Dal 1989, nome ufficiale dello Stato tradizionalmente noto come Birmania, situato nell’Asia sud-orientale, nel versante occidentale dell’Indocina. A NO confina con il Bangladesh e l’India, a NE con la Cina, a E con il Laos e a SE con la Thailandia, mentre a O e a S si affaccia per circa 2500 km sull’Oceano Indiano.
Il territorio si compone di tre fasce geologico-morfologiche longitudinali: le catene dei Patkai, dei Rongklang e degli Arakan, culminanti nel Hkakabo Razi a 5881 m e digradanti fino al delta dell’Irrawaddy e al Golfo del Bengala; le piane alluvionali centrali (formate dai fiumi Irrawaddy e Sittang), nella parte meridionale divise da montagne poco elevate (sotto i 1500 m); l’altopiano degli Shan (1200-2000 m), segnato da una fitta rete di corsi d’acqua, che a N si unisce con le alture dei Kachin, mentre a S la piana del Salween lo separa dalle alteterre del Tenasserim, che formano la penisola malese.
Il clima, monsonico, risente di tale morfologia, con precipitazioni massime sul versante di SO degli Arakan e del Tenasserim (5000 mm da giugno a ottobre), e minime di 1000 mm nelle conche interne. Similmente la temperatura subisce l’influenza dell’umidità nelle zone litoranee e specialmente deltizie (con massimi a Yangon, 26 °C; Moulmein, 24 °C), mentre nell’interno si raggiungono i 30 °C; l’inverno segna 8 °C nei monti a N e 24 °C sulla costa. Foreste variegate (temperata sopra i 2000 m, tropicale sempreverde a quote inferiori, ma con non meno di 2000 mm annui di pioggia), savane e formazioni vegetali anfibie lungo le coste costituiscono la vegetazione originale. La fauna conta grandi mammiferi come la tigre, il leopardo, l’orso tibetano, l’elefante indiano, il bufalo selvatico.
Fra i 135 gruppi etnici riconosciuti nel M., i Birmani propriamente detti sono il 65%, e vivono nelle terre basse misti a minoranze cinesi (3%) e indiane (2%); al loro stesso gruppo (quello sino-tibetano) appartengono anche le minoranze dei Karen, dei Kachin e Chin (in totale, ca. il 10%); al gruppo dei Thai-Kaday afferiscono gli Shan (ca. 8%) dell’omonimo altopiano; gruppi austroasiatici (Mon, Palaung e Wa) sono sparsi in aree isolate.
La lingua ufficiale è il birmano; è largamente usato l’inglese. Il 90% della popolazione pratica il buddhismo theravada.
Il M. è stato popolato principalmente da flussi migratori di provenienza settentrionale: prima dall’Assam, poi dall’area cinese e tibetana (Karen, Chin, Kachin, Birmani, Shan). Molti di questi immigrati si fermarono nelle zone elevate, penetrando poco le pianure, soggette a inondazioni. Con il passare del tempo, soprattutto i Birmani hanno proceduto a colonizzare le aree basse, raggiungendo notevoli densità (anche 200 ab./km2). La popolazione si è più che quintuplicata nel 20° secolo. Il tasso di natalità, peraltro, è stato molto ridotto dalle politiche demografiche del governo (è sceso sotto il 20‰), contro un tasso di mortalità ancora elevato (superiore al 12‰) e una forte emigrazione (0,2%): ne è risultata una brusca frenata dell’accrescimento (tra 0,50 e 0,70%).
Il M. è un paese tuttora accentuatamente rurale, con un tasso di urbanizzazione che molto probabilmente si aggira intorno al 30%. Le città si sono sviluppate solo recentemente intorno a centri politico-religiosi. Sulle montagne la popolazione tende a raggrupparsi in villaggi, mentre le pianure sono caratterizzate da forme di insediamento sparso. I differenti gruppi etnici hanno tradizioni diverse, sia per la struttura delle abitazioni sia per i materiali impiegati nella costruzione. Le città principali sono Yangon (già Rangoon), fino al 2006 capitale, che nello stesso anno contava 5,5 milioni di ab. nell’intera agglomerazione urbana; Mandalay, che raggiunge circa 2,5 milioni di ab.; e un’altra decina di centri urbani, tutti con oltre 100.000 ab., concentrati nelle pianure costiere e nelle maggiori valli fluviali.
Paese tradizionalmente dedito alla coltivazione del riso, il M. ha per lunghi periodi basato la propria floridezza su ingenti esportazioni di questo cereale. Fin dal conseguimento dell’indipendenza (1948), ma soprattutto dagli anni 1960, il paese ha avviato una nuova politica economica, con tentativi di collettivizzazione della terra e di industrializzazione che sono stati frustrati dalla scarsità di capitali, di infrastrutture e di risorse umane. Sprechi ed errori nel gestire la transizione hanno peggiorato la produttività agricola e le condizioni di vita nelle campagne. Misure analoghe e analoghi risultati hanno interessato i settori secondario e terziario. Una nuova fase, sviluppatasi nell’ultimo ventennio del 20° sec. e centrata sullo sfruttamento delle risorse petrolifere, minerarie e forestali affidato a compagnie multinazionali, ha brevemente aumentato l’afflusso degli investimenti, ma senza significativi miglioramenti per la popolazione. Il controllo esercitato sull’economia dalle forze armate, ribadito con forza dal 1999, e le politiche autoritarie del governo (specie dopo la repressione delle proteste del 2007) hanno spinto molti paesi e organizzazioni (tra cui l’Unione Europea) a imporre sanzioni e restrizioni al commercio con il M., mentre Cina e India cercano di aumentare la propria presenza. Il paese, con un prodotto interno lordo nominale pro capite stimato intorno ai 220 dollari (2008), una crescita inferiore al 4%, e un’inflazione oltre il 30%, risulterebbe il più povero dell’Asia, e uno dei più poveri del mondo intero. Corruzione, contrabbando e mercato nero affliggono il sistema economico e amministrativo, con gravi effetti per la popolazione.
Il riso occupa il 60% della superficie agricola e riveste un ruolo primario, ancorché non misurato, nell’economia del Myanmar. Si stima che nei primi anni del 21° sec. tra il 60 e il 70% della forza-lavoro fosse ancora impiegata in attività rurali e producesse circa il 42% del prodotto interno lordo, coltivando cereali e piante industriali (cotone, arachide, tabacco, canna da zucchero, alberi da caucciù) e raccogliendo legni pregiati (tek e pinkado), il cui peso nell’economia reale è probabilmente molto maggiore di quanto accertato (100-200 mila t annue). Limitato è l’allevamento (oltre 15 milioni di bovini, compresi i bufali; più di 3 milioni i suini); grande è l’importanza alimentare della pesca. Larga è la produzione di oppio, forse l’8% del raccolto mondiale. Le industrie, in crescita, producono presumibilmente il 20% del prodotto interno lordo impiegando meno del 10% della forza-lavoro. Tra esse si segnalano in particolare quelle estrattive (è notevole lo sfruttamento di risorse del sottosuolo, segnatamente idrocarburi, metalli, pietre preziose), ma ancora più sviluppate le attività di trasformazione agroalimentari e tessili.
Fondamentale, nel settore dei trasporti e delle comunicazioni, è il sistema fluviale centrato sull’Irrawaddi. Yangon è il porto principale e l’unico aeroporto internazionale. La rete ferroviaria non arriva a 4000 km, e non è sufficientemente surrogata da quella stradale, formata da soli 27.000 km quasi totalmente non asfaltati.
Un impero birmano con capitale Pagan (‘città dei mille templi’), venne fondato prima dell’11° sec. e distrutto dai Mongoli nel 1287. Seguì un periodo di anarchia, durante il quale i principati thai del Nord e dell’Est si resero indipendenti e si svilupparono i regni di Ava, Pegu e Taungu. La riunificazione del paese (17° sec.) fu accompagnata dallo sviluppo della capitale del Nord, Ava, nuovamente rimpiazzata da Pegu nel 18° secolo.
La successiva espansione verso N-O (Assam) portò al conflitto con gli Inglesi, che conquistarono la Birmania trasformandola in una provincia dell’India fino al 1937, quando fu costituita in colonia della Corona. Conquistata dai Giapponesi nel 1942, la sua importanza strategica ne sollecitò la riconquista. Le forze nazionaliste birmane (guidate da Aung San e U Nu), che in un primo momento avevano collaborato con il Giappone, ottenendo da questo un’indipendenza puramente formale, nel 1945 si unirono agli alleati e parteciparono all’ultima fase della guerra, rivendicando dopo la sua conclusione la fine del regime coloniale. L’indipendenza fu conseguita nel 1948 e U Nu assunse la direzione del governo provvisorio, ma la situazione critica del paese (insurrezione comunista, ribellione dei Karen, penetrazione di truppe nazionaliste cinesi nel 1950) impedì lo svolgimento di elezioni legislative fino al 1952. Queste sancirono l’egemonia dell’Anti-Fascist People’s Freedom League (AFPFL) e una relativa stabilizzazione. Nel 1962 il persistere di focolai di guerriglia, di tendenze separatiste nelle regioni orientali e di gravi difficoltà economiche indusse i militari a un colpo di Stato. Costituito il Burma Socialist Programme Party (BSPP), il governo militare, guidato da Ne Win, soppresse tutti gli altri partiti e decise una serie di nazionalizzazioni. Nel 1974, con una nuova Costituzione, il paese assunse la denominazione ufficiale di Repubblica socialista dell’Unione birmana, il BSPP fu riconosciuto come partito unico e venne costituito un nuovo apparato statale più centralizzato. Ma le difficili condizioni economiche alimentarono i conflitti sociali e le tensioni etniche, mentre varie zone sfuggivano ancora al controllo del governo centrale. Nel 1988 l’esplosione della protesta popolare nelle principali città costrinse Ne Win alle dimissioni; dopo una durissima repressione si costituì un governo militare presieduto da Saw Maung.
Dopo la sconfitta subita alle elezioni del maggio 1990, vinte dalla National League for Democracy (NLD) guidata dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, il regime militare sembrò avviare una politica di cauta democratizzazione. Than Shwe, succeduto nel 1992 a Saw Maung, convocò nel 1993 una Convenzione nazionale con il compito di redigere una nuova Costituzione, che però non ottenne risultati di fronte al rifiuto dei delegati nominati dal governo, che costituivano la netta maggioranza, di mettere in discussione il ruolo centrale dell’esercito e la presenza di elementi militari sia nel Parlamento bicamerale sia nelle istituzioni amministrative locali. Il ritiro della NLD dai lavori della Costituente (1995) e l’intensificarsi delle persecuzioni contro gli oppositori del regime inasprirono nuovamente il clima politico. Proseguirono anche i contrasti con le minoranze etniche, gli scontri fra l’esercito regolare e le milizie ribelli lungo il confine con la Thailandia e le offensive contro l’esercito di Khun Sa’a, il maggiore produttore di oppio del M., che nel 1994 aveva proclamato la nascita di uno Stato Shan indipendente. Nel 1997 l’ingresso del M. nell’ASEAN comportò una piena integrazione del paese nell’economia regionale del Sud-Est asiatico nonché una legittimazione del regime stesso, mentre i paesi occidentali mantennero un atteggiamento di condanna verso le continue violazioni dei diritti umani, l’utilizzo del lavoro coatto e la politica permissiva nei confronti del narcotraffico. Lo scioglimento della giunta militare, nel novembre 1997, non portò a cambiamenti di indirizzo. Il nuovo organo di governo, infatti, denominato Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo, non abolì la legge marziale né ripristinò le istituzioni democratiche previste dalla Costituzione del 1974, e continuò a essere a tutti gli effetti una giunta militare composta da ufficiali più giovani, ma sempre diretta dal generale Than Shwe. Rimase immutato anche l’atteggiamento verso l’opposizione, i cui esponenti continuarono a essere sottoposti a intimidazioni e arresti indiscriminati; in particolare Aung San Suu Kyi rimase soggetta a pesanti restrizioni delle libertà personali. Nell’estate 2007 le proteste popolari per l’aumento del costo della vita assunsero un significato di contestazione politica della giunta militare, che rispose con una dura repressione, soprattutto contro i monaci buddhisti animatori dei cortei e delle istanze di riforma. Nel nov. 2010 sono state indette le prime elezioni parlamentari dopo quelle del 1990. Boicottate dalla NLD e accusate di essere una farsa, hanno visto vincitore il partito di regime, lo Union solidary and development party (USDP). Alle consultazioni presidenziali del gennaio 2011 è stato eletto l'ex primo ministro ed ex generale Thein Sein, mentre alle consultazioni suppletive svoltesi nell’aprile 2012 - dopo il trasferimento nell’anno precedente del potere a un governo civile, considerato comunque un'emanazione di quello militare, e dopo la scelta di Aung San Suu Kyi, tornata in piena libertà nel 2010, di candidarsi come deputato del Parlamento nazionale - la NLD si è affermata come principale forza dell’opposizione, e a Kahwmu, la circoscrizione in cui si presentava, la leader è stata eletta con l'82% delle preferenze. Sebbene il Parlamento sia comunque dominato dai sodali dell'esercito, l'opposizione ha guadagnato consensi e visibilità estremamente utili in vista delle consultazioni del 2015, alle quali Aung San Suu Kyi ha presentato ufficialmente la sua candidatura nel giugno 2013. Svoltesi nel novembre 2015, le prime elezioni libere nel Paese dalla fine della dittatura militare hanno registrato la netta affermazione del partito della dissidente, che ha riportato oltre il 70% delle preferenze; storico risultato è stato raggiunto inoltre nel marzo 2016 con la nomina alla presidenza del Paese dell'economista Htin Kyaw, anch'egli membro della NLD, primo civile eletto dopo 54 anni di dittature militari e braccio destro di Aung San Suu Kyi, impossibilitata ad assumere tale carica in ragione del mancato emendamento di un articolo della Costituzione che vieta a chi sia coniugato con uno straniero o abbia figli con passaporto estero di correre per tale ruolo. Nel marzo 2018 Htin Kyaw si è dimesso, subentrandogli nella carica nello stesso mese Win Myint. Le elezioni suppletive svoltesi nel novembre 2018 hanno comunque registrato un netto decremento dei consensi per la NLD che, sebbene goda ancora del sostegno della maggioranza, ha vinto solo 7 su 13 seggi, perdendo soprattutto nelle province dove le minoranze sono forti, a seguito della grave crisi etnica scaturita dalle violenze perpetrate dall'esercito birmano contro la minoranza musulmana Rohingya, costate ad Aung San Suu Kyi aspre critiche da parte della comunità internazionale. Alle consultazioni tenutesi nel novembre 2020 la NLD della donna politica ha nuovamente conquistato la maggioranza dei seggi in Parlamento ma, dopo una fase di crescente tensione con il governo civile per le presunte irregolarità sullo svolgimento del voto, nel gennaio 2021 le forze armate hanno messo in atto un colpo di stato, arrestando Aung San Suu Kyi e trasferendo tutti i poteri al generale Min Aung Hlaing; nei mesi successivi la violenta repressione messa in atto dal nuovo esecutivo contro le numerose manifestazioni di piazza antimilitariste e le offensive dei gruppi armati delle minoranze etniche hanno trascinato il Paese sull'orlo di una guerra civile.
Il canone buddhista in pāli (1057 d.C.) influenzò fin dalla sua acquisizione l’intera letteratura birmana, dove predominano composizioni a sfondo religioso buddhista (pyo), celebrazioni delle stirpi reali (egyin), illustrazioni di eventi del regno (mawgun), temi sulla contemplazione della foresta (taw-la) e componimenti diversi (yadu). Tra gli autori rappresentativi si pongono Shin Sīlvamsa (fine 15° sec.), Shin Raṭthasāra (metà 16° sec.) e il poeta dell’ambiente contadino Pade-tha-ya-za (17°-18° sec.). Dal 18° sec. emergono nuovi generi letterari («canzoni» myittaza) con i loro massimi interpreti, U Sa (18°-19° sec.) e U Pon-nya (19° sec.). Tra 19°e 20° sec. si affermano le commedie e il romanzo. Tra i narratori si ricordano in particolare U Lat, aperto all’influenza di letterature di altri paesi, e U Lun, di tendenza progressista sia pur nel rispetto dei valori della tradizione nazionale.
La fondazione del movimento innovativo Khitsan («Esperienza contemporanea», 1928), poi trasformatosi in movimento politico, e la promozione della lotta per l’indipendenza attuata dal circolo del Nagani («Dragone rosso») contribuirono alla diffusione degli ideali marxisti e alla presa di coscienza politica da parte degli intellettuali. Tra i narratori più significativi: Maha Shwe, autore di novelle e di romanzi pervasi da ideali patriottici; Thein Hpe Myint; Dagon Khin Khin Lay, feconda autrice di romanzi. La poesia annovera tra i suoi rappresentanti più apprezzati: U Thein Han (attivo con lo pseudonimo Zawgyi) esponente di spicco del Khitsan, autore di numerosi saggi storici e coautore di una storia della letteratura nazionale; Ngwe Tayi, autrice di poesie che si distinguono per la delicatezza dei sentimenti e per la freschezza delle immagini.
Il conseguimento dell’indipendenza alimentò la nascita nel paese di un sentimento di orgoglio nazionale. La creazione letteraria fu incoraggiata dall’istituzione di premi, il primo dei quali venne assegnato nel 1949 a Min Aung per il romanzo a sfondo sociale Mo auk mye byin («La terra sotto il cielo», 1948), considerato l’opera nazionale più significativa del 20° secolo. Altri notevoli romanzieri che affrontano nelle loro opere i problemi della società del tempo sono: Tet Toe (pseudonimo dello scrittore U On Phe), che in Ming hmu dan («Il funzionario», 1950) denuncia i misfatti della burocrazia coloniale, autore anche di notevoli racconti incentrati sull’analisi psicologica e attraversati da una sottile vena umoristica; Thadu, che descrive le nefandezze dell’ambiente militare nelle pagine di Tat the ga myat koko («Nobile fratello dell’esercito», 1951); la scrittrice Mama Lay, che in Mong yue mehu («Non per odio», 1955) illustra con acutezza una condizione di diffuso malessere; Dagoun Taya (pseudonimo dello scrittore Thei Myaing). Dotata di senso umoristico e soprattutto abile nel richiamare atmosfere suggestive si rivela Khing Hning Yu.
In seguito al colpo di Stato del 1962 e alla presa del potere da parte dei militari, i quali imposero aperte finalità politiche alle opere artistiche, si è verificato un sensibile impoverimento e decadimento della produzione letteraria. La maggior parte dei titoli pubblicati sono romanzi di consumo (storie avventurose e sentimentali, vicende poliziesche e di spionaggio), mentre le opere letterarie o storiche sono via via scomparse o si sono ridotte a semplici disquisizioni filosofiche o a biografie di famosi personaggi, di artisti e di scienziati occidentali. L’indipendenza dello scrittore appare circoscritta al genere poetico, le cui forme espressive e il cui lessico usuale appaiono tuttavia costretti in schemi assai ridotti e semplificati.
L’area archeologica più importante è rappresentata dalle pianure del M. centrale. Le tre principali città (Pyu di Beikthano, Halin e Shrikshetra) mostrano nell’economia, nel livello di urbanizzazione, nell’architettura, nei materiali impiegati nell’edilizia e nella religione importanti caratteristiche anteriori al processo di indianizzazione. La datazione dei campioni di legname provenienti dalla città Pyu di Beikthano rappresenta il più antico dato cronologico riferibile a un contesto urbano del Sud-Est asiatico (ca. 1950 anni fa). Le città erano dotate di opere d’irrigazione e di fortificazioni. Importanti erano le pratiche funerarie (sepoltura dei defunti in urne cinerarie di terracotta o costruzione di grandi monumenti funerari di legno e mattoni) e il culto degli antenati.
L’assimilazione dei valori culturali dell’India da parte delle comunità del Sud-Est asiatico avvenne in modo estremamente selettivo, consentendo il rapido emergere di tradizioni prettamente locali nella religione, nella scrittura, nell’arte e nell’architettura. I siti Pyu del M. forniscono la più antica documentazione del Sud-Est asiatico sull’adozione del buddhismo, insieme alla testimonianza dell’assimilazione di alcune delle conquiste culturali indiane, quali la scrittura, la letteratura sacra, l’arte e l’architettura monumentale. Tra i dati archeologici che attestano il passaggio dei Pyu al buddhismo sono fondamentali quelli forniti da Beikthano (3°-4° sec. d.C.) e da Shrikshetra (5° sec.). Il più antico esempio di testo buddhistico in lingua pāli, inscritto su 20 lamine di oro puro (450 d.C.), proviene da Shrikshetra e testimonia l’adattamento a forme linguistiche locali dell’alfabeto dell’India sud-orientale.
L’arte birmana, svoltasi in continuo contatto con l’India, ne ha tratto numerosi elementi; non mancano però neppure quelli cinesi, musulmani e anche europei (a partire dal 18° sec.). La fioritura artistica comincia con il re Anorattha (1040-77), che avrebbe fatto erigere nel suo regno più di 5000 santuari. L’edificio più noto del M. è il grandioso tempio di Ananda (1108-90); a croce greca, costruito in mattoni e rivestito all’esterno di bassorilievi in terracotta smaltata, comprende all’interno un gran numero di cappelle, precedute da vestiboli.
L’architettura birmana è una mescolanza di stili e tradizioni varie: le pagode sono in genere a pianta quadrata o cruciforme e sono sormontate da tettoie sovrapposte; all’esterno, i mattoni della costruzione (raro è l’uso della pietra) sono ricoperti di gesso, con effetto pittoresco. Nella decorazione si fondono motivi cinesi e indiani. Tra queste si distingue la Shwedagon di Yangon, dall’imponente copertura dorata. Nella stessa città si registra la presenza di architetture civili (19° sec.-inizio 20°) di stile coloniale inglese. Il grande palazzo di Mandalay (terminato nel 1859), complesso di svariati edifici cinti da mura, è imitazione fedele di una residenza medievale.
La scultura birmana non è particolarmente originale: notevoli soprattutto le statue di legno, solitamente dorate, con incrostazioni di vetro. Fra le pitture, hanno importanza gli affreschi del tempio di Kyanzittha, rievocanti la presa di Pagan da parte di Qubilai Khan (1287). I manoscritti hanno spesso una ricca decorazione miniata. Notevoli anche la tessitura della seta e l’oreficeria.