Stato insulare dell’Asia orientale, aperto a N sul Mar Cinese Orientale, a E sull’Oceano Pacifico, a S e SO sul Mar Cinese Meridionale, e separato dal continente, a O, mediante lo Stretto di Taiwan. È costituito dall’isola omonima (Formosa) e da alcune minori: isole Quemoy e Matsu, presso la costa del Fujian; isole Pescadores nello Stretto di Taiwan; altre presso l’estremità meridionale.
Il territorio è montuoso nella sezione orientale, con una catena principale che segue, alquanto spostata verso E, l’asse maggiore dell’isola di Taiwan, con direzione NNE-SSO, lasciando un versante più ampio e declive a O, dove si apre una vasta pianura litoranea, mentre a E il rilievo è più scosceso e si avvicina al bordo costiero. La morfologia, ringiovanita dall’orogenesi terziaria, è aspra, caratterizzata da quote elevate (Yu Shan, 3997 m). Situata sul margine di contatto fra la placca eurasiatica e quella pacifica, Taiwan è interessata dalla diffusa presenza di suoli vulcanici e da marcata sismicità.
L’isola è attraversata dal tropico del Cancro e lambita da una corrente oceanica calda (Curo Scivo): il clima è, pertanto, di tipo caldo-umido, soggetto a influenze monsoniche tuttavia limitate dalla disposizione del rilievo. Le temperature medie mensili fanno registrare escursioni più marcate sul versante occidentale (Taipei 15,5 °C in gennaio; 28 °C in luglio) rispetto al versante orientale (22-27 °C), più esposto alle precipitazioni; queste ultime raggiungono i 2000-2500 mm annui, superando i 3000 mm sulle pendici montuose di SE (investite spesso da tifoni estivi) e scendendo a 1500 mm in alcune regioni occidentali.
Lo sviluppo dell’idrografia, per la configurazione stessa del territorio, è modesto: i fiumi maggiori (che non superano, comunque, i 170 km di lunghezza) scorrono verso O e N, mentre brevi e precipiti sono i corsi d’acqua che sboccano nell’Oceano Pacifico; tutti presentano un regime alquanto irregolare.
La popolazione di Taiwan è per la massima parte immigrata dal continente. Il processo di colonizzazione, per opera di contadini e commercianti cinesi, iniziò nel 17° sec. e riguardò, ovviamente, la pianura occidentale. I gruppi umani originari dell’isola, di ceppo malese, progressivamente relegati nelle aree marginali, assommano oggi a circa 440.000 unità. Modesta fu l’influenza etnica e demografica del periodo di occupazione giapponese (1895-1945), mentre un apporto decisivo venne dal gran numero di rifugiati dalla Cina continentale dopo il 1949: la popolazione crebbe, così, dai 6 milioni di ab. nel 1946 ai 9 milioni dei primi anni 1950. Il movimento naturale si mantenne intenso fino agli anni 1960, con tassi di natalità vicini al 30‰ che, con il permanere di flussi di immigrazione clandestina, determinavano un coefficiente di accrescimento annuo pari a circa il 3%. In seguito la natalità è andata sensibilmente diminuendo, fino al 9‰ del 2009, e, di conseguenza, l’incremento medio si è stabilizzato su tassi poco superiori allo 0%. Il buon livello socioeconomico trova riscontro in una mortalità infantile fra le più basse del mondo (5,3‰) e in una speranza di vita media salita a 77 anni. Le maggiori agglomerazioni urbane sono quelle della capitale e di Kaohsiung, situate, rispettivamente, alle estremità NO e SO dell’isola. Altri centri importanti sulla costa e nella pianura occidentale, che sopportano ben il 90% del carico antropico dell’isola, sono Taichung e Tainan; a N si trova Keelung, il maggiore porto del paese, mentre sul bordo orientale superano i 100.000 abitanti solo Hualien e Taitung.
La lingua ufficiale è il cinese mandarino, ma l’idioma cinese locale (min) è uno dei dialetti della Cina meridionale. Le religioni più diffuse sono il buddhismo (22,8%) e il taoismo (18,1%); i cristiani, divisi tra cattolici e protestanti, sono il 3,4%. Il 47,7% della popolazione si dichiara non religioso.
Già sotto l’occupazione giapponese il versante occidentale del territorio era stato sottoposto a una profonda trasformazione, al fine di estendere le opere irrigue, per favorire la coltura del riso e della canna da zucchero, di potenziare la produzione idroelettrica e di migliorare i collegamenti. Il governo nazionalista avviò, poi, un intenso processo di sviluppo agricolo e industriale, incoraggiato dagli investimenti statunitensi e dalla necessità di impiegare il gran numero di rifugiati che avevano trovato asilo sull’isola. Venuta meno la speranza della riconquista militare della Cina continentale, apparve presto evidente la volontà di conseguire uno standard di vita occidentale. Di qui le riforme sociali ed economiche adottate, lo sviluppo della viabilità e dei trasporti, l’ammodernamento delle strutture sanitarie ed educative, il potenziamento della ricerca e della tecnologia, lo sviluppo di città ad alto livello di organizzazione, l’affermazione di industrie rivolte all’esportazione. Taiwan si è così imposta, dalla fine degli anni 1970, come uno dei più significativi NIC (Newly Industrializing Countries) dell’area del Pacifico, con un prodotto nazionale lordo in crescita costante e con una delle più grandi riserve di valuta estera del mondo. Nel corso dell’ultimo decennio del 20° sec., e ancor di più nel 21°, hanno avuto uno sviluppo notevole le attività terziarie, in particolare quelle finanziarie, e, nell’ambito delle produzioni industriali, ha acquistato un ruolo trainante il settore informatico-elettronico.
L’agricoltura, che occupava nel 2009 il 5,1% della popolazione attiva, è praticata con metodi moderni e molto diversificata; anche se il suo contributo al PIL è divenuto marginale (1,7%), fornisce sempre un reddito non trascurabile, soprattutto nei distretti semirurali del centro e del Sud dell’isola. Prodotto principale è il riso, base dell’alimentazione locale, e sono diffusi anche la patata, la patata dolce, il mais e la soia. In forte sviluppo l’allevamento dei suini e dei volatili, mentre è poco significativo quello di bovini e bufali. La pesca d’altura ha soppiantato la tradizionale pesca costiera e permette al paese una consistente esportazione di prodotti ittici. Le foreste occupano oltre la metà della superficie territoriale, ma i loro prodotti hanno scarso valore commerciale. L’unica risorsa mineraria presente in discrete quantità è il carbone; vi sono inoltre giacimenti modesti, per quantità e qualità, di oro, argento, zolfo, petrolio e gas naturale.
Nonostante la scarsità di materie prime, l’industria (36,8% della popolazione attiva e 23,1% del PIL) si è sviluppata notevolmente ed è diventata la chiave di volta dell’economia. Avviata dai Giapponesi e poi, con il governo nazionalista, sostenuta principalmente da USA, Giappone, Canada, Germania, Francia e Australia, ha fatto fronte al crescente fabbisogno energetico corredandosi di diversi impianti, di cui tre nucleari (che coprono il 23% del fabbisogno energetico del paese). L’industria è attiva soprattutto nel settore delle tecnologie più avanzate (come elettronica, informatica e telecomunicazioni) e gode di un ampio prestigio internazionale. Fra le industrie presenti, le maggiori sono quelle chimiche, tessili, alimentari, siderurgiche e metallurgiche, cantieristiche, della gomma, mentre fra i distretti industriali più importanti si segnalano il parco scientifico-tecnologico di Xinzhu, 80 km a SO di Taipei, conosciuto anche come la ‘Silicon Valley della Cina nazionalista’ per la presenza di industrie elettroniche di importanza mondiale, e la zona industriale alla periferia di Taipei (Nankang), inaugurata nel 1999 e destinata essenzialmente alla creazione di software. Lo sviluppo delle industrie ha creato gravi problemi ambientali, con un elevato inquinamento dell’atmosfera, in particolare nei distretti urbani, e delle acque interne. Proiettata verso l’esterno, la produzione industriale è stata favorita dalla competitività dei prezzi oltre che dalla qualità degli articoli, grazie ai bassi costi del lavoro, allo sviluppo tecnologico raggiunto e alla stabilità politica del paese. Il settore terziario (58% della popolazione attiva e 75,2% del PIL) è centrato principalmente sui servizi finanziari e su quelli alle imprese. In crescita il turismo.
La bilancia commerciale è nettamente attiva: esportazioni si hanno soprattutto verso Cina, Stati Uniti, Hong Kong, Singapore e Giappone, sui cui mercati vengono inviati materiale elettrico ed elettronico, circuiti elettronici integrati e microprocessori, macchinari, strumenti ottici e di precisione, ferro e acciaio, oggetti di plastica, prodotti chimici, veicoli e loro parti, articoli di abbigliamento. Tra i principali partner per le importazioni (principalmente materie prime e semilavorati) vi sono il Giappone e la Cina, seguiti da USA, Arabia Saudita e Corea del Sud.
Le reti stradale (40.262 km nel 2007, di cui il 94,8% asfaltati) e ferroviaria (1588 km) sono ottime. Molto intenso il traffico portuale (Taiwan possiede una delle maggiori flotte al mondo di portacontainer), che fa capo ai porti di Keelung, Kaohsiung, Hualien e Suao. Aeroporti internazionali a Taipei e Kaohsiung.
Abitata da gruppi di origine indonesiana, l’isola ospitò insediamenti cinesi a partire dal 14° secolo. Raggiunta nel 1623 dagli Olandesi, nel 1683 entrò a far parte dell’Impero cinese. Annessa nel 1895 dal Giappone, tornò alla Cina nel 1945. Il governo nazionalista del Guomindang, sconfitto dalla rivoluzione comunista nella Cina continentale, vi si rifugiò nel 1949. Guidato da Jiang Jieshi con poteri straordinari, il governo nazionalista fu fortemente sostenuto, economicamente e militarmente, dagli USA (trattato di mutua difesa nel 1954), continuando a rivendicare la sovranità sull’intera Cina e mantenne la rappresentanza cinese presso l’ONU fino al 1971, quando ne fu espulso a vantaggio della Cina continentale comunista, nel frattempo allontanatasi politicamente dall’URSS e avvicinatasi all’Occidente. Nonostante l’isolamento diplomatico, Taiwan mantenne a lungo un atteggiamento di chiusura nei confronti di Pechino che, a partire dal 1981, iniziò ad avanzare proposte per la riunificazione sulla base di un’ampia autonomia per Taiwan. Solo dopo il 1987 fu avviato un cauto processo di distensione.
Sul piano interno, al presidente Jiang Jieshi scomparso nel 1975, successe il vicepresidente Yan Jiagan; alla presidenza del Guomindang venne eletto il figlio di Jiang Jieshi, Jiang Jingguo, che nel 1978 assunse anche la carica di presidente della Repubblica. Dopo la morte (1988) di Jiang Jingguo (che nel 1987 aveva abolito la legge marziale in vigore dal 1949), il nuovo presidente della Repubblica e del Guomindang, Li Denghui, avviò una cauta liberalizzazione della vita politica, favorendo anche un incremento della presenza taiwanese negli organi di governo. Nel 1991 venne annunciato il ritorno alla normalità costituzionale, che comportò, fra l’altro, un ridimensionamento dei poteri presidenziali. Il predominio politico del Guomindang fu comunque confermato dalle elezioni politiche multipartitiche (1992). Nel marzo 1996, vincendo le prime elezioni a suffragio universale diretto per la presidenza della Repubblica, Li Denghui fu confermato nella carica.
Migliorate sul piano commerciale, le relazioni con la Repubblica Popolare di Cina rimasero tese sul piano politico. Vive preoccupazioni destò inoltre nel governo taiwanese il ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese (1997). La tensione giunse al culmine dopo la vittoria del Partito Progressista Democratico (PPD) alle elezioni presidenziali del 2000, che poneva fine al monopolio del Guomindang e portava alla presidenza della Repubblica Chen Shuibian (riconfermato nel 2004). Quest’ultimo, pur ribadendo il principio dei «due Stati», cercò di avviare un processo di distensione, interrotto, però, dalla legge antisecessione emanata nel 2005 da Pechino, a cui Shuibian rispose con l’accelerazione del processo di indipendenza del paese dal governo di Pechino. Una significativa ripresa del dialogo con Pechino si è avuta dopo il ritorno del Guomindang al governo del Paese con l’elezione alla presidenza di Ma Ying-jeou (2008, riconfermato nel 2012); importante per il riavvicinamento tra i due Paesi lo storico incontro - il primo dal 1945 - avvenuto nel novembre 2015 a Singapore tra i presidenti Xi Jinping e Ma Ying-jeou, sebbene la svolta diplomatica debba essere inquadrata nell'ambito della necessità di mantenere la pace e la stabilità nello Stretto. Altra svolta storica per Taiwan è stata l'elezione a presidente del Paese, nel gennaio 2016, della giurista Tsai Ing-wen, leader dell'opposizione filo-indipendentista rappresentata dal PPD e prima donna a ricoprire tale carica nel Paese, riconfermata per un secondo mandato presidenziale nel gennaio 2020. Nel dicembre 2022, a seguito della sconfitta elettorale della formazione indipendentista, il premier Su Tseng-chang, in carica dal maggio 2019, ha rassegnato le dimissioni.
Lo sviluppo urbano a Taiwan fu piuttosto limitato fino al 18° sec., per subire poi il tipico sviluppo dei centri condizionati dal commercio internazionale. L’architettura monumentale è essenzialmente cinese: ai templi dedicati a Confucio o a Buddha della seconda metà del 17° sec., si aggiungono alcuni edifici di analoga derivazione stilistica realizzati nel 20° sec.: la capitale Taipei mostra esemplarmente tali effetti (National palace museum, 1965; Chiang Kai-shek Memorial, 1980 ecc.), confusi con le preesistenti ed eterogenee influenze stilistiche di tipo, oltre che cinese, coloniale e giapponese. A simili congestioni formali vanno aggiunte opere architettoniche influenzate dai moderni linguaggi internazionali dei sec. 20° e 21°. Tra le varie imprese architettoniche spicca l’imponente Torre 101 (C.Y. Lee & Partners, 2004) realizzata a Taipei: un grattacielo che fonde tecnologie sperimentali e stilemi ispirati a formalismi tradizionali locali.
Se il dominio giapponese (1895-1945) ha avuto un’influenza profonda sull’arte e sulla cultura di Taiwan, grazie all’intenso scambio culturale tra i due paesi, dopo il 1949, con il trasferimento del governo della Cina nazionalista a Taipei, è divenuto fondamentale l’influsso della tradizione artistica cinese. Negli anni 1950 la scena artistica di Taiwan appare segnata da indirizzi diversi: da un lato l’arte è impegnata nell’esaltazione dello spirito patriottico e nazionalista, dall’altro si osserva il coesistere della calligrafia e della pittura tradizionali, con un’apertura nei confronti dell’arte occidentale. I primi gruppi d’avanguardia si formano a Taiwan nel 1957: il Gruppo della quinta luna o Gruppo di maggio e il Gruppo dell’arte orientale. Importante esponente del primo è Liu Kuo-sung, che elabora una sintesi tra l’iconografia e le forme espressive della tradizione cinese e le contemporanee esperienze occidentali. Si ispirano all’astrattismo occidentale gli esponenti del Gruppo dell’arte orientale, come Hsiao Chin e Hsia Yang. Anche nella scultura emerge una sintesi tra l’arte cinese e quella occidentale. Yang Ying-feng, che si è imposto soprattutto come scultore e architetto paesaggista, si è formato a Tokyo, Pechino, Roma oltre che a Taiwan; ha realizzato dagli anni 1960 forme astratte monumentali in bronzo e acciaio. Chu Ming, operando con materiali diversi, trasmette un’intensa carica spirituale, con forme vicine all’astrazione. Negli ultimi decenni del 20° sec. l’arte a Taiwan si è sempre più inserita in un contesto internazionale, elaborando soluzioni che uniscono nuovi mezzi espressivi all’attenzione per la realtà culturale del paese (Huang Buhching, Chen Chien-pei, Wu Thien Chang, Lee Ming-tse). Si dedicano alla pittura, con tecniche diverse e con riferimenti all’imagerie taiwanese Huang Chin-ho, Hou Chun-ming, Michael Lin Ming-hong, Lien Teh-cheng, Huang Chih-yang. Lavorano con installazioni, oggetti, foto, nell’esplorazione del mondo contemporaneo taiwanese: Chen Chieh-jen; Liu Shih-fen; Wu Mali; Wang Wen-chih; Chang Chien-chi; Lin Shu-min; Wang Jun-jieh; Hung Tung-lu; Yao Chung-lui. Tra le istituzioni culturali a Taiwan resta fondamentale il ruolo svolto dal Museo di belle arti di Taipei, istituito nel 1982.