Pechino (cin. Beijing) Città capitale della Cina (19.617.963 ab. nel 2017, considerando l’intera agglomerazione urbana), situata nella sezione nord-orientale del paese, un centinaio di km a NO di Tianjin, suo sbocco portuale sul Mar Giallo. L’agglomerato urbano (16.808 km2) costituisce una municipalità con rango di provincia posta sotto la diretta autorità del governo centrale; essa è divisa in 18 zone: 10 qu («distretti») e 8 xian («contee»). Il clima è poco favorevole, caratterizzato da inverni rigidissimi, con temperature medie di gennaio di parecchi gradi inferiori allo zero, estati assai afose e scarsità di precipitazioni.
Nel centro storico è ancora riconoscibile l’antica città murata, che viene distinta in una parte settentrionale e una meridionale. La prima, detta nei cheng («città interna»), comprende la zijin cheng («città purpurea», o «proibita»), formata dal complesso dei palazzi imperiali, e la huang cheng («città imperiale»), che era la sede della corte e degli uffici governativi. La parte meridionale, detta wai cheng («città esterna»), è indicata anche come città cinese, in contrapposizione alla città mancese, la nei cheng (abitata dai mancesi durante la dinastia Qing). Dalla metà del 20° sec., e più vistosamente dopo l’adozione del nuovo piano urbanistico del 1982, P. è stata oggetto di una massiccia trasformazione, il cui aspetto più visibile sono i numerosi grattacieli che punteggiano la città e che nella periferia formano interi nuovi quartieri. L’incremento demografico, che procede a ritmo sostenuto ed è dovuto principalmente a consistenti flussi migratori centripeti, ha prodotto notevoli problemi di congestione demografica alterando profondamente gli equilibri tra ambiente rurale e urbano. A partire dagli ultimi anni del 20° sec., P. è stata investita da un’ondata di intensa attività edilizia che, tra l’altro, sta spazzando via i caratteristici hutong, vicoli di casette con cortile, sopravvissuti per secoli, per fare spazio a nuovi edifici e grattacieli, complessi residenziali di lusso e grandi magazzini. La scarsità di precipitazioni e la mancanza di fiumi, unite a una popolazione sempre crescente, ha posto alla città il grave problema dell’approvvigionamento idrico, in parte risolto mediante la creazione di bacini-serbatoi sui versanti delle vicine montagne (Yanshan): il serbatoio Miyun a NE e il serbatoio Guanting a NO.
Altro grave problema ambientale è dato dall’altissimo tasso di inquinamento atmosferico, causato dal congestionato traffico automobilistico e dalle emissioni della limitrofa zona industriale. Infatti, già dagli anni 1950 P. aveva sviluppato, accanto alle funzioni terziarie della pubblica amministrazione, le proprie capacità produttive in campo industriale, ma è stato soprattutto dopo l’apertura all’Occidente che l’economia cittadina ha registrato un vero e proprio decollo, grazie a una serie di fattori, tra cui l’incremento degli investimenti esteri, la prosecuzione da parte del governo centrale delle politiche di privatizzazione, il basso costo della forza lavoro, la forte propensione delle famiglie al risparmio e l’aumento dell’interscambio commerciale, interno ed estero, favorito quest’ultimo anche dall’ingresso della Cina nella WTO (maggio 2000). Così P., città politica e amministrativa, importante centro decisionale, è divenuta una potente metropoli industriale, in grado di fornire un ampio e diversificato ventaglio di prodotti, anche ad alto valore aggiunto, e ha attirato numerose e importanti società estere desiderose di crearsi un primo punto d’appoggio nell’emergente mercato cinese. Giocano un ruolo di primo piano le industrie pesanti (petrolchimica, siderurgia), ma di recente hanno conosciuto un notevole sviluppo i servizi terziari di livello elevato e le produzioni legate alle nuove tecnologie dell’informazione. Grande impulso è stato dato alle attività culturali, anche per le ricadute sul turismo.
Nodo ferroviario di grande importanza e, in particolare, punto di raccordo della linea N-S (da Harbin a Canton), P. è collegata per ferrovia con quasi tutte le altre principali città cinesi. Fino a Hangzhou è tuttora navigabile l’antico Da Yunhe (Gran Canale, o Canale Imperiale). Notevole il traffico aereo, sia nazionale sia internazionale.
Centro dell’antico Stato feudale di Yan (8°-3° sec. a.C.), la città assunse importanza per la posizione di frontiera a N della Cina. Occupata (936) dalla popolazione tungusa dei Kitai, che instaurarono la dinastia Liao, si chiamò Nanjing («capitale del sud») o Yanjing, con riferimento allo Stato di Yan. Nel 1122 fu occupata dai Nüzhen, che fondarono la dinastia Jin, vi trasferirono (1153) la residenza imperiale e la chiamarono Zhongdu («città centrale»). Semidistrutta da Genghiz khān (1215), fu ricostruita (1264-69) da Qūbīlāy khān, fondatore della dinastia Yuan, e assunse il nome di Dadu («città grande»). All’inzio (1368-1417) della dinastia Ming, la residenza degli imperatori cinesi fu a Nanchino; ma dal 1417 P. tornò capitale, con il nome di Beijing («capitale del nord») che conserva tuttora.
La città, conosciuta dagli Europei attraverso il Milione di M. Polo, fu poi meta dei missionari; il gesuita M. Ricci vi fondò (1601) una stabile missione di grande importanza religiosa e culturale in epoca Ming e Qing. Nell’ottobre 1860, durante la seconda guerra contro la Cina, P. fu occupata per alcune settimane dalle truppe anglo-francesi. Nel 1900, durante l’insurrezione dei Boxers, vi entrarono truppe internazionali. Dopo la pace, le legazioni straniere a P. furono presidiate da distaccamenti dei paesi occidentali, che ve li mantennero fino all’occupazione giapponese (1937-45). P. diventò quindi capitale della Repubblica popolare di Cina (1949). Nel 2008 la città ha ospitato le Olimpiadi e nel 2022 quelle invernali.
Della cinta muraria rimangono alcune parti risalenti all’epoca Yuan (13° sec.) con la Torre del Tamburo. La parte più importante delle mura risale (1419-37) al periodo Ming, mentre le costruzioni a più ordini di finestre con tetti sovrapposti che sormontano le 18 porte sono per la maggior parte del 17° secolo. I templi più importanti della religione classica cinese risalgono nella forma attuale all’epoca Ming: a N il Ditan (Tempio della Terra, 1520 ca.); a O il Yuetan (Tempio della Luna, 1530); a E il Ritan (Tempio del Sole, 1530); a S lo Shejitan (Tempio dell’Agricoltura, 1422) e il Tiantan (Tempio del Cielo, 1420). Tra le costruzioni che costituiscono il Tiantan si distingue il Qiniandian (Tempio del prospero anno agricolo), distrutto da un fulmine nel 1889 e ricostruito esattamente sul modello antico. Questi templi, situati in mezzo a parchi ben curati, sono costruzioni a terrazze con altare. A N s’innalzano, uno accanto all’altro, il Kongmiao (Tempio di Confucio, epoca Yuan) e il Guozijian (Collegio nazionale del Maestro, dell’epoca Ming, per lo studio dei classici confuciani), entrambi risalenti, nella loro attuale struttura, all’epoca Qing. Il vicino Yonghegong (Palazzo dell’armonia e della pace), tempio e monastero lamaista, è stato incorporato in un palazzo imperiale di epoca Qing. Tutti i palazzi imperiali di P. si trovano nella città proibita (area di 1006 per 786 metri). A N sorge il Meishan (Collina del carbone), terrapieno artificiale coronato da cinque padiglioni (epoca Ming). Ai quattro angoli delle mura della città proibita si elevano padiglioni. Ognuno dei quattro ingressi è formato da un portale tripartito sormontato, come i portali della grande cinta, da una larga costruzione a doppio tetto. L’ingresso principale o Tiananmen (Porta della pace celeste) domina, verso l’esterno, la grande piazza omonima. Gli edifici della città proibita risalgono in parte al periodo Ming, in parte al periodo Qing. Attiguo all’angolo NO, fuori della città proibita, è il parco del Lago settentrionale (Beihai), sede, dai tempi della dinastia Liao, di edifici imperiali destinati allo svago; gli edifici attuali risalgono tuttavia alle epoche Ming e Qing. Sulle vicine alture a NO di P. sono i due più noti palazzi di svago estivi, di cui l’uno, Yuanmingyuan (Giardino della perfezione e della luce), distrutto nel 1860; l’altro, Qingyiyuan (Giardino delle onde chiare), danneggiato anch’esso nel 1860, fu ricostruito con enorme dispendio dall’imperatrice vedova Cixi. Fin da tempi remoti, sui vicini monti a O detti Xiang shan (Colline profumate) si costruirono edifici e si disegnarono parchi. Dei monasteri buddhisti e taoisti che vi si trovano, i più importanti sono quello del Buddha dormiente (Wofosi) e quello delle Nuvole verdeazzurre (Biyunsi). A N di P. si trova il monastero lamaista Huangsi (Monastero giallo), del 1651, con il sovraccarico stupa marmoreo del 1870, e in direzione SO il Wutasi (Monastero delle cinque pagode), derivanti entrambi dall’architettura indiana.
Nei palazzi della città proibita è un ricco insieme di musei, mentre il grande Museo della Storia cinese è in piazza Tiananmen. Notevole è la Biblioteca di P., fondata nel 1910 (antichi manoscritti e stampati d’epoca Song e Yuan). L’Osservatorio, all’angolo SE delle mura di epoca Yuan, è dell’epoca Jin. Nel 17° sec. vi operarono i gesuiti J.A. Schall von Bell e F. Verbiest. A P. sorge una delle più prestigiose università della Cina, detta Beida (da Beijing daxue «università di P.»). A partire dagli anni 1980 sono nati lussuosi centri alberghieri e di servizi, progettati in alcuni casi da architetti di fama internazionale di origine cinese come C. Chen e I.M. Pei. L’occasione delle Olimpiadi del 2008 ha contribuito al rinnovamento di impianti sportivi (stadio olimpico, Herzog & de Meuron; piscina, studio PTW; ecc.); della sede televisiva nazionale (R. Koolhaas); di residenze (S. Holl).
Per il genere teatrale cinese ➔ Pechino, opera di.
Per l'uomo di Pechino (Sinanthropus pekinensis o Homo erectus pekinensis) ➔ Zhoukoudian.