Stato interno dell’Asia sud-orientale, esteso fra la Cina (N), il Myanmar (NO), il Vietnam (E), la Cambogia (S) e la Thailandia (O).
Il territorio, che si allunga da NO a SE per 1150 km, è in gran parte montuoso. È possibile riconoscere due tipici areali morfologici: il L. settentrionale (o alto L.) e il L. centro-meridionale (o basso L.). Il primo è montuoso e abbraccia una complessa, impervia zona di alteterre allungate in direzione NO-SE, con cime superiori anche ai 2000 m, coperte da foreste di carattere tropicale fino a 1500 m circa e, più in alto, da conifere. Nel cuore del L. settentrionale si eleva l’Altopiano del Tran Ninh, boscoso e ricco di minerali, ma impervio e poco popolato, con la cima più elevata del paese, il Phou Bia (2818 m). Il basso L. consta, invece, di tre diverse sezioni morfologiche: una zona montuosa, caratterizzata dall’impenetrabile foresta pluviale; un vasto altopiano, coperto dalla foresta a parco e dalla savana; infine, una lunga piana alluvionale, che si estende per circa 800 km, in direzione NNO-SSE, ai due lati del Mekong. Questo è il principale fiume del paese, di cui segna il confine occidentale, tranne che in corrispondenza della grande ansa di Louangphrabang e nell’estrema sezione meridionale, dove appartiene al L. anche la riva destra.Il clima, soggetto al regime dei monsoni, presenta una marcata siccità invernale e una forte piovosità estiva; le temperature sono elevate con escursioni termiche piuttosto modeste.
Il L., etnicamente il paese più complesso dell’Indocina, prende nome dal suo gruppo maggiore, i Lao, di stirpe thai, scesi nel L. dalla Cina nel 10° secolo. Di origine cinese sono anche alcune tribù che parlano lingue birmano-tibetane, infiltratesi nel paese durante il 19° sec.: i più rappresentativi sono i Meo e gli Yao, distribuiti al Nord, nella fascia altimetrica compresa fra i 1000 e i 1400 m di altitudine. Vi è, inoltre, un notevole gruppo che parla lingue mon-khmer; gli aborigeni Kha (insediati nel L. forse dal Neolitico) vivono invece sulle alture boscose.
La densità media della popolazione è notevolmente inferiore a quella degli altri paesi indocinesi, anche se l’incremento demografico annuo è piuttosto marcato. La distribuzione della popolazione è molto ineguale: nel L. settentrionale si hanno le densità più basse (2-3 ab. per km2), mentre lungo il bacino del Mekong si riscontrano i maggiori addensamenti, che raggiungono i 50 ab. per km2. La popolazione vive prevalentemente (circa l’80%) in villaggi rurali dal carattere tradizionale, ubicati lungo un corso d’acqua o, comunque, una via di comunicazione. Oltre alla capitale, Vientiane, città notevoli sono Louangphrabang, Savannakhet e Pakse, tutte allineate lungo la valle del Mekong. La maggior parte della popolazione pratica il buddhismo, ma vi sono anche minoranze di cristiani e nelle regioni settentrionali di animisti.
Dopo il parziale abbandono dell’economia di tipo socialista, avvenuto alla fine degli anni 1980, una serie di riforme ha favorito la privatizzazione di numerosi settori, incentivando così gli investimenti stranieri, soprattutto dei paesi europei, della Cina e della Thailandia. Malgrado un elevato tasso di crescita del PIL, il L. è come uno degli Stati meno progrediti della regione indocinese; secondo stime di organismi internazionali, infatti, la metà dei suoi abitanti vive ancora al di sotto della soglia di povertà.
L’agricoltura continua a costituire il cardine dell’economia laotiana. La coltura tradizionale per eccellenza è quella del riso, praticata su quasi il 60% del suolo agricolo; in aumento le colture commerciali, quali caffè, ortaggi, tabacco e sesamo. Diffuso è anche il papavero da oppio. L’allevamento interessa soprattutto i suini e i bufali. Lo sfruttamento del legname pregiato (teak e mogano) costituisce un’importante risorsa, anche se il taglio indiscriminato sta pericolosamente depauperando le foreste. La produzione di energia elettrica, grazie ai numerosi e grandi sbarramenti sui corsi d’acqua (in particolare, Nam Ngun e Se Set), ha avuto notevole sviluppo: il L. ha una potenza installata pari a 691.000 kW (2005) e una produzione di 1715 milioni di kWh, di cui 1664 milioni idrici. Le risorse minerarie sono varie, sebbene vengano estratte solo modeste quantità di stagno (Phontiou), carbone e gesso (Dong Hen). A parte alcuni impianti per la lavorazione del tabacco, del cemento e del legname, l’industria è poco sviluppata e rivolta solo al mercato interno; l’unico comparto con qualche prospettiva di sviluppo è quello tessile, i cui prodotti sono destinati all’esportazione.
Le comunicazioni principali avvengono per via d’acqua (il Mekong rimane l’arteria vitale del paese); il L. è privo di ferrovie ed è dotato di una carente rete stradale; sono sviluppate, invece, le comunicazioni aeree. Nel 2004 è stato inaugurato un secondo ponte sul Mekong (dopo quello del 1994) che collega le reti stradali del L. e della Thailandia.
La bilancia commerciale è in passivo: vengono importati soprattutto prodotti alimentari, petrolio e macchinari; si esportano energia elettrica, caffè, legname pregiato, stagno e pelli. Principali partner commerciali sono Thailandia, Vietnam e Cina.
Un regno del L. è ricordato nel 14° sec.; nel tardo 17° sec. fu diviso nei due regni di Vientiane e di Luang Prabang, il primo poi annesso al Siam (1827) e il secondo controllato dallo stesso. Nel 1893 il Siam dovette cedere la maggior parte del territorio del L. alla Francia; nei decenni successivi, fino al 1946, vari accordi definirono i confini tra il L. e il Siam (poi Thailandia). Nel secondo conflitto mondiale il paese fu occupato dai Giapponesi e nel 1945 (marzo) il re Sisavang Vong fu spinto a proclamare l’indipendenza. Quando i Giapponesi si ritirarono, un movimento di indipendenza, il Lao Issarak, diede vita a un governo indipendente a Vientiane. Nel 1946 il L. tornò ai Francesi, che respinsero l’offensiva del Lao Issarak e riunirono in un unico regno il L. settentrionale e quello meridionale sotto la dinastia di Luang Prabang. Nel 1949 il L. divenne autonomo nell’ambito dell’Unione francese. Una parte del movimento nazionalista, sotto la guida del principe Souphanouvong, si alleò con i comunisti del Vietminh e diede vita al movimento ribelle del Pathet Lao, le cui forze intrapresero una guerriglia contro Luang Prabang e nel 1953 invasero il L. assicurandosi il controllo di parte del territorio.
Per gli accordi di Ginevra del 1954 seguiti alla sconfitta di Dien bien phu, la Francia riconobbe l’indipendenza del L. (ammesso all’ONU nel 1955), che di fatto rimase diviso in due parti, una guidata dal moderato principe Souvanna Phouma, l’altra, filocomunista, guidata da Souphanouvong. Il ritiro delle truppe francesi e l’accordo di Vientiane del 1957 raggiunto tra le parti per un governo in cui entrò anche il Pathet Lao, non portarono la stabilità politica. L’allontanamento di Souvanna Phouma dal governo (1958) e la presa del potere da parte di un movimento anticomunista sostenuto dagli Stati Uniti portarono alla ripresa della guerriglia nel 1959. Nel 1960 Souvanna Phouma tornò al potere, ma i suoi sforzi diretti a mantenere il L. su posizioni neutraliste in politica estera, con reinserimento del Pathet Lao nella vita politica, non ebbero successo e presto si giunse alla guerra civile tra le forze di destra, i governativi neutralisti e le sinistre.
Alla conferenza internazionale di Ginevra (1962) le tre fazioni si accordarono su un governo di unità nazionale con Souvanna Phouma primo ministro, sottoscrivendo un patto sull’indipendenza e la neutralità del L., che prevedeva anche l’evacuazione delle forze straniere. Il debole equilibrio raggiunto si ruppe con l’assassinio del ministro degli Esteri Quinin Pholsena, di sinistra (1963). La guerra civile si riaccese e la crescente presenza statunitense e nordvietnamita spinse il L. nel conflitto che si andava intensificando nel Vietnam. Per un decennio il settore orientale del paese fu sottoposto a massicci bombardamenti americani volti a interrompere il cosiddetto ‘sentiero di Ho Chi Minh’, percorso vitale per gli eserciti e per i rifornimenti provenienti dal Vietnam del Nord, e a distruggere le basi nordvietnamite. Mentre il governo di Vientiane era sostenuto militarmente ed economicamente dagli USA, il Pathet Lao, che proseguiva l’espansione militare verso S, aveva il massiccio supporto del Vietnam del Nord.
Nel 1971 i tentativi di venire a un’intesa fra governo neutralista e Pathet Lao fallirono e solo dopo gli accordi di Parigi del 1973, che avevano stabilito la cessazione delle ostilità in Vietnam, si giunse a un accordo tra i non-comunisti e il fronte delle sinistre guidate dal Pathet Lao per dare vita a una coalizione governativa. Nel 1974 entrò in carica un governo di unità nazionale presieduto da Souvanna Phouma, mentre Souphanouvong, leader del Pathet Lao, assumeva la presidenza del Consiglio nazionale e le forze militari straniere lasciavano il paese. Nel 1975 la destra fu estromessa dal governo e il Pathet Lao, che aveva esteso il controllo politico-militare su gran parte del paese, assunse il controllo di Vientiane. Di fronte a questa nuova situazione, il re Savang Vatthana abdicò (1975) e fu proclamata la Repubblica democratica popolare. Con l’edificazione dello Stato socialista iniziò la rieducazione politica delle vecchie élite rimaste nel paese e la mobilitazione delle masse attorno ai nuovi leader. I primi anni del nuovo regime furono caratterizzati da un forte esodo politico, specie verso la Thailandia, e dall’attività di formazioni politico-militari antigovernative sostenute anche dagli Stati Uniti (nel 1989 fallì il tentativo insurrezionale del Fronte unito di liberazione nazionale).
Agli inizi degli anni 1990 la dissoluzione dell’URSS e il venir meno degli aiuti sovietici aprirono la strada a più intense relazioni con i paesi occidentali. La collaborazione con l’Australia e gli Stati Uniti nel controllo del traffico di stupefacenti e nella ricerca dei militari statunitensi dispersi durante il conflitto del Vietnam sfociò nel 1992 nel ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi e successivamente (1995) nel ripristino degli aiuti economici da parte di Washington. Sul piano regionale, nel 1995 L., Thailandia, Vietnam e Cambogia conclusero un accordo per lo sviluppo economico del bacino del Mekong e per lo sfruttamento delle sue risorse; nel 1997 il L. entrò a fare parte dell’ASEAN. Figura centrale del panorama politico laotiano, avendo ricoperto dal 1991 al 2001 il ruolo di ministro della Difesa e dal 2001 al 2006 quello di vicepresidente, nel giugno 2006 ha assunto l'incarico di capo di Stato C. Sayasone del Partito rivoluzionario del popolo laotiano, formazione politica predominante anche nelle elezioni dell’aprile 2011, nelle quali si è aggiudicato 128 dei 132 seggi dell’Assemblea nazionale, mentre Sayasone è stato rieletto capo dello Stato nel giugno successivo, subentrandogli nell'aprile 2016 B. Vorachith. Alle consultazioni politiche del febbraio 2021 il Partito rivoluzionario del popolo laotiano si è aggiudicato 158 seggi contro i 6 andati a liste indipendenti. Nel febbraio 2013 il L. è entrato a far parte dell’Organizzazione mondiale del commercio.
La sequenza archeologica al di là del Mekong, sull’altopiano del Khorat, ha rivelato che le prime comunità agricole iniziarono a occupare i bassopiani rivieraschi a partire dal 3° millennio a.C.; successivamente, tra il 1500 e il 1000 a.C., è attestata la presenza dei primi manufatti di bronzo. Sulla riva destra del Mekong, al confine con il L. è stato rinvenuto a Phu Lon (Thailandia) un vasto complesso per l’estrazione del rame. Il L. deve aver partecipato a queste due fasi culturali, ma le evidenze sono assenti fino all’insediamento (500 a.C.) di comunità che lavoravano il ferro. Le sepolture di Tam Hua Pu contenevano un’accetta di bronzo, falcetti e coltelli e grani di collana di cornalina e vetro. Bracciali di ferro sono stati rinvenuti invece in una sepoltura di Tam Nang An. Gli scavi a Lao Pako hanno evidenziato che un’area del sito era destinata alla forgiatura del ferro, mentre fusaiole di terracotta documentano l’esistenza di un artigianato tessile. Nelle regioni montuose della cordigliera settentrionale di Truong Son è stata indagata una serie di siti caratterizzati dalla presenza di grandi giare funerarie di pietra e lastre litiche collocate in posizione verticale (o menhir): Phon Savanh è il sito più rilevante e integro, che domina un’estesa area nota come Piana delle Giare. Le offerte funerarie comprendono grani di vetro e cornalina, conchiglie, campanelle, bracciali e coltelli di bronzo, punte di freccia e di lancia in ferro; la datazione è compresa tra il 300 a.C. e il 300 d.C. Nel delta del Mekong la presenza di città e governanti è documentata a partire dal 150 d.C. Di recente sono stati individuati molti siti nell’area a N del Mekong (comprendenti fornaci, fondazioni di templi e muri di cinta), che attestano le prime fasi dello sviluppo storico del Laos.