⟨àuṅ san suu kii⟩. - Politica birmana (n. Rangoon 1945). Cresciuta fuori del suo paese, nel 1988 A. è tornata in Birmania per impegnarsi nel processo di democratizzazione nazionale. Promotrice della Lega nazionale per la democrazia, è divenuta il simbolo dell'opposizione non violenta al regime militare, che ha sempre cercato in tutti i modi di ridurla allo stremo e limitarle gli strumenti di lotta. Nel 1991 ha ricevuto il premio Nobel per la pace.
Figlia del generale Aung San U, ha studiato in India (1960) e nel 1964 si è stabilita in Inghilterra, dove ha frequentato la Oxford University. Tornata in Birmania in un periodo di forte tensione politica (1988), ha deciso di impegnarsi attivamente per la democratizzazione del proprio paese ed è stata tra i promotori di un nuovo partito, la Lega nazionale per la democrazia, di cui è stata nominata segretario generale. Divenuta il simbolo dell'opposizione non violenta al regime militare, nel luglio 1989 A. è stata posta agli arresti domiciliari e fatta oggetto di una intensa campagna diffamatoria orchestrata dal regime per minarne la credibilità e depotenziare il suo movimento politico, anche in vista delle prime elezioni multipartitiche fissate per il maggio 1990, finalizzate alla formazione di un'Assemblea costituente. Fallito vistosamente tale tentativo (la Lega nazionale per la democrazia conseguì alle elezioni l'82% dei consensi), nell'apr. 1991 i militari hanno ottenuto l'estromissione di A. dalla Lega e continuato a ostacolare la convocazione dell'Assemblea costituente. Nell'ottobre dello stesso anno è stata insignita del premio Nobel per la pace, ciò che ha provocato una forte mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale e accresciuto l'isolamento diplomatico della Birmania. Concessole uno stato di semilibertà nel luglio 1995, anche a seguito delle pressioni degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite, in ottobre A. ha assunto nuovamente il suo incarico nel partito, rilanciandone l'attività di opposizione; nonostante ciò, anche negli anni successivi ha continuato a essere oggetto di ripetuti provvedimenti restrittivi, e solo nel novembre 2010 ha riottenuto la piena libertà. Nel 2011, dopo il trasferimento del potere a un governo civile, considerato comunque un'emanazione di quello militare, A. ha dichiarato di voler rinunciare alla politica di boicottaggio e nel gennaio dell'anno successivo ha ufficializzato la sua candidatura alle elezioni parlamentari suppletive previste per l'aprile del 2012; alle consultazioni la Lega nazionale per la democrazia si è affermata come principale forza dell’opposizione, e a Kahwmu, la circoscrizione in cui si presentava, A. è stata eletta con l'82% delle preferenze. Sebbene il Parlamento sia comunque dominato dai sodali dell'esercito, l'opposizione ha guadagnato consensi e visibilità estremamente utili in vista delle consultazioni del 2015, alle quali la leader ha presentato ufficialmente la sua candidatura nel giugno 2013. Svoltesi nel novembre 2015, le prime elezioni libere nel Paese dalla fine della dittatura militare hanno registrato la netta affermazione del partito della dissidente, che ha riportato oltre il 70% delle preferenze; storico risultato è stato inoltre raggiunto nel marzo 2016 con la nomina alla presidenza del Paese dell'economista Htin Kyaw, anch'egli membro della NLD, primo civile eletto dopo 54 anni di dittature militari e braccio destro di A., impossibilitata ad assumere tale carica in ragione del mancato emendamento di un articolo della Costituzione che vieta a chiunque sia coniugato con uno straniero o abbia figli con passaporto estero di correre per tale ruolo. Nel marzo 2016, subito dopo l'elezione a presidente, Htin Kyaw ha assegnato alla donna politica la carica di ministro degli Esteri, che dal mese successivo ha assunto anche quella di consigliere di Stato; ma le aspre critiche della comunità internazionale per le violenze perpetrate dall'esercito birmano contro la minoranza musulmana Rohingya hanno prodotto un netto calo della sua popolarità, confermato alle elezioni suppletive del novembre 2018, alle quali la NLD, pur continuando a godere del sostegno della maggioranza, ha vinto solo 7 su 13 seggi, perdendo soprattutto nelle province a forte componente etnica. Alle consultazioni tenutesi nel novembre 2020 la NLD della donna politica ha nuovamente conquistato la maggioranza dei seggi in Parlamento ma, dopo una fase di crescente tensione con il governo civile per le presunte irregolarità sullo svolgimento del voto, nel gennaio 2021 le forze armate hanno messo in atto un colpo di stato, arrestando la leader e trasferendo tutti i poteri al capo delle forze armate Min Aung Hlaing. Condannata nel dicembre 2021 a quattro anni di reclusione, poi ridotti a due, per istigazione al dissenso e violazione delle norme sul Covid-19, successivamente le sono state comminate ulteriori pene per importazione illegale, mancato rispetto delle restrizioni per la pandemia e per corruzione, per un totale di 33 anni di detenzione.