Stato dell’Asia meridionale, sull’Oceano Indiano (Golfo del Bengala). Il confine terrestre lo divide dall’India, e solo per un brevissimo tratto, all’estremo SE, dal Myanmar. Fino al 1971 costituiva la provincia orientale dello Stato del Pakistan, del tutto separata dal resto del paese.
Il territorio del Bangladesh corrisponde in massima parte al vastissimo apparato deltizio del Gange-Brahmaputra; a SE di questo, comprende anche una ristretta regione collinare. Quattro quinti della superficie hanno un’altitudine inferiore ai 50 m s.l.m., il che espone duramente il paese a ricorrenti parossismi idraulici di origine sia meteorica (nubifragi, tifoni), sia fluviale (esondazioni), sia anche marina (maree eccezionali o eventi sporadici come il disastroso tsunami originatosi nel Golfo del Bengala nel dicembre 2004).
La sezione settentrionale, un bassopiano morbidamente ondulato (Barind), coincide con l’area di confluenza tra Gange e Jamuna-Brahmaputra ed è percorsa da numerosissimi altri corsi d’acqua; tra questi, il più rilevante è il Meghna (da non confondere con l’altro fiume dallo stesso nome che forma la foce più orientale del delta). La regione meridionale (Bengala orientale) corrisponde al delta attivo ed è di fatto una regione anfibia. Specie nella sezione occidentale del delta (Sundarbans), la foresta a mangrovie occupa la costa e penetra all’interno per molti chilometri. In tutta l’area deltizia e in quella immediatamente a monte, i suoli sono alluvionali e recenti, più o meno consolidati. A SE del delta si innalzano gli allineamenti collinari di Chittagong (oltre 600 m), propaggini della catena indocinese dell’Arakan.
Il clima è tipicamente monsonico caldo: il Bangladesh (attraversato dal Tropico del Cancro, posto al vertice del Golfo del Bengala e immediatamente a valle dei rilievi prehimalayani, che condensano l’umidità del monsone estivo) durante i sette mesi (aprile-ottobre) della stagione delle piogge riceve da 1500 e 2700 mm di precipitazioni, nonché il deflusso di enormi masse d’acqua provenienti dai rilievi indiani. Le acque correnti trasportano grandi quantità di limo, che in parte si deposita sui terreni agricoli dell’area deltizia e concorre ad accrescere le dimensioni del delta stesso. Le temperature medie, senza differenze tra le varie regioni, a gennaio sono di circa 20 °C e in maggio-giugno superano i 30 °C.
La foresta pluviale sempreverde è virtualmente diffusa ovunque, anche se in larga misura è stata abbattuta per far posto alle colture, e le parti sfruttate sono quasi esclusivamente le colline di Chittagong.
Quasi il 98% della popolazione è costituito da Bengalesi, che con quelli del Bengala indiano formano un’unica regione etnica molto coerente; la religione islamica prevale nettamente (88%) su quella induista e su altre minoritarie. Le colline di Chittagong e l’area più settentrionale del paese ospitano popolazioni con caratteristiche mongoliche; la diversità etnica spiega parte dei contrasti tra gli abitanti della regione di Chittagong e il governo, appianati dopo la concessione di sostanziali forme di autonomia nel 1998. Lingua ufficiale è il bengali, mentre le minoranze ricordate parlano dialetti tibeto-birmani.
La popolazione del Bangladesh è tra quelle che hanno registrato, specie nella seconda metà del 20° sec., una più rapida e massiccia crescita, tutta dovuta all’incremento naturale, ancor oggi molto elevato (oltre il 21‰ nel 2004), in conseguenza di una natalità intorno al 30‰ e di una mortalità inferiore al 10‰; nonostante la massiccia emigrazione (verso paesi del Golfo Persico, Sud-est asiatico, Europa) e, in più occasioni, la fuoruscita di milioni di profughi (verso il Bengala indiano), la crescita complessiva della popolazione si attesta intorno al 14‰ annuo. Anche se si tratta di valori straordinariamente più bassi di quelli che si registravano pochi decenni addietro, dalla data del primo censimento (1974), quando gli abitanti erano circa 71,5 milioni, in poco più di 30 anni la popolazione si è quasi raddoppiata. Nel frattempo sono sensibilmente migliorati gli altri indicatori demografici; tuttavia la mortalità infantile, ad es., si colloca ancora oltre il 60‰ annuo (rispetto al 140‰ al momento dell’indipendenza) e la speranza di vita intorno ai 62 anni; molto migliorato il livello di istruzione, ma gli analfabeti sono ancora il 59% del totale: nell’insieme, gli indicatori dello sviluppo umano situano il Bangladesh verso il fondo della graduatoria mondiale. La densità media supera i 1000 ab./km2, con un addensamento particolare intorno a Dhaka (13,6 milioni di ab. nell’agglomerazione urbana), ma anche con sostanziale uniformità, dato che tutte le regioni superano i 600 ab./km2. La massima parte della popolazione vive in piccoli villaggi fittamente disseminati e appena un quarto del totale in città (che spesso sono solo ampie distese di abitazioni precarie, dove s’installano gli immigrati dalle campagne), tra le quali però solo la capitale e Chittagong (oltre 2 milioni di ab., principale porto del paese) presentano caratteri e servizi di rango tipicamente urbano.
L’economia del Bangladesh è tuttora largamente dipendente dalla produzione agricola, dalle rimesse degli emigrati e, in minor misura, dagli aiuti esteri. Più della metà della popolazione attiva lavora nel settore agricolo, che però fornisce appena un quinto del PIL; la produttività per addetto è quindi molto bassa, malgrado indubbi progressi compiuti nelle tecniche colturali e nella regimazione delle acque, che stanno portando il paese all’autosufficienza alimentare. La struttura industriale (13% degli addetti) è debole, ma presenta interessanti tenden;ze; il terziario è soprattutto rappresentato da piccolo commercio e impieghi pubblici, ma sta sviluppando anche attività avanzate. La struttura economica è nel complesso ancora inadeguata, come risulta evidente da un PIL pro capite che si aggira sui 400 dollari all’anno, ed è tale sia per le caratteristiche ambientali del paese, sia per effetto della divisione dell’impero indiano, che nel 1947 staccò il Bangladesh, privo di infrastrutture di comunicazione e di centri di sviluppo produttivo, dal Bengala indiano e dall’area portuale e industriale di Calcutta, di cui costituiva parte del retroterra.
Circa due terzi della superficie totale sono coltivati, soprattutto a riso (fino a tre raccolti annui nel Sud); rilevante è anche la produzione di canna da zucchero, patate e iuta e quella di legname. La risicoltura non richiede irrigazione nel Centro-Sud, mentre nelle regioni settentrionali si sta estendendo grazie a lavori idraulici appropriati. L’incremento della produzione risicola è stato determinato dall’adozione di ibridi ad alta resa e anche dall’uso ampio (e indiscriminato) di fitofarmaci e fertilizzanti sintetici; l’immissione dei prodotti di sintesi ha peraltro già sviluppato conseguenze negative, per es. riducendo la pescosità delle acque interne, che tradizionalmen;te fornivano un apporto nutrizionale non trascurabile. Anche alle opere di regimazione delle acque (in genere consistenti in canalizzazione e arginatura dei fiumi) sono state imputate conseguenze negative, poiché impediscono il deflusso graduale dell’acqua, più o meno controllabile, mentre hanno talvolta dato luogo a improvvise fuoruscite massicce e assolutamente disastrose.
Le risorse minerarie sono scarse: torba e carbone sono insignificanti, gas e petrolio in fase di avvio di sfruttamento. Le principali industrie sono quelle tessili, che hanno un’ampia base tradizionale, recentemente potenziata e ammodernata in virtù di processi di rilocalizzazione e di una forte richiesta di prodotti per l’esportazione. Chimica, petrolchimica, metalmeccanica, cartaria, cantieristica sono pure rappresentate, specie nella regione di Dhaka e a Chittagong, e nel suo complesso il settore industriale appare il più produttivo per addetto.
Nell’insieme del quadro economico, è però il terziario ad avere il peso maggiore, dato che con poco più di un terzo degli addetti (rapidamente cresciuti negli ultimi due decenni), realizza praticamente la metà del PIL. Si tratta in larga misura di attività di piccolo commercio o legate alla pubblica amministrazione, ma si registra anche la crescita di funzioni di servizio elevate, come quelle del settore informatico. Molto interessante è il fenomeno della disseminazione di attività microimprenditoriali, che riguardano in assoluta prevalenza donne delle aree rurali e produzioni artigianali (tessili, agroalimentari), ma anche imprese di servizio; in Bangladesh ha preso forte sviluppo un sistema di erogazione di crediti (banca di villaggio) basato su importi modestissimi, ma sufficienti a far decollare attività economiche, con rate di restituzione esigue e tassi di interesse appena remunerativi; circa 50 milioni di ab. del Bangladesh hanno usufruito di queste forme di microcredito (promosse dal Premio Nobel M. Yunus), e secondo molti osservatori la recente rapida crescita del PIL del paese (5-6% nei primi anni del 21° sec.) è in buona parte dovuta a questa immissione di capitali; appare peraltro chiaro che l’ingresso delle donne nel circuito produttivo monetario sta modificando i comportamenti tradizionali (in ordine alla vita riproduttiva, all’accesso all’istruzione ecc.), così che le conseguenze di medio periodo del processo potrebbero avere un’ancor più vasta portata, investendo la struttura della popolazione e il suo grado di sviluppo complessivo.
Le comunicazioni possono contare su 2800 km di ferrovie e 23.900 km di strade asfaltate (2004), più una rete non particolarmente fitta di rotabili a fondo naturale; Dhaka (soprattutto) e Chittagong sono sedi aeroportuali importanti.
L’attuale Bangladesh nacque nel 1947 come Pakistan Orientale. Fin dagli anni 1950 le aspirazioni autonomistiche trovarono espressione nella Lega Awami e portarono all’aperta ribellione nei confronti della parte occidentale, che sfociò il 26 marzo 1971 nella proclamazione d’indipendenza con il nome di Repubblica popolare del Bangladesh. Determinante fu l’intervento indiano al fianco degli insorti. Il nuovo Stato presieduto da Mujibur Rahman ottenne un rapido riconoscimento internazionale (da parte del Pakistan solo nel 1974) ed entrò a far parte del Commonwealth. La Costituzione (1972) sancì la laicità dello Stato. Le elezioni legislative del 1973 confermarono l’egemonia della Lega Awami e il governo di Mujibur Rahman, ma i problemi economici e sociali ereditati dal passato, moltiplicati dalla guerra e acuiti da una serie di catastrofiche inondazioni e carestie, portarono presto a una crisi del nuovo Stato, accompagnata da crescenti violenze e disordini. Dopo la proclamazione dello stato di emergenza (1974), la riforma costituzionale del 1975 trasformò il Bangladesh in una Repubblica presidenziale a partito unico (Lega Awami), con un presidente dotato di ampi poteri.
Seguì un periodo di grave instabilità politica, con una serie di colpi di Stato fino all’ascesa alla presidenza della Repubblica di Ziaur Rahman (1977), che abolì il carattere laico dello Stato e fece della fedeltà all’islamismo uno dei principi cardine della nuova Costituzione, avviando peraltro una liberalizzazione controllata del regime che sfociò in una parziale ripresa di attività dei partiti. Ma il perdurare di una gravissima situazione economica e sociale, accompagnata da violenze e tumulti, lo sviluppo di una guerriglia tribale nella regione di Chittagong e le tensioni fra i militari portarono a ripetuti rovesciamenti ai vertici dello Stato. Nel 1982 con un colpo di Stato salì al potere H.N. Ershad, che sciolse il Parlamento e proibì ogni attività politica. Il ritorno alla legalità costituzionale venne più volte rinviato e solo nel 1986 furono indette elezioni generali, svoltesi in un clima di violenze e di brogli, che confermarono Ershad presidente e assegnarono al suo Partito nazionale la maggioranza assoluta in Parlamento (riconfermata nel 1988). Nel 1990, tuttavia, la crescita della protesta popolare portò alle dimissioni di Ershad e alla vittoria del Partito nazionalista del Bangladesh (1991) che ristabilì il sistema parlamentare precedente il 1975 con il nuovo governo guidato da Begum Khaleda Zia. A partire dal 1992 si sviluppò un periodo di aspri contrasti fra il governo di centrodestra, che comprendeva anche l’Associazione islamica (Jamiat-i-Islāmī), e le forze di opposizione raccolte attorno alla Lega Awami guidata da Sheīkh Hasina Wazed, cui si sommarono le tensioni tra i nazionalisti islamici e le minoranze buddhiste e induiste.Le nuove consultazioni del 1996 sancirono la vittoria della Lega Awami: Sheīkh Hasina Wazed fu incaricata di formare il governo. Il nuovo esecutivo ridimensionò il programma di privatizzazione avviato dalla precedente legislatura e cercò di porre un freno alla violenza etnica (trattato di pace con i guerriglieri del Chittagong del 1998). Sul piano internazionale il paese mantenne i tradizionali legami con l’India. Le elezioni politiche del 2001 sancirono il ritorno al governo di Begum Khaleda Zia. Nel 2002, dopo le dimissioni del presidente Chowdhury, in seguito alle accuse di aver condotto una politica ostile al Partito nazionalista al governo, si insediò alla carica Iajuddin Ahmed. Il perdurare dello scontro aspro tra l’Awami League, laica e antipakistana, e il Partito nazionale del Bangladesh, filopakistano e antisocialista, alleato dei partiti islamici, ha determinato un ulteriore inasprimento della vita politica negli anni successivi: nel corso del 2004 le forze di opposizione hanno organizzato 21 scioperi generali in una campagna per la cacciata del governo; si sono verificati gravi attentati contro la Lega Awami che ha lanciato un boicottaggio dei lavori parlamentari, conclusosi nel febbraio 2006, mentre una serie di attentati è stata attribuita all’attività di gruppi islamici armati, la cui presenza costituisce un fattore permanente di tensione. Nell’ottobre 2006, al termine del mandato di Khaleda Zia, le elezioni sono state rinviate e il presidente Ahmed ha assunto il ruolo di reggente fino alla rielezione, nel 2008, di Sheīkh Hasina Wazed. Le consultazioni presidenziali del 2009 hanno visto l'affermazione di Z. Rahman, che ha detenuto la carica fino alla morte, avvenuta nel marzo 2013; gli è subentrato ad interim A. Hamid, confermato nella carica alle elezioni tenutesi il mese successivo. Le consultazioni per il rinnovo del Parlamento svoltesi nel gennaio 2014 in un clima di forti tensioni e di gravi disordini hanno registrato la scontata, ampia vittoria del partito al governo della premier Hasina Wazed, che è stata riconfermata nella carica, ottenendo un terzo mandato a seguito delle consultazioni tenutesi nel dicembre 2018.
Nel luglio 2016 il Paese è stato teatro di una sanguinosa strage perpetrata dall’organizzazione terroristica Is in un ristorante di Dacca, in cui hanno perso la vita venti civili, tra cui nove italiani.
Città-moschea storica di Bagerhat (1985); rovine del Vihara buddista di Paharpur (1985); Sundarbans (1997).