si forma una cultura artistica basata sulla dottrina buddhista più pura e sulla rielaborazione di forme antiche. Centri di tale cultura furono prima Chiang Mai e Chiang Sen e poi Sukhothai. I principali monumenti dell’architettura di quest’epoca sono i prang e gli stupa, torri-santuario in mattoni, con decorazioni di stucco. Del 13°-14° sec. ci sono pervenuti anche i resti del grandioso monastero della Grande Reliquia a Sukhothai. La scultura di Sukhothai comprende migliaia di immagini in bronzo tra le quali una famosa statua di Buddha in atto di camminare, probabilmente del 14° sec., conservata in un monastero di Bangkok e modellata con abilità estrema. Furono usuali anche le immagini di Buddha seduto (Buddha del monastero del Quinto Re a Bangkok) e le statue di Buddha giacente (Buddha del monastero dell’Eccellente Dimora a Bangkok). Gli scultori di Sukhothai furono anche abilissimi nella decorazione a stucco, policroma e parzialmente dorata (raffigurazioni di episodi della vita di Buddha). Dal 13° al 16° sec. anche la T. settentrionale, dove sorse il regno di Lan Na, fu centro artistico importante. Del 15° sec. è il monastero dei Sette Pinnacoli, il cui tempio fu decorato con raffinatissimi rilievi di stucco. Nella scultura di Lan Na si hanno effigi in bronzo di Buddha, rappresentato nel tipo del ‘simha’ (leone) e nel tipo ‘misto’ che si mantiene fino al 20° secolo. Il regno di Ayutthaya, fondato nel 1350, fu un altro centro di fioritura artistica dove si fusero le tradizioni dell’arte thai e khmer. Tra i monumenti dell’architettura di Ayutthaya il prang Vat Rajapurana è l’esempio più impressionante. Della scultura della scuola di Ayutthaya restano molti bronzi del Buddha in diverse posizioni: alcuni fra i migliori lo raffigurano in ornamenti regali.
La scuola di Bangkok, sorta nella nuova capitale alla fine del 18° sec., è stata, fino all’età moderna, la più importante del paese. Ha subito notevolmente l’influenza dell’arte cinese e dell’arte occidentale, ma nello stesso tempo ha cercato di conservare e sviluppare le tradizioni nazionali. Il monumento più grandioso è il tempio Brah Pathama (19° sec.) rivestito di mattonelle. I contatti con la civiltà occidentale hanno dato origine a molte costruzioni architettoniche di tipo europeo. Accanto alla perdurante tradizione dell’architettura in legno, negli anni 1930 furono costruite le prime strutture in cemento a Bangkok (Monumento alla Democrazia, ufficio postale, stadio, ospedale); la città, insieme ad altri centri provinciali, si estese considerevolmente nella seconda metà del 20° secolo.
Nell’ambito della scultura monumentale risente, tra gli altri, di modelli occidentali il monumento equestre di re Chulalongkorn a Bangkok. Importante per lo sviluppo dell’arte nel 20° sec. è Silpa Bhirasri (Corrado Feroci, scultore italiano vissuto in T.), fondatore della Scuola di belle arti (poi università). Peraltro la scultura declina in una produzione di serie che replica i vecchi schemi: in particolare figure e rilievi in miniatura eseguiti con tecnica molto abile. Anche la pittura subisce l’influenza della pittura occidentale, anche se molti artisti continuano a rappresentare immagini di vecchie leggende e a ripetere, con tecniche nuove, le forme antiche. Tra le personalità di rilievo: Pichai Nirand, Sawasdi Tantisukit, Damrong Wong-Upparaj, Thawan Duchance, Preecha Thaothong ecc.
Vasto golfo del Mar Cinese Meridionale, tra la T. a N, la Cambogia e il Vietnam meridionale a E, la penisola di Malacca a O. La sua larghezza massima è di circa 450 km; la profondità non supera i 100 m; la costa è piuttosto articolata. Il golfo riceve le acque del Chao Phraya, il maggior fiume thailandese (1000-1200 m3/s) sul cui delta (200 km), fittamente canalizzato, sorge Bangkok.