Stato dell’Asia orientale, in buona parte corrispondente alla sezione meridionale della Penisola di C. e perciò detto correntemente C. del Sud. Confina a N con la Repubblica Democratica Popolare di C. (C. del Nord); a O si affaccia sul Mar Giallo, a E sul Mar del Giappone, a S sullo Stretto di C. che collega i due mari suddetti.
Il territorio è prevalentemente montuoso nella parte orientale, mentre a O e a S si estendono aree pianeggianti (➔ Corea). Il clima è temperato, moderatamente continentale, con influenze monsoniche.
La Repubblica di C. è uno dei paesi più densamente abitati del mondo. Se l’andamento demografico fu altalenante fino alla metà del Novecento, in conseguenza di guerre e carestie, la popolazione si raddoppiò nella seconda metà del secolo, con incrementi medi annui intorno al 3%, tra la fine degli anni 1950 e i primi 1960, in concomitanza con i processi di modernizzazione economica e organizzativa che interessavano il paese. Il tasso di crescita si è poi molto ridimensionato (0,7% medio annuo nel periodo 1999-2004, fino allo 0,4 del 2008), anche in seguito a interventi di pianificazione familiare promossi dallo Stato, mentre miglioravano gli altri indicatori demografici, con un netto calo della mortalità infantile, un sensibile innalzamento della speranza di vita (da meno di 60 anni nel 1970 a quasi 80 nel 2008), l’alfabetizzazione pressoché integrale della popolazione e livelli eccezionali di scolarizzazione superiore e universitaria. La densità demografica è più elevata nelle regioni nord-occidentali e meridionali, dove si estendono vaste aree pianeggianti e dove tradizionalmente l’insediamento sia rurale sia urbano è più consolidato; nelle piane, inoltre, aperte all’influsso marittimo, le condizioni climatiche sono decisamente meno continentali che nel resto del paese e molto più favorevoli all’agricoltura, così da consentire in qualche caso due raccolti l’anno. Nella sezione orientale, invece, e lungo la costa bagnata dal Mar del Giappone, dove s’innalza la catena montuosa dei Taebaek, gli insediamenti sono scarsi e la popolazione relativamente rada. Intense migrazioni interne furono attivate dal conflitto militare degli anni 1950; nei decenni successivi il fenomeno riprese vigore per l’abbandono delle campagne, le cui risorse si rivelavano ormai insufficienti per una popolazione in rapida crescita, mentre le città si andavano industrializzando e attraevano sempre più persone; a questo si aggiunse, a partire dal 1953, l’arrivo di profughi dalla C. del Nord. L’insieme di questi spostamenti ha prodotto uno straordinario aumento della popolazione urbana, passata dal 28% del totale nel 1960 all’81% nel 2004.
La capitale Seoul, che a metà del Novecento raggiungeva appena i 100.000 ab., ha superato largamente i 10 milioni, e la sua agglomerazione urbana (comprendente diverse altre grandi città, tra le quali l’importante centro portuale di Inchŏn), con oltre 23 milioni di ab. nel 2007 è la seconda del mondo e ospita poco meno della metà della popolazione del paese. Tra le cause di questa rapidissima crescita di Seoul vi sono la funzione di nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, i processi di industrializzazione e la susseguente terziarizzazione; dal punto di vista urbanistico la città ha dovuto adottare soluzioni intensive che hanno privilegiato lo sviluppo verticale degli edifici, strade di scorrimento veloce, linee metropolitane di grande capacità; lo svolgimento (1988) dei Giochi olimpici ha prodotto un ulteriore potenziamento delle infrastrutture urbane. La seconda città del paese è, all’altra estremità del territorio, Pusan (3,6 milioni di ab. nell’agglomerazione), uno dei più attivi porti dell’intera Asia; poco a N di questa sorge Taegu, la quale a sua volta si avvicina ai 2,7 milioni di residenti.
La popolazione è etnicamente molto compatta, ma è degna di nota la presenza di un 2% circa di abitanti di origine giapponese. Circa metà della popolazione non aderisce a fedi religiose; tra queste, la più diffusa è il buddhismo (23%), ma nell’ultimo secolo sono aumentati i cristiani (i protestanti sono circa il 20%, i cattolici quasi il 7%), la cui presenza risale peraltro al Settecento; l’impostazione confuciana, tuttavia, incide sull’insieme delle espressioni spirituali e culturali degli abitanti, al di là dei culti praticati.
Le regioni che oggi costituiscono la C. del Sud avevano una tradizionale specifica vocazione agricola: le condizioni climatiche e pedologiche, la relativa carenza di materie prime minerarie e, prima della divisione della Corea, la concentrazione delle industrie nelle regioni settentrionali confermarono questa specializzazione. Dopo la guerra, il paese si trovò nella necessità di dotarsi di un sistema industriale, senza peraltro poter trascurare le produzioni primarie necessarie per una popolazione in veloce incremento. È stato soprattutto negli anni 1970 che la C. del Sud è passata da un’economia fondamentalmente rurale a una industriale. Gli investimenti esteri, prima statunitensi, poi soprattutto giapponesi, dopo la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi (1965), ebbero un ruolo essenziale nell’innescare il processo di industrializzazione e nell’inserire il sistema economico sudcoreano nella rete degli scambi internazionali, indispensabili sia per il rifornimento delle materie prime sia per il collocamento dei prodotti finiti. Come in altri casi di industrializzazione sostanzialmente esogena, a una prima fase di totale dipendenza finanziaria e tecnologica dagli investitori esteri (quando la C. del Sud venne annoverata fra i NIC, New Industrialized Countries, e si specializzò in beni di consumo destinati all’esportazione) ha fatto seguito uno sviluppo addirittura tumultuoso di iniziative produttive, spesso a forte contenuto di innovazione, sostenute da capitali e progetti interamente sudcoreani; per altro verso, anche l’internazionalizzazione delle imprese sudcoreane è proceduta a grande velocità, e oggi molti sono i conglomerati (chaebol) finanziario-industriali sudcoreani che hanno assunto connotati transnazionali. Una componente essenziale dello sviluppo industriale del paese è stata la grande disponibilità di manodopera, le cui condizioni di lavoro sono state fino ad anni recenti mantenute a livelli talmente bassi da risultare competitive anche con quelle di paesi molto meno sviluppati. La rapidità del mutamento strutturale in campo economico (come nella distribuzione geografica della popolazione, di cui si è detto) ha alimentato anche forti tensioni sociali e politiche, non ancora del tutto risolte, nonché uno squilibrio molto sensibile nella ripartizione dei redditi, che però nei più recenti decenni si è ridimensionato. Solo negli ultimi anni, sia per contenere le proteste sociali sia per ampliare il mercato di consumo interno, una politica più favorevole ai lavoratori dipendenti ha portato a un generale innalzamento dei redditi e della capacità di spesa, pur penalizzando le produzioni ad alta intensità di lavoro, che avevano sostenuto la grande crescita sudcoreana. Il reddito medio per abitante rimane tuttavia piuttosto lontano dai vertici della classifica mondiale; le agenzie internazionali collocano la C. del Sud tra i paesi più avanzati o ‘ricchi’ e l’OCSE l’ha ammessa tra i suoi membri, ma può ancora essere più corretto considerarne il reddito per abitante come medio-alto.
L’agricoltura, che nel 1970 occupava la metà dei lavoratori sudcoreani, è praticata dal 4% della popolazione attiva. Principale coltura rimane quella tradizionale del riso (6,5 milioni di t nel 2005), diffusa soprattutto nella parte occidentale del paese, con una produttività elevatissima; le altre produzioni agricole, compresi alcuni cereali, sono pure destinate al consumo locale (patate, frutta, ortaggi); complessivamente, il paese non ha realizzato l’autosufficienza alimentare né, ormai, la persegue più: al contrario, è uno dei principali importatori di derrate alimentari. Notevolmente estese, anche a seguito di programmi di rimboschimento e di un controllo piuttosto severo sul taglio del legname, sono le foreste (63% della superficie), da cui si ricavano oltre 4 milioni di m3 di legname all’anno (2005). Rilevanti sono la bachicoltura e specialmente la pesca, nonché l’allevamento, soprattutto di animali da cortile e suini.
Tra le risorse minerarie meritano di essere ricordati il carbone (2,8 milioni di t nel 2005), usato per la produzione di energia elettrica, il ferro e l’argento. La disponibilità di carbone e ferro ha sostenuto lo sviluppo di un’industria siderurgica importante, che a sua volta ha consentito la crescita della cantieristica navale (il paese è il primo produttore mondiale di navi) e della meccanica, a cominciare dai mezzi di trasporto, campo nel quale la C. del Sud spicca a livello mondiale. Anche i settori più tradizionali (tessile, agroalimentare, edilizio) hanno conseguito uno sviluppo considerevole; ma sono soprattutto la chimica (fertilizzanti e chimica fine) e più ancora l’elettronica ad aver promosso, con la meccanica, la fioritura dell’industria sudcoreana, dettando la composizione delle esportazioni del paese. La produzione di energia elettrica, coerentemente con i tassi di sviluppo, è elevatissima (345.000 milioni di kWh nel 2004) e per oltre un terzo è garantita da impianti termonucleari. L’odierna competitività dell’industria sudcoreana si basa su un vasto impiego di tecnologie molto avanzate e su una costante ricerca di innovazioni di prodotto e di processo, particolarmente evidenti in settori come l’elettronica, l’aeronautica, il nucleare, i trasporti.
Il terziario assorbe circa i 2/3 della popolazione attiva, in linea con i paesi più sviluppati. Considerato che la C. del Sud ha un settore economico pubblico relativamente poco esteso, e che da decenni dominano politiche liberiste, la maggior parte degli addetti al terziario è impiegata in attività di servizio alle imprese e alle famiglie, tra le quali un peso notevole hanno assunto i servizi bancari e finanziari, nonostante le gravi scosse subite in occasione della crisi valutaria del 1998. La relativa ‘leggerezza’ del settore pubblico non implica che lo Stato si disinteressi dell’economia produttiva; al contrario, uno degli ingredienti del successo del sistema economico sudcoreano è proprio nella convergenza di politiche statali (mediante strumenti finanziari e fiscali soprattutto) e politiche aziendali. Per quanto riguarda il commercio internazionale, le esportazioni dalla C. del Sud hanno conosciuto un fortissimo aumento (fino a incrementi tra il 10 e il 15% l’anno nel corso dell’ultimo quindicennio del 20° sec.); per un terzo circa sono composte da beni a elevato contenuto tecnologico e consentono da molti anni un considerevole avanzo commerciale.
Buono è il sistema delle comunicazioni; la rete ferroviaria è ormai surclassata da quella stradale (circa 80.000 km asfaltati). Una grande importanza, sia per i trasporti interni sia per i collegamenti con l’estero, hanno poi i trasporti marittimi; porti principali sono P’ohang, Inchŏn, Pusan, Pukp’yŏng (entrato in funzione di recente). Allo stesso modo un grande sviluppo ha registrato il trasporto aereo, con aeroporti principali a Seoul (in realtà su due isole al largo di Inchŏn), Pusan e Cheju, nell’omonima isola. Il movimento turistico internazionale è in continuo, sensibile aumento, e ormai gli ingressi sfiorano i 6 milioni all’anno (2004); ma sono più numerosi ancora, a testimonianza del progressivo miglioramento delle condizioni socio-economiche, i coreani che si recano per turismo all’estero.
La C. del Sud fu proclamata nel 1948 nella zona occupata dalle forze statunitensi, dopo l’approvazione di una Costituzione di tipo presidenziale. Il primo presidente, Syngman Rhee instaurò un regime autoritario, rigidamente allineato con gli Stati Uniti. Nel 1961 un colpo di Stato militare portò al potere Park Chung Hi che riconfermò l’alleanza con gli USA. Con la nuova Costituzione del 1972 Park rafforzò ulteriormente i propri poteri e l’opposizione fu ridotta al silenzio. Dopo l’assassinio di Park (1979), il primo ministro Choi Kyu Hah divenne presidente della Repubblica, ma il potere reale fu assunto con la forza da Chun Doo Hwan, che alla ripresa del movimento di opposizione (1980) reagì proclamando la legge marziale e sciogliendo l’Assemblea nazionale. Varata una nuova Costituzione, Chun fu eletto presidente della Repubblica (1981). Le relazioni con gli Stati Uniti, deteriorate sotto J. Carter, migliorarono con R. Reagan, mentre proseguivano i contatti avviati con la C. del Nord. A partire dal 1984 la ripresa dell’opposizione democratica e le pressioni degli USA indussero Chun ad avviare un processo di liberalizzazione, che nel 1987 portò al varo di una nuova Costituzione limitativa dei poteri presidenziali a vantaggio dell’Assemblea nazionale. Nelle elezioni del 1988 il Partito per la pace e la democrazia (PPD), guidato da Kim Dae Jung, si confermò la principale forza di opposizione. Negli anni successivi, mentre si verificavano importanti sviluppi in sede internazionale (apertura nel 1989-90 di relazioni diplomatiche con i paesi dell’Europa orientale e l’URSS, progressivo miglioramento dei rapporti con C. del Nord, ammissione all’ONU nel 1991), la situazione interna restava difficile e il malcontento popolare provocava nuove agitazioni, accompagnate da misure repressive. A seguito di provvedimenti antidemocratici (nel tentativo di frenare la crisi economica), le organizzazioni sindacali e l’opposizione promossero, all’inizio del 1997, una serie di manifestazioni di protesta duramente represse. Lo stesso anno le elezioni presidenziali registrarono per la prima volta la sconfitta del candidato governativo e la vittoria di Kim Dae Jung, che promosse una politica di pacificazione verso la C. del Nord, sfociata nell’incontro con il presidente nordcoreano Kim Jong Il nel 2000. Nello stesso segno della riconciliazione si mosse il successore di Kim Dae Jung, Roh Moo-hyun, subentrato alla presidenza della Repubblica nel febbraio 2003. Nel 2007, dopo un decennio di governo liberale, le elezioni presidenziali sono state vinte dal candidato dell’opposizione, il magnate Lee Myung-bak. La prevalenza dei conservatori è stata confermata nelle legislative del 2008 e in quelle dell'aprile 2012, alle quali ha ottenuto la maggioranza nell’Assemblea nazionale la presidente del Partito conservatore Park Geun-hye; con il 52,8% delle preferenze, Park Geun-hye è risultata inoltre vincitrice alle presidenziali tenutesi nel dicembre dello stesso anno, prima donna nella storia del Paese a ricoprire tale carica. Nonostante l’azione del governo di Park si sia concentrata su una decisa azione riformatrice e su un’attenta politica di impulso all’economia con l’obiettivo di far uscire il Paese dalla bassa crescita degli ultimi anni, le consultazioni parlamentari tenutesi nell'aprile 2016 hanno registrato la sconfitta dei conservatori, che hanno conquistato 122 contro i 123 aggiudicatisi dal partito di opposizione Minjoo. Nel dicembre successivo la presidente è stata sospesa dall'incarico a seguito di un'accusa di corruzione, subentrandogli ad interim il primo ministro Hwang Kyo-ahn, e destituita nel marzo 2017, dopo che la Corte costituzionale ha approvato all'unanimità la procedura di impeachment; nel maggio successivo è stato eletto nuovo capo di Stato il leader del Partito democratico Moon Jae-in. All'abile e paziente ruolo di mediazione dell'uomo politico va almeno parzialmente ascritta la fase di progressiva distensione apertasi con la Corea del Nord almeno a partire dalle Olimpiadi invernali del febbraio 2018 e seguita dallo storico incontro tra Moon Jae-in e Kim Jong-un tenutosi nell'aprile successivo in cui sono stati discussi temi nodali quali la denuclearizzazione della Penisola e la firma di un trattato di pace fra le Coree. Alle elezioni politiche svoltesi nell'aprile 2020 con una grande affluenza alle urne (66,2%) il Partito democratico del presidente Moon Jae-in e l'alleato Partito Piattaforma hanno ottenuto 180 seggi dei 300 seggi dell'Assemblea nazionale, la più ampia maggioranza dalla transizione a un sistema democratico (1987), mentre la forza di opposizione conservatrice Partito Unito del Futuro si è aggiudicata 103 seggi. Le elezioni presidenziali tenutesi nel marzo 2022 si è affermato con stretto vantaggio l'esponente del Partito Unito del Futuro Yoon Suk-yeol, in carica dal maggio dello stesso anno.