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tradizióne orale

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trasmesse di bocca in bocca, di generazione in generazione, considerate una delle fonti fondamentali per gli studî etnologici, distinguendosi dalla storia orale, che è l'insieme delle informazioni, assunte attraverso interviste a testimoni oculari, riguardanti avvenimenti di storia contemporanea.

folklore e letteratura popolare

Lo sviluppo delle teorie linguistiche generali, determinato in sede teorica da Croce, ha contribuito a chiarire il rapporto individuo-collettività e ha illuminato il concetto di popolare. La distinzione, stabilita da de Saussure, fra parola, intesa come espressione individuale, e lingua, come fatto sociale, è stata applicata alla letteratura popolare da P. Bogatyrev e R. Jakobson nel saggio Die Folk-Lore als eine besondere Form des Schaffens (1929), dove si dimostra che, analogamente a quanto avviene per il passaggio dalla parola alla lingua, le creazioni o innovazioni dei singoli componenti la collettività possono essere assimilate dalla collettività stessa, e farsi tradizione, con un processo di scelta e di eliminazione, che non è meccanismo passivo ma attività creativa. Il rinnovamento delle posizioni della linguistica si è riflesso nei metodi di studio dei prodotti di letteratura popolare, orientati verso ricerche storico-geografiche. In parallelo sviluppo con la linguistica, è andata sempre più guadagnando terreno l'analisi strutturale dei singoli componimenti, dei tipi e dei generi.

Poesia

Non più fondata sul divario tra cultura e non cultura, o fuori della cultura, e su caratteri esterni, la distinzione fra poesia popolare e poesia d'arte è stata trasferita sul comune terreno culturale e artistico come problema filologico ed estetico. Tra il mondo popolare e il mondo colto si svolge un continuo processo di ascesa e discesa, storicamente individuabile. Un esempio può trovarsi nella storia dello strambotto, il cui processo ascendente timidamente s'inizia nel sec. 14°, si fa deciso nel 15° con L. Giustiniani e con Lorenzo il Magnifico, raggiunge il culmine nel 16°, quando la moda degli strambotti o rispetti sale alle corti, diviene gusto nella società aristocratica; ma nella stessa epoca s'inizia e s'intreccia col primo il movimento di discesa e diffusione tra il popolo di strambotti composti da poeti d'arte. I rapporti tra i cantari e i poemi cavallereschi offrono un altro chiaro esempio: sorti fra i secc. 14° e 15° a opera di poeti popolani di città, i cantari in ottave hanno ispirato la tradizione letteraria cavalleresca.

Canti popolari

Riconosciuta l'analogia fra tradizione folclorica e tradizione linguistica, sono stati applicati allo studio del canto popolare i metodi della linguistica storica e della geografia linguistica, che portano a individuare i centri d'irradiazione, le aree di diffusione, l'origine e la cronologia delle varie forme e dei singoli canti. Alla conoscenza di questi elementi esteriori e strutturali che determinano la natura storico-culturale del canto popolare mirano le norme areali, che, sulla base di quelle linguistiche, sono state così formulate: 1) norma dell'area meno esposta alle comunicazioni; 2) norma dell'area laterale; 3) norma dell'area maggiore; 4) norma dell'area seriore. La comparazione delle varianti, comunque, non si esaurisce nell'analisi filologica, ma stimola a sua volta quella estetica e stilistica, mettendo in luce i caratteri intrinseci della poesia popolare, che sono da trovare nella semplicità dei mezzi e dell'espressione, in rapporto al suo fondo, come dice P. Coirault, o nella semplicità delle forme in rapporto all'elementarità dei sentimenti che esprimono, cioè nel suo tono, come vuole Croce.

Novellistica

Gli stessi concetti di tono ed elaborazione popolare hanno corso nel campo della novellistica. Così, mentre Croce ha messo l'accento sul valore d'arte assoluto che può raggiungere la fiaba, alcuni studiosi  (quali S. Thompson, M. Lüthi, W. Eberhard, F. Ranke) hanno esaminato il processo di elaborazione documentato nelle varianti: l'elaborazione è ciò che distingue la fiaba popolare vera e propria da quella colta di tono popolare non soggetta a quel processo storico. I seguaci del metodo finnico hanno studiato i racconti orali con i medesimi criterî dei canti popolari, seguendone le migrazioni, classificando le varianti e ricostruendo le forme normali nelle singole aree e, attraverso queste, gli archetipi. Utili repertorî per la comparazione e indispensabili strumenti di lavoro per gli studiosi di novellistica sono costituiti dagli indici dei motivi e tipi delle fiabe, redatti su scala internazionale (notissimo è quello dell'Aarne-Thompson), nazionale e regionale (in Italia ne abbiamo per la Toscana, la Sicilia e l'Abruzzo), che consentono d'individuare rapporti d'identità, somiglianza e affinità fra testi di epoche, aree ed estrazioni diverse. A questo criterio contenutistico di classificazione, che risulta talvolta esterno e parziale, si è sovrapposto quello strutturalistico, che sulla scia degli esperimenti di Propp e delle teorie di Lévi-Strauss, rileva le funzioni, ossia i significati delle azioni, le costanti di movimento e le relazioni fra esse.

Fiabe

Dibattuto è il problema dell'origine delle fiabe: diversamente hanno cercato di risolverlo la teoria mitica, sostenuta da J. e W. K. Grimm, da M. Müller, da G. A. Cox e da A. De Gubernatis, la teoria indianista, sostenuta da T. Benfey, da R. Köhler e da E. Cosquin, la teoria poligenetica, propria della scuola antropologica inglese. La teoria psicanalitica ispirata alle teorie freudiane ha individuato nei sogni i precedenti culturali e le determinanti psicologiche delle vicende irreali che costituiscono il mondo delle fiabe, mentre la teoria ritualistica proposta da Saintyves (pseud. di E. Nourry) ha collegato i motivi narrativi ai riti celebrativi delle stagioni, ai riti d'iniziazione e alle credenze sull'oltretomba, per spiegare in particolare le fiabe di Perrault. Essa è stata più radicalmente applicata, con impostazione marxistica, dal sovietico Propp alle fiabe di magia. L'applicazione dell'analisi strutturale,  che dalle forme metriche e compositive estrae  tipi e modelli di produzione, ha proposto nuovi raggruppamenti e fondamentali revisioni critiche delle precedenti teorie.

Vedi anche
fiaba Racconto di avventure in cui domina il meraviglioso, negli episodi come nei personaggi, anonimo e popolare, di fonte e tradizione orale (➔ favola). La fiaba ebbe sin dai tempi remoti vastissima diffusione nel mondo indoeuropeo, quale importante genere della narrativa orale d’intrattenimento. Dal punto ... tradizione Trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze; anche le memorie così conservate. antropologia La nozione di tradizione è molto usata in etnologia e in antropologia culturale, discipline che a lungo sono state concepite come studio delle società ... mito Dal greco mỳthos ("parola, racconto"), una narrazione di particolari gesta compiute da dei, semidei, eroi e mostri. Il mito può offrire una spiegazione di fenomeni naturali, legittimare pratiche rituali o istituzioni sociali e, più genericamente, rispondere alle grandi domande che gli uomini si pongono. ... novella Breve narrazione, per lo più in prosa, di un fatto, sia esso storico, reale, o del tutto immaginario. Oltre che per la brevità, la novella si caratterizza in origine per lo stretto legame con la narrazione orale e per la tendenza a una rappresentazione vivida e concreta; anche quando ha per tema avvenimenti ...
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Vocabolario
tradizióne
tradizione tradizióne s. f. [dal lat. traditio -onis, propr. «consegna, trasmissione», der. di tradĕre «consegnare»; nel lat. tardo anche «tradimento», dapprima con riferimento alla consegna dei libri sacri (v. traditore, in etim.), poi...
oralità
oralita oralità s. f. [der. di orale1]. – 1. Carattere di ciò che è detto, comunicato o trasmesso a voce: o. di una tradizione; in senso concr., insieme di tradizioni orali, non scritte: nella Grecia arcaica l’o. predominava sulla scrittura;...
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