(già Dacca) Città capitale del Bangladesh (19.578.421 ab. nel 2017 considerando l’intera agglomerazione urbana), sul fiume Burhi Ganga (ramo del Brahmaputra), lungo il quale si estende per circa 10 km. Tradizionale centro agricolo (coltivazione di iuta) e commerciale, si è espansa con ritmi particolarmente accelerati dopo l’indipendenza statale, per il cumularsi di funzioni politiche ed economiche tali da esercitare una forte attrazione sulle popolazioni rurali del paese. In particolare, l’estensione dell’agglomerato verso SE ha determinato la conurbazione con il grosso porto fluviale di Narayanganj; ciò ha favorito lo sviluppo industriale nei settori tessile, meccanico, chimico, alimentare, cementiero, vetrario e di lavorazione della gomma. Importante anche per le funzioni culturali (sede di due università e di alcuni musei); la città è servita da un aeroporto internazionale.
Nota fin dal 10° sec., emporio di Portoghesi e Olandesi fin dal 16° sec., fu capitale del Bengala in alcuni periodi del 17° sec., sotto l’Impero del Gran Mogol, quando venne arricchita di importanti monumenti. Decaduta poi per la concorrenza di Calcutta, subì l’influenza commerciale britannica intorno alla fine del 18° sec., ma solo nel 1905, con l’autonomia del Bengala Orientale, riacquistò quel peso amministrativo che l’avrebbe portata, infine, al ruolo di capitale.
Il piano regolatore e alcuni dei più importanti edifici moderni (palazzo dell’Assemblea nazionale) sono opera di L.I. Kahn.