Popolazione stanziata nella Cambogia, oltre che in alcune regioni limitrofe della Thailandia e nella zona meridionale della Cocincina. Essi rappresentano la fusione avvenuta in antico, in epoca precedente alle migrazioni indiane, tra l’elemento aborigeno e genti penetrate da settentrione in questa parte della penisola indocinese. Ebbero certamente una maggiore diffusione in passato, prima che invasori provenienti dal N, i Thai, li riducessero negli odierni confini; ipotesi confermata dalla ben più evidente recessione spaziale, dovuta alle medesime cause, dei Mon di Myanmar, che con i K. costituiscono la famiglia mon-khmer (➔) delle lingue austro-asiatiche. Alla cultura indiana – portata da varie ondate migratorie, giunte nell’area dall’India sud-orientale a partire probabilmente dal 1° sec. d.C. – si deve il profondo cambiamento della cultura k. tra il 9° e il 14° sec., in particolar modo nel settore artistico (monumenti di Angkor-Tom, di Angkor-Vat ecc.) e religioso (accettazione del brahmanesimo nella forma dello śivaismo) coincidente con la formazione di un potente Stato nazionale.
Il vestiario e vari elementi culturali k. ricordano quelli siamesi e hanno in ultima analisi un’origine indiana, ma negli ultimi due secoli la penetrazione annamita ha introdotto fra i K. molti costumi di origine cinese.
L’arte k., per le formule architettoniche e l’iconografia, si riallaccia alla civiltà indiana, ma con una propria impronta originale e un coerente sviluppo, distinguibile in fasi: stile preangkoriano, precedente alla fondazione di Angkor (7°-8° sec.); stile del Kulen (9° sec.), di Kohker (10° sec.), del Baphuon (11° sec.), di Angkor-Vat (prima metà 12° sec.) e del Bayon (fine 12° - inizi 13° sec.).
Il tempio k. ha forma di torre quadrata, con copertura piramidale a gradini sui quali sono disposti elementi di tipo architettonico o ornamentale. Nel periodo preangkoriano la costruzione è in mattoni (Sambor Prei Kuk); più tardi si adottano gres e laterite. Dopo il primo periodo, il tempio si compone di molte torri raccolte in una terrazza comune, entro una vasta cinta. Alla fine del 9° sec. la terrazza assume a sua volta forma piramidale sostenente sull’ultima piattaforma 5 santuari. Tale schema del tempio-montagna, che si fa sempre più ampio, deriva dai fini dinastici e dal simbolismo cosmologico indiani; raggiunge un’immensa complessità nel 12° sec. ad Angkor-Vat, con gallerie di collegamento tra i santuari, 2 chiostri, stagni artificiali, mura di cinta con porte monumentali (gopura). L’ultimo tempio di questa serie è il Bayon. I monumenti sono per la massima parte ricoperti di sculture a bassorilievo o a tutto tondo raffiguranti animali ed elementi vegetali stilizzati. Nell’interno dei santuari sono le statue sacre, sculture eminenti per equilibrio di proporzioni, efficacia di modellato e potere di suggestione, che esprimono la meditazione e la felicità del nirvana. La raccolta più importante di sculture k. è al Museo Sarraut a Phnom Penh; in Europa, al Museo Guimet a Parigi.
Priva di teoria e di notazione e tramandata solo per tradizione orale, la musica k. è caratterizzata dall’uso di più strumenti, ma non a scopo di maggior sonorità, bensì di varietà d’impasti timbrici. Al confronto con quella dei popoli vicini, mostra tratti di particolare raffinatezza e un’invenzione melodica basata su linee pure e periodi ben definiti.