(lat. Helvetii) Antica popolazione celtica. Dapprima (forse dal 5° sec. a.C.) abitò fra il Reno, il Meno e il Giura Svevo, alla fine del 2° sec. a.C. si trasferì nel territorio dell’ Elvezia, odierna Svizzera. Erano divisi in 4 cantoni o pagi; il pago dei Tigurini si unì alle invasioni dei Cimbri e dei Teutoni nel paese degli Allobrogi (107 a.C.). Nel 58 a.C. gli E. abbandonarono il loro territorio per trasferirsi in Gallia, ma Cesare non consentì loro l’attraversamento del Rodano e della provincia romana; allora, risaliti a N., invasero il paese degli Edui, fornendo a Cesare il pretesto per penetrare nella Gallia indipendente. Battuti al passaggio della Saône e presso Bibratte, furono costretti a tornare nelle loro sedi. Divennero allora una civitas foederata; nell’organizzazione augustea furono compresi nella Gallia Belgica, poi nella Germania Superiore. Sullo scorcio del 3° sec. la regione era già esposta agli attacchi degli Alamanni, che assieme ai Burgundi la sottomisero verso il 460. Le città principali erano Aventicum (Avenches), Noviodunum (Nyon), Vindonissa (Windisch).
Dal nome degli E. deriva l’aggettivo elvetico, riferito per estensione alla Svizzera moderna. Confederazione Elvetica Espressione (traduzione di Confoederatio Helvetica) usata ufficialmente in Svizzera nelle targhe automobilistiche (abbreviata in CH), nelle monete ecc. Repubblica Elvetica Nome dato alla Svizzera dal 1798 al 1803, quando fu organizzata a Stato centralizzato dopo la sua sottomissione alla Repubblica francese, secondo la costituzione, modellata su quella della Francia dell’anno III, di P. Ochs. Avendo rinunciato alla propria neutralità, la Repubblica Elvetica divenne campo di battaglia europeo, e conobbe dal 1801 disordini e lotte tra reazionari e fedeli alla Francia, fomentate da Napoleone, che impose una nuova costituzione, detta di Malmaison (1801); in seguito ai nuovi contrasti sorti, il 10 febbraio 1803 dovette accettare da Napoleone l’atto di mediazione, che imponeva il sistema federativo. Confessioni elvetiche Confessioni di fede riformata elaborate ed emanate in Svizzera. Si sogliono distinguere in due gruppi, le zwingliane e le calviniste. Il primo gruppo consta delle 67 tesi di H. Zwingli (1523), delle 10 tesi di Berna (1528), della Confessio tetrapolitana (1530: Strasburgo, Memmingen, Lindau e Costanza), della Confessio di Basilea (1534), culminando nella Confessio helvetica prior (1536), in 27 articoli, elaborata da M. Butzer e V. Capitone, che realizza una mediazione fra le dottrine di Lutero e di Zwingli. Il gruppo di confessioni dominato da Calvino comprende, dopo il Catechismo ginevrino del 1545, il Consensus tigurinus concordato nel 1549 con lo zwingliano J.A. Bullinger e accolto da quasi tutte le chiese riformate svizzere; lo stesso accordo sta alla base della cosiddetta Confessio helvetica posterior stesa da Bullinger e pubblicata nel 1566, che rimane il più importante testo della vita ecclesiastica svizzera. Una riaffermazione dell’ortodossia calvinista contro le tendenze moderate della scuola di Saumur è la Formula consensus helvetici del 1675.