Bangladesh
L’attuale B. nacque nel 1947 come Pakistan Orientale. Fin dagli anni Cinquanta le aspirazioni autonomistiche trovarono espressione nella Lega Awami e portarono all’aperta ribellione nei confronti della parte occidentale, che sfociò il 26 marzo 1971 nella proclamazione d’indipendenza con il nome di Repubblica popolare del Bangladesh. Determinante fu l’intervento indiano al fianco degli insorti. Il nuovo Stato, presieduto da Mujibur Rahman, ottenne un rapido riconoscimento internazionale (da parte del Pakistan solo nel 1974) ed entrò a far parte del Commonwealth. La Costituzione (1972) sancì la laicità dello Stato. Le elezioni legislative del 1973 confermarono l’egemonia della Lega Awami e il governo di Mujibur Rahman, ma i problemi economici e sociali ereditati dal passato, moltiplicati dalla guerra e acuiti da una serie di catastrofiche inondazioni e carestie, portarono presto a una crisi del nuovo Stato, accompagnata da crescenti violenze e disordini. Dopo la proclamazione dello stato di emergenza (1974), la riforma costituzionale del 1975 trasformò il B. in una Repubblica presidenziale a partito unico (Lega Awami), con un presidente dotato di ampi poteri. Seguì un periodo di grave instabilità politica con una serie di colpi di Stato, fino all’ascesa alla presidenza della Repubblica di Ziaur Rahman (1977), che abolì il carattere laico dello Stato e fece della fedeltà all’islamismo uno dei principi cardine della nuova Costituzione, avviando peraltro una liberalizzazione controllata del regime che sfociò in una parziale ripresa di attività dei partiti. Ma il perdurare di una gravissima situazione economica e sociale, accompagnata da violenze e tumulti, lo sviluppo di una guerriglia tribale nella regione di Chittagong e le tensioni fra i militari portarono a ripetuti rovesciamenti ai vertici dello Stato. Nel 1982 con un colpo di Stato salì al potere H.N. Ershad, che sciolse il Parlamento e proibì ogni attività politica. Il ritorno alla legalità costituzionale venne più volte rinviato e solo nel 1986 furono indette elezioni generali, svoltesi in un clima di violenze e di brogli, che confermarono Ershad presidente e assegnarono al suo Partito nazionale la maggioranza assoluta in Parlamento (riconfermata nel 1988). Nel 1990, tuttavia, la crescita della protesta popolare portò alle dimissioni di Ershad e alla vittoria del Partito nazionalista del B. (1991) che ristabilì il sistema parlamentare precedente il 1975 con il nuovo governo guidato da Begum Khaleda Zia. A partire dal 1992 si sviluppò un periodo di aspri contrasti fra il governo di centrodestra, che comprendeva anche l’Associazione islamica (Jamiat-i-Islami), e le forze di opposizione raccolte attorno alla Lega Awami guidata da Sheikh Hasina Wazed, cui si sommarono le tensioni tra i nazionalisti islamici e le minoranze buddhiste e induiste. Le nuove consultazioni del 1996 sancirono la vittoria della Lega Awami: Sheikh Hasina Wazed fu incaricata di formare il governo. Il nuovo esecutivo ridimensionò il programma di privatizzazione avviato dalla precedente legislatura e cercò di porre un freno alla violenza etnica (trattato di pace con i guerriglieri del Chittagong del 1998). Sul piano internazionale il Paese mantenne i tradizionali legami con l’Unione Indiana. Le elezioni politiche del 2001 sancirono il ritorno al governo di Begum Khaleda Zia. Nel 2002, dopo le dimissioni del presidente Chowdhury in seguito alle accuse di aver condotto una politica ostile al Partito nazionalista al governo, si insediò nella carica Iajuddin Ahmed. Il perdurare dello scontro duro tra la Lega Awami, laica e antipachistana, e il Partito nazionale del B., filopachistano e antisocialista, alleato dei partiti islamici, ha determinato un ulteriore inasprimento della vita politica negli anni successivi: nel corso del 2004 le forze di opposizione hanno organizzato 21 scioperi generali in una campagna per la cacciata del governo; si sono verificati gravi attentati contro la Lega Awami, che ha lanciato un boicottaggio dei lavori parlamentari, conclusosi nel febbraio 2006, mentre una serie di attentati è stata attribuita all’attività di gruppi islamici armati, la cui presenza costituisce un fattore permanente di tensione. Nell’ottobre 2006, al termine del mandato di Khaleda Zia, le elezioni sono state rinviate e il presidente Ahmed ha assunto il ruolo di reggente, fino alla rielezione, nel 2008, di Sheikh Hasina Wazed.