Baghdād
La guerra dichiarata all'Irāq dagli Stati Uniti e dal Regno Unito nel marzo 2003 ha messo fine al regime di S. Ḥuṣayn e aperto una nuova pagina nella storia di quel Paese e, in particolare, della sua capitale. È difficile valutare la consistenza demografica di B., in quanto i dati statistici esistenti fanno riferimento alla situazione antecedente l'intervento militare; quest'ultimo ha comunque certamente determinato un gran numero di vittime, sia tra i militari sia tra la popolazione civile, reso la situazione economica della città assai precaria e sconvolto il suo patrimonio abitativo.
Patrimonio culturale
di Ciro Lo Muzio
Già gravemente danneggiato dal conflitto con l'Irān (primi anni Ottanta) e dalla prima guerra del Golfo (1991), il patrimonio culturale dell'Irāq subiva gravi conseguenze durante l'attacco lanciato dalla coalizione anglo-americana nel marzo 2003. Ai danni arrecati dall'offensiva militare a siti e reperti archeologici, monumenti architettonici e archivi storici di valore inestimabile, si sommò il sistematico saccheggio di musei e di località archeologiche, favorito dallo stato di anarchia causato dal conflitto e dall'estrema povertà di gran parte della popolazione. Migliaia di manufatti venivano recuperati tramite scavi illegali (che nessun organismo locale o internazionale inibiva), incoraggiati peraltro dal grande interesse che, sin dall'inizio del conflitto, il mercato antiquario clandestino aveva rivolto al Paese mediorientale; questo traffico illecito trovava, inoltre, uno sbocco particolarmente agevole nella vendita all'asta via Internet. Una missione dell'UNESCO, composta da esperti di diversi Paesi (tra questi l'architetto R. Parapetti, direttore del Centro italo-iracheno per la conservazione dei monumenti), visitò B. nel maggio 2003 allo scopo di accertare l'entità dei danni subiti dalla città durante il conflitto, mentre alcuni archeologi eseguirono analoghe verifiche in altre importanti località archeologiche irachene, quali Aššur, Nippur, Nimrūd, Babilonia, Ūr, Sāmarrā. Nella capitale, il Museo dell'Irāq (nato nel 1976 dalla fusione del Museo archeologico con il Museo islamico) è stato oggetto di un'indagine particolarmente approfondita. Oltre ai danni subiti da infrastrutture e attrezzature in occasione di saccheggi (ancora in atto durante la visita della missione) o atti di vandalismo, è stata accertata l'assenza di un migliaio di reperti. Alcune importanti sezioni della collezione museale erano state poste in salvo prima dello scoppio del conflitto (i preziosi corredi delle tombe regali di Ūr e Nimrūd), altre, collocate nei magazzini del museo, risultavano invece molto danneggiate. Ingenti i danni subiti dalla Biblioteca nazionale e dall'Archivio di stato, ospitati in un edificio che, a eccezione del piano terra, fu devastato da un incendio. Una parte della collezione libraria e dei documenti d'archivio (ca. il 30%) era stata messa in salvo prima dell'inizio del conflitto, ma tutto il resto è stato distrutto dalle fiamme. Danni sono stati accertati in alcuni edifici storici, quali la Qušla (la caserma ottomana, pesantemente saccheggiata), il Bayt al-Ḥikma, edificio palaziale di epoca abbaside (crollo del tetto e sventramento degli interni), la moschea al-Adamiyya (decorazioni interne ampiamente rovinate da colpi d'artiglieria), mentre nel cosiddetto Palazzo abbaside (in realtà una madrasa, o scuola coranica, del 13° sec.) sono stati rilevati danni alle collezioni archeologiche provenienti da Sāmarrā.
bibliografia
F.M. Fales, Saccheggio in Mesopotamia. Il museo di Baghdad dalla nascita dell'Iraq a oggi, Udine 2004.