Vedi Bahrain dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Bahrain è una monarchia costituzionale in cui la famiglia al potere, quella dei Khalifa, regna ininterrottamente dal 1783. All’inizio del secolo scorso fu il primo paese mediorientale a scoprire e sfruttare le risorse petrolifere. Caratteristica del paese è l’elevata percentuale di cittadini residenti non bahrainiti (54%), quasi tutti costituenti forza lavoro proveniente per lo più dal Sud-Est asiatico.
Nonostante il Bahrain sia governato da una dinastia sunnita, la popolazione è per due terzi di fede sciita. Ciò ha storicamente posto una serie di problemi e minato la stabilità del paese. Le discriminazioni subite dalla comunità sciita sono state alla base delle rivolte popolari del 2011, sfociate nella richiesta di destituzione del re Hamad bin Isa al-Khalifa e più in generale dell’apertura di un processo di democratizzazione. Sebbene alcune riforme fossero già state attuate e il re avesse promesso ulteriori aperture, le rivolte sono continuate, provocando negli ultimi anni la morte di decine di persone. La repressione del regime sunnita è stata denunciata dalle maggiori Ong internazionali e anche sulla base di tali denunce è stata istituita, nel giugno 2011, una commissione indipendente di inchiesta (Bahrain Independent Commission of Inquiry – BICI) che ha fatto chiarezza sui diversi casi di abusi e torture perpetrati dalle forze di polizia. Nonostante le promesse di dialogo e di maggiori libertà democratiche, i passi fi nora compiuti sono stati giudicati insufficienti dalle opposizioni che, per questo, hanno abbandonato il processo di riconciliazione nazionale. Nell’estate e nei primi mesi dell’autunno del 2014, l’instabilità è andata aumentando. Nonostante le piccole dimensioni e l’inferiore proiezione geopolitica e strategica del paese rispetto ad altri attori regionali, le rivolte hanno acquisito un peso rilevante negli equilibri dell’area. Il fatto che fosse l’unica tra le monarchie arabe del Golfo a essere coinvolta da importanti manifestazioni di piazza ha rischiato di destabilizzare anche stati di maggior peso e dimensioni, prima tra tutti l’Arabia Saudita. Proprio quest’ultima, assieme agli Usa, ha inviato truppe in Bahrain sotto l’egida del Gcc, per contribuire alla repressione. L’iniziativa è legata anche alla paura di Riyadh che l’Iran guadagni influenza sul Golfo, offrendo sostegno politico alle rivolte sciite.
L’economia è ancora in gran parte dipendente dalla produzione e dall’esportazione di petrolio, ma la diversificazione in atto sembra efficace. Il Bahrain è un centro importante per la finanza regionale e internazionale e sta sviluppando sempre più il turismo. Molti investimenti sono stati concentrati sul miglioramento delle infrastrutture e del benessere sociale e hanno reso il Bahrain uno dei paesi con il maggior livello di sviluppo umano nella regione.
Di fondamentale importanza sono i rapporti con gli Usa, la cui V Flotta è ospitata nelle acque territoriali. Washington, del resto, ha assunto un atteggiamento molto più cauto nei confronti dei rivoltosi del Bahrain rispetto alla politica di sostegno ai ribelli seguita in Tunisia, Egitto e Libia. A parte la solida relazione con l’Arabia Saudita, il Bahrain sta migliorando i rapporti bilaterali con il vicino Qatar, dopo aver risolto alcune dispute territoriali. L’Iran è invece considerato una forza potenzialmente destabilizzante per l’influenza esercitata sulla maggioranza sciita della popolazione.