Qualunque materia solida o liquida scarto di un processo, di provenienza domestica, agricola o industriale. I r. sono classificati secondo l’origine in r. urbani (interni ed esterni) e r. speciali (divisi, a loro volta, in r. pericolosi e r. non pericolosi). Negli ultimi decenni la produzione di r. è progressivamente aumentata quale diretta conseguenza dello sviluppo economico e industriale, dell’incremento di popolazione e dell’espansione delle aree urbane. I problemi relativi allo smaltimento hanno assunto proporzioni sempre maggiori, anche a causa della moltiplicazione delle tipologie dei r. prodotti, che risultano sempre più nocivi per l’ambiente. In termini di bilancio ambientale, la quantità crescente di r. prodotti rappresenta una misura dell’impoverimento delle risorse terrestri e lo smaltimento comporta notevole perdita di materiali ed energia.
Raccolta dei r. interni. Le modalità della raccolta variano a seconda degli obblighi cui le leggi e i regolamenti comunali di igiene sottopongono i cittadini per il deposito temporaneo, il contenimento e il conferimento dei rifiuti. La frequenza della raccolta in Italia è per legge giornaliera, ma essa è determinata, in effetti, dalla tipologia del r., dalla capacità e dalle caratteristiche dei contenitori, dalla possibilità di conferire il r. in maniera differenziata a seconda della sua diversa tipologia. Appare evidente come, con il passare degli anni, al variare delle caratteristiche merceologiche del r. (aumento in massa e in volume, maggiore presenza di carta, plastica e vetro) e con l’introduzione di condizioni igieniche di lavoro più accettabili per gli operatori ecologici, il modello di raccolta al piano o porta a porta non sia più perseguibile e si sia passati alla raccolta a terra con sacchi a perdere di materiale plastico sostenuti in trespoli metallici e poi, specialmente nei grandi centri urbani, con i cassonetti, contenitori di r. messi a norma e unificati di varia volumetria (240 l, 1100 l, 1300 l, 1700 l, 2400 l) e di varia costituzione (lamiera, polietilene, vetroresina).
In un’ottica di educazione sociale e di razionalizzazione del servizio integrato di raccolta e di trattamento finale si adottano contenitori specifici per la raccolta differenziata e separata di particolari r. (vetro, carta, metallo, lattine in alluminio, pile esaurite, farmaci scaduti, lampadine esauste) e contenitori di varia cubatura per r. urbani ingombranti attraverso i quali avviare quanto raccolto direttamente negli idonei centri attrezzati per il trattamento (recupero, riciclaggio, trasformazione, innocuizzazione) e smaltimento finale, con grande beneficio economico sul costo dell’intero ciclo dello smaltimento dei rifiuti. La raccolta separata alla fonte delle frazioni utili contenute nei r. urbani domestici e quella dei r. pericolosi, che differiscono tra loro solo per la destinazione finale (l’industria, nel caso di sottoprodotti recuperabili; gli impianti di trattamento e/o di inertizzazione nel caso dei pericolosi), rimane la condizione necessaria per un diverso e migliore approccio al problema dell’igiene urbana, perché permette l’attivazione e quindi il funzionamento di canali efficaci tra il punto reale di produzione del r. e quello di trasformazione in nuova risorsa o in materiale non più aggressivo per l’ambiente. La raccolta differenziata alla fonte dei r. pericolosi e, tra i domestici, del vetro, è senz’altro migliorativa nei confronti delle successive fasi di trattamento, in quanto tende a eliminare materiali indesiderabili che incidono negativamente sulle successive lavorazioni. Diverso è l’approccio per la raccolta alla fonte della frazione organica del r. proveniente soprattutto dai mercati rionali, generali e dei fiori, l’organizzazione della quale risulta molto complessa e dispendiosa e può trovare valida giustificazione solo se la produzione è tale da consentire il conferimento in un impianto di compostaggio per la produzione di composti di qualità (ad alta percentuale di materia organica) con ridotti impianti di selezione. Significativo dal punto di vista dell’educazione civica e del complessivo risparmio energetico ed economico che ne consegue, anche se ugualmente complesso e dispendioso per la sola raccolta, è il recupero differenziato alla fonte delle lattine in alluminio che, opportunamente pressate, possono essere direttamente conferite negli impianti specifici per il loro recupero come materie prime secondarie.
Sistemi di raccolta alternativi sono stati approntati, in via del tutto sperimentale, in nuovi insediamenti urbani in via di realizzazione. Consistono in reti di tubazioni interrate, di adeguato diametro, nelle quali confluiscono, attraverso altre canalizzazioni, i r. direttamente prodotti; questi poi giungono, per mezzo del trasporto pneumatico realizzato grazie alla depressione presente nella rete delle tubazioni, in appositi centri di raccolta e da qui vengono avviati al trattamento finale.
Raccolta dei r. esterni. Consiste essenzialmente nel servizio di spazzatura delle aree pubbliche e in alcune operazioni collaterali quali il lavaggio a pressione e l’innaffiamento delle superfici a fondo naturale, l’estirpazione delle erbe infestanti, la pulizia dei pozzetti di raccolta e delle caditoie stradali per le acque piovane, l’asportazione stagionale del fogliame, lo sgombero della neve e la distribuzione del sale industriale sulla rete viaria per favorire e assicurare la viabilità pedonale e veicolare in caso di precipitazioni nevose o di gelate. La spazzatura è ancora in parte eseguita manualmente dall’operatore ecologico, che utilizzando scope e carrelli oppure macchine spazzatrici, nell’arco del proprio turno di lavoro provvede alla pulizia del suo ‘reparto’ di spazzatura (cioè l’area di territorio assegnatogli da spazzare). Quando i contenitori del carrello o della macchina spazzatrice sono colmi vengono svuotati, in luoghi e orari stabiliti, entro idonei veicoli collettori muniti di cassone ribaltabile; questi, a loro volta, raggiungono i cosiddetti veicoli madre, grandi automezzi compattatori pesanti, nei quali scaricano direttamente il loro contenuto di r. che vengono compattati e di qui trasportati direttamente al trattamento finale.
Autocarri con cassone ribaltabile a sponde molto alte sono utilizzati nei servizi speciali di bonifica delle discariche abusive, di raccolta dei r. a prevalente matrice organica provenienti dai cumuli dei mercati rionali coperti o scoperti o dai mercati generali, di ritiro dei r. ingombranti a domicilio o trovati abbandonati sulle strade. Per il trasporto dei r. solidi urbani raccolti attraverso i cassonetti disposti lungo le vie della città, si utilizzano autocarri con attrezzature speciali di compattazione nei quali i r. vengono compattati all’interno del cassone in modo da consentire a ogni autocarro di raccogliere e trasportare un maggiore carico di rifiuti. In dipendenza dal tessuto urbano in cui operare, tali attrezzature, denominate autocompattatori, si distinguono in varie categorie a seconda delle quantità utili di r. raccolti (comprese in genere fra 7 e 13 t). Lo scarico dei r. in trasferenza o in discarica avviene, previa apertura del portellone posteriore azionato idraulicamente, mediante l’avanzamento, comandato da un congegno oleodinamico, della pala di espulsione la quale, nel suo moto di avanzamento, spinge la massa dei r. all’esterno.
È un insieme di attività industriali che hanno lo scopo, attraverso il trattamento dei r., di dar loro una destinazione finale igienicamente e socialmente accettabile. Prescindendo dai sistemi che hanno solo un valore storico e documentario, le principali tecniche di smaltimento sono: la discarica controllata (discarica), l’incenerimento (➔) mediante l’uso di inceneritori attrezzati con impianti di controllo e purificazione dei fumi emessi, il compostaggio (➔) e il riciclaggio ( ➔). Indipendentemente dalle tecniche di trattamento utilizzate, in sistemi integrati di recupero, riciclaggio, compostaggio, incenerimento, di solito esercitati in impianti appositamente dedicati chiamati piattaforme polifunzionali (➔ piattaforma), percentuali non indifferenti della massa iniziale risultano inutilizzabili, non fermentescibili o incombustibili unitamente ai residui di ogni singolo processo e quindi devono essere avviate a dimora finale in discariche controllate le quali, sia per il ridotto volume del materiale che così accolgono, sia per la qualità, possono essere facilmente localizzate, impiantate e gestite con maggiore economicità.
Sono r. speciali: i r. da attività agricole e agroindustriali; i r. derivanti dalle attività di demolizione e costruzione, nonché i r. pericolosi che derivano dalle attività di scavo; i r. di lavorazioni industriali; i r. di lavorazioni artigianali; i r. da attività commerciali; i r. da attività di servizi; i r. derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di r.; i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque, dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento dei fumi; i r. derivanti da attività sanitarie; le apparecchiature e i macchinari deteriorati e obsoleti; i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti. I r. pericolosi (pile esauste, batterie d’auto esauste, farmaci scaduti o inutilizzati, fitofarmaci e pesticidi, oli esausti, tubi neon e lampade a fluorescenza) per la tossicità delle sostanze e dei materiali che li costituiscono vanno sottoposti a trattamenti preliminari prima di poter essere recuperati o smaltiti in discariche apposite o ancora bruciati in appositi inceneritori. Secondo la normativa vigente (d. legisl. 1997/22) è vietato miscelare categorie diverse di r. pericolosi oppure r. pericolosi con r. non pericolosi.
Lo smaltimento dei r. solidi urbani costituisce oggetto di imposizione già dal 1931. La disciplina ha subito tuttavia profonde modifiche, dapprima con d. legisl. 15 507/1993 (contenente la nuova disciplina della tassa per lo smaltimento dei r. solidi urbani, TARSU), poi con il d. legisl. 22/1997 (che ha istituito la tariffa igiene ambientale, TIA) e infine con il d. legisl. 152/ 2006 (cosiddetto Codice dell’ambiente, recante la «tariffa per la gestione dei r. urbani»). Presupposto dell’imposta è oggi il possesso ovvero la detenzione a qualsiasi titolo, nel territorio comunale, di locali o di aree scoperte a uso privato o pubblico, non costituenti accessorio o pertinenza dei locali medesimi e a qualsiasi uso adibiti, che producano r. urbani. Per quanto concerne il quantum, l’attuale tariffa tiene conto di una parte fissa (determinata in base alle componenti essenziali del costo del servizio) e di una parte variabile (determinata da ciascun comune in relazione alla quantità dei r. conferiti, al servizio effettivamente fornito e all’entità dei costi di gestione).
Si è a lungo discusso sulla natura giuridica della tariffa. Da un lato si è sostenuto che essa abbia carattere privatistico, in quanto sussiste un rapporto di corrispettività fra il servizio di gestione dei r. e la tariffa pagata dagli utenti. La natura tributaria della tariffa è stata, però, affermata con la devoluzione della materia alla giurisdizione delle commissioni tributarie (sulla base dell’art. 2, co. 2 del d. legisl. 546/1992, come modificato dall’art. 3 bis del d.l. 203/2005, convertito, con modificazioni, dalla l. 248/ 2005) e ribadita dalla Corte costituzionale (ord. 300/2009). Si tratterebbe, pertanto, di un tributo ambientale, espressione del principio comunitario «chi inquina paga».