Vedi Bahamas dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Nel 1973 le Bahamas ottennero l’indipendenza dal Regno Unito ed entrarono a far parte del Commonwealth. L’architettura istituzionale prevede una camera alta, una camera bassa e un gabinetto di almeno otto ministri nominati dal premier. La carica di capo dello stato è detenuta dalla Corona britannica, rappresentata da un governatore generale che ne fa le veci (attualmente Sir Arthur Foulkes).
All’epoca dell’indipendenza, la guida politica del paese era nelle salde mani di Lynden Pindling, leader del Progressive Liberal Party (Plp) che ancora oggi, in un sistema multipartitico ma di fatto bipolare, gode di un ampio sostegno. Dall’altra parte dello schieramento politico vi è il Free National Movement (Fnm), guidato da Hubert Ingraham, che ha vinto le ultime elezioni generali del maggio 2007, ottenendo il 49,8% dei voti e 23 seggi su 41 disponibili. L’attuale leader del Plp, Perry Christie, ha ottenuto invece il 47% dei voti e i restanti 18 seggi.
Le Bahamas hanno raggiunto buoni rapporti economici con Stati Uniti, Canada e Unione Europea, rispettivamente tramite la stipula del Patto di partnership commerciale, del Trattamento delle tariffe per i paesi caraibici del Commonwealth e dell’Accordo di Cotonou. Il paese tuttavia non fa parte dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e, a livello regionale, nonostante sia membro della Comunità Caraibica che comprende 13 paesi del Commonwealth caraibico, non partecipa alle attività commerciali comuni.
Nei confronti di Haiti, e in misura minore nei confronti di Cuba, le Bahamas riscontrano un grave problema d’immigrazione clandestina, tanto che il suo controllo risulta una stringente priorità dell’agenda governativa.
Secondo il rapporto 2010 stilato da Freedom House, l’isola ospiterebbe tra i trenta e quarantamila clandestini haitiani, ovvero tra il 9 e l’11% della popolazione totale delle Bahamas. L’alta percentuale giustifica le preoccupazioni del governo, che ha recentemente chiesto il sostegno degli Stati Uniti per risolvere il problema degli sbarchi illegali. La rigida legislazione in materia lavorativa e il selettivo sistema legale per la concessione del diritto di cittadinanza nell’isola non permettono alla comunità haitiana clandestina, d’altra parte, di ottenere i diritti di cui godono gli abitanti delle Bahamas, rendendo ancor più difficile la convivenza sull’isola.
Altra annosa criticità del paese è data dal traffico internazionale di stupefacenti. Si stima che nel corridoio tra Giamaica, Cuba e Bahamas ogni anno transitino 20 tonnellate di cocaina. Rispetto agli anni Ottanta, tuttavia, la quantità di marijuana e cocaina smerciata nella regione è nettamente diminuita, grazie anche agli accordi internazionali per il controllo strategico del narcotraffico stipulati tra la Forza di difesa delle Bahamas reali e la Guardia costiera statunitense, e tra i servizi di sicurezza locale e le autorità britanniche delle isole Turks e Caicos.
Tra i paesi caraibici la monarchia bahamita è il più prospero, nonostante abbia risentito della crisi mondiale del 2008-09 subendo una recessione. Il traino economico è costituito dai servizi finanziari – interni e off-shore – e dal turismo, settore che da solo produce circa un terzo del pil nazionale. Qualora il governo riuscisse a sconfiggere la criminalità organizzata legata al narcotraffico locale, migliorando le condizioni di sicurezza per gli stranieri (l’80% dei quali proviene dagli Stati Uniti), i proventi del turismo potrebbero aumentare ulteriormente. D’altronde il tasso di disoccupazione, cresciuto notevolmente negli ultimi anni sino a raggiungere il 15%, rimane un problema per la crescita del paese.