L’atto di amministrare od organizzare qualcosa.
G. di affari La g. di affari altrui è disciplinata dal codice civile agli artt. 2028 ss. Con essa un soggetto, che abbia la capacità di contrattare, assume, scientemente e senza esservi obbligato, la g. di un affare altrui, nel presupposto che il titolare dell’interesse non sia in grado di provvedervi da solo. In assenza di un esplicito divieto (purché non contrario all’ordine pubblico o al buon costume) da parte dell’interessato, la g. utilmente iniziata produce in capo al gestore l’obbligo di continuarla e a condurla a termine finché l'interessato (o il suo erede, se egli muore prima del termine) non sia in grado di provvedervi da se stesso. L’interessato (gerito) deve invece adempiere le obbligazioni che il gestore ha assunte in nome di lui, deve tenere indenne il gestore di quelle assunte dal medesimo in nome proprio e rimborsargli tutte le spese necessarie o utili con gli interessi dal giorno in cui le spese stesse sono state fatte.
Attività di amministrazione di un’azienda pubblica o privata, esercitata direttamente dall’interessato (g. diretta o in economia), oppure da un soggetto diverso, secondo un contratto o fuori contratto. Nel linguaggio aziendale, è il complesso delle operazioni economico-finanziarie relative a un’attività aziendale. Si definiscono g. finanziaria il complesso delle operazioni relative alle entrate e alle uscite del bilancio e più specificamente le operazioni che si riferiscono a un determinato bilancio annuale, e g. patrimoniale le attività relative al patrimonio mobiliare, svolte in Italia solo da intermediari autorizzati, o immobiliare dei risparmiatori.
Nella contabilità di Stato, g. finanziaria indica genericamente il complesso delle operazioni relative alle entrate e alle uscite del bilancio statale. Il termine è usato, in modo più specifico, per indicare le operazioni che hanno riferimento a un determinato bilancio annuale di previsione. Questo, per ciascun capitolo di entrata e di spesa, deve indicare: l’ammontare delle entrate che si prevede di accertare e delle spese che si prevede di impegnare (preventivo di competenza); l’ammontare delle entrate che si prevede di incassare e delle spese che si prevede di pagare (preventivo di cassa); l’ammontare presunto dei residui, che sono costituiti dalle somme che alla chiusura dell’esercizio l’ente deve ancora riscuotere (residui attivi) o pagare (residui passivi). In relazione, poi, al fatto che il bilancio riflette la g. ‘generale’ dello Stato, vengono qualificate come g. speciali (o autonome) sia l’amministrazione di particolari fondi da parte degli organi dello Stato, caratterizzati dal fatto che le relative operazioni si svolgono al di fuori del bilancio statale, sia l’amministrazione di particolari servizi o attività patrimoniali facenti capo a un’azienda pubblica. La locuzione g. contabile frequentemente usata anche nella terminologia legislativa esprime, poi, in modo specifico, il concetto di una g. di denaro, valori o materie di pubblica pertinenza che si concreta in un complesso di operazioni attive e passive, facenti capo a una serie di contabilità. Ogni gestore contabile è tenuto alla resa del conto afferente alla gestione ed è soggetto alla speciale giurisdizione in materia dei consigli di prefettura e della Corte dei conti.
Con tale locuzione si indicano tutte le operazioni finanziarie estranee al bilancio di previsione di un ente pubblico; in particolare è usata in relazione al bilancio statale. Esse possono infatti rendersi necessarie per lo Stato in particolari circostanze che richiedono un’attività di produzione di beni e di servizi tali che l’iniziativa privata non può soddisfare. Si pensi alle molte g. fuori bilancio sorte nell’immediato dopoguerra: il Fondo distribuzione generi di prima necessità ai dipendenti dello Stato, gestito dai ministri del Tesoro, dell’Industria e del Lavoro; il Fondo per l’addestramento professionale dei lavoratori, gestito dal ministro del Lavoro ecc. Tali g., con il venir meno dei presupposti che le avevano rese necessarie, sono state, via via, soppresse. Le g. fuori bilancio si pongono in aperto contrasto con almeno due principi fondamentali in materia di bilancio pubblico, e cioè: il principio di universalità, per cui tutte le entrate e tutte le spese devono essere iscritte in bilancio, e il principio di unità, per il quale il bilancio è un documento unico, contenente tutti i movimenti finanziari previsti nel corso dell’anno. Perciò esse sono, in via di principio, rigorosamente vietate in quanto si collocano al di fuori di quel contesto conoscitivo che è il bilancio e in quanto contraddicono a un altro dei principi fondamentali del bilancio in uno Stato di diritto, che è il principio della pubblicità delle operazioni finanziarie pubbliche; tuttavia, esse possono essere di volta in volta autorizzate per legge in presenza di circostanze eccezionali, sia pure per un tempo determinato e con l’obbligo del rendiconto finale.
Enti che hanno la funzione di gestire le partecipazioni azionarie dello Stato in imprese economiche appartenenti ad altri soggetti. Lo scopo della loro istituzione è quello di assicurare, per ogni settore economico, al quale lo Stato partecipi, un’unità di indirizzo, onde essi sono anche strumenti per la realizzazione della politica economica programmata dallo Stato. Nel processo di crescita dell’economia italiana, soprattutto fino agli anni 1960, questo obiettivo fu efficacemente perseguito dapprima con la creazione dell’IRI e, poi, dell’ENI. Con la l. 1589/22 dicembre 1956, istitutiva del ministero delle Partecipazioni statali, si stabilì quindi che tutte le partecipazioni dello Stato fossero inquadrate in enti autonomi di g., controllati e coordinati dal ministero e da appositi comitati interministeriali: il CIPE e il CIPI. La legge indicava anche agli enti di g. di operare secondo ‘criteri di economicità’, senza peraltro fornire elementi più precisi sulle modalità concrete con cui adeguarsi alla logica privatistica e, insieme, perseguire le finalità sociali stabilite dallo Stato. Tuttavia gli enti di g. non sempre sono riusciti a sostenere il loro duplice aspetto di enti di diritto pubblico e di holding (ossia imprese finanziarie che possiedono in portafoglio i pacchetti azionari) e hanno incontrato grossi problemi finanziari e gestionali. La difficoltà da parte degli enti di garantire sia il raggiungimento dell’efficienza economica dei fini aziendalistici sia l’efficacia negli obiettivi sociali, ne ha quindi messo in crisi il sistema: sono stati così progressivamente soppressi gli enti di g., e in particolare l’Ente di G. per le Aziende Minerarie Metallurgiche (EGAM, nel 1977) e l’EFIM (nel 1992). Per razionalizzare il sistema, la l. 35/29 gennaio 1992 stabilì che gli enti di g. delle partecipazioni statali potessero essere trasformati in società per azioni. La trasformazione dell’IRI e dell’ENI è stata prevista dalla l. 359/13 agosto 1992. Contestualmente al referendum del 18 aprile 1993, che ha determinato l’abrogazione della l. 1589/1956, è stato infine soppresso il ministero delle Partecipazioni statali (l. 202/23 giugno 1993); nelle relative attribuzioni, è subentrato a quest’ultimo il ministero dell’Industria, del commercio e dell’artigianato.
È la disciplina (ingl. management science) che studia il comportamento di sistemi organizzativi in cui diversi elementi interagiscono e concorrono a determinare le prestazioni del sistema complessivo e gli interventi che permettono di ottenere comportamenti assegnati. Alla base vi sono metodologie sia qualitative sia quantitative e in particolare la teoria delle decisioni, la scienza dell’organizzazione, la ricerca operativa, la teoria del controllo, la teoria dei sistemi relazionali e dei sistemi a eventi discreti, la teoria della complessità. Le aree applicative tipiche sono: l’organizzazione aziendale, la g. progetti, la pianificazione, i sistemi di produzione, i sistemi informativi e di elaborazione delle informazioni, i sistemi di trasporto e distribuzione, la logistica, i sistemi di servizio e territoriali, i sistemi ambientali, allocazione e g. di risorse finanziarie, fisiche e umane.
Nonostante i problemi di g. di sistemi e processi organizzativi siano antichi quanto l’uomo, il loro studio sistematico con l’introduzione di metodologie di tipo scientifico è del 20° secolo. Precursori della scienza della g. furono F. Quesnay (nel 1759, sulla matrice delle attività economiche), A. Smith (nel 1776, sulla specializzazione del lavoro nell’industria manifatturiera), E. Whitney (nel 1799, sulla modularità dei componenti e sulla determinazione dei costi), C. Babbage (nel 1832, sulla classificazione dei diversi tipi di lavoro e sull’assegnamento di lavori a persone in base alle capacità, oltre a studi sulla g. del tempo). A partire dal 1900, con gli studi sui tempi di lavoro, sulla pianificazione delle attività e sui metodi di lavorazione di F.W. Taylor, i problemi di g. cominciarono a essere analizzati in quanto tali in modo sistematico. Nel tempo sono così diventati oggetto di studio i metodi di lavorazione, il sequenziamento di attività sia umane sia svolte da macchine nella produzione manifatturiera, le tecniche di campionamento per il controllo qualità, i modelli di equilibrio con applicazioni economiche e industriali, i problemi di distribuzione basati sulla programmazione lineare, le applicazioni a problemi di magazzini, distribuzione fisica, logistica, sequenziamento di attività e processi, flusso su reti, reti di comunicazione, circuiti elettrici, produzione manifatturiera, decisione e g. in ambito aziendale e della pubblica amministrazione. A partire dal 1960 la scienza della g. è stata fortemente influenzata dall’evoluzione degli strumenti di elaborazione, delle reti di comunicazione, delle tecniche modellistiche e algoritmiche. Le dimensioni dei problemi affrontabili con metodi quantitativi sono aumentate drasticamente, la disponibilità di dati è diventata sempre meno un fattore critico, la standardizzazione dei processi industriali e delle procedure aziendali ha reso più facile la loro modellazione. A questi fattori si è aggiunta l’evoluzione dei processi di automazione industriale che ha reso sempre più necessario l’uso di strumenti di rappresentazione e g. basati su modelli.
Un aspetto caratteristico dei moderni sistemi di g. è che la qualità nelle prestazioni offerte dal sistema complessivo dipende non solo dalle sue caratteristiche tecnologiche e organizzative, ma anche dal modo in cui viene utilizzato. In altre parole gli aspetti culturali, formativi e informativi di operatori e utenti giocano un ruolo fondamentale nella determinazione dell’efficacia dell’intero sistema tecnologico e del grado di soddisfacimento dell’utenza. Tale processo di produzione di beni e servizi deve essere gestito in modo coordinato, attraverso procedure, normative e regole di decisione, durante tutto il suo ciclo di vita. Il progressivo affermarsi della globalità può essere visto attraverso l’evoluzione dei requisiti operativi previsti per i sistemi di produzione: originariamente erano fissati per il solo sistema di produzione primario (le macchine) in condizioni di pieno funzionamento, con eventuali valutazioni a posteriori sulla probabilità di guasto; in un secondo tempo hanno cominciato a estendersi anche al sistema visto dinamicamente, ossia nella sua evoluzione temporale, valutando a posteriori il supporto e gli eventuali effetti collaterali; successivamente hanno cominciato a essere presenti sin dalle prime fasi di progettazione e in modo progressivamente più completo e organico requisiti sulla manutenzione e sul sistema di supporto logistico durante tutto il ciclo di vita del sistema; negli ultimi anni sono stati previsti in modo sempre più organico requisiti sulla qualità complessiva del prodotto, del servizio e, più in generale, relativi al soddisfacimento delle specifiche esigenze tecniche ed economiche dell’utenza che usufruisce direttamente dei prodotti o servizi del sistema; inoltre, sono stati previsti, via via più frequentemente e anche per sistemi tradizionalmente non considerati a questi effetti, requisiti che incidono su fattori esterni al sistema e ai suoi utenti diretti (quali, per es., i fattori ambientali) sugli effetti di congestione, sui costi e sui rischi indotti sulla popolazione.
La scienza della g. si è così progressivamente allargata verso aree culturali delle scienze umane che, seppur presenti fin dall’inizio, non si erano mai integrate compiutamente con gli approcci tradizionali legati ai vari settori dell’economia e alle discipline quantitative basate su modelli matematici. Contenuti culturali tipici della psicologia, della filosofia, della storia, dell’arte sono entrati in modo significativo e integrato con gli altri approcci nella scienza della g., portando a un’articolazione di questo settore più complessa e variegata rispetto al passato. La g. delle diverse attività è cambiata profondamente, la progettazione assistita dai moderni sistemi di supporto consente di realizzare l’intero processo su base virtuale con drastica riduzione di costi e soprattutto di tempi, il marketing e la vendita di nuovi prodotti assumono nuove dimensioni e diventano il dominio di tecnici specializzati, la produzione industriale e le catene cliente-fornitore vengono gestite in modo sempre più ottimizzato e integrato. Questa nuova impostazione viene ad avere un’immediata ricaduta sull’organizzazione degli studi universitari nell’area gestionale e, in particolare, in ingegneria gestionale.