(fr. Genève; ted. Genf) Città svizzera (179.971 ab. nel 2008), la maggiore della Svizzera francofona, capitale dell’omonimo cantone. Sorge a 378 m s.l.m., all’estremità sud-occidentale del lago omonimo e sulle rive del Rodano, che alla periferia della città riceve da sinistra l’Arve. Dominata, da S, dal Mont Salève (1375 m), G. gode di un clima reso relativamente mite dall’azione termoregolatrice del lago. Ha caratteri originali che la distinguono dalle altre città elvetiche: la vicinanza alla Francia e le comunicazioni con questo paese, assai più facili e intense che con il resto della Svizzera, le hanno conferito aspetti culturali tipicamente francesi; ma soprattutto G. è città cosmopolita, che accoglie numerose organizzazioni internazionali e i cui residenti sono per oltre 1/4 stranieri. Già nel primo dopoguerra G. aveva ospitato la Società delle Nazioni; dal 1945 è stata prescelta quale sede europea dell’ONU, e successivamente vi si sono stabilite numerose altre organizzazioni governative (GATT, OIL, OMS, OMM, CERN, WTO, Corte di conciliazione e arbitrato dell’OSCE ecc.) e non governative, tra le quali la Croce rossa internazionale. La parte moderna della città si è sviluppata lungo le sponde del lago, con ampi viali e giardini, mentre il nucleo più antico sorge su una collina digradante verso il lungolago. Centro commerciale, industriale (orologi, strumenti di precisione, prodotti farmaceutici) e culturale (Università).
Città degli Allobrogi presso il confine con gli Elvezi, sotto il dominio romano fu un vico (Genava) della colonia di Vienne. In mano ai Burgundi per effetto delle invasioni barbariche all’inizio del 5° sec., nel 534 la città passò ai Franchi e, con la dissoluzione dell’Impero carolingio, entrò a far parte del Regno di Borgogna. Nel 10° e 11° sec. acquistò crescente importanza politica, causando lotte accanite tra i conti e i vescovi per il suo dominio che nel 1124 fu riconosciuto al principe-vescovo. L’importanza economica di G. crebbe rapidamente e la borghesia ebbe sempre più parte nel governo cittadino, giovandosi anche dell’appoggio del conte di Savoia, finché nel 1387 il vescovo dovette riconoscere i diritti della città all’autogoverno. Ma quando la contea ginevrina passò sotto il dominio di Amedeo VIII i cittadini si opposero alle pretese politiche dei duchi di Savoia che, impadronitisi della dignità vescovile, riuscirono dopo il 1470 a controllarne il governo, finché un’alleanza tra la borghesia e i Comuni di Friburgo e di Berna portò alla soppressione del principato ecclesiastico di G. (1533). Poco dopo, la propaganda di G. Farel portò alla costituzione, il 21 maggio 1536, della Chiesa ginevrina riformata. Fallito il tentativo, compiuto nello stesso anno insieme a Farel, di imporre a G. una «bibliocrazia», nel 1541 G. Calvino dette inizio all’esperimento della nuova democrazia religiosa ginevrina. Dopo il trattato di Cateau-Cambrésis (1559) i Savoia ripresero i tentativi di espansione su G., ma in alleanza dal 1570 con la Francia e dal 1584 con Berna e Zurigo, la città riuscì a contrastare le aspirazioni sabaude, finché Carlo Emanuele I, per il trattato di Saint-Julien (1603), riconobbe l’indipendenza ginevrina. Nei due secoli successivi G. fu dominio di una ristretta oligarchia, contro la quale si sollevarono vanamente le classi popolari (1707, 1734, 1737 e 1768), finché nel dicembre 1792 si affermò, sul modello francese, l’uguaglianza politica dei cittadini. Il 26 aprile 1798 G. era annessa alla Francia, cui rimase incorporata fino alla fine del 1813; il trattato di Vienna ricostituì il cantone nei limiti attuali (1815).
Differenti d’aspetto sono la parte moderna della città, con passeggiate lungo il lago e larghe arterie sul percorso delle mura (abbattute nel 1849) e la parte antica, costruita sulla collina e raccolta intorno all’ex cattedrale cattolica di S. Pietro, notevole monumento del 4° sec. (ricostruito nel 12° e 13° sec. con aggiunte posteriori e facciata settecentesca di B. Alfieri). Tra le chiese di rilievo: S. Germano (1334, su altra del 6° sec.), S. Gervasio (15° sec.; cripta del 8°-9° sec., resto di una cappella palatina carolingia) e S. Maria Maddalena (11°-15° sec.). Interessanti la casa Tavel, gotica, e il palazzo del Municipio (15°-17° sec.). Numerose le belle case patrizie del 18° sec., di puro stile francese, come anche il palazzo di Giustizia (1712). Tra le costruzioni moderne: il vastissimo palazzo della Società delle Nazioni (1929-37), poi sede degli uffici europei delle Nazioni Unite e il tecnologico complesso in acciaio e vetro (Murphy & Jahn, 2007). Tra le istituzioni: Biblioteca pubblica e universitaria (fondata nel 1560 e installata nell’attuale edificio nel 1872; codici miniati del 14° e 15° sec.); Museo di arte e storia (1910); Museo d’arte moderna e contemporanea (1994).
Cantone di G. (282 km2 con 438.177 ab. nel 2008). È posto fra il Crêt de la Neige, la più alta catena del Giura, il M. Salève e il Petit Lac, parte sud-occidentale del Lago di Ginevra; i suoi confini politici sono più ristretti di quelli segnati dalla cornice delle montagne, perché la frontiera con la Francia è al di qua della linea spartiacque. Il territorio è dolcemente ondulato e a circa 100 m sul livello del lago; quasi dovunque è coltivato e densamente abitato. La popolazione è per metà cattolica e per metà protestante. L’area d’influenza di G. va ben oltre i confini del proprio cantone e si estende ai cantoni limitrofi (Vaud e, in parte, Vallese) e ad alcuni dipartimenti francesi della regione Rhône-Alpes: un’area binazionale franco-elvetica per la cui gestione è sorto un apposito Consiglio del Lemano.
Conferenze di G. Quella svoltasi il 6-9 novembre 1918, tra i delegati del governo serbo, del Consiglio nazionale di Zagabria e del Comitato nazionale iugoslavo di Londra, proclamò l’indipendenza dei paesi iugoslavi e la loro unione con la Serbia, realizzando così quello Stato unico (Iugoslavia) ufficialmente proclamato a Belgrado il 1° dicembre 1918.
La conferenza diplomatica delle cinque principali potenze creditrici sul problema del pagamento delle riparazioni della Prima guerra mondiale da parte della Germania (settembre 1928) mise capo all’accordo che dispose la creazione del comitato di esperti che formulò il piano Young (➔ Young, Owen D.).
Nel febbraio 1932-settembre 1936, la conferenza riunitasi con l’intervento dei delegati di 60 governi sotto la presidenza di N.M. Henderson ebbe lo scopo di stabilire un accordo collettivo per una rapida e sensibile diminuzione degli armamenti, premessa al disarmo universale. Il punto di vista della Francia, condiviso da Polonia e Cecoslovacchia, centrato non sul disarmo bensì sulla garanzia da aggressioni, e la volontà tedesca di spezzare i vincoli del trattato di Versailles, impedirono ogni accordo: al rifiuto francese di concedere la parità degli armamenti alla Germania seguì il ritiro di questa dalla conferenza (14 ottobre 1933) e poi dalla Società delle Nazioni. Da allora la conferenza visse di continui rinvii, e di fatto cessò ogni attività nel 1935.
La prima conferenza sulle tariffe doganali del dopoguerra (aprile-agosto 1947) fu seguita il 30 ottobre dello stesso anno dalla firma a G. dell’Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GATT); da allora a G. ebbero luogo quasi tutti i negoziati tra delegati dei paesi aderenti al GATT.
La conferenza per l’Indocina tra i rappresentanti di Francia, Gran Bretagna, Cina, USA, URSS, Cambogia, Laos, Vietnam e Vietminh (maggio-luglio 1954) si concluse con l’accordo per l’armistizio di cui i punti essenziali furono: spartizione del Vietnam lungo il 17° parallelo, con la parte settentrionale sotto il controllo del Vietminh; ritiro delle truppe dell’Unione francese; elezioni entro il 20 luglio 1956 nelle due parti per giungere a un governo unificato; riconoscimento dell’indipendenza e integrità della Cambogia e del Laos.
La conferenza sui problemi della sicurezza europea e della Germania, del disarmo e dei contatti fra Oriente e Occidente (18-23 luglio 1955) vide l’intervento del presidente D. Eisenhower e di J. Foster Dulles per gli USA, di N.A. Bulganin, N.S. Chruščëv, M.V. Molotov e G.K. Žukov per l’URSS, sir A. Eden e H. Mac Millan per la Gran Bretagna, E. Faure e A. Pinay per la Francia; la conferenza ebbe una seconda tornata il 27 ottobre-16 novembre: con l’intervento dei ministri degli Esteri Foster Dulles, Pinay, Molotov e Mac Millan, fu la prosecuzione della precedente e sottolineò di fatto la profonda divisione fra potenze occidentali e URSS su tutti i problemi e soprattutto su quello della riunificazione della Germania.
La conferenza per la pace nel Medio Oriente (dicembre 1973) fu convocata, per iniziativa degli USA e dell’URSS, dopo la quarta guerra arabo-israeliana (ottobre 1973). Durante tale conferenza furono firmati gli accordi per il disimpegno militare tra Egitto e Israele e tra Siria e Israele (1974).
A G. dal 1961 si sono svolti periodicamente i lavori della Conferenza per il disarmo, sia delle armi convenzionali sia di quelle nucleari; per queste ultime, le trattative di G. hanno condotto alla definizione (1968) di un trattato di non proliferazione.
Convenzioni di G. Convenzioni di Diritto internazionale umanitario adottate il 12 agosto 1949, a revisione di precedenti accordi internazionali. Impegnano gli Stati contraenti a riservare un determinato trattamento minimo ai prigionieri di guerra, ai feriti e malati delle forze armate di terra, ai feriti, malati e naufraghi delle forze navali e ad assicurare una adeguata protezione ai civili in tempo di guerra. Tale normativa è stata integrata, nel 1977, da due protocolli aggiuntivi, relativi ai conflitti interni.
Fra le altre convenzioni internazionali siglate a G. è da ricordare quella del 7 giugno 1930 per l’unificazione del diritto cambiario: 1) convenzione per uniformare le leggi sulle cambiali e sui vaglia cambiari; 2) convenzione destinata a regolare alcuni conflitti di legge in materia di cambiali e di vaglia cambiari; 3) convenzione relativa al diritto di bollo in materia di cambiali e di vaglia cambiari.
Da ricordare anche la convenzione di G. relativa allo status dei rifugiati (1951) e le quattro convenzioni adottate dalla prima conferenza dell’ONU sul diritto del mare (1958), relative rispettivamente al mare territoriale alla zona contigua, all’alto mare, alla pesca e alla conservazione delle risorse viventi dell’alto mare, alla piattaforma continentale, più un protocollo aggiuntivo sulla risoluzione delle controversie.
Lago di G. (fr. Lac Léman o de Genève). Lago della Svizzera occidentale (582 km2), il maggiore tra quelli periferici delle Alpi. Si trova a 372 m s.l.m. sul ripiano posto tra il margine delle Alpi e quello del Giura svizzero e le sue sponde sono divise tra la Francia e la Svizzera. Di forma arcuata, con la convessità rivolta a N, ha un asse di 72 km (larghezza max 14 km). Da una soglia subacquea, che culmina alla profondità di 66 m, è diviso in due bacini: a NE il Grand Lac, dal fondo regolare, profondo 300 m, a SO il Petit Lac, costituito da cinque cavità profonde dai 50 ai 75 m; immissario ed emissario è il Rodano. L’azione mitigatrice del lago fa delle sue riviere, e specialmente di quella settentrionale, un’oasi climatica di tipo submediterraneo, popolosa e fertile (vigneti).
Scuola di G. Scuola linguistica che fa capo a Ferdinand de Saussure e ai suoi discepoli C. Bally e A. Sechehaye, fondata essenzialmente sulla distinzione fra linguistica diacronica (o storica) e sincronica (o descrittiva); il gruppo di studiosi (H. Frei, R. Godel, A. Burger) che ha sviluppato le più autentiche posizioni di de Saussure costituisce la seconda generazione ginevrina.