Popolazione germanica nominata la prima volta quando Caracalla li combatté sul Meno (213 d.C.). Gli A. (al cui interno gli Svevi dovevano costituire il gruppo più vasto), dopo una prima invasione della Gallia (233), irruppero nel 260 attraverso il limes germanico-retico fino al Danubio e poi fino al Lago di Costanza; nel 450 passarono il Reno diffondendosi nella regione della Mosella, nel Palatinato e nell’Alsazia. Riuniti sotto un re (450 ca.), si scontrarono con i Franchi Ripuari di Sigeberto; vinti da Clodoveo nella battaglia di Tolbiaco (496 o 497), gli si sottomisero, salvo gli A. della Rezia che Teodorico, re degli Ostrogoti, prese sotto la sua protezione. Ceduti ai Franchi da Vitige nel 536, rimasero soggetti a duchi della loro nazione, confermati dai re franchi, ed ebbero leggi proprie (Pactus Alamannorum e Lex Alamannorum). La loro conversione al cristianesimo fu iniziata da s. Colombano (fino al 612) e ripresa da Pirmino. Riconquistata l’indipendenza con la decadenza dei re merovingi, furono sottomessi di nuovo da Carlo Martello. Solamente alla fine dell’impero carolingio si ricostituì un ducato con l’antico nome degli Svevi.
Le ricerche archeologiche hanno consentito il ritrovamento di numerosi insediamenti alamanni, edificati prevalentemente in legno, e soprattutto di necropoli. In analogia con altre popolazioni germaniche, anche gli A. prevedevano un assetto delle sepolture in fila, con orientamento est-ovest e disposte secondo lo status sociale del defunto, così che gli individui abbienti erano deposti spesso in piccoli cimiteri isolati, con ricco corredo che contemplava, per gli uomini, anche le armi. Dopo la cristianizzazione degli A., a partire dalla fine del 7° sec., divenne frequente l’offerta funeraria di una croce in lamina aurea cucita sul sudario del defunto. Nell’Alto Medioevo l’uso del corredo fu abbandonato.