(ted. Wien) Città dell’Austria (1.900.547 ab. nel 2018), capitale dello Stato e del territorio autonomo omonimo. Sorge all’estremità settentrionale del Wiener Becken, nel punto in cui questo maggiormente si incunea tra la Selva Viennese (Wiener Wald) e il Danubio; è posta a 171 m s.l.m. su un terreno pianeggiante, ma molti sobborghi s’insinuano nelle colline poste a O. Il primo nucleo dell’abitato, corrispondente all’attuale centro della città (Innere Stadt), sulla destra del Danubio, copriva una piccola area prossima non già al ramo principale del fiume, troppo pericoloso per le sue inondazioni, bensì a un suo braccio meridionale (l’attuale Donaukanal, lungo 16,5 km, che serve da porto fluviale), poco a monte della confluenza del modesto tributario Wien, che diede il nome alla città. Ha clima continentale, con inverni freschi (gennaio 0 °C), estati moderatamente calde (luglio 19,6 °C) e piogge non troppo abbondanti (619 mm annui). Il sorgere e il fiorire della città sono dovuti principalmente alla posizione presso le ultime ondulazioni delle Alpi, su una linea fluviale di grande comunicazione orientata da O a E, la quale qui s’incrocia con la strada N-S, dal Baltico all’Adriatico, nella depressione tra Alpi e Sudeti-Carpazi. Già la romana Carnuntum (attuale Bruck an der Leitha) a E, e Vindobona, castro romano sul luogo dell’attuale città a O, esercitavano funzione di controllo sulle comunicazioni; la città crebbe d’importanza nel Medioevo come capoluogo di Marca di confine, e più tardi, con il formarsi e l’accrescersi dello Stato asburgico, fu centro di scambio tra Oriente e Occidente, mentre andava accentrando i traffici verso l’Italia (Semmering) e verso la Boemia e la Polonia (Porta Morava). Nel 19° sec. il corso del Danubio è stato regolarizzato per evitare piene dannose. Nel 1857 dalla demolizione delle fortificazioni che circondavano il nucleo più antico è sorto il Ring, un anello stradale sul quale si affacciano i principali edifici pubblici e una serie di bellissimi giardini che sono una caratteristica della città; tra il 1891 e il 1905 sono stati inglobati nella cerchia della città i sobborghi rurali e, creati più tardi a O, alcuni grandi quartieri industriali, che insieme con quello preesistente di Floridsdorf danno una certa fisionomia industriale alla città. V. ha subito gravi distruzioni durante la Seconda guerra mondiale, ma dopo la liberazione ha ricostruito e potenziato il patrimonio edilizio e monumentale. Principale centro culturale del paese, la città ospita teatri e musei tra i più prestigiosi d’Europa ed è sede permanente di importanti organizzazioni internazionali (OPEC, AIEA, UNIDO).
Tra le attività produttive prevalgono quelle industriali e terziarie. Le principali industrie sono quelle alimentari, tessili, chimiche, metalmeccaniche, della carta, degli apparecchi di precisione, del vetro, del cuoio, del tabacco. Negli ultimi due decenni ha registrato un notevole sviluppo il comparto elettronico, mentre nel terziario hanno ricevuto impulso le attività finanziarie. La città è anche una frequentatissima meta turistica, grazie al suo patrimonio monumentale e alle numerose manifestazioni artistiche. Molto attivo il porto fluviale, attrezzato anche per il movimento turistico.
Il villaggio celtico che diede il nome (Vindobŏna) alla città era situato nella zona dell’odierno Rennweg. Più tardi V. fu campo militare romano. Sopravvissuta alle invasioni degli Unni nel 5° sec., nel 1137 V. figura come civitas, cioè città fortificata con diritto di mercato, e in quel tempo divenne residenza dei Babenberg, margravi e poi duchi della Marca Orientale. Già nel 12° sec. la vita economica della città beneficiò dell’intensificarsi dei traffici. Nel 1180 V. era già la più grande città austriaca e nel 1207, dopo Colonia, la più importante del Regno di Germania; nasceva in quel periodo una ricca borghesia, costituita essenzialmente dai banchieri e dai mercanti di panni. Nel 1247, alla morte del duca Federico II, con cui si estinse la dinastia dei Babenberg, V. fu posta all’immediata dipendenza dell’Impero. Un nuovo periodo di potenza e di splendore incominciò per V. nel 1276, dopo la disfatta di Ottocaro II di Boemia da parte di Rodolfo d’Asburgo. Nel 15° sec. V. conobbe lotte intestine, tra patriziato ereditario e corporazioni artigiane desiderose di una più larga partecipazione al potere. La città, dal 1485 in possesso di Mattia Corvino, alla morte di questo (1490) fu ripresa da Massimiliano I, sotto il quale iniziò un periodo particolarmente brillante sia nel campo scientifico sia in quello delle arti figurative. Già nel 1558 V. era città imperiale (Kaiserstadt), cioè la prima città dell’Impero germanico e degli Stati di casa d’Asburgo. Nel 16° e 17° sec. ebbe funzione di baluardo per l’Austria, la Germania e l’Occidente in genere nella lotta contro i Turchi. Assediata da questi dal 27 settembre al 15 ottobre 1529, ne fu nuovamente assediata dal 17 luglio al 12 settembre 1683, sempre senza successo. La vittoria del 1683 e la successiva conquista dell’intera Ungheria trasformarono in una capitale quella che fino allora era stata una città di confine. Nel 1805 e nel 1809 V. fu per brevi periodi occupata dai Francesi. Nel 1814-15 V. ospitò il congresso che diede un nuovo assetto all’Europa dopo il crollo dell’Impero napoleonico.
Per tutto il 19° sec. V. rimase uno dei centri politici e culturali più importanti d’Europa. Completamente privata all’epoca di Giuseppe II (1783) della sua autonomia municipale, riacquistò, dopo le rivoluzioni del marzo e dell’ottobre 1848, una larga libertà comunale (1850, effettiva dal 1860) sotto Francesco Giuseppe. La demolizione delle difese interne, sostituite dal Ring (1857), il terzo ampliamento della città, che portò i suoi limiti nel 1891 e nel 1904 sul crinale delle circostanti alture e oltre il Danubio, corrisposero all’incremento della popolazione. Alla caduta della monarchia l’amministrazione della città di V., dichiarata nell’ottobre 1920 provincia confederata autonoma, fu per 16 anni in mano al Partito socialdemocratico. La lotta politica che vide protagonisti, con obiettivi divergenti, la socialdemocrazia, gli elementi conservatori raccolti nel partito cristiano-sociale e le forti correnti nazionalsocialiste, culminò nelle sommosse socialiste del 15 luglio 1927 e del 12-15 febbraio 1934, e in quella nazista del luglio 1934, in cui fu ucciso il cancelliere E. Dollfuss. Il 10 marzo 1938 Hitler entrava in città.
Durante la Seconda guerra mondiale V. fu gravemente danneggiata dai bombardamenti aerei e dai combattimenti per le vie quando, nell’aprile 1945, la città fu occupata dalle truppe sovietiche. In conformità degli accordi della Conferenza di Potsdam, fu sottoposta (1945) ad amministrazione alleata quadripartita durata fino al 1955. Dopo la conclusione del Trattato di pace tra la Repubblica austriaca e le quattro potenze occupanti (15 maggio 1955), e la successiva dichiarazione di neutralità permanente da parte dell’Assemblea nazionale, a V. si sono svolte numerose conferenze internazionali e vi hanno stabilito la sede alcuni organismi internazionali, quali l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (dal 1957), l’organizzazione per lo sviluppo industriale dell’ONU (dal 1967), l’OPEC (dal 1960).
Il nucleo della V. medievale si impianta sull’accampamento romano mantenendo il tracciato perimetrale delle antiche mura (Graben, Naglergasse a S, Salzgries a N, Tiefer Graben a O, Kramergasse e Rothgasse a E). A O, S e E erano tre porte con torri e quelle a O e S si trasformarono in porte medievali. La rete romana delle strade non fu invece seguita nel Medioevo e piazze furono create sopra edifici romani, come in Hoher Markt. Al 13° sec. risalgono la facciata occidentale e soprattutto il Riesentor (ca. 1230-40) del duomo di S. Stefano e il corpo centrale della chiesa di S. Michele. S. Stefano (ricostruzione, 1359) divenne uno degli edifici gotici più importanti dell’arte tedesca, incorporando, oltre a parti della facciata, il coro del 1304-40; notevole la torre alta (1359-1433) gotica; nell’interno, monumenti gotici di rilievo. Gotiche sono pure la chiesa degli agostiniani (1330-49, riportata allo stile originario, dopo la trasformazione barocca, nel 1785) e quella di Maria am Gestade (coro del 1330-69, navata del 1394-1414, su due assi divergenti). Resti del Rinascimento sono il portale degli Svizzeri nella Hofburg (1552) e la Stallburg (1558-65), con cortile a tre loggiati sovrapposti. Un’attività intensa, a cui contribuirono famiglie di artisti italiani (Carlone, Canevale ecc.), caratterizzò il 17° sec.: appartengono all’inizio del periodo barocco la chiesa dei domenicani, quella dei gesuiti (danneggiata nella Seconda guerra mondiale), la chiesa degli Angeli. Nel barocco più tardo, in cui predominano gli artisti locali (Fischer von Erlach, J.L. von Hildebrandt) emergono opere di architettura civile: edifici imperiali (Hofburg, Scuderie di Corte, Castello di Schönbrunn, le due cancellerie imperiali); edifici della nobiltà (‘palazzo d’inverno’, poi Ministero delle Finanze; Palazzi del Belvedere, l’uno e gli altri del principe Eugenio di Savoia; i due palazzi Liechtenstein; i palazzi Schwarzenberg, Kinsky, Schönborn, Harrach ecc.). Agli edifici barocchi vanno associati S. Pietro, S. Carlo Borromeo, la colonna della Trinità nel Graben.
Rifioriscono la pittura decorativa, rappresentata da artisti quali J. M. Rottmayr, D. Gran, F.A. Maulpertsch, B. Altomonte, e la scultura, con B. Permoser, L. Mattielli, G. Giuliani, G.R. Donner. L’aspetto dei quartieri più antichi di V. è caratterizzato da costruzioni del 18° secolo. Il passaggio al 19° sec. è segnato da una corrente classicheggiante. Dopo la demolizione dei bastioni (1857), V. ebbe nella seconda metà del 19° sec. uno sviluppo che culminò nella creazione della Ringstrasse con i suoi edifici monumentali di stile eclettico. Dalla fine del 19° sec. alla Prima guerra mondiale l’ambiente culturale di V. mostrò un’intensa vitalità con la Secessione (➔) viennese e con i Wiener Werkstätte (➔). Significativa fu l’opera di O. Wagner (stazioni della metropolitana; Postsparkasse; St. Leopold a Steinhof; ecc.).
Tra gli architetti attivi a V. prima della Prima guerra mondiale e che continuarono a operare fino all’Anschluss, particolare rilievo hanno A. Loos (che nel dopoguerra, fu architetto capo della città: Siedlung Heuberg, 1922, solo in parte realizzata) e J. Hoffmann. Dei molti complessi realizzati dal Comune di V. nell’ambito della politica edilizia popolare dalla fine della guerra al 1932 si ricordano il Winarsky Hof (1924, P. Behrens, J. Frank, O. Strnad, O. Wlach), il Reumann Hof e il Karl Seitz Hof (1924 e 1926, Gessner), il Karl Marx Hof (1927, K. Ehn), il Friedrich Engels Hof (1930, Perco): caratteristica è la tipica forma di Höfe (corti), con facciate esterne dall’aspetto di austera fortezza e spazi interni articolati con zone verdi e servizi che rendono i complessi autosufficienti. A questo periodo appartengono le opere di C. Holzmeister (Crematorio, 1922-23; Seipel und Dollfuss Gedächtnis, 1932-34; edifici scolastici per il Comune, 1928-30), la Casa della gioventù di A. Brenner (1928), lo stadio al Prater di Schweizer (1931). Dopo l’annessione, vi è un adeguamento culturale alla Germania.
Dopo la Seconda guerra mondiale operano a V. personalità come R. Rainer (Stadthalle, 1954-58; chiesa evangelica, 1963-64) che elabora un nuovo piano urbanistico (1958-61; altri progetti per lo stesso piano sono quelli dell’Arbeitsgruppe 4). Si ricordano ancora le realizzazioni di K. Schwanzer (Museo del 20° secolo, 1962; Philipshaus, 1964), di J. Staber (sede ufficiale delle organizzazioni internazionali e centro conferenze, 1970-78) e di H. Hollein (centro commerciale Haas Haus, 1989). Dagli anni 1990 la città ha avuto una forte accelerazione nello sviluppo urbanistico e architettonico. Nel settore dell’edilizia scolastica sono state elaborate personali e innovative realizzazioni (asilo Neue Welt, di A. Krischanitz, 1994; scuola in Waidhausenstrasse, di H. Richter, 1995; asilo a Carninweg, di E. Prochazka, 1998; scuola a Leberberg, di D. Henke & M. Schreieck, 1996). Secondo le indicazioni del piano urbanistico adottato nel 1994, la città si è estesa lungo le principali direttrici di traffico: Parco abitativo Alte Donau (tra le numerose tipologie residenziali, il Punkthaus, dello studio NFOG; la cilindrica ÖVW Turm, di G. Peichl, 1998; la SEG Turm, di Coop Himmelb(l)au, 1998). Lungo l’asse NS della Wagramerstrasse, Donau-City è centrato su un’edificazione compatta e continua (Andromeda Tower, di W. Holzbauer e F. Kaufmann, 1998; complesso scolastico di H. Hollein, 2000). Nuove torri cambiano il profilo della città: la Millenium Tower (1999), emergenza di un esteso complesso polifunzionale (oltre a Peichl, B. Podrecca e R.F. Weber) e le Twin Towers (nella Wienerberg City, di M. Fuksas, 2001). Dal 1998 nell’area degli ex gasometri ottocenteschi è stato avviato un nuovo complesso polifunzionale, progettato da esponenti di spicco dell’architettura austriaca e internazionale: Coop Himmelb(l)au, J. Nouvel, M. Wahdorn e W. Holzbauer.
Di grandissimo rilievo sono le ricche e varie collezioni del Kunsthistorisches Museum. Istituti strettamente affini sono l’Albertina, fondata da Alberto duca di Sassonia-Teschen (una delle più vaste collezioni di disegni e incisioni), e la Biblioteca nazionale, ricca di manoscritti. Altre collezioni statali sono il Museo austriaco di arti applicate e le collezioni riunite nei palazzi del Belvedere, oltre alle numerose altre istituzioni museali. Sono sistemate a museo anche le case di L. van Beethoven, W.A. Mozart, F.J. Haydn, F. Schubert. Notevole realizzazione dell’ultimo decennio del 20° sec. è il cosiddetto Quartiere dei musei (Museumsquartier), complesso espositivo dedicato all’arte e all’architettura (studio M. Ortner & L. Ortner, completato nel 2001), realizzato secondo una logica adduttiva all’interno del recinto delle settecentesche scuderie imperiali; l’iniziativa di rinnovamento ha favorito nuovi allestimenti e redistribuzioni delle raccolte. La Hofburg costituisce sede per l’arte contemporanea, accanto a sedi espositive quali il Kunsthaus (1991), dell’artista austriaco Hundertwasser; la Kunsthalle (1992, comunale); lo Jüdisches Museum (1996); il Leopold Museum (1998), che nasce dalla fondazione privata (1994) di R. Leopold (opere di E. Schiele e dei maggiori maestri espressionisti, da E.L. Kirchner a O. Kokoschka).
Importantissimo centro musicale sin dal Medioevo (quando fu sede di diffusione del canto liturgico cristiano nonché di una fiorente tradizione profana), V. svolse un ruolo fondamentale nella cultura musicale europea soprattutto grazie alla politica culturale della corte asburgica. Essa incoraggiò il movimento dei Minnesänger e più tardi quello dei Meistersinger, ma soprattutto creò la cappella di corte (fondata da Massimiliano I nel 1498), aperta alla collaborazione di musicisti stranieri, tra i quali H. Isaac, L. Senfl, P. de Monte, J. Fux, A. Caldara. Un secondo centro di arte musicale fu l’università.
Già sede di una fervida attività teatrale e importante momento di mediazione nel campo della musica strumentale tra le esperienze italiane e quelle dell’Europa settentrionale, la città toccò un insuperato momento di splendore nel Settecento con l’opera di P. Metastasio, di C.W. von Gluck. Tra gli autori di musica strumentale dell’epoca, che fornivano alla corte musica da ballo e d’occasione, ricordiamo J.J. Froberger, J. Pachelbel, G. Muffat, G.C. Wagenseil. Quest’ultimo, insieme a G.M. Monn, è l’esponente più significativo della cosiddetta prima scuola viennese (1730-80), comprendente anche musicisti come K.D. von Dittersdorf, la cui produzione, prevalentemente strumentale, rappresenta il momento di passaggio dal barocco al classicismo di F.J. Haydn e W.A. Mozart, nella seconda metà del 18° secolo. Fu allora che V. divenne capitale della musica europea.
Nell’Ottocento il Neues Kärntnertortheater e la Staatsoper furono punti di riferimento dell’esperienza operistica europea, mentre in sale minori, come il Josephstädttheater (1788) e il Theater an der Wien (1801), si svilupparono il Singspiel e l’operetta. L’esistenza di istituzioni sinfoniche e concertistiche di altissima qualità, tra le quali la Gesellschaft der Musikfreunde (fondata nel 1812 e tuttora attiva), e la presenza di personalità di primissimo piano, da F. Schubert a C.M. von Weber, alla dinastia degli Strauss, a J. Brahms, Bruckner, G. Mahler, R. Strauss, conservarono a Vienna il tradizionale primato musicale, che fu poi continuato da A. Schönberg, A. Berg e A. Webern, esponenti della cosiddetta seconda scuola viennese (anche detta nuova scuola viennese o scuola atonale), che avrebbe avuto un’influenza determinante nello sviluppo della musica contemporanea. Nell’attività concertistica, all’orchestra dei Wiener Philharmoniker (considerata uno dei migliori complessi del mondo e diretta, tra gli altri, da H. von Karajan, K. Böhm, L. Maazel, C. Abbado), si è affiancata dal 1933 l’orchestra dei Wiener Symphoniker. L’Opera di Stato, distrutta dai bombardamenti bellici nel 1945, è stata ricostruita e riaperta nel 1955.
Circolo di Vienna Movimento neopositivistico (➔ neopositivismo), che ebbe il suo centro in Vienna. Il primo circolo, denominato Verein Ernst Mach dal fondatore H. Hahn (quasi a sottolineare la continuità con l’empiriocriticismo), fu chiamato nel 1929 Wiener Kreis, e fu diretto dal 1934 al 1936 da M. Schlick. Questi, professore all’università di V., dirigeva la lettura e il commento del Tractatus logico-philosophicus (1922) di L. Wittgenstein, dal quale principalmente i neopositivisti dedussero l’impostazione logico-sintattica dell’analisi critica del valore conoscitivo delle scienze. Altri rappresentanti del circolo furono R. Carnap, O. Neurath, P. Frank; e inoltre F. Waismann, Gustav Bergmann, K. Gödel, H. Feigl, V. Kraft, J. Schächter. Con l’occupazione hitleriana, parecchi rappresentanti di questo movimento emigrarono negli USA.
Conferenza di Vienna del 1819-20 Ebbe luogo, sotto la presidenza di Metternich e vi parteciparono tutti gli Stati membri della Confederazione Germanica. Il 15 maggio 1820 fu approvato il cosiddetto Atto finale di V., che definiva gli obblighi federali dei singoli componenti della Confederazione. La conferenza si preoccupò in modo particolare delle misure da adottarsi contro i movimenti rivoluzionari in Germania.
Conferenza del 1853-55 Si riunì per la prima volta nel luglio 1853 tra i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia, Austria e Prussia per impedire lo scoppio di un conflitto tra la Russia e la Turchia. La sua opera di mediazione non poté scongiurare tale evento ma, anche dopo l’inizio delle operazioni belliche tra i due Stati, la conferenza continuò nella sua attività. L’intervento della Francia e della Gran Bretagna al fianco della Turchia nella guerra di Crimea (1854) ruppe il fronte delle potenze.
Congresso di Vienna Convocato con il compito di dare un nuovo assetto politico all’Europa dopo la sconfitta della Francia napoleonica (v. fig.), la sua attività si svolse mediante negoziati tra i rappresentanti delle maggiori potenze europee uscite vittoriose dalla guerra (Metternich per l’Austria, lo zar Alessandro I per la Russia, K.A. Hardenberg per la Prussia, R.S. Castlereagh per la Gran Bretagna). Il principio fondamentale della politica di Metternich, che fu il supremo moderatore del congresso, era quello di togliere alla Francia qualsiasi capacità rivoluzionaria. Tuttavia, questo principio poté attuarsi solo in parte, perché l’abilità diplomatica di Talleyrand seppe trarre partito dalle divergenze sorte tra le quattro potenze. I negoziati, iniziati nel settembre 1814, si protrassero fiaccamente sin verso il marzo del 1815, quando la notizia dello sbarco di Napoleone in Francia ricostituì la solidarietà della Grande Alleanza e in poco più di due mesi fu possibile giungere alla redazione dell’atto finale, firmato dalle quattro potenze antinapoleoniche, dalla Francia, dal Portogallo e dalla Svezia, cui successivamente aderirono tutti gli Stati minori, a eccezione della Santa Sede. L’equilibrio politico europeo era stato garantito con la costituzione di una barriera di Stati ai confini della Francia (Regno dei Paesi Bassi, Confederazione Germanica, la Svizzera dichiarata neutrale, il Regno di Sardegna ingrandito della Repubblica di Genova), un notevole ingrandimento della Prussia, una delimitazione dell’espansione della Russia, un arrotondamento dei possedimenti dell’Impero austriaco, che assicurò a quest’ultimo una funzione preminente e diretta sia in Germania sia nella penisola italiana.
Convenzioni di Vienna A V. si sono svolte, per iniziativa dell’ONU, varie conferenze internazionali, che hanno condotto all’adozione di alcune convenzioni in materia di diritto internazionale consuetudinario, come quelle sulle relazioni diplomatiche (1961), sulle relazioni consolari (1963), sul diritto dei trattati (1969), sul diritto dei trattati conclusi tra Stati e organizzazioni internazionali e tra organizzazioni internazionali (1986).
Pace di Vienna del 1276 Fu conclusa il 21 novembre tra Rodolfo d’Asburgo e Ottocaro II di Boemia, che cedette Austria, Stiria, Carinzia, Carniola e regione di Eger, e dovette accettare Boemia e Moravia a titolo di feudi dell’Impero.
Pace del 1606 Fu firmata il 23 giugno tra l’arciduca Mattia d’Asburgo e István Bocskay, riconosciuto principe di Transilvania.
Pace del 1738 Segnò la fine della guerra di Successione polacca.
Pace del 1864 Fu stipulata il 30 ottobre tra l’Austria, la Prussia e la Danimarca, il cui re rinunciò a ogni suo diritto sui ducati di Schleswig, Holstein e Lauenburg a favore dell’imperatore d’Austria e del re di Prussia. Le divergenze successivamente sorte tra l’Austria e la Prussia sull’amministrazione dei territori ceduti portarono alla guerra austro-prussiana del 1866.
Pace del 1866 Firmata il 3 ottobre tra i plenipotenziari italiano, L.F. Menabrea, e austriaco, F. Wimpffen, concluse la guerra italo-austriaca del 1866. L’imperatore d’Austria riconobbe il Regno d’Italia e acconsentì alla cessione del Veneto.
Scuola di Vienna L’università di V. fu tra le prime a istituire una cattedra di storia dell’arte (1852) che ebbe un ruolo fondamentale nella configurazione scientifica della disciplina grazie agli studiosi che vi insegnarono, legati all’Institut für Österreichische Geschichtsforschung. Dopo R. Eitelberger vi insegnarono F. Wickhoff e A. Riegl, considerati i veri fondatori della scuola; a Wickhoff successe (1909) J. Strzygowski e poi O. Demus, con un filone di ricerca particolarmente indirizzato all’arte orientale e bizantina. Successori di Riegl furono M. Dvorak e J. von Schlosser. Con H. Sedlmayr s’individua l’inizio di una nuova scuola, aperta anche a problematiche diverse (gestaltiche, iconologiche, simbologiche ecc.).