Architetto e urbanista (Isola di Ösel, Estonia, 1901 - New York 1974). Fra le figure più interessanti dell'architettura della seconda metà del 20° sec., K. intraprese una via autonoma rispetto alle esperienze del modernismo e dello stile internazionale, giungendo a un capovolgimento dei principi del funzionalismo, con l'affermazione che è la forma che determina la funzione. Tra i caratteri adottati, la separazione nell'edificio degli spazi e degli elementi di servizio (scale, ascensori ecc.) da quelli che caratterizzano la funzione primaria della costruzione (i cd. spazi serviti). L'individuazione delle "unità modulari compositive", già cariche di qualificazioni, rimane infatti uno degli insegnamenti kahniani più incisivi, come attestano tragli altri l'Istituto Salk a San Diego (1959) e l'Istituto Richards a Filadelfia (1957-61).
Trasferitosi negli USA dal 1905, dopo avere studiato presso l'univ. di Pennsylvania ottenne incarichi di progettazione per edilizia sovvenzionata, organizzò un gruppo di ricerca sulla situazione urbanistica di Filadelfia e propose nuovi metodi costruttivi. Nel 1950-51 fu architetto titolare presso l'Accademia americana a Roma; dal 1957 al 1971 è stato titolare della cattedra di architettura all'univ. di Pennsylvania a Filadelfia. Pur risentendo largamente di esperienze, talora contraddittorie, del movimento moderno, la sua opera si qualifica per una realizzazione franca, vigorosa, che si oppone all'astrazione dell'architettura funzionalistica rovesciandone i termini: secondo la sua stessa enunciazione, è la forma che crea la funzione. Ma "forma" non è per K. sinonimo di bellezza; l'esigenza formale, o informativa, di K. non è infatti di natura estetica: è il concetto ispiratore dell'edificio (il suo significato, i suoi scopi, ecc.) che egli tiene a non perdere di vista durante le varie fasi dell'elaborazione del progetto. La sua prima creazione importante, la galleria d'arte Yale, a New Haven (1951-53), pur sotto un'apparente ispirazione a Mies van der Rohe, rivela i principî architettonici di K.: l'assialità dell'edificio è relativa, malgrado la forma cubica, perché vi mancano percorsi spaziali, la simmetria è contraddetta e i tetraedri del soffitto e il cemento armato in vista hanno una franchezza che contrasta con la raffinatezza corrente del momento. Nuova è poi la differenziazione della struttura relativa agli elementi di servizio rispetto alla struttura primaria delle sale di esposizione: è il principio, secondo le parole di K., degli spazî di servizio distinti dagli "spazî serviti". Nell'edificio dei "bagni" a Trenton (1955-56) è proposto l'accostamento di quattro corpi a pianta quadrata, con coperture autonome, definiti da uguali caratteristiche tecnologiche, spaziali, figurative. Nella partecipazione all'elaborazione del piano di Filadelfia, che ebbe momenti drammatici, fino al piano del 1961, K. riuscì a dare concretezza all'idea di una città egemonica rispetto al territorio, ricca di reminiscenze storiche e con una propria individualità formale. Tra le altre opere, che hanno talvolta suscitato reazioni contrastanti per gli inquietanti riferimenti alle immagini del passato (in particolare all'architettura imperiale romana), ricordiamo: la First unitarian church a Rochester nello stato di New York (1959); il grandioso centro governativo di Dacca, l'Indian institute of management, ad Ahmedabad (1963); la sinagoga Hurva nella vecchia Gerusalemme (1965); il Museo d'arte per la Kimbell art foundation, a Fort Worth nel Texas (1966); la biblioteca dell'accademia "Exeter" a Exeter nel New Hampshire; il College of art di Filadelfia; il palazzo dei congressi nella zona dei giardini a Venezia (1969); il British art center della Yale University, New Haven (1969-78; portato a termine da M. O. Meyers e A. Pellecchia).